Atto di pignoramento presso terzi avente ad oggetto crediti da lavoro (artt. 543,545 c.p.c.)InquadramentoL'espropriazione presso terzi può avere ad oggetto anche le somme dovute dal datore di lavoro al proprio dipendente a titolo di stipendio o di altre indennità ed emolumenti collegati al rapporto di lavoro. Ai sensi dell'art. 545 c.p.c. le somme dovute al debitore a titolo di salario o stipendio sono pignorabili, peraltro, entro i limiti di 1/5 del trattamento mensile (ovvero, su autorizzazione del Presidente del Tribunale, sino ad 1/3, ove si tratti di crediti alimentari o di mantenimento). La violazione di tali limitazioni è rilevabile d'ufficio dal giudice. Il contributo unificato dovuto all'atto dell'iscrizione a ruolo è di Euro 139,00 con esclusione delle procedure esecutive di valore inferiore a Euro 2.500,00 che sono assoggettati al contributo unificato di Euro 43,00. Le spese forfettarie sono pari a Euro 27,00. FormulaTRIBUNALE DI ... [1] ATTO DI PIGNORAMENTO PRESSO TERZI Il Sig. ..., nato a ..., il ..., C.F. ..., rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine), dell'atto di precetto dall'Avv. ..., ed elettivamente domiciliato presso lo studio dello stesso in ..., via ... ESPONE CHE – l'istante ha notificato al Sig. ... in data ... atto di precetto per ottenere il pagamento della complessiva somma di Euro ..., giusta titolo esecutivo, costituito da ..., notificato in data ...; – il termine è scaduto e il debitore non ha provveduto ad alcun pagamento; – l'istante è venuto a conoscenza che il Sig. ... è dipendente di ... (Sig. ... ), in qualità di ... [2]; – l'istante intende procedere al pignoramento delle somme dovute da ... (Sig. ... ) a ... fino alla concorrenza dell'importo precettato, aumentato della metà, e così della somma di Euro ... [3], nella misura di 1/5 dello stipendio mensile, nonché, anche in caso di scioglimento anticipato del rapporto di lavoro, di 1/5 del trattamento di fine rapporto. TUTTO CIÒ PREMESSO CITA Il Sig. ... A COMPARIRE innanzi all'intestato Tribunale, Giudice designando, per l'udienza del giorno ..., ore ...; INVITA – il terzo Sig. ... a comunicare entro dieci giorni dalla notifica del presente atto al creditore procedente Sig. ..., nel domicilio eletto presso il sottoscritto procuratore, a mezzo raccomandata o posta elettronica certificata, la dichiarazione di cui all'art. 547 c.p.c.; INVITA – il terzo Sig. ... a non disporre delle suddette somme senza ordine del giudice; AVVERTE – il terzo che, in caso di mancata comunicazione della dichiarazione, la stessa dovrà essere resa dal terzo comparendo in un'apposita udienza e quando il terzo non compare o, sebbene non comparso, non rende la dichiarazione, il credito pignorato, nell'ammontare sopra indicato, si considererà non contestato ai fini del procedimento in corso e dell'esecuzione fondata sul provvedimento di assegnazione; PRECISA – che, ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 547 c.p.c., la dichiarazione dovrà specificare le somme di cui il terzo è debitore [4], quando egli ne deve eseguire il pagamento ed indicare, in ordine a tale credito, i pignoramenti o sequestri eventualmente eseguiti presso di lui e le cessioni che gli sono state notificate o che ha accettato. Luogo e data ... Firma Avv. ... CIÒ PREMESSO il sottoscritto Ufficiale Giudiziario addetto al Tribunale di ..., richiesto come in atti dall'Avv. ..., nella sua qualità di procuratore del Sig. ... HO SOTTOPOSTO A PIGNORAMENTO presso il terzo Sig. ... i crediti vantati verso lo stesso dal Sig. ... per qualsiasi titolo, ed inoltre le cose tutte di proprietà del Sig. ... in possesso del terzo Sig. ... sino alla concorrenza della somma di Euro ..., indicata in precetto, aumentata della metà, e quindi sino all'importo di Euro ..., entro i limiti di 1/5 dell'importo mensile dello stipendio; HO AVVERTITO Il debitore che ha la facoltà di chiedere di sostituire ai crediti ed alle cose pignorate una somma di denaro pari all'importo dovuto al creditore pignorante ed agli eventuali creditori intervenuti, comprensivo di capitale, interessi e spese, oltre che delle spese di esecuzione, sempre che – a pena di inammissibilità – sia da egli depositata in cancelleria, prima che venga disposta l'assegnazione, la relativa istanza, unitamente ad una somma di denaro non inferiore ad un sesto [5] dell'importo del credito per il quale è stato eseguito il pignoramento e dei crediti dei creditori intervenuti indicati nei rispettivi atti di intervento; Il terzo che a far tempo dalla notifica del presente atto egli è soggetto, relativamente alle somme e cose da lui dovute al debitore, e sino all'ammontare sopra indicato, agli obblighi che la legge impone al custode [6]; HO AVVERTITO Il debitore Sig. ... che a norma dell'art. 615, comma 2, terzo periodo, c.p.c. l'opposizione all'esecuzione è inammissibile se è proposta dopo che è stata disposta la vendita o l'assegnazione a norma degli artt. 530,552 e 569 c.p.c., salvo che sia fondata su fatti sopravvenuti ovvero che l'opponente dimostri di non aver potuto proporla tempestivamente per causa a lui non imputabile [7]; HO INVITATO Il debitore Sig. ... ad effettuare presso la cancelleria del giudice dell'esecuzione la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio in uno dei comuni del circondario in cui ha sede il giudice competente o indicare il proprio indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o eleggere un domicilio digitale speciale, con l'avvertimento che, in mancanza ovvero in caso di irreperibilità presso la residenza dichiarata o il domicilio eletto, le successive notificazioni o comunicazioni a lui dirette saranno effettuate presso la cancelleria dello stesso giudice, salvo quanto previsto dall'articolo 149-bis c.p.c.; HO INGIUNTO – al debitore Sig. ... di astenersi da qualsiasi atto che possa sottrarre alla garanzia del credito di cui sopra i beni ed i crediti assoggettati all'espropriazione. HO NOTIFICATO [8] Copia del predetto atto a: Sig. ... (debitore) [9]. Sig. ... (terzo). 1. La regola generale in tema di competenza per territorio nell'espropriazione presso terzi, dopo la riforma di cui al d.l. n. 132 del 2014, è quella per la quale la competenza spetta al Tribunale del luogo di residenza, domicilio o dimora del debitore esecutato. Tuttavia, quando il debitore è una delle pubbliche amministrazioni indicate dall'articolo 413, comma 5, per l'espropriazione forzata di crediti è competente, salvo quanto disposto dalle leggi speciali, il giudice del luogo dove ha sede l'ufficio dell'Avvocatura dello Stato nel cui distretto il creditore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede 2. Sul punto, è stato più volte affermato che la domanda di accertamento del credito, nel contenere, «l'indicazione, almeno generica, delle cose e delle somme dovute», si estende, potenzialmente, all'intero importo che si accerti dovuto dal debitore esecutato sulla base dei fatti e del titolo dedotti in giudizio, non potendosi esigere dal creditore procedente, estraneo ai rapporti tra debitore e terzo, la conoscenza dei dati esatti concernenti tali somme o cose, prevedendo il sistema che tale genericità venga eliminata mediante la dichiarazione che il terzo è chiamato a rendere ai sensi dell'art. 547 (Cass. III, n. 6518/2014). 3. L'art. 546 c.p.c. è stato modificato dalla l. n. 80/2005, al fine di limitare l'obbligo di custodia del terzo alle somme pignorate aumentate della metà. Diversamente, era consolidato, con riguardo all'assetto normativo antecedente, l'orientamento per il quale nell'espropriazione presso terzi di somme di denaro o di prestazioni continuative di somme di denaro, oggetto del pignoramento è la somma, unitaria o frazionata nel tempo, di cui il terzo è debitore (nei confronti del creditore procedente e di quelli intervenuti), non la quota di essa pari al credito per il quale il creditore ha agito in via esecutiva, con la conseguenza che il terzo presso cui è avvenuto il pignoramento di somme di danaro è obbligato a vincolare l'intero suo debito nei confronti del debitore esecutato e non soltanto l'importo indicato dall'esecutante ai sensi dell'art. 543, comma 2 c.p.c. (Cass. III, n. 1688/2009). Il primo periodo della norma è stato sostituito dall'art. 25, comma 1, lett. a), d.l. n. 19/2024,conv., con modif., in l. n. 56/2024 con una differente disposizione secondo cui «Dal giorno in cui gli è notificato l'atto previsto nell'articolo 543, il terzo è soggetto agli obblighi che la legge impone al custode relativamente alle cose e alle somme da lui dovute, nei limiti dell'importo del credito precettato aumentato di 1.000,00 euro per i crediti fino a 1.100,00 euro, di 1.600,00 euro per i crediti da 1.100,01 euro fino a 3.200,00 euro e della metà per i crediti superiori a 3.200,00 euro». La modifica è volta ad evitare che, per i pignoramenti di somme di non rilevante entità, non siano accantonate somme sufficienti per il pagamento delle spese della procedura esecutiva. 4. Nel rendere la dichiarazione di quantità ex art. 547 c.p.c., il terzo non deve necessariamente indicare l'esatto ammontare della propria obbligazione, essendo sufficiente la dichiarazione che questa sia di importo superiore al credito per cui si procede ed alle relative spese, salvo che la predetta specificazione rilevi ai fini del processo esecutivo (Cass. III, n. 13015/2016). 5. Prima dell'intervento operato dalla l. n. 12/2019, in vigore per le procedure esecutive incardinate dalla data del 13 febbraio 2019, l'importo era stabilito in misura non inferiore ad un quinto del credito per il quale è stato eseguito il pignoramento. 6. La S.C. ha chiarito che è solo irregolare, e non affetto da inesistenza o nullità, l'atto di pignoramento presso terzi in cui l'intimazione al terzo pignorato di non disporre, senza ordine del giudice, delle somme o delle cose da lui dovute al debitore esecutato appaia proveniente dall'ufficiale giudiziario, richiesto di effettuare il pignoramento, piuttosto che dal creditore pignorante, tenutovi ex art. 543, comma 2, n. 2 c.p.c. (Cass. III, n. 6835/2015). 7. L'art. 4, comma 1, lett. a), del d.l. n. 59/2016, ha previsto, inserendo un nuovo periodo nel comma 3 dell'art. 492 c.p.c., questo ulteriore avvertimento per il debitore che deve essere inserito nell'atto di pignoramento. 8. Nell'espropriazione presso terzi, l'ufficiale giudiziario, compiute le operazioni, consegna senza ritardo al creditore il processo verbale, il titolo esecutivo ed il precetto. Sarà quindi il creditore stesso ad essere onerato, entro i 30 giorni successivi dalla consegna dell'atto di pignoramento da parte dell'ufficiale giudiziario, dell'iscrizione a ruolo della procedura esecutiva per espropriazione (secondo modalità telematiche dal 31 marzo 2015) compilando la nota di iscrizione a ruolo e depositando copia conforme del titolo esecutivo e del precetto. Se entro il termine di trenta giorni dalla consegna dell'atto da parte dell'ufficiale giudiziario il creditore non provvede all'iscrizione a ruolo della procedura ne deriverà l'inefficacia del pignoramento. Nella recente esperienza applicativa, si è affermato che l'inefficacia del pignoramento può essere dichiarata solo laddove manchi la tempestiva iscrizione a ruolo e il contestuale deposito dell'atto di pignoramento, del titolo e del precetto ma non anche in caso di mera assenza dell'attestazione di conformità di detti atti agli originali (Trib. Caltanissetta 1° giugno 2016, in Ilprocessotelematico.it, 20 giugno 2016, con nota di Ricuperati; Trib. Bari 4 maggio 2016). 9. Con la recente sentenza n. 32804/2023 la S.C., sull'assunto per il quale il pignoramento presso terzi si configura come fattispecie a formazione progressiva che inizia con la notificazione dell'atto al debitore e si perfeziona con la dichiarazione del terzo, ha chiarito che la mancata o inesistente notifica del pignoramento genera un vizio che, incidendo sulla struttura dell'intero procedimento e sul diritto di difesa del debitore, non è sanabile con la proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi ovvero, più in generale, in ragione della conoscenza della procedura esecutiva acquisita in altro modo dal debitore. COMMENTOIl procedimento di espropriazione presso terzi si caratterizza perché il pignoramento ha ad oggetto beni o somme di denaro appartenenti al debitore esecutato che si trovano in possesso di un terzo, sicché tutto il meccanismo processuale ruota intorno alla dichiarazione dello stesso. Di conseguenza, il pignoramento viene notificato anche al debitor debitoris, che è chiamato a rendere una dichiarazione specificando di quali cose o di quali somme è debitore o si trova in possesso e quando ne deve eseguire il pagamento o la consegna al debitore esecutato. Il terzo, tuttavia, rimane un soggetto estraneo alla procedura esecutiva, della quale non è parte (v., ex multis, Cass. III, n. 18352/2005). Il pignoramento presso terzi costituisce quindi una fattispecie complessa a formazione progressiva i cui elementi costitutivi sono rappresentati non solo dall'ingiunzione al debitore di astenersi da qualunque disposizione volta a sottrarre alla garanzia del credito esattamente indicato i beni che si assoggettano all'espropriazione ed i frutti di essi ma, altresì, dall'atto di pignoramento rivolto al debitor debitoris mediante il quale lo stesso è invitato a dichiarare, nelle forme di legge, di quali cose o di quali somme è debitore o si trova in possesso e dall'atto di collaborazione del terzo tramite il quale lo stesso rende la prescritta dichiarazione (Colesanti, Pignoramento prezzo terzi, in Enc. dir., XXX, Milano, 1989, 843; Vaccarella, L'espropriazione presso terzi, in Dig. civ., VIII, Torino, 1992, 950 ss.). Tali principi sono stati più volte enunciati nella stessa giurisprudenza di legittimità: la S.C. ha evidenziato, invero, che l'esecuzione forzata presso terzi si iscrive tra quelle a formazione progressiva, che si completa soltanto con la dichiarazione positiva del terzo ovvero con l'accertamento del relativo obbligo, momenti ai quali deve aversi pertanto riguardo per valutare la sussistenza del credito del debitore nei confronti del terzo, essendo invece irrilevante che lo stesso non esista al momento della notificazione del pignoramento (Cass. III, n. 12113/2013, in Foro it., 2014, n. 2, 1209, con nota di Desiato). Peraltro, gli effetti sostanziali del pignoramento exartt. 2913 e ss. c.c. nei confronti del debitore si producono sin dalla notifica dell'atto di pignoramento allo stesso (Trib. Vicenza n. 1795/2010), così come il vincolo di indisponibilità nei confronti del debitor debitoris. Inoltre, sebbene l'atto di pignoramento presso terzi costituisca una fattispecie complessa a formazione progressiva ogni singolo atto del quale lo stesso si compone ove viziato deve essere oggetto di tempestiva opposizione ex art. 617 c.p.c. (Cass. III, n. 6666/2011). L'atto di pignoramento presso terzi deve, poi, essere corredato dell'ingiunzione al debitore e dell'intimazione al terzo di non disporre, senza ordine del giudice, delle somme o delle cose dovute al debitore esecutato. Occorre considerare che un nuovo adempimento è stato introdotto dalla l. n. 206/2021, in vigore in parte qua dal 22 giugno 2022. In particolare, il creditore, entro la data dell'udienza di comparizione indicata nell'atto di pignoramento, notifica al debitore e al terzo l'avviso di avvenuta iscrizione a ruolo con indicazione del numero di ruolo della procedura e deposita l'avviso notificato nel fascicolo dell'esecuzione. La mancata notifica dell'avviso o il suo mancato deposito nel fascicolo dell'esecuzione determina l'inefficacia del pignoramento. Qualora il pignoramento sia eseguito nei confronti di più terzi, l'inefficacia si produce solo nei confronti dei terzi rispetto ai quali non è notificato o depositato l'avviso. In ogni caso, ove la notifica dell'avviso di cui al presente comma non sia effettuata, gli obblighi del debitore e del terzo cessano alla data dell'udienza indicata nell'atto di pignoramento. Il d.l. n. 19/2024, conv., con modif., in l. n. 56/2024, ha introdotto nel codice di procedura una nuova norma in tema di espropriazione presso terzi, ossia l'art. 551-bis, che, onde evitare che le somme pignorate presso i terzi (ad esempio, su conti correnti) restino bloccate senza limiti temporali in situazioni nelle quali il creditore non ha alcun interesse oppure la procedura sia rimasta sospesa per effetto di opposizioni, introduce uno specifico onere in capo al creditore stesso di esprimere il proprio interesse alla prosecuzione della procedura. Più in particolare si prevede che, anche qualora l'esecuzione sia sospesa, ove non sia intervenuto il provvedimento di assegnazione o la procedura si sia comunque conclusa con una chiusura anticipata, il pignoramento di crediti del debitore verso terzi perde efficacia decorsi dieci anni dalla notifica al terzo del pignoramento. Per evitare l'inefficacia del pignoramento nei due anni antecedenti alla scadenza del termine decennale di cui al primo comma il creditore pignorante o il creditore intervenuto può notificare a tutte le parti e al terzo una dichiarazione di interesse al mantenimento del vincolo pignoratizio. Tale dichiarazione deve essere corredata dall'indicazione della data di notifica del pignoramento, dell'ufficio giudiziario innanzi al quale è pendente la procedura esecutiva, delle parti, del titolo esecutivo e del numero di ruolo della procedura, nonché dall'attestazione che il credito persiste. La dichiarazione di interesse deve essere poi depositata nel fascicolo dell'esecuzione, a pena di inefficacia della stessa, entro dieci giorni dall'ultima notifica. Se la notifica della dichiarazione di interesse non è effettuata, il terzo è liberato dagli obblighi previsti dall'articolo 546 decorsi sei mesi dalla scadenza del termine di efficacia del pignoramento. Si puntualizza, inoltre, che il processo esecutivo si estingue di diritto decorsi dieci anni dalla notifica al terzo del pignoramento o della successiva dichiarazione di interesse. Tradizionale problematica interpretativa relativa all'art. 545 c.p.c. ed alle leggi speciali che limitano in vario modo la pignorabilità dei trattamenti stipendiali e pensionistici è quella relativa alle giacenze in conto corrente, ossia se tali importi, una volta confluiti sul conto corrente del debitore, perdano la loro specifica connotazione e siano pertanto liberamente aggredibili. In assenza, sino alle novità introdotte dal d.l. n. 83/2015, conv., con modif., nella l. n. 132/2015, era prevalsa nella prassi la tesi in forza della quale le somme provenienti da trattamento stipendiale o pensionistico una volta percepite dal debitore, in quanto affluite sul conto corrente del medesimo, perdono la loro specifica connotazione, rientrando nel patrimonio dell'obbligato, liberamente aggredibile dai creditori. In sostanza, il divieto di pignorabilità della pensione o dello stipendio, secondo tale impostazione, viene meno quando, una volta corrisposta, essa si confonde col patrimonio del percettore (Cass. civ. n. 3518/1985 e, più di recente, in sede di merito, tra le altre, Trib. Bari II, n. 2496/2010; Trib. Varese 4 maggio 2010 e Trib. Bolzano 3 febbraio 2010, entrambe in Corr. giur., 2011, 1145, con nota di Conte). Sulla questione è peraltro intervenuto il legislatore, con il d.l. n. 83/2015, prevedendo, nell'art. 545 c.p.c., una disciplina positiva che tutela maggiormente, almeno rispetto all'esigenza di un'esistenza dignitosa, i debitori esecutati. In particolare, viene effettuata la seguente distinzione: a) se le somme percepite a titolo di stipendio o pensione sono già confluite sul conto corrente in data anteriore al pignoramento, quest'ultimo potrà essere effettuato esclusivamente sulle giacenze del conto eccedenti un importo pari al triplo della pensione sociale (corrispondente, per l'anno in corso alla somma di Euro 1.380,84); b) per le somme percepite e quindi accreditate sul conto del lavoratore o del pensionato successivamente al pignoramento opereranno le limitazioni previste in generale dallo stesso art. 545 e dalla legislazione speciale. La stessa riforma di cui al d.l. n. 83/2015 ha chiarito che l'inefficacia, anche parziale, del pignoramento, per violazione dei limiti di pignorabilità sanciti dall'art. 545 c.p.c., è rilevabile d'ufficio dal giudice dell'esecuzione. Non può trascurarsi, poi, che, le Sezioni Unite, componendo il relativo contrasto, hanno sancito che l'amministratore unico o il consigliere d'amministrazione di una società per azioni sono ad essa legati da un rapporto di tipo societario che, in considerazione dell'immedesimazione organica che si verifica tra persona fisica ed ente, e dell'assenza del requisito della coordinazione, non è compreso in quelli previsti dall'art. 409, n. 3 c.p.c., sicché i compensi spettanti ai soggetti predetti per le funzioni svolte in ambito societario sono pignorabili senza i limiti previsti dell'art. 545, comma 4 c.p.c. (Cass. S.U., n. 1545/2017). Con una recente ordinanza di rimessione, la Terza Sezione Penale della Corte di cassazione ha rimesso al Primo Presidente, ai fini dell'assegnazione alle Sezioni Unite, al questione sul se i limiti di pignorabilità delle somme dovute a titolo di stipendio, di salario o di altre indennità relative al rapporto di lavoro o di impiego, comprese quelle dovute a titolo di licenziamento, nonché quelle dovute a titolo di pensione, di indennità che tengano luogo di pensione, o di assegno di quiescenza, previsti dall'art. 545 c.p.c., si applicano alla confisca per equivalente ed al sequestro ad essa finalizzato (Cass. pen., ord., n. 38068/2021). |