Atto introduttivo del procedimento di accertamento dell'obbligo del terzo (art. 549 c.p.c.)InquadramentoQualora il terzo renda una dichiarazione negativa o contestata ovvero non renda alcuna dichiarazione e l'allegazione solo generica del creditore non consenta l'emanazione dell'ordinanza di assegnazione, il creditore può chiedere l'accertamento dell'obbligo del terzo. Tale procedimento si svolge senza formalità dinanzi allo stesso giudice dell'esecuzione che decide con efficacia endoprocessuale mediante ordinanza suscettibile di opposizione ex art. 617 c.p.c. FormulaTRIBUNALE DI ... [1] GIUDICE DELL'ESECUZIONE PRESSO TERZI ISTANZA [2] Il Sig. ..., in qualità di creditore procedente nella procedura esecutiva presso terzi R.G. n. ..., rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine), dell'atto di precetto dall'Avv. ..., ed elettivamente domiciliato presso lo studio dello stesso in ..., via ... PREMESSO CHE – l'istante ha notificato al Sig. ... in data ... atto di precetto per ottenere il pagamento della complessiva somma di Euro ..., giusta titolo esecutivo, costituito da ..., notificato in data ...; – l'esponente ha quindi notificato al Sig. ... in data ... atto di pignoramento presso terzi, notificato al terzo Sig. ..., in qualità di datore di lavoro; – peraltro, il Sig. ... ha fatto pervenire, a mezzo PEC in data ..., una dichiarazione negativa [3] in ordine alla sussistenza del proprio obbligo, evidenziando che il Sig. ... non è suo dipendente; – tuttavia, risulta all'esponente a seguito di una indagine presso l'INPS che il Sig. ... è dipendente del Sig. ..., in qualità di ..., e percepisce uno stipendio mensile di Euro ...; – la circostanza può inoltre essere confermata da alcuni informatori; TUTTO CIÒ PREMESSO INVITA il debitore Sig. ... [4] ed il terzo Sig. ... a comparire all'udienza dinanzi al giudice dell'esecuzione del ..., ore ..., avvertendo gli stessi che il giudice ha concesso termine sino a dieci giorni prima per il deposito di memorie di costituzione e documenti; con vittoria di spese della fase [5]. Luogo e data ... Firma Avv. ... Si depositano: 1. Documentazione reperita presso l'INPS; 2. Elenco dei sommari informatori [6]. 1. La regola generale in tema di competenza per territorio nell'espropriazione presso terzi, dopo la riforma di cui al d.l. n. 132/2014, è quella per la quale la competenza spetta al Tribunale del luogo di residenza, domicilio o dimora del debitore esecutato; precedentemente, il foro era individuato in quello del terzo debitore. 2. Dopo la riforma di cui alla l. n. 228/2012, la prassi si era subito orientata nel senso della necessità della notifica dell'istanza, anche informale, al terzo (ed al debitore in quanto litisconsorte necessario) del provvedimento di fissazione dell'udienza e di un atto di significazione con indicazione del diritto del debitore nei confronti del terzo, entità e mezzi di prova ed indicazione della data dell'udienza con termine alle altre parti per deposito memorie. Sulla questione si è recentemente espressa la S.C., chiarendo che nell'espropriazione forzata presso terzi, il subprocedimento volto all'accertamento dell'obbligo del terzo postula, quale condizione di procedibilità, un'istanza della parte interessata – da formulare, in mancanza di previsioni specifiche, secondo il modello dell'art. 486 c.p.c. – che deve contenere l'allegazione del petitum e della causa petendi propri della domanda giudiziale e, cioè, l'indicazione della misura del credito del debitore verso il terzo (possibile anche per relationem fino a concorrenza dell'importo pignorato) e del titolo dell'obbligazione da accertare. Inoltre, poiché l'accertamento dell'obbligo del terzo postula l'istaurazione di un contraddittorio deformalizzato, è ammesso a tal fine il ricorso a qualsiasi modalità funzionale ad assicurare che l'istanza della parte interessata sia portata a conoscenza del debitore esecutato e del terzo pignorato, parti necessarie dell'incidente endoesecutivo sicché è idonea allo scopo la notificazione all'esecutato e al terzo, non comparsi all'udienza di articolazione dell'istanza, del verbale (o della memoria scritta depositata) che ne contiene la relativa formulazione (cfr. Cass. III, n. 23123/2022). 3. L'accertamento dell'obbligo del terzo può essere chiesto, inoltre, nell'ipotesi di dichiarazione positiva soltanto in parte ovvero quando il terzo pignorato non ha reso alcuna dichiarazione e considerata la non specifica allegazione del creditore nell'atto di pignoramento il giudice non ha ritenuto di emettere ordinanza di assegnazione. 4. La S.C. ha in realtà precisato che il debitore è già parte del procedimento esecutivo, sicché l'esigenza di assicurare il contraddittorio nei suoi confronti non sorge nella prima fase che segue alla contestazione della dichiarazione del terzo ma solo se il terzo stesso promuove opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 26185/2020). 5. Nell'esecuzione forzata presso terzi, le spese del subprocedimento di accertamento dell'obbligo del terzo non vanno liquidate sulla base del criterio di regolamentazione delle spese dell'espropriazione forzata (sancito dall'art. 95 c.p.c., ma incompatibile con l'incidente di accertamento), bensì – per analogia, in mancanza di un criterio di regolamentazione ad hoc e in ragione della strutturale fisionomia contenziosa del subprocedimento – secondo il principio della soccombenza per causalità sul quale si fonda la responsabilità del processo (Cass. III, n. 23123/2022). 6. Considerato il carattere deformalizzato del procedimento è opportuno che tutti i mezzi di prova diretti siano articolati già nell'atto introduttivo. COMMENTOLa riforma di cui alla l. n. 228/2012 ha introdotto una nuova disciplina in tema di accertamento dell'obbligo del terzo prevedendo, sul modello già introdotto nel 2005 per le controversie distributive, che quando sorgono questioni sulla dichiarazione del terzo, è lo stesso giudice dell'esecuzione che provvede sulle stesse con ordinanza che sarà opponibile ex art. 617 c.p.c. L'art. 549 c.p.c. precisa espressamente che la decisione resa dal Giudice dell'esecuzione sull'accertamento dell'obbligo del terzo ha effetti limitati al procedimento in corso, nonché per l'esecuzione fondata sul provvedimento di assegnazione: pertanto, tale ordinanza non è idonea al giudicato, assumendo, piuttosto, carattere sommario ed avendo finalità meramente esecutive, ossia volte a consentire il completarsi dell'iter processuale con l'emanazione del provvedimento di assegnazione. La S.C. ha così sottolineato che l'accertamento dell'obbligo del terzo si configura alla stregua di subprocedimento contenzioso interno alla procedura esecutiva, funzionalmente devoluto al giudice di questa e volto alla delibazione dell'effettiva esistenza di un diritto di credito ai soli fini dell'esecuzione in corso, sicché l'ordinanza che lo definisce è priva di rilievo o efficacia panprocessuale e inidonea, anche soltanto in potenza, alla formazione di un giudicato sull'an o sul quantum del debito del terzo nei confronti dell'esecutato (Cass. III, n. 23123/2022). L'ordinanza ha efficacia endoprocessuale, nell'obiettivo di consentire al creditore di soddisfare celermente la propria pretesa in sede esecutiva sicché non si può dubitare che nell'assetto novellato lo stesso agisca jure proprio (Saletti, Le novità dell'espropriazione presso terzi, in Riv. dir. proc., 2013, I, 11). Diversamente, nell'assetto precedente, qualora il terzo non avesse reso la prescritta dichiarazione o al fine di contestare la dichiarazione, su richiesta del creditore, il Giudice dell'esecuzione concedeva un termine per l'introduzione del giudizio di accertamento dell'obbligo del terzo soltanto all'esito del quale il pignoramento poteva ritenersi perfezionato (nell'ipotesi di accertamento di tale obbligo). L'art. 549 c.p.c., nella versione originaria dopo la riforma di cui alla l. n. 228/2012, stabiliva, peraltro, che il giudice dell'esecuzione procede agli accertamenti in ordine alla sussistenza dell'obbligo del terzo se “sorgono questioni sulla dichiarazione”. L'uso di una locuzione così generica aveva fatto sorgere l'interrogativo se il procedimento potesse essere aperto dal giudice dell'esecuzione d'ufficio ovvero se fosse sempre necessaria un'istanza di parte. L'espressione utilizzata rimandava anche sotto il tale profilo alle controversie distributive per il sorgere delle quali, come noto, è sufficiente che vi siano contestazioni al progetto di riparto senza un'istanza formale da parte di uno dei creditori concorrenti o del debitore. Nel sistema antecedente, invece, era pacifico che a fronte della dichiarazione negativa del terzo, il creditore chiedesse il giudizio di accertamento e che lo stesso seguisse, mentre non era sufficiente, a tal fine, la semplice contestazione della dichiarazione (cfr. Cass. III, n. 12113/2013, in Foro it., 2014, I, 1209, con nota di Desiato). In sede applicativa è stato quindi affermato che il creditore ha l'onere di incardinare il giudizio exartt. 548 e 549 c.p.c. e se lo stesso non è assolto, la procedura si estingue per il venir meno del potere di impulso alla scadenza del termine concesso dal giudice dell'esecuzione per incardinare il giudizio di accertamento e, tanto, a maggior ragione nel caso in cui il creditore istante ai sensi dell'art. 548 c.p.c., non solo non abbia introdotto il giudizio nei termini assegnatigli dal giudice, ma non abbia neppure richiesto di essere rimesso in termini ex art. 153 c.p.c. dimostrando di essere incorso in decadenza per causa a lui non imputabile (Trib. Bari II, 22 marzo 2012, n. 1048, in giurisprudenzabarese.it). A seguito della riforma, si era invece osservato, che l'attivazione dei poteri di dirimere la controversia sulle contestazioni mosse avverso la dichiarazione resa dal terzo non esige che venga spiegata una formale istanza di risoluzione ma è conseguenza del semplice fatto che siano state sollevate contestazioni (cfr. Trapuzzano, L'espropriazione presso terzi: dichiarazione e mancata comparizione, in Giustiziacivile.com, 2014, n. 3, 1 ss.). Il legislatore, modificando, in linea con il principio di economia processuale e con la circostanza che l'unico soggetto interessato all'accertamento dell'obbligo del terzo è il creditore, ha precisato, in sede di conversione del d.l. n. 83/2015, che il Giudice dell'esecuzione svolge gli accertamenti necessari all'accertamento dell'obbligo del terzo su istanza di parte. Peraltro, deve ritenersi che la relativa legittimazione competa al creditore procedente come ai creditori intervenuti titolati in quanto aventi il potere per agire in sede esecutiva. Il terzo non è, per definizione, parte della procedura esecutiva. Come evidenziato dalla dottrina più autorevole, infatti, il terzo pignorato non è soggetto passivo dell'esecuzione, anche se interessato e toccato di riflesso da quest'ultima per la sua qualità di debitor debitoris, in forza della quale gli viene richiesto di non adempiere nei confronti del proprio creditore diretto sicché la partecipazione del terzo è strumentale all'attuazione del credito ed il terzo assume la veste di una sorta di ausiliario del giudice dell'esecuzione (Colesanti, Il terzo pignorato nell'espropriazione di crediti, Milano, 1967, II, 232 ss.). Diversamente, il terzo è parte del procedimento volto all'accertamento del proprio obbligo. È controverso se nel “giudizio” di accertamento dell'obbligo del terzo c.d. endoesecutivo operi un principio analogo a quello dispositivo in tema di prove o se invece vi sia, anche a prescindere dalle richieste delle parti ed in particolare del creditore, un potere istruttorio officioso. Secondo un primo orientamento, affermato anche in giurisprudenza, dovrebbe ritenersi che nell'attività istruttoria il giudice sia “svincolato” dalle richieste delle parti. Sul punto si è invero osservato che: a) l'art. 115 nella parte in cui stabilisce che il giudice deve porre a fondamento della decisione le prove richieste dalle parti fa salva una diversa previsione di legge, previsione che dovrebbe individuarsi nell'art. 549 nella parte in cui demanda al giudice il potere di compiere necessari accertamenti per la decisione incidentale sull'esistenza e l'ammontare del credito; b) il potere inquisitorio del Giudice dell'esecuzione potrebbe trarsi dall'art. 185 disp. att. e dalla natura camerale del procedimento, avendo riguardo al tradizionale orientamento per il quale nell'assunzione di informazioni ex art. 738, ultimo comma, nell'ambito dei procedimenti in camera di consiglio il giudice sarebbe svincolato dall'osservanza del principio dell'onere della prova e del principio dispositivo (Trib. Milano, ord., 3 marzo 2014). Altra tesi opina nel senso opposto, ossia ritenendo sussistente l'onere della prova in capo alle parti ed il principio dispositivo (Trapuzzano, L'espropriazione presso terzi: dichiarazione e mancata comparizione, in Giustiziacivile.com, 2014, n. 3, 3 ss.). Quest'orientamento era stato avallato anche da quella giurisprudenza di merito per la quale, ove il debitor debitoris renda dichiarazione negativa in ordine alla sussistenza del debito verso il debitor creditoris, su istanza del creditore pignorante, il giudice dell'esecuzione compie i necessari accertamenti in via deformalizzata per verificarne la ricorrenza, facendo applicazione degli ordinari criteri di distribuzione dell'onere della prova (Trib. Latina 26 aprile 2014, in Giustiziacivile.com, 24 settembre 2014, con nota di Trapuzzano). La S.C. ha corroborato, peraltro, la prima impostazione interpretativa nel chiarire che lo svolgimento del subprocedimento per l'accertamento dell'obbligo del terzo è sottratto al regime delle preclusioni proprio dei giudizi di cognizione ed è rimesso alle determinazioni del giudice dell'esecuzione che, salvi il rispetto del contraddittorio e la tutela effettiva del diritto di difesa delle parti, è legittimato a disporre d'ufficio ogni mezzo di prova ritenuto necessario, anche superando i limiti di ammissibilità stabiliti dal codice civile e le rigide modalità di assunzione prescritte dal codice di procedura civile (Cass. III, n. 23123/2022). Sotto un distinto profilo, una parte della dottrina ha comunque osservato che poiché il procedimento si svolge in un contesto esecutivo, tuttavia, non sarà ammesso l'interrogatorio formale del terzo pignorato, mentre l'istruttoria, ferma questa sola limitazione, potrà svolgersi in modo informale [diffusamente Giordano (-Trapuzzano), La riforma del processo civile, Milano, 2015, 262 e ss.]. Pertanto, ampio spazio potrà dunque essere dato alla produzione di documenti, anche contenenti dichiarazioni di terzi informati sui fatti, in ragione della deformalizzazione del procedimento. Nello svolgimento degli adempimenti probatori che gli competono, il creditore procedente potrà avvalersi della regola di cui all'art. 2704 c.c. e delle altre regole istruttorie che concedono privilegi probatori a coloro i quali non siano parte del rapporto controverso (Saletti , Le novità dell'espropriazione presso terzi, cit., 13). Su richiesta di parte, il giudice potrà, poi, ricorrendone i presupposti, ordinare l'esibizione di documenti ex art. 210 c.p.c. (Farina , L'espropriazione presso terzi dopo la legge n. 228 del 24 dicembre 2012, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2014, n. 1, 235 ss., spec. 245). Potranno inoltre essere disposte consulenze tecniche (ad esempio di carattere contabile per il corretto computo degli interessi), anche d'ufficio, purché non aventi finalità meramente esplorativa e volte ad eludere il rispetto delle regole in tema di riparto dell'onere della prova (in giurisprudenza, nel senso che non è sufficiente per accogliere la domanda di accertamento dell'obbligo del terzo la richiesta di consulenza tecnica contabile non supportata da idonea documentazione, avendo la stessa carattere esplorativo, v. Trib. Bari II, 20 giugno 2012, n. 2270, in giurisprudenzabarese.it). Inoltre potranno essere espletate prove costituende, ascoltando testimoni e disponendo l'interrogatorio libero, pur con le modalità proprie di un'istruttoria deformalizzata. |