Ordinanza ammissiva di mezzi istruttori d'ufficio (art. 421 c.p.c.)

Antonio Lombardi

Inquadramento

L'istruttoria nel processo del lavoro ha una matrice ibrida essendo, da un lato, contrassegnata dall'esistenza di preclusioni processuali a carico delle parti e, dall'altro, da significativi poteri ufficiosi, ispirati all'armonizzazione del principio dispositivo con la ricerca della verità materiale. Se, da un lato, le parti, fatte salve le eccezionali situazioni in cui è consentito articolare tardivamente la prova, hanno l'onere di produrre documentazione e articolare i mezzi di prova negli atti introduttivi del giudizio, dall'altro il Giudice, facendo leva sull'art. 421 c.p.c., potrà disporre l'assunzione di mezzi di prova d'ufficio, nei limiti della piattaforma assertiva, nei casi di semiplena probatio o non prossimità della fonte di prova, senza con ciò aggirare le decadenze nelle quali le parti sono incorse o supplire al mancato assolvimento di oneri processuali.

Formula

TRIBUNALE DI ...

Sez. lavoro

R.G. ...

Il Giudice del lavoro, Dott. ..., esaminati atti e documenti di causa, a scioglimento della riserva che precede;

lette le risultanze dell'istruttoria testimoniale esperita, rilevata la necessità di disporre, ai sensi dell'art. 421 c.p.c., mezzi istruttori d'ufficio, al fine di ricercare la verità materiale, in considerazione della formazione di prova parziale in ordine alle circostanze in fatto allegate da parte ricorrente nel ricorso introduttivo del giudizio, ed anche in ragione del criterio di prossimità della prova;

P.Q.M.

Ordina alla società resistente, ai sensi dell'art. 210 c.p.c., la produzione in giudizio, nel termine di giorni 30, (es.) del libro unico del lavoro;

dispone l'audizione del teste ..., non citato dalle parti ma la cui audizione appare opportuna ai fini della decisione finale, onerando parte ricorrente dell'intimazione dello stesso.

Rinvia per audizione del teste, acquisizione della documentazione, ed ogni provvedimento opportuno all'udienza del ...

Luogo e data ...

Il Giudice ...

COMMENTO

L'istruttoria nel processo del lavoro ha una matrice ibrida essendo, da un lato, contrassegnata dall'esistenza di preclusioni processuali a carico delle parti e, dall'altro, da significativi poteri ufficiosi, ispirati ad armonizzare il principio dispositivo con la ricerca della verità materiale (Cass. sez. lav., n. 23605/2020).

Costituisce onere delle parti delineare compiutamente, negli atti introduttivi del giudizio, sia il thema decidendum che il thema probandum, allegando e prendendo compiutamente posizione in ordine ai fatti posti a sostegno della domanda e delle difese, producendo i documenti rilevanti ai fini del decidere ed articolando le prove costituende.

L'onere di indicazione specifica dei mezzi di prova in capo all'attore nell'atto introduttivo del giudizio, di cui all'art. 414, comma 5 c.p.c., non è esplicitamente accompagnato da alcuna previsione decadenziale. Non vi è, tuttavia, dubbio in ordine alla circostanza che analogo regime decadenziale, rispetto a quello del resistente, valga per il ricorrente (Cass. sez. lav., n. 2577/2009), per evidenti esigenze di rispetto del principio del contraddittorio e parità delle armi.

Nel corso della prima udienza, inoltre, le parti avranno facoltà di dedurre i mezzi di prova che non abbiano potuto proporre prima, con particolare riferimento ai mezzi di prova che appaiono giustificati dalle difese della controparte (Cass. III, n. 5026/2008). In caso di proposizione di domanda riconvenzionale, il ricorrente avrà facoltà di dedurre nuove prove nella memoria depositata nelle forme e nel termine (di almeno dieci giorni prima dell'udienza) di cui all'art. 416 c.p.c., da computarsi rispetto alla data della nuova udienza di discussione fissata, ai sensi dell'art. 418, a seguito della proposizione di detta domanda, valendo anche per l'attore riconvenuto i limiti all'esercizio delle attività assertive e probatorie posti dai commi 1 e 5 dell'art. 420 c.p.c. Analoga facoltà di proposizione di prove nuove sorge nell'evenienza di autorizzazione alla modifica della domanda. Altro caso tipico di pacifica introducibilità di nuovi elementi di prova è quello della rimessione in termini, originariamente prevista per la fase istruttoria del rito ordinario dall'art. 184-bis c.p.c., ritenuta dalla giurisprudenza non incompatibile con il rito del lavoro (Cass. sez. lav., n. 11279/2000), e successivamente generalizzata, con riferimento a qualsiasi ipotesi di inosservanza di termini previsti a pena di decadenza, mediante l'introduzione del comma 2 all'art. 153 c.p.c., ad opera della l. n. 69/2009.

Il rigore del sistema di preclusioni processuali e di una rigida e meccanica applicazione del potere dispositivo trova, nel rito del lavoro, significativo temperamento nella congerie di poteri ufficiosi conferiti al Giudice, funzionali all'accertamento della verità sostanziale o materiale cui è ispirato il diritto del lavoro, il cui esercizio è frutto di valutazione discrezionale insindacabile in sede di legittimità (Cass. sez. lav., n. 14923/2024). Tali poteri non potranno, tuttavia, esercitarsi con finalità integrative della domanda, potendosi operare esclusivamente nei limiti della piattaforma assertiva delineata dalle parti negli atti introduttivi o, nelle ipotesi in cui ciò sia possibile, nel corso della trattazione della causa. Gli stessi, pertanto, potranno essere esercitati soltanto nei limiti dei fatti introdotti o emersi in corso di causa (Cass. sez. lav., n. 24813/2022).

Conseguentemente, il Giudice non potrà supplire alle carenze probatorie riconducibili a colpevole negligenza delle parti, ma al più completare, con i tasselli mancanti, un quadro probatorio completo negli elementi principali a conferire evidenza alla tesi di parte, nei limiti, dunque, di una situazione di semiplena probatio (Cass. sez. lav., n. 26597/2020). Potrà, inoltre, supplire alle carenze probatorie determinate dall'assenza di prossimità della prova, nelle circostanze in cui il soggetto dalla stessa gravato non ne abbia la disponibilità, rientrando la stessa nella sfera di controllo della controparte, disponendo la produzione di documentazione o acquisendo informazioni presso la P.A. (Cass. I, n. 16713/2003).

Entro gli ambiti precisati, inoltre, il Giudice potrà, in ogni momento, indicare alle parti le irregolarità degli atti e documenti, assegnando un termine per provvedere, disporre in ogni momento l'ammissione di ogni mezzo di prova, anche al di fuori dei limiti stabiliti dagli artt. 2721 e ss. c.c. per la prova testimoniale (Cass. sez. lav., n. 26532/2022) nonché dall'art. 1417 c.c. per la simulazione (Cass. III, n. 4567/2014), fatto salvo il giuramento decisorio. Potrà, inoltre, provvedersi alla richiesta di informazioni o osservazioni alle associazioni sindacali, anche al fine di provvedere all'acquisizione di accordi e contratti collettivi non prodotti in causa (Cass. sez. lav., n. 6135/2024), disporre l'accesso sul luogo del lavoro e l'esame di testimoni sul luogo stesso, provvedere all'interrogatorio libero di incapaci di testimoniare ex art. 246 c.p.c., traendo dalle risultanze argomenti di prova liberamente valutabili ai sensi dell'art. 116 c.p.c.

Tali poteri, com'è naturale, andranno ad aggiungersi ai poteri ufficiosi già previsti dal codice di rito per il rito ordinario, segnatamente l'ispezione di persone e cose, l'ordine di esibizione, la richiesta di informazioni alla pubblica amministrazione, il giuramento suppletorio e quello d'estimazione e, nell'ambito della prova testimoniale, l'audizione di testi di riferimento, superflui, rinunciati, la rinnovazione dell'audizione, l'esperimento giudiziale.

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