Richiesta di decisione secondo equità (art. 114 c.p.c.)

Cristina Asprella

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 114 c.p.c. il Giudice, sia in primo grado che in appello, decide il merito della causa secondo equità quando esso riguarda diritti disponibili delle parti e queste gliene fanno concorde richiesta. Ai sensi dell'art. 112 disp. att. c.p.c. secondo cui «L'istanza per il giudizio di equità, consentita alle parti dall'articolo 114 del codice, deve essere espressa in ogni caso nelle conclusioni prese a norma dell'articolo 189 del codice». I presupposti dell'istanza per la decisione secondo equità sono, pertanto, la disponibilità del diritto e l'istanza concorde delle parti, ma anche la reiterazione della richiesta nelle conclusioni ai sensi dell'art. 112 disp. att. c.p.c.

Il potere di emettere la decisione secondo equità che, a norma dell'art. 114 c.p.c., attiene alla decisione nel merito della controversia e presuppone sempre una concorde richiesta delle parti, si distingue dal potere di liquidare in via equitativa il danno, a norma dell'art. 1226 c.c., che consiste nella possibilità, per il giudice, di ricorrere, anche d'ufficio, a criteri equitativi per supplire all'impossibilità della prova del danno risarcibile nel suo preciso ammontare (Cass. II, n. 25017/2020).

Diritti disponibili sono quei diritti soggettivi esercitabili rispetto ai quali l'autonomia privata ne governa interamente l'esercizio, sicché essi sono rinunciabili, trasferibili, comprimibili, transigibili senza autorizzazioni di qualsiasi autorità pubblica e senza intervento di soggetti terzi. A contrario, diritti indisponibili, per i quali pertanto non può proporsi l'istanza di cui alla presente formula, sono generalmente ritenuti i diritti della personalità, le potestà, i diritti non patrimoniali che derivano da alcuni status, come quello di figlio, di genitore, di coniuge e, tendenzialmente, i diritti, a contenuto patrimoniale, collegati a questi status, come ad es. il diritto agli alimenti.

La concorde richiesta delle parti deve fare riferimento esplicito a tutte le questioni che sono da decidere nella causa, tutte comprese, perché non è possibile una scissione della decisione, in parte secondo diritto e in parte secondo equità.

Formula

RICHIESTA DI DECISIONE SECONDO EQUITÀ

PROCESSO VERBALE DI UDIENZA

Il Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ..., munito di procura speciale, insieme con il Sig. ..., rappresentato e difeso dall'Avv. ..., munito anch'egli volta di procura speciale, chiedono concordemente all'Ill.mo Giudice adito di pronunciarsi sulla causa secondo equità. A tal fine l'attore, Sig. ..., così formula le proprie conclusioni: «Voglia il Tribunale adito, nella persona del Giudice Dott. ..., applicare il criterio equitativo ai sensi dell'art. 114 c.p.c., ... »; e il convenuto, Sig. ..., così formula le proprie conclusioni: «Voglia il Tribunale adito, nella persona del Giudice Dott. ..., applicare il criterio di equità ai sensi dell'art. 114 c.p.c., ... » [1].

1. Ricordo che l'istanza deve riguardare tutte le questioni comprese nella materia del contendere della causa, nessuna esclusa perché non è possibile scindere la decisione in parte di diritto e in parte di equità. Ricordo altresì che la richiesta di decisione secondo equità concordata va reiterata nella precisazione delle conclusioni ai sensi dell'art. 112 disp. att. c.p.c.

COMMENTO

L'istanza di decisione secondo equità può essere avanzata personalmente oppure attraverso procuratore munito di mandato speciale e deve risultare da atto scritto o dal verbale. La giurisprudenza di legittimità ha precisato che la richiesta di giudizio secondo equità, ex art. 114 c.p.c., risolvendosi in un atto di disposizione del diritto controverso, non può essere formulata da difensore privo di mandato speciale; il difetto di tale mandato, tuttavia, può essere fatto valere soltanto col tempestivo ricorso per cassazione e non rende appellabile la sentenza ugualmente pronunciata secondo equità (Cass. sez. lav., n. 11072/2001). Si è anche detto che nel mandato speciale conferito al difensore per la transazione della lite non può ritenersi compresa anche la facoltà di richiedere la decisione secondo equità, ai sensi dell'art. 114 c.p.c., poiché mentre la transazione definisce la lite con un negozio in cui si manifesta l'autonomia privata nell'ambito dell'ordinamento giuridico, la pronuncia secondo equità dà luogo a una decisione della controversia, con una sentenza che vincola le parti come atto del potere decisionale del Giudice (Cass. n. 3070/1982).

Se l'istanza viene presentata tramite atto scritto si ricordi che a norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia e il ripristino del corretto funzionamento è comunicato con le stesse modalità.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario