Atto di precetto su decreto ingiuntivoInquadramentoL'atto di precetto costituisce un'intimazione stragiudiziale ad adempiere nei confronti del debitore risultante dal titolo esecutivo il comando giuridico ivi versato, corredato dall'avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata. FormulaATTO DI PRECETTO SU DECRETO INGIUNTIVO Il Sig. ..., rappresentato e difeso [1] , come da procura in calce al presente atto, dall'Avv. ... (C.F. ... pec ... ), ed elettivamente domiciliato presso lo studio dello stesso in ..., via .... PREMESSO CHE — con decreto ingiuntivo n. ... del ..., esecutivo per mancata proposizione dell'opposizione (ovvero munito della clausola di esecuzione provvisoria ex art. 642 c.p.c. ovvero cui è stata concessa l'esecuzione provvisoria ai sensi dell'art. 648 c.p.c. ovvero divenuto definitivo per rigetto dell'opposizione proposta dal debitore), il Tribunale di ..., nella causa iscritta al n. ... del Ruolo Generale dell'anno ... promossa da ... nei confronti di ..., così disponeva: “ ... ”; — detto decreto veniva registrato all'Agenzia delle Entrate di ..., versando l'importo di Euro ...; — il decreto, emesso su ricorso di ... e nei confronti di ..., è stato notificato in data ... [2]; INTIMA E FA PRECETTO a ..., nato il ... a ..., C.F. ..., di provvedere entro il termine di giorni 10 [3] dalla notificazione del presente atto [4] al pagamento in favore di ... delle seguenti somme: sorte capitale ...; interessi maturati alla data del ...; compenso liquidato nel decreto ...; spese liquidate nel decreto ...; spese di registrazione del decreto ...; spese di notificazione del decreto ...; compenso per la redazione del precetto ...; rimborso spese generali (15%) ...; CPA 4% su Euro ...; IVA 22% su Euro ...; totale compensi, CPA e IVA ...; totale spese ...; totale ..., oltre agli interessi al saggio di ..., a decorrere dalla data di notificazione del presente atto e sino al saldo; AVVERTE IL DEBITORE CHE: — in difetto di adempimento nel termine sopra indicato, si procederà ad esecuzione forzata; - il giudice competente per l'esecuzione è ...; — può, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal Giudice, porre rimedio alla situazione di eventuale sovra indebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore [5]. Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi con riguardo alla redazione del presente atto di precetto ed alla successiva esecuzione forzata e agli eventuali giudizi di opposizione l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione ... Firma Avv. ... 1. L'atto di precetto, in quanto atto stragiudiziale prodromico all'esecuzione può essere sottoscritto anche dal creditore personalmente, senza necessità della difesa tecnica che, pertanto, è solo facoltativa. 2. In particolare, la disposizione contenuta nel comma 2 dell'art. 654 c.p.c. — a norma della quale se il titolo esecutivo è costituito da un decreto ingiuntivo non è necessaria una nuova notificazione del medesimo, essendo sufficiente che nel precetto si indichino le parti e la data della notifica dell'ingiunzione — è volta a semplificare l'inizio del procedimento esecutivo, evitando una inutile duplicazione della notifica del titolo — già avvenuta ai fini della decorrenza del termine per la proposizione dell'opposizione — ed integrandola se il titolo in quel momento non era ancora munito di esecutività (Cass. n. 1928/2020; Cass. n. 8402/2015, nel senso dell'inapplicabilità della prescrizione espressa dall'art. 654, comma 2, nell'ipotesi di decreto ingiuntivo già provvisoriamente esecutivo ai sensi dell'art. 642 c.p.c., v. Cass. n. 8870/2022). È stato peraltro precisato che qualora il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo si concluda con una sentenza di parziale accoglimento, recante tuttavia un'autonoma condanna dell'opponente-debitore al pagamento, in favore dell'opposto-creditore, di una somma inferiore a quella oggetto di ingiunzione, il titolo esecutivo è costituito, pur in mancanza di una revoca espressa del decreto ingiuntivo, esclusivamente dalla sentenza di condanna, che costituisce dunque il titolo da notificare, ai sensi dell'art. 479 c.p.c., risultando inapplicabile la norma dell'art. 654 c.p.c. al precetto intimato prima di procedere all'esecuzione forzata (Cass. III, n. 20052/2013). A seguito dell'abolizione della formula esecutiva per la sostituzione dell'art. 475 c.p.c., ad opera del d.lgs. n. 149/2022, l'art. 654 c.p.c. deve intendersi nel senso che sia sufficiente che nell'atto di precetto vengano indicate le parti del procedimento e la data di notifica dell'ingiunzione di pagamento. 3. Salvo che sia autorizzata l'esecuzione immediata ex art. 482 c.p.c., è possibile procedere ad esecuzione forzata solo laddove sia decorso un termine non inferiore a giorni 10 e non superiore a giorni 90, secondo le indicazioni contenute nell'atto di precetto. Il termine entro il quale l'obbligazione deve essere adempiuta è non inferiore a dieci giorni: la mancata o la diversa assegnazione al debitore del termine non determina, tuttavia, la nullità del precetto, ma comporta soltanto che l'esecuzione non possa essere iniziata prima che sia decorso detto termine (Cass. III, n. 55/2002). 4. L'atto di precetto, in quanto atto stragiudiziale, deve essere notificato alla parte personalmente in omaggio al disposto dell'art. 480, comma 4. L'omessa o irregolare notifica del precetto può essere fatta valere dall'intimato mediante opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 7047/1997). Peraltro, la nullità della notifica dell'atto di precetto è di regola sanata per raggiungimento dello scopo processuale dell'atto quando è proposta da parte del debitore opposizione agli atti esecutivi, salvo che il vizio di notificazione sia di tale gravità da determinare l'inesistenza della stessa ovvero l'impossibilità di raggiungere il suo scopo tipico, lasciando all'intimato un termine ad adempiere inferiore a dieci giorni (Cass. VI, n. 13038/2013). 5. L'atto di precetto deve essere corredato di tale avvertimento in forza dell'art. 13, comma 1, lett. a) del d.l. n. 83/2015, conv., in l. n. 132/2015. CommentoIl precetto è un atto stragiudiziale prodromico all'esecuzione forzata mediante il quale il creditore intima il debitore ad adempiere spontaneamente al comando giuridico contenuto nel titolo esecutivo, avvertendolo che, in difetto, procederà, entro il termine indicato, ad esecuzione forzata. Il decreto ingiuntivo costituisce titolo che può essere posto a fondamento dell'esecuzione forzata in varie ipotesi. In primo luogo, il decreto viene munito della clausola di esecutorietà laddove l'opposizione non sia proposta nei termini ovvero l'opponente non si sia costituito in giudizio o si sia costituito in giudizio tardivamente ai sensi dell'art. 647 c.p.c. In secondo luogo, il decreto può eccezionalmente essere concesso già munito della clausola di esecuzione provvisoria, laddove ricorrano i presupposti di cui all'art. 642 c.p.c. Il comma 1 dell'art. 642 c.p.c. prevede, innanzitutto che, su richiesta del ricorrente, il Giudice autorizza l'esecuzione provvisoria del decreto quando il ricorso è fondato su una prova scritta di carattere privilegiato, i.e. cambiale, assegno bancario o circolare, certificato di liquidazione di borsa o atto ricevuto da notaio o altro pubblico ufficiale autorizzato. Rispetto alle cambiali ed agli assegni può dirsi che, in accordo con l'orientamento dominante in dottrina e nella prassi giurisprudenziale, è possibile ottenere l'esecuzione provvisoria del decreto anche se i predetti titoli di credito siano privi di un requisito di validità o non regolarmente bollati, essendo ciò necessario esclusivamente per azionare gli stessi in sede esecutiva e non anche per richiedere la concessione del decreto ingiuntivo (Garbagnati, Il procedimento di ingiunzione, Milano, 2012, 144; Ronco, Struttura e disciplina del rito monitorio, Torino, 2000, 277). Sotto altro profilo, sempre con riferimento alle cambiali ed agli assegni sarà possibile ottenerne l'esecuzione provvisoria anche qualora gli stessi siano prescritti essendo la prescrizione rimessa ad un'eccezione di parte la cui proposizione è rimessa al debitore nel momento di proposizione dell'opposizione (Garbagnati, Il procedimento di ingiunzione, cit., 147). Si è affermato, in sede di merito, che è possibile ottenere l'emissione di un decreto ingiuntivo, anche provvisoriamente esecutivo ai sensi dell'art. 642 c.p.c., con la produzione di un assegno in fotocopia, e ciò in applicazione della regola generale secondo cui, ai fini monitori, per prova scritta deve intendersi qualsiasi documento che, sebbene privo di efficacia probatoria assoluta, risulti attendibile in ordine all'esistenza del diritto di credito azionato (Trib. Modena I, 17 novembre 2010, n. 1745, in Il civilista, 2012, n. 2, 50, con nota di Pianezze). La S.C. ha da lungo tempo chiarito che per atto ricevuto da notaio o da pubblico ufficiale autorizzato cui fa riferimento il comma 1 dell'art. 642 c.p.c. deve intendersi non già qualunque atto dal quale si possa dedurre l'esistenza di un fatto idoneo a far sorgere il preteso credito, quanto soltanto quello che ha per oggetto immediato e diretto la consacrazione di un rapporto obbligatorio cui la legge attribuisce un particolare grado di certezza in relazione alla formazione dell'atto produttivo del rapporto stesso (Cass. n. 704/1977). Sotto un distinto profilo, nella giurisprudenza di legittimità è stato più volte ribadito il principio secondo cui l'elencazione degli atti privilegiati contenuta nel comma 1 dell'art. 642 c.p.c. è esemplificativa, trovando la norma applicazione purché il ricorso sia fondato su di un titolo pubblico certo e prima facie non contestabile o comunque su atti che, sebbene non espressamente menzionati, abbiano le caratteristiche di una particolare efficacia riconosciuta dalla legge ordinaria o da norma speciali al documento probatorio del credito ed intrinseche ad esso, nonché nella presunzione sia pure relativa dell'incontestabilità del credito così documentato (v., tra le altre, Cass. n. 1579/1980; Cass. n. 1545/1973, in Foro it., 1975, I, 684, con nota di Pezzano). Il comma 2 dell'art. 642 c.p.c. attribuisce inoltre al Giudice adito con il ricorso monitorio il potere discrezionale di concedere, sempre su richiesta del creditore ricorrente, il decreto munito della clausola di esecuzione provvisoria laddove: a) vi sia grave pregiudizio nel ritardo; b) il ricorrente produca documentazione sottoscritta dal debitore comprovante il diritto fatto valere. Pertanto, nelle ipotesi indicate dal comma 2 dell'art. 642 c.p.c., la concessione dell'esecuzione provvisoria non si correla semplicemente, in presenza dei relativi presupposti, all'istanza del ricorrente, alla medesima stregua di quanto avviene nelle fattispecie di cui al comma 1, bensì anche ad una valutazione discrezionale del Giudice. Si ritiene comunemente che il grave pregiudizio nel ritardo che consente di ottenere già in sede monitoria la concessione di un decreto provvisoriamente esecutivo si correli allo stato di dissesto o di insolvenza del debitore ovvero alla deperibilità o deteriorabilità delle cose oggetto del ricorso. È invece controverso se il pericolo di grave pregiudizio nel ritardo possa riconnettersi anche alla posizione del ricorrente, ossia al rischio di decozione dello stesso. Se difatti appare dominante la tesi secondo cui il grave pregiudizio nel ritardo deve essere valutato in relazione al pericolo per il creditore di realizzare utilmente il suo credito all'esito della cognizione piena, senza che assumano rilevanza considerazioni circa l'interesse sostanziale del ricorrente che si assume minacciato irreversibilmente in attesa della cognizione piena (v., tra le molte, Pret. Roma 17 luglio 1981, in Dir. lav., 1983, II, 138), si segnala in sede applicativa anche il diverso orientamento per il quale la concessione della esecuzione provvisoria del decreto ingiuntivo ai sensi dell'art. 642, comma 2, c.p.c., può essere fondata non solo sul timore di perdere la garanzia patrimoniale, ma anche su ragioni inerenti alla natura del diritto, specialmente ove si tratti di crediti relativi ai rapporti previsti dall'art. 409 c.p.c. (Pret. Termini Imerese 3 dicembre1996, in Giur. it., 1998, 54, con nota di Ziino, Questioni controverse in tema di sospensione e revoca dell'esecuzione provvisoria del decreto ingiuntivo). Mediante la l. n. 263/2005 è stata introdotta la possibilità per il Giudice adito con ricorso monitorio di concederne, sempre su richiesta di parte, l'esecuzione provvisoria a fronte della produzione di documentazione sottoscritta dal debitore comprovante il diritto fatto valere. Tale previsione è stata oggetto di critica tra i commentatori della riforma i quali non hanno trascurato di evidenziare le difficoltà che già derivano dalla prevista possibilità per il ricorrente di ottenere un decreto ingiuntivo sulla scorta di una scrittura privata con apparente sottoscrizione del debitore in un procedimento, come quello monitorio che, svolgendosi inaudita altera parte, non consente l'operare del meccanismo di cui agli artt. 214-215 c.p.c. (cfr. Conte, Commento critico all'art. 642 novellato, in judicium.it). In ogni caso, dal documento sottoscritto dal debitore devono risultare provati tutti gli elementi costitutivi della pretesa creditoria fatta valere in sede monitoria e ciò sia in ordine all'an che al quantum. La circostanza che la norma faccia riferimento a documentazione sottoscritta dal debitore induce a non condividere la tesi, sostenuta in dottrina, secondo cui la provvisoria esecutività potrebbe essere concessa anche in base a documenti non sottoscritti dall'ingiunto ma provenienti da esso quali, ad esempio, scritti olografi o deliberazioni di organi collegiali di cui lo stesso sia membro. Si segnala in sede di merito l'orientamento secondo cui la documentazione sottoscritta dal debitore, comprovante il diritto di credito fatto valere e che, senza limitare la discrezionalità del Giudice, può consentire la provvisoria esecuzione dell'ingiunzione, deve avere una valenza probatoria che dia maggior certezza dell'esistenza del credito stesso e renda probabile l'assenza di contestazioni (Trib. Milano 12 dicembre 2006, in Giur. it., 2007, n. 10, 2276). Il decreto ingiuntivo, che non sia già munito della clausola di esecuzione provvisoria al momento della concessione, può divenire esecutivo in corso di opposizione ove detta esecuzione provvisoria venga concessa ex art. 648 c.p.c. L'opposizione non è fondata su prova scritta ai sensi dell'art. 648 c.p.c. innanzitutto quando le eccezioni formulate dal debitore opponente, i.e. fatti modificativi, estintivi ed impeditivi dell'avversa pretesa creditoria, siano soltanto allegate e non documentate, ovvero fondate su un documento scritto tra quelli indicati dagli artt. 2699 e ss. c.c. Si è ritenuto che la corrispondenza e-mail costituisca prova scritta idonea a determinare il rigetto dell'istanza di concessione dell'esecuzione provvisoria del decreto ingiuntivo (Trib. Ancona 9 aprile 2005, in Dir. Internet, 2005, 377). L'opposizione a decreto ingiuntivo non è di pronta soluzione laddove, invece, le prove addotte dal debitore a sostegno delle proprie allegazioni sono di lunga indagine e quindi il tempo necessario per la valutazione delle stesse nel corso del giudizio potrebbe pregiudicare significativamente il creditore: in altre e più chiare parole, prove di pronta soluzione sono quelle che non danno adito ad un'istruzione probatoria in senso stretto e tra le stesse rientrano, ad esempio, le eccezioni fondate sul notorio, su fatti pacifici, anche in quanto non specificamente contestati ex art. 115, comma 2, c.p.c. ovvero su un ammissione del ricorrente. Peraltro, ai fini della concessione della provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo nella fase di opposizione non è sufficiente, naturalmente, che l'opposizione proposta dal debitore non sia fondata su prova scritta né di pronta soluzione, essendo inoltre necessaria una documentazione della pretesa creditoria idonea a costituire idonea prova della stessa anche in un giudizio ordinario di cognizione come l'opposizione a decreto ingiuntivo. In altri termini, di regola tale documentazione non può essere quella di carattere unilaterale indicata dall'art. 634 c.p.c. (es. fattura commerciale) che consente eccezionalmente al creditore di ottenere il provvedimento monitorio essendo invero necessaria una prova del diritto di credito che sia tale anche nel giudizio ordinario di cognizione ex art. 2699 e ss. c.p.c. (Trib. Torino III, 21 febbraio 2007, in Corr. Mer., 2007, n. 7, 841). Sotto un distinto profilo, rientra nella valutazione del Giudice dell'opposizione cui sia stata proposta istanza di provvisoria esecuzione ex art. 648 c.p.c. rientri anche la considerazione delle difese di puro diritto spiegate dall'opponente il quale fondi, in sostanza, la propria difesa non già su eccezioni quanto su una differente interpretazione della documentazione ex adverso prodotta (ma v., in senso contrario, Trib. Milano 1° ottobre 1991, in Riv. dir. proc., 1993, 598). Tradizionalmente non era ammessa la concessione soltanto parziale della provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo. Il sistema è stato peraltro modificato dal d.lgs. n. 231/2002 che ha aggiunto al comma 1 dell'art. 648 c.p.c. un nuovo periodo secondo cui il Giudice concede l'esecuzione provvisoria parziale del decreto ingiuntivo opposto limitatamente alle somme non contestate, salvo che l'opposizione sia proposta per vizi procedurali. La novella normativa operata costituisce implicito avallo normativo dell'orientamento della giurisprudenza tradizionale contraria alla possibilità per il Giudice in sede di opposizione, prima dell'emanazione della decisione, di modificare in parte il provvedimento monitorio, poiché, come si è correttamente osservato in sede applicativa, è stata selettivamente introdotta nella sola e specifica ipotesi in cui sia contestata solo una parte dell'importo ingiunto (Trib. Torino III, 5 dicembre 2006). Sotto altro profilo, la prevista impossibilità per il Giudice adito in sede di opposizione di concedere l'esecuzione provvisoria parziale, rispetto alle somme non contestate dall'opponente, laddove l'opposizione sia fondata su vizi procedurali implica che non possa essere autorizzata l'esecuzione provvisoria qualora il Giudice ritenga già acquisita la prova circa la sussistenza di una questione processuale impediente (Garbagnati, Il procedimento di ingiunzione, cit., 226 ss.). Infine, se l'opposizione a decreto ingiuntivo viene rigettata, il titolo da porre a fondamento dell'esecuzione forzata non è la sentenza di rigetto, bensì lo stesso decreto ingiuntivo (v., tra le tante, Cass. III, n. 19595/2013). Per converso, nell'ipotesi di accoglimento, anche solo parziale, dell'opposizione, il decreto viene revocato ed il titolo esecutivo è costituito dalla sentenza (Cass. III, n. 20052/2013). L'art. 13, comma 1, lett. a) del d.l. n. 83/2015, conv., in l. n. 132/2015, ha previsto che l'atto di precetto deve essere corredato dall'avvertimento per il debitore “civile” che può accedere alle forme di composizione della crisi disciplinate dalla l. n. 3/2012 (e, oggi, dal d.lgs. n. 12/2019, c.d. Codice della crisi di impresa). La norma era rimasta silente circa le conseguenze dell'omissione di detto avviso. La Corte di Cassazione, con la pronuncia n. 23343/2022, ha chiarito che detto avvertimento ha la finalità, precipuamente "promozionale", di stimolare o incentivare l'accesso a una delle citate procedure, il quale non è comunque precluso dall'inizio o dalla progressione dell'esecuzione, sicché la relativa omissione non determina la nullità, bensì una mera irregolarità, dell'atto di intimazione. Sotto altro profilo, nella più recente giurisprudenza di legittimità, nel sottolineare che in sede esecutiva configura abusivo frazionamento del credito il contegno del creditore che, senza alcun vantaggio o interesse, notifichi plurimi atti di precetto in forza di diversi titoli esecutivi nei confronti del medesimo debitore, si è affermato che il giudice dell'esecuzione è tenuto a liquidare al creditore procedente le sole spese e compensi professionali corrispondenti a quelli strettamente necessari per la notifica d'un solo precetto in relazione ad un valore pari alla somma dei titoli esecutivi separatamente azionati, il cui numero può assumere rilievo esclusivamente nella determinazione del compenso tra i valori minimi e massimi della forbice tariffaria prevista, escluso ogni automatismo (Cass. n. 13606/2024; Cass. n. 6513/2023). |