Istanza per il pagamento di somme non contestate (art. 423, comma 1 c.p.c.)InquadramentoL'art. 423 c.p.c. contempla, nel rito speciale del lavoro, la possibilità di emanazione di due condanne in via provvisoria, l'una fondata sulla non contestazione di un credito di somma di danaro, l'altra di un conseguito accertamento, nei limiti della non contestazione e dell'accertamento. Ai sensi del comma 1, il Giudice, su istanza di parte, in ogni stato del giudizio, dispone il pagamento delle somme non contestate. Perché possa parlarsi di non contestazione occorrerà la compiuta e analitica allegazione delle circostanze in fatto a sostegno della domanda di pagamento di somma di danaro, e la successiva omissione di specifica contestazione dei fatti di rilevanza primaria. In tal caso il Giudice emetterà provvedimento di condanna, su richiesta di parte, delle somme non contestate, che costituisce titolo esecutivo. FormulaTRIBUNALE ORDINARIO DI ... SEZIONE LAVORO VERBALE DI UDIENZA All'udienza del ... davanti al Giudice Dott. ... nella causa per controversia di lavoro iscritta al n. ... R.G.L. di questo Tribunale pendente TRA ... E ... sono comparsi: ... personalmente con l'Avv. ..., oggi sostituito dall'Avv. ... giusta delega che deposita; per ... compare ..., quale procuratore speciale giusta procura che deposita, con l'Avv. .... Il Giudice procede all'interrogatorio libero delle parti che si riportano a quanto dedotto in atti e, successivamente, esperisce tentativo di conciliazione, che dà esito negativo. Il procuratore di parte ricorrente evidenzia che il resistente, costituitosi in giudizio, non ha contestato la debenza della somma richiesta (es.) a titolo di TFR, nella misura di Euro ... lordi e, pertanto, chiede emettersi ordinanza di pagamento di somma non contestata, ai sensi dell'art. 423, comma 1, c.p.c., per il resto chiede accogliersi le istanze istruttorie articolate. Il procuratore di parte resistente si riporta a quanto dedotto, chiedendo l'accoglimento delle proprie conclusioni ed istanze istruttorie, sull'istanza formulata ai sensi dell'art. 423, comma 1, c.p.c., si rimette. IL GIUDICE Dato atto di quanto sopra, visto l'art. 423, comma 1, c.p.c., rilevata la sussistenza dei presupposti per l'emissione di ordinanza anticipatoria posto che il resistente non ha contestato la sussistenza dei presupposti per l'insorgenza del credito, ovvero la cessazione del rapporto di lavoro tra le parti intercorso, né ha contestato la quantificazione della somma richiesta; P.Q.M. Ordina a parte resistente il pagamento immediato, in favore del ricorrente, della somma di Euro ... lordi, a titolo di TFR, ammette le prove dedotte e rinvia per l'escussione dei testimoni all'udienza del .... Il Giudice ... COMMENTOL'art. 423 c.p.c. contempla, nel rito speciale del lavoro, la possibilità di emanazione di due condanne in via provvisoria, l'una fondata sulla non contestazione di un credito di somma di danaro, l'altra di un conseguito accertamento, nei limiti della non contestazione e dell'accertamento. Ai sensi del comma 1, il Giudice, su istanza di parte, in ogni stato del giudizio, dispone il pagamento delle somme non contestate. La struttura tipica del processo del lavoro impone alle parti di prendere immediatamente posizione in modo completo sui fatti di causa, dovendo l'attore provvedere, in seno al ricorso, alla compiuta delineazione delle circostanze in fatto e delle ragioni in diritto a supporto della domanda e il resistente, nella memoria di costituzione e risposta, alle opportune contestazioni, eventualmente allegando la sussistenza di fatti impeditivi, estintivi e modificativi dell'altrui pretesa. L'istituto della non contestazione, alla quale si annette efficacia di riconoscimento del diritto contrapposto, trova disciplina generale nell'alveo dell'art. 115 c.p.c., e individuazione delle principali caratteristiche nella successiva elaborazione giurisprudenziale. La non contestazione deve essere, innanzitutto, circoscritta ai fatti noti alla parte (Cass. III, n. 12604/2023), costitutivi del diritto (Cass. I, n. 10629/2024). Presuppone, dunque, la puntuale e compiuta allegazione dei fatti a sostegno della difesa giudiziale (Cass. III, n. n. 4747/2023) e, per converso, l'omessa contestazione in termini specifici di tali fatti, non restando l'onere assolto da una generica negazione degli stessi (Cass. VI, n. 16970/2018). Vanno esclusi, dagli oneri di contestazione, le mere difese (Cass. III, n. 15276/2021) e i documenti prodotti, rispetto ai quali graverà sul resistente l'onere di operare il disconoscimento, con le formalità di cui all'art. 214 c.p.c. (Cass. sez. lav., n. 15811/2020). Tale principio deve ritenersi operante per ambedue le parti, con la conseguenza che, in caso di proposizione di domanda riconvenzionale o, semplicemente, di contro allegazione, da parte del resistente, di fatti impeditivi, modificativi o estintivi, il ricorrente dovrà provvedere, nella prima difesa utile, alle opportune controdeduzioni, al fine di evitare il meccanismo del riconoscimento e della formazione di prova induttiva (Cass. III, n. 8647/2016). Controversa è l'operatività del principio in caso di contumacia della parte nei cui confronti è azionato il diritto. Prevale l'orientamento negativo, fondato sulla circostanza che la contumacia è opzione processuale non necessariamente sintomatica di volontà di non contestare i fatti, e che l'art. 115 c.p.c., che disciplina il principio di non contestazione in via generale, costituendo elemento di integrazione e chiarificazione della fattispecie di cui all'art. 423, comma 1 c.p.c., fa espresso riferimento alla non contestazione ad opera della “parte costituita” (nel senso dell'esclusione della possibilità di formazione di non contestazione nel caso di parte contumace, Cass. VI, n. 22461/2015; App. Torino II, n. 975/2022). Nel caso in cui il Giudice ritenga formata la non contestazione, dovrà astenersi da qualsivoglia controllo probatorio del fatto non contestato, ritenendolo processualmente sussistente o pacifico (c.d. relevatio ab on ere probandi, Cass. I, n. 10446/2024), potendo emettere, nel caso di fatto dedotto a sostegno di una pretesa di natura creditoria, laddove sussista una specifica richiesta di parte (non potendosi adottare il provvedimento d'ufficio) l'ordinanza interinale di pagamento della somma, nei limiti della non contestazione della stessa, ai sensi dell'art. 423, comma 1 c.p.c. Ciò può, in via esemplificativa, avere luogo nei casi in cui il lavoratore vanti pretese di natura economica (ad es. retribuzioni non pagate, competenze di fine rapporto), e il datore di lavoro si costituisca allegando genericamente di aver corrisposto allo stesso tutto il dovuto per qualità e quantità del lavoro prestato (Cass. sez. lav., n. 2832/2016), ovvero quando, risultando non contestato l'an del credito, il datore di lavoro di lavoro si limiti ad allegare l'inesattezza dei conteggi prodotti dal lavoratore, in assenza di specifica contestazione di voci o somme, o di produzione di conteggi alternativi (Cass. sez. lav., n. 19919/1998). Tale ordinanza costituirà titolo esecutivo e potrà, pertanto, essere posta in esecuzione anche durante lo svolgimento del giudizio, nei limiti del credito accertato. Diversamente da quella di cui all'art. 423, comma 2 c.p.c., non è prevista la revocabilità della stessa con la sentenza che decide la causa. Si ritiene, tuttavia, in dottrina (Fabbrini, Diritto processuale del lavoro, 1974, 198; Proto Pisani, Le controversie individuali di lavoro, 1987, 755) che, non risultando tale ordinanza impugnabile, dovrà essere ritenuta esclusivamente non revocabile nel corso del giudizio, restando tuttavia assorbita nella pronuncia conclusiva che potrebbe, in ipotesi, modificarne in tutto o in parte la portata. L'ordinanza ex art. 423, comma 1 c.p.c., avendo natura di provvedimento a seguito di accertamento a cognizione sommaria, privo di decisorietà, non è suscettibile di appello (Cass. S.U., n. 9479/1997). |