Istanza per la conversione del pignoramento mobiliare (art. 495 c.p.c.)InquadramentoCon il deposito dell'istanza di conversione, il debitore chiede di sostituire ai beni pignorati una somma di denaro comprensiva dei crediti azionati nella procedura, degli interessi e delle spese dell'esecuzione: si determina quindi una sostituzione nell'oggetto del pignoramento. FormulaTRIBUNALE DI ... ISTANZA PER LA CONVERSIONE DEL PIGNORAMENTO MOBILIARE [1] Ill.mo Giudice dell'esecuzione mobiliare Il sottoscritto Avv. ..., in qualità di procuratore del debitore esecutato ... giusta delega in calce al presente atto, nella procedura esecutiva R.G. ... PREMESSO CHE — ad istanza di ... è stata promossa in suo danno la predetta procedura esecutiva in forza di pignoramento mobiliare, eseguito in data ...; — il creditore procedente vanta in base al titolo ed al precetto un credito complessivo di Euro ...; — nella procedura esecutiva sono intervenuti i seguenti altri creditori: 1) ... per un credito che, secondo quanto indicato nell'atto di intervento, ammonta ad Euro ...; 2) ... per un credito che, secondo quanto indicato nell'atto di intervento, ammonta ad Euro ...; RILEVATO CHE la presente istanza deve ritenersi tempestiva poiché non risulta ancora disposta la vendita ai sensi dell'art. 530 c.p.c.[2] CHIEDE di essere ammesso a sostituire alle cose pignorate una somma di denaro pari all'importo delle spese e dei crediti del creditore procedente e dei creditori intervenuti nella misura che sarà determinata dalla S.V. ai sensi dell'art. 495 c.p.c.[3] ALLEGA alla presente istanza assegno circolare non trasferibile intestato alla procedura esecutiva sopraindicata per l'importo di Euro ... pari ad 1/6 dei crediti vantati dal creditore procedente e da quelli intervenuti nella procedura [4]. Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. Con la circolare del Ministero della Giustizia del 14 gennaio 2004 è stato chiarito che nell'ipotesi di deposito dell'istanza ex art. 495 c.p.c., intesa ad ottenere dal Giudice dell'esecuzione la fissazione dell'udienza per la determinazione della somma da sostituire alle cose pignorate, non è dovuto il pagamento del contributo unificato, in quanto detta istanza non introduce un nuovo procedimento, bensì si inserisce nella procedura esecutiva già in corso per la quale è stato pagato o prenotato a debito il relativo contributo unificato. 2. A pena di inammissibilità, l'istanza di conversione deve infatti essere depositata prima che venga disposta la vendita o l'assegnazione. 3. Il Giudice dell'esecuzione deve determinare la somma da sostituire ai beni pignorati tenendo conto, oltre che delle spese di esecuzione, dell'importo, comprensivo del capitale, degli interessi e delle spese, dovuto al creditore pignorante e ai creditori intervenuti fino al momento dell'udienza in cui è pronunciata l'ordinanza di conversione (Cass. III, n. 6086/2015). 4. Invero l'istanza deve essere corredata, a pena di inammissibilità, dal deposito di una somma non inferiore ad 1/6 dell'importo dei crediti azionati nella procedura, secondo quanto previsto dall'art. 495 c.p.c. nella formulazione successiva all'intervento operato dalla l. n. 12/2019, in vigore per le procedure esecutive incardinate dalla data del 13 febbraio 2019. Per le procedure iniziate prima di tale data, l'importo da corrispondere è pari ad 1/5 dell'importo dei crediti azionati nella procedura al momento del deposito dell'istanza. La S.C. ha chiarito che qualora il debitore, per un errore che egli addebiti a sé stesso e che abbia compiuto all'atto del versamento, abbia versato, ai sensi del comma 2 dell'art. 495, una somma inferiore alla misura del quinto, deve escludersi che la sanzione della inammissibilità della conversione possa essere in concreto evitata invocandosi da parte del debitore stesso il principio della idoneità dell'atto al raggiungimento dello scopo per essere stata versata una somma non di molto inferiore a quella che si sarebbe dovuta versare e per doversi, quindi, configurare come effettiva la volontà del debitore di procedere alla conversione, giacché il suddetto principio non può venire in rilievo quando la legge commina la sanzione della inammissibilità (Cass. III, n. 17957/2007). COMMENTOMediante istanza, depositata prima dell'autorizzazione delle operazioni di vendita, il debitore può chiedere di sostituire alle cose o ai crediti pignorati una somma pari all'importo del credito del procedente, nonché dei creditori intervenuti sino a quel momento, degli interessi e delle spese della procedura. Con l'istanza di conversione si viene così soltanto a sostituire l'oggetto del pignoramento, senza che le somme versate in ottemperanza al provvedimento di conversione costituiscano pagamento, alla medesima stregua della fattispecie disciplinata dall'art. 494 c.p.c. (Tarzia, La conversione del pignoramento con versamento rateale, in Riv. dir. proc., 1976, 436; Verde, Conversione del pignoramento ed intervento successivo dei creditori, in Riv. dir. proc., 1963, 393 ss., spec. 405). A pena di inammissibilità, l'istanza dovrà essere corredata del deposito di una somma non inferiore ad 1/6 dell'importo dei crediti azionati nella procedura, secondo quanto previsto dall'art. 495 c.p.c., nella formulazione successiva all'intervento operato dalla l. n. 12/2019, in vigore per le procedure esecutive incardinate dalla data del 13 febbraio 2019. Per le procedure iniziate prima di tale data, l'importo da corrispondere è pari ad 1/5 dell'importo dei crediti azionati nella procedura al momento del deposito dell'istanza. È il Giudice dell'esecuzione, all'esito di un'apposita udienza nel contraddittorio tra le parti, a determinare l'importo complessivo che il debitore è tenuto a versare per la conversione del pignoramento. Costituisce principio incontroverso quello secondo cui l'ordinanza di conversione del pignoramento prevista dall'art. 495 c.p.c. non esplica alcuna funzione risolutiva delle contestazioni sulla sussistenza e sull'ammontare dei singoli crediti o sulla sussistenza di diritti di prelazione, né ha un contenuto decisorio rispetto al diritto di agire in executivis (Cass. III, n. 4046/2009). In sostanza, il provvedimento con il quale il Giudice dell'esecuzione, in sede di conversione del pignoramento, determina la somma di denaro da versare in sostituzione delle cose pignorate, implica una valutazione soltanto sommaria delle pretese del creditore pignorante e dei creditori intervenuti nonché delle spese già anticipate o da anticipare, ma prescinde dalle controversie su sussistenza o ammontare di crediti e diritti di prelazione che possono sorgere soltanto in sede di distribuzione della somma ricavata (Cass. III, n. 17481/2007). |