Ordinanza di sospensione della provvisoria esecutività della sentenza di primo grado (art. 431 c.p.c.)

Antonio Lombardi

Inquadramento

Le sentenze che pronunciano condanna a favore del lavoratore per crediti derivanti dal rapporto di lavoro sono provvisoriamente esecutive, così come lo sono quelle che pronunciano una condanna a favore del datore di lavoro, nei limiti di cui agli artt. 282 e 283 c.p.c. Il regime della c.d. sospensiva in appello è contenuto negli artt. 431 e 283 c.p.c. Nel caso di titolo esecutivo in favore del lavoratore, la sospensione potrà avere ad oggetto la sola provvisoria esecuzione, subordinatamente alla dimostrazione del rischio di gravissimo danno che dall'esecuzione può conseguire. Qualora, viceversa, l'appello venga proposto dal lavoratore avverso una sentenza provvisoriamente esecutiva, egli potrà chiedere la sospensione della provvisoria esecuzione, laddove sia stata intrapresa, o soltanto dell'efficacia provvisoriamente esecutiva del titolo, previa dimostrazione dei gravi e fondati motivi di cui all'art. 283 c.p.c., alla stregua di fumus di fondatezza dell'appello e della possibile insolvenza di una delle parti.

Formula

R.G. ...

CORTE D'APPELLO DI ...

SEZIONE LAVORO

In composizione collegiale in persona dei Sig.ri magistrati

... Presidente

... Giudice relatore

... Giudice

All'udienza del ... compare l'Avv. ... per l'appellante e l'Avv. ... per l'appellata. Il procuratore di parte appellante si riporta a quanto dedotto nell'atto di appello e, in virtù delle ragioni di illegittimità della sentenza appellata, nella parte in cui condannava il lavoratore al pagamento della somma di Euro ... in favore del datore di lavoro, sussistendo i gravi e fondati motivi di cui all'art. 283 c.p.c., anche in relazione alla possibilità di insolvenza del creditore, insiste nella richiesta di sospensione della provvisoria esecuzione della sentenza appellata. L'appellata si riporta a quanto dedotto e chiede respingersi l'istanza avanzata ai sensi dell'art. 283 c.p.c.

IL COLLEGIO

Si ritira in Camera di Consiglio. All'esito, ritenuta la sussistenza dei gravi e fondati motivi di cui all'art. 283 c.p.c., atteso che ..., e del rischio di insolvenza del creditore con pericolo di vanificazione dell'eventuale credito restitutorio, sospende la provvisoria esecutività della sentenza ..., pronunciata dal Tribunale di ..., sez. lav., R.G. ..., in data ..., e rinvia per discussione all'udienza del ...

Il Presidente ...

COMMENTO

Le sentenze che pronunciano condanna a favore del lavoratore per crediti derivanti dal rapporto di lavoro sono provvisoriamente esecutive, così come lo sono quelle che pronunciano una condanna a favore del datore di lavoro, nei limiti di cui agli artt. 282 e 283 c.p.c. Può, pertanto, insorgere l'interesse dell'appellante a paralizzare l'efficacia esecutiva del titolo, anche nelle circostanze in cui l'esecuzione non sia stata intrapresa prima o contestualmente alla notificazione della sentenza, evenienza per la quale il legislatore ha introdotto la figura dell'appello con riserva dei motivi e richiesta di sospensione della provvisoria esecuzione, disciplinato dall'art. 431, comma 3 c.p.c. e vincolato alla ricorrenza del pericolo di gravissimo danno per l'istante, da intendersi alla stregua di rischio di insolvenza o di dissesto economico e finanziario che dall'esecuzione potrebbe derivare.

Il sistema di sospensione, delineato dall'art. 431 c.p.c., introduce un regime ambivalente, a seconda che la sentenza, provvisoriamente esecutiva, venga appellata dal lavoratore o dal datore di lavoro, improntato ad un evidente favor preaestatoris.

La sospensione della provvisoria esecuzione delle sentenze rese in favore del prestatore di lavoro è, difatti, ancorata alla verifica del «gravissimo danno». L'utilizzo del superlativo assoluto, per altro riferito al danno e non ai motivi, ne confina l'ambito applicativo a ipotesi del tutto residuali, non risultando sufficiente il mero pericolo di irripetibilità delle somme o il rischio di pregiudizio all'organizzazione ed all'assetto aziendale, dovendosi allegare e provare, sia pure nei limiti della natura sommaria della pronuncia, il tangibile rischio di compromissione della stessa capacità produttiva e solvibilità dell'azienda, quale conseguenza dell'esecuzione della sentenza.

Si è, in particolare, in tema di condanna del datore al pagamento di somma di danaro in favore del lavoratore, affermata l'insufficienza del mero riferimento che l'appellante operi all'entità o consistenza della condanna, dovendosi necessariamente rapportare la circostanza all'incidenza che l'esecuzione possa avere sulla futura tenuta e prosecuzione dell'attività aziendale, in ragione della contingente situazione economica e patrimoniale (App. Roma, sez. lav., 9 aprile 2021; App. Roma sez. lav., 17 dicembre 2001).

Più complessa appare la ricostruzione del regime dell'inibitoria delle pronunce rese in favore del datore di lavoro, perdurando da un lato il rinvio, disposto dall'art. 431, comma 5 c.p.c., all'art. 283 c.p.c., profondamente innovato dal d.lgs. n. 149/2022 e, dall'altro, essendo rimasto inalterato il comma 6 dell'art. 431 c.p.c., che si limita a menzionare i gravi motivi che, nella versione precedente dell'art. 283 c.p.c., dovevano essere anche «fondati».

Tra le due tesi astrattamente sostenibili, ovvero quella secondo cui il regime sostanziale dell'inibitoria continui ad essere regolato dal solo comma 6, in ragione del principio ubi lex voluit quam dixit, e quella che opera riferimento alla disciplina innovata dell'art. 283 c.p.c., consentendo di puntare alternativamente sulla manifesta fondatezza del gravame o sull'esistenza di un pregiudizio grave e irreparabile appare, ancora una volta preferibile la prima, che valorizza l'univoca portata letterale del comma 6, non toccato dalla riforma.

In merito al regime processuale, la scarna disciplina resa da tale comma, che prevede esclusivamente la natura di ordinanza del provvedimento di sospensione, giustifica l'integrazione con la disciplina generale dell'art. 351 c.p.c. che, pertanto, sarà applicabile anche alle inibitorie delle sentenze di lavoro.

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