Atto di precetto su titolo provvisoriamente esecutivoInquadramentoL'atto di precetto costituisce un'intimazione stragiudiziale ad adempiere nei confronti del debitore risultante dal titolo esecutivo il comando giuridico ivi versato corredato dall'avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata. FormulaATTO DI PRECETTO SU TITOLO PROVVISORIAMENTE ESECUTIVO Il Sig. ..., rappresentato e difeso [1] , come da procura in calce al presente atto, dall'Avv. ... (C.F. ....), ed elettivamente domiciliato presso lo studio dello stesso in ..., via ... PREMESSO CHE – con sentenza di primo grado [2] n. ... del ..., il Tribunale di ..., nella causa iscritta al n. ... del Ruolo Generale dell'anno ... promossa da ... nei confronti di ..., così disponeva: “ ... ”; – detta sentenza veniva registrata all'Agenzia delle Entrate di ..., versando l'importo di Euro ...; – copia di tale sentenza è stata notificata in data ... [3]; INTIMA E FA PRECETTO a ..., nato il ... a ..., C.F. ... di provvedere entro il termine di giorni 10 [4] dalla notificazione del presente atto [5] al pagamento in favore di ... delle seguenti somme: sorte capitale ... interessi maturati alla data del ... compenso liquidato in sentenza ... spese liquidate in sentenza ... spese di registrazione della sentenza ... spese di notificazione del titolo esecutivo ... compenso per la redazione del precetto ... rimborso spese generali (15%) CPA 4% su Euro ... IVA 22% su Euro ... TOTALE COMPENSI, CPA E IVA ... TOTALE SPESE ... TOTALE ... oltre agli interessi al saggio di ..., a decorrere dalla data di notificazione del presente atto e sino al saldo; AVVERTE IL DEBITORE CHE: – in difetto di adempimento nel termine sopra indicato, si procederà ad esecuzione forzata; - il giudice competente per l'esecuzione è ...; – può, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, porre rimedio alla situazione di eventuale sovra indebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore [6]. Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi con riguardo alla redazione del presente atto di precetto ed alla successiva esecuzione forzata e agli eventuali giudizi di opposizione l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione ... 1. L'atto di precetto, in quanto atto stragiudiziale prodromico all'esecuzione può essere sottoscritto anche dal creditore personalmente, senza necessità della difesa tecnica che, pertanto, è solo facoltativa. 2. Titoli provvisoriamente esecutivi sulla scorta dei quali può essere iniziata l'esecuzione forzata sono anche, ad esempio, le ordinanze provvisionali di condanna di cui agli artt. 186-bis, 186-ter e 186-quater c.p.c. e, più di frequente, i decreti ingiuntivi muniti sin dall'origine della clausola di provvisoria esecuzione ex art. 642 c.p.c. ovvero muniti della clausola di provvisoria esecuzione in sede di opposizione ai sensi dell'art. 648 c.p.c. 3. In alternativa, l'art. 479 c.p.c. prevede che la notificazione del titolo esecutivo avvenga contestualmente a quella dell'atto di precetto. In ogni caso, il titolo esecutivo, in omaggio a quanto previsto dal secondo comma dopo la riforma realizzata dalla l. n. 80/2005, deve essere notificato alla parte personalmente: dunque, la semplice notificazione della sentenza al procuratore costituito è idonea e necessaria a far decorrere i termini brevi per l'impugnazione (Cass. S.U., n. 12898/2011), ma per procedere ad esecuzione forzata occorrerà in ogni caso notificare la sentenza, (ed il precetto). 4. Salvo che sia autorizzata l'esecuzione immediata ex art. 482 c.p.c., è possibile procedere ad esecuzione forzata solo laddove sia decorso un termine non inferiore a giorni 10 e non superiore a giorni 90, secondo le indicazioni contenute nell'atto di precetto. Il termine entro il quale l'obbligazione deve essere adempiuta è non inferiore a dieci giorni: la mancata o la diversa assegnazione al debitore del termine non determina, tuttavia, la nullità del precetto, ma comporta soltanto che l'esecuzione non possa essere iniziata prima che sia decorso detto termine (Cass. III, n. 55/2002). 5. L'atto di precetto, in quanto atto stragiudiziale, deve essere notificato alla parte personalmente in omaggio al disposto dell'art. 480, comma 4. L'omessa o irregolare notifica del precetto può essere fatta valere dall'intimato mediante opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 7047/1997). Peraltro, la nullità della notifica dell'atto di precetto è di regola sanata per raggiungimento dello scopo processuale dell'atto quando è proposta da parte del debitore opposizione agli atti esecutivi, salvo che il vizio di notificazione sia di tale gravità da determinare l'inesistenza della stessa ovvero l'impossibilità di raggiungere il suo scopo tipico, lasciando all'intimato un termine ad adempiere inferiore a dieci giorni (Cass. VI, n. 13038/2013). 6. L'atto di precetto deve essere corredato di tale avvertimento in forza dell'art. 13, comma 1, lett. a), del d.l. n. 83/2015, conv., in l. n. 132/2015. CommentoIl precetto è un atto stragiudiziale prodromico all'esecuzione forzata mediante il quale il creditore intima il debitore ad adempiere spontaneamente al comando giuridico contenuto nel titolo esecutivo, avvertendolo che, in difetto, procederà, entro il termine indicato, ad esecuzione forzata. Quando il titolo posto a fondamento della minacciata esecuzione forzata è soltanto provvisoriamente esecutivo possono porsi non trascurabili problematiche ove l'efficacia esecutiva dello stesso venga in seguito meno, in tutto o in parte. In particolare, nell'ipotesi della sentenza di primo grado che sia provvisoriamente esecutiva ai sensi dell'art. 282 c.p.c., l'effetto sostitutivo della sentenza d'appello, la quale confermi integralmente o riformi parzialmente la decisione di primo grado, comporta che, qualora l'esecuzione non sia ancora iniziata, essa dovrà intraprendersi sulla base della pronuncia di secondo grado, mentre, se l'esecuzione sia già stata promossa in virtù del primo titolo esecutivo, la stessa proseguirà sulla base delle statuizioni ivi contenute che abbiano trovato conferma in sede di impugnazione (Cass. n. 9161/2013). Naturalmente quando il processo esecutivo sia iniziato o minacciato in forza di sentenza di primo grado provvisoriamente esecutiva, la sentenza di riforma resa in grado d'appello si sostituisce sin dalla pubblicazione alla pronuncia riformata, privando quest'ultima della idoneità a legittimare l'instaurazione o la prosecuzione della procedura esecutiva senza che sia necessario attenderne il suo passaggio in giudicato, come conferma la modifica apportata all'art. 336, secondo comma, che ha eliminato il collegamento necessario tra l'effetto rescindente della sentenza di riforma e il suo passaggio in giudicato (Cass. n. 13249/2014). Si registra invece un contrasto, in ordine alla possibile reviviscenza del titolo esecutivo costituito dalla sentenza di primo grado nell'ipotesi di cassazione con rinvio della decisione che in sede di appello aveva riformato tale sentenza. In particolare, in accordo con la tesi dominante, in tale situazione non si ha una reviviscenza della sentenza di primo grado, posto che la sentenza del giudice di rinvio non si sostituisce ad altra precedente pronuncia, riformandola o modificandola, ma statuisce direttamente sulle domande delle parti, con la conseguenza che non sarà mai più possibile procedere in executivis sulla base della sentenza di primo grado (riformata della sentenza d'appello cassata con rinvio), potendo una nuova esecuzione fondarsi soltanto, eventualmente, sulla sentenza del giudice di rinvio (Cass. n. 16934/2013; Cass. n. 6113/2013). In senso almeno in parte difforme opina, tuttavia, un'altra parte della giurisprudenza della S.C., per la quale la cassazione con rinvio della sentenza di appello confermativa di quella di primo grado costituente titolo esecutivo, ove l'esecuzione abbia avuto inizio sulla base della decisione del giudice di prime cure e sia proseguita con atti successivi alla pronuncia della sentenza di appello poi cassata, determina la caducazione soltanto di tali atti successivi, mentre restano fermi quelli pregressi, potendo riprendere l'esecuzione dall'ultimo di essi, salvo che, ai sensi dell'art. 283, il giudice del rinvio sospenda l'esecutività della sentenza di primo grado, delibando le ragioni della disposta cassazione (Cass. n. 3074/2013). In ogni caso, nell'ipotesi di azione esecutiva intrapresa in forza di un titolo giudiziale provvisoriamente esecutivo, la caducazione dello stesso in epoca successiva alla fruttuosa conclusione dell'esecuzione forzata legittima il debitore che l'abbia subita a promuovere nei confronti del creditore procedente un autonomo giudizio per la ripetizione dell'indebito che, avendo ad oggetto un credito fondato su prova scritta, può assumere le forme del procedimento d'ingiunzione (Cass. n. 14601/2020). Sotto altro profilo, in ragione della portata del generale principio nulla executio sine titulo, occorre verificare se la caducazione del titolo esecutivo provvisorio fa venir meno l'esecuzione nella quale siano intervenuti creditori muniti di titolo. In particolare, sussiste la questione se sia configurabile l'insensibilità del processo esecutivo individuale, cui partecipino più creditori concorrenti, alle vicende relative al titolo invocato dal procedente quando il titolo esecutivo azionato da almeno un altro di loro abbia mantenuto integra la sua efficacia (Cass. ord., n. 2240/2013, in Foro it., 2013, n. 6, 1951, con nota di Majorano). Sulla problematica si era formato un contrasto nella giurisprudenza di legittimità. Invero, una parte della giurisprudenza, sull'assunto per il quale i creditori muniti di titolo esecutivo hanno la facoltà di scelta tra l'intervento nel processo già instaurato per iniziativa di altro creditore e l'effettuazione di un nuovo pignoramento del medesimo bene, affermava che il pignoramento autonomamente eseguito avesse un effetto indipendente sia da quello che lo ha preceduto, sia da quello di un intervento nel processo iniziato con il primo pignoramento, riteneva che, in base al principio di autonomia dei singoli pignoramenti di cui all'art. 493, se, da un lato, il titolo esecutivo consente all'intervenuto di sopperire anche all'eventuale inerzia del creditore procedente, dall'altro lato, tuttavia, la caducazione del pignoramento iniziale del creditore procedente travolge ogni intervento, titolato o meno, qualora non sia stato «integrato» da pignoramenti successivi (Cass. n. 3531/2009, in Giust. civ., 2010, n. 9, 2033, con nota di Farina). Nella giurisprudenza tradizionale della medesima S.C. si riteneva, invece, che, dovendosi attribuire rilevanza meramente oggettiva alle attività spiegate per l'impulso e lo sviluppo del processo esecutivo (con totale indifferenza, dunque, rispetto a quale dei creditori muniti di titolo esecutivo le abbia poste in essere), il processo esecutivo individuale, cui partecipino più creditori concorrenti, sarebbe insensibile alle vicende relative al titolo invocato dal procedente (anche in mancanza di pignoramento successivo o ulteriore poi riunito), purché il titolo esecutivo azionato da almeno un altro di loro abbia mantenuto integra la sua efficacia (Cass. n. 427/1978; Cass. n. 2347/1973). Il contrasto è stato risolto dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione in quest'ultimo senso, mediante l'affermazione del principio in omaggio al quale la regola secondo cui il titolo esecutivo deve esistere dall'inizio alla fine della procedura va intesa nel senso che essa presuppone non necessariamente la continuativa sopravvivenza del titolo del creditore procedente, bensì la costante presenza di almeno un valido titolo esecutivo, sia pure dell'interventore, che giustifichi la perdurante efficacia dell'originario pignoramento. Consegue ad un'impostazione siffatta che, qualora, dopo l'intervento di un creditore munito di titolo, sopravviene la caducazione del titolo esecutivo comportante l'illegittimità dell'azione esecutiva intrapresa dal creditore procedente, il pignoramento, se originariamente valido, non è caducato, bensì resta quale primo atto dell'iter espropriativo riferibile anche al creditore titolato intervenuto, che anteriormente ne era partecipe accanto al creditore pignorante (Cass. S.U., n. 61/2014). Da ultimo è stato precisato che, peraltro, nel caso in cui, alla data del pignoramento, il credito azionato sia inesistente, l'originaria mancanza del diritto di procedere all'esecuzione determina l'invalidità di tutti gli atti esecutivi, essendo irrilevante il successivo, eventuale deposito di un atto d'intervento fondato su un diverso credito (dello stesso pignorante o di terzi: Cass. n. 23477/2022). Il d.l. n. 80/2015, ha modificato l'art. 480 c.p.c. prevedendo, quale contenuto “necessario” dell'atto di precetto anche l'avvertimento al debitore esecutato in ordine alla possibilità di avvalersi di un organismo di composizione della crisi per superare la propria situazione di indebitamento, ai sensi della l. n. 3/2012. La norma era rimasta silente in ordine alle conseguenze dell'omissione dell'avvertimento in questione. La Corte di cassazione, con la pronuncia n. 23343/2022, ha chiarito che detto avvertimento ha la finalità, precipuamente “promozionale”, di stimolare o incentivare l'accesso a una delle citate procedure, il quale non è comunque precluso dall'inizio o dalla progressione dell'esecuzione, sicché la relativa omissione non determina la nullità, bensì una mera irregolarità, dell'atto di intimazione. Sotto altro profilo, nella più recente giurisprudenza di legittimità, nel sottolineare che in sede esecutiva configura abusivo frazionamento del credito il contegno del creditore che, senza alcun vantaggio o interesse, notifichi plurimi atti di precetto in forza di diversi titoli esecutivi nei confronti del medesimo debitore, si è affermato che il giudice dell'esecuzione è tenuto a liquidare al creditore procedente le sole spese e compensi professionali corrispondenti a quelli strettamente necessari per la notifica d'un solo precetto in relazione ad un valore pari alla somma dei titoli esecutivi separatamente azionati, il cui numero può assumere rilievo esclusivamente nella determinazione del compenso tra i valori minimi e massimi della forbice tariffaria prevista, escluso ogni automatismo (Cass. n. 13606/2024; Cass. n. 6513/2023). |