Istanza di nomina del curatore speciale in ipotesi di conflitto di interessi con il rappresentato

Cristina Asprella

Inquadramento

L'art. 78, comma 2 c.p.c. prevede la nomina di un curatore speciale per l'ipotesi in cui la persona deputata alla rappresentanza processuale del soggetto (ad esempio, un minore) sia con lo stesso in conflitto di interessi.

Il d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

Formula

TRIBUNALE DI ... [1]

ISTANZA DI NOMINA DI CURATORE SPECIALE EX ART. 78, COMMA 2, C.P.C.

Ill.mo Presidente

Il sottoscritto il Sig. ..., nato a ..., il ... C.F. ..., residente in ... alla via ....

PREMESSO CHE

– il Sig. ... è socio della Società ... il cui amministratore, il Sig. ..., ha posto in essere gravi irregolarità distraendo una parte considerevole del patrimonio sociale;

– Nella veste di socio e nell'interesse della Società ... il Sig. ... ha intenzione di proporre l'azione sociale di responsabilità nei confronti dell'amministratore Sig. ...;

– Poiché l'amministratore, il Sig. ..., è ancora il titolare dei poteri di rappresentanza sostanziale della società, essendo a tutt'oggi il suo amministratore;

– È pertanto interesse del Sig. ... chiedere la nomina di un curatore speciale che rappresenti la società nell'azione di responsabilità essendo evidente ed attuale il conflitto di interessi tra il Sig. ..., amministratore della società e la società da esso rappresentata;

Tutto ciò premesso, il Sig. ..., nella qualità di socio della Società ...

CHIEDE

All'Ill.ma Autorità Giudiziaria adita di accogliere la presente istanza di nomina del curatore speciale alla Società ... data l'esistenza di un conflitto di interessi tra l'amministratore della stessa che è anche dotato del relativo potere di rappresentanza sostanziale e la società rappresentata, ai fini dell'azione di responsabilità.

Luogo e data ...

... (sottoscrizione istante)

... Depositato in Cancelleria [2]

1. Quando l'esigenza della nomina di un curatore speciale ex art. 78 c.p.c. si manifesta nel corso del giudizio e in relazione ad esso, l'istanza va proposta al giudice, sia esso monocratico che collegiale, della causa pendente, senza che a ciò osti la riconducibilità del provvedimento di cui all'art. 80 c.p.c. alla giurisdizione volontaria (Cass. III, n. 7362/2015).

2. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici.

Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro.

In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali.

COMMENTO

Secondo la tesi tradizionale e prevalente è ravvisabile un conflitto d'interessi tra chi è incapace di stare in giudizio personalmente ed il suo rappresentante legale, ogni volta che l'incompatibilità delle rispettive posizioni è anche solo potenziale, a prescindere dalla sua effettività, sicché la relativa verifica va compiuta in astratto ed ex ante secondo l'oggettiva consistenza della materia del contendere dedotta in giudizio, anziché in concreto ed “a posteriori” alla stregua degli atteggiamenti assunti dalle parti nella causa (Cass. II, n. 13507/2002). In sostanza, in tema di rappresentanza sostanziale nel processo, va ravvisata una situazione di conflitto di interessi tra rappresentante e rappresentato, tale da comportare la necessità della nomina di un curatore speciale ex art. 78 c.p.c., ogni volta che sia dedotta in giudizio una situazione giuridica idonea a determinare la possibilità che il potere rappresentativo sia esercitato dal rappresentante in contrasto con l'interesse del rappresentato, e, quindi, anche se il conflitto si configuri come solo potenziale, non essendo necessaria la evidente ricorrenza di sintomi indicativi della effettività del conflitto stesso (Cass. II, n. 10822/2001). Più di recente si è invece evidenziato che la verifica del conflitto del conflitto di interessi tra chi è incapace di stare in giudizio personalmente ed il suo rappresentante legale va operata in concreto, alla stregua degli atteggiamenti assunti dalle parti nella causa, e non in astratto ed ex ante, ponendosi una diversa soluzione in contrasto con il principio della ragionevole durata del processo (Cass. II, n. 1721/2016).

Il contrasto all'interno della giurisprudenza di legittimità in tema di nomina del curatore speciale ex art. 78 c.p.c., inoltre, non appare circoscritto alla questione dell'individuazione, in concreto ovvero ex ante, delle ipotesi di conflitto di interessi che giustificano la stessa, ma sembra estendersi anche alle conseguenze della relativa omissione ove rilevata in sede di appello. In particolare, secondo una giurisprudenza, l'art. 78, comma 2 c.p.c., si riferisce ai casi in cui sorga un conflitto di interessi tra rappresentante e rappresentato non altrimenti disciplinato da norme sostanziali, per cui, nei casi di conflitto, la parte non può esercitare direttamente i poteri che le norme le riconoscono, dovendo gli stessi essere esercitati da un curatore speciale, la cui mancata nomina attiene all'esercizio dei poteri processuali e non al contraddittorio, sicché, in base al principio secondo il quale le ipotesi di rimessione della causa al primo giudice sono quelle tassativamente dagli artt. 353 e 354 c.p.c., il giudice di appello, in difetto della suddetta nomina in primo grado per la risoluzione dell'indicato conflitto, deve decidere la causa nel merito, rinnovando eventualmente gli atti nulli (Cass. III, n. 20659/2009). È stato, di contro, affermato, all'interno della medesima giurisprudenza della Corte, che il principio posto dall'art. 78, comma 2 c.p.c., secondo cui in caso di conflitto di interessi tra rappresentante e rappresentato deve nominarsi a quest'ultimo un curatore speciale, ha validità generale e comprende tutti i casi in cui vi sia un contrasto tra centro autonomo di interessi ed il suo rappresentante, di modo che il giudice, in tali situazioni, deve rilevare anche d'ufficio il difetto di rappresentanza e rinviare la causa al giudice di primo grado (Cass. I, n. 2800/1995).

Rappresentanza dei minori.

Alcune pronunce della giurisprudenza di legittimità hanno chiarito il quadro nell'ipotesi di rappresentanza dei minori, utilizzando il criterio detto della “impostazione binaria”. In sostanza bisogna far riferimento al complesso delle norme relative alla tutela del minore e quindi non soltanto alla previsione contenuta nell'art. 78 c.p.c. ma anche agli artt. 3 e 12 della Convenzione sui diritti del fanciullo, specificamente gli artt. 4, par. 1 e 9 par. 1 della stessa. Laddove pertanto non vi sia una astratta preindividuazione da parte del legislatore delle fattispecie in cui sarebbe ravvisabile il conflitto di interessi (ad es. art. 244, comma 6, c.d. art. 247, commi 2, 3 e 4, c.c.) il giudice sarebbe chiamato ad accertare, nelle ipotesi concrete, la presenza di una situazione di incompatibilità tra gli interessi di rappresentante e rappresentato. Al riguardo rileva citare una recente giurisprudenza di legittimità che ha chiarito che il conflitto d'interessi tra padre e figlio minore che legittima la nomina di un curatore speciale sussiste soltanto quando i due soggetti si trovino o possano in seguito trovarsi in posizione di contrasto, nel senso che l'interesse proprio del rappresentante, rispetto all'atto da compiere, mal si concili con quello del rappresentato, cosicché il conflitto in questione non si configura quando, pur avendo tali soggetti un interesse proprio e distinto al compimento dell'atto, questo corrisponda al vantaggio comune di entrambi, per cui i due interessi secondo l'apprezzamento del giudice del merito, incensurabile in sede di legittimità se congruamente tra loro concorrenti e compatibili (Cass. VI, n. 8438/2018). La recente giurisprudenza di legittimità ha precisato che, ove i genitori siano divenuti tali in assenza di legami sentimentali e di un progetto parentale comune ma a seguito di un incontro volutamente episodico a fini esclusivamente procreativi tra persone mai viste prima, e a tale genesi dell'evento procreativo segua in modo univoco una gestione sui generis della genitorialità e/o la volontà di ciascuno dei genitori, o anche di uno solo di essi, di escludere l'altro da ogni rapporto con il figlio, è ravvisabile un potenziale conflitto di interessi tra genitori e figlio, che impone la salvaguardia dell'interesse del minore tramite la nomina del curatore speciale (Cass. I, n. 7734/2022). O ancora rispetto alla necessità della verifica in concreto si è detto che nel procedimento disciplinato dall'art. 250 c.c., teso al riconoscimento del figlio che non abbia compiuto i quattordici anni, quest'ultimo non assume la qualità di parte, per cui la nomina di un curatore speciale è necessaria solo ove il giudice lo ritenga opportuno in considerazione del profilarsi, in concreto, di una situazione di conflitto di interessi (Cass. I, n. 275/2020; sempre sulla verifica in concreto si veda Cass. I, n. 11554/2018). In tema di adozione in casi particolari ex art. 44, comma 1, lett. d), della l. n. 184/1983, la recente giurisprudenza di legittimità ha statuito che nel contenzioso che veda coinvolti solo i parenti del minore, pur non emergendo un vero e proprio conflitto di interessi tra quest'ultimo ed i genitori, è necessaria la nomina di un curatore speciale, al fine di garantire il suo migliore interesse ed interloquire circa la contrapposizione emersa tra i familiari sulla richiesta di cd. adozione mite (Cass. I, n. 25073/2024).

La riforma 2021/2022

La l. n. 206/2021 (art. 1, comma 30) ha inizialmente inserito nell'art. 78 c.p.c. due commi ulteriori rispetto alle originarie previsioni e, in particolare, i commi 3 e 4. A norma del comma 3 si prevedeva che il giudice provvede alla nomina del curatore speciale del minore, anche d'ufficio e a pena di nullità degli atti del procedimento in 4 specifiche ipotesi, ossia nel caso in cui il p.m. abbia richiesto la decadenza dalla responsabilità genitoriale di entrambi i genitori, o in cui uno dei genitori abbia chiesto la decadenza dell'altro; in caso di adozione dei provvedimenti ex art. 403 c.c. o di affidamento del minore; nel caso in cui dai fatti emersi nel procedimento venga alla luce una situazione di pregiudizio per il minore tale da precluderne l'adeguata rappresentanza processuale da parte di entrambi i genitori; quando ne faccia richiesta il minore che abbia compiuto 14 anni. Il comma 4, a sua volta, prevedeva che in ogni caso il giudice può nominare un curatore speciale quando i genitori appaiono per gravi ragioni temporaneamente inadeguati a rappresentare gli interessi del minore; il provvedimento di nomina deve essere succintamente motivato. Infine, la l. n. 206/2021 (art. 1, comma 31, lett. b), ha inserito un ultimo comma nel disposto dell'art. 80 c.p.c. secondo cui al curatore speciale del minore (di cui alle corrispondenti previsioni prima riportate contenute nell'art. 78 c.p.c.), il giudice può attribuire nel provvedimento di nomina, o con provvedimento non impugnabile adottato nel corso del giudizio, specifici poteri di rappresentanza sostanziale. Il curatore speciale del minore procede al suo ascolto. Il minore che abbia compiuto 14 anni, i genitori esercenti la responsabilità genitoriale, il tutore o il p.m. possono chiedere con istanza motivata al presidente del tribunale o al giudice che procede, che decide con decreto non impugnabile, la revoca del curatore per gravi inadempienze o perché mancano o sono venuti meno i presupposti per la sua nomina.

In ossequio a quanto indicato nell'art. 1, comma 23, lett. a), ultima parte della l. n. 206/2021, ove si specifica che l'introduzione del rito unitario per le persone, i minorenni e le famiglie avrebbe comportato la necessità di abrogare, riordinare, coordinare, modificare e integrare le disposizioni vigenti, il legislatore ha trasposto all'interno delle nuove disposizioni sul rito unitario anche le disposizioni relative al curatore speciale del minore, introdotte dalla legge citata, ai commi 30 e 31. Pertanto sono stati abrogati gli artt. 78, commi 3 e 4, e l'art. 80, comma 3 c.p.c., e le relative disposizioni sono state trasposte all'interno dell'art. 473-bis.8 c.p.c. Il curatore speciale del minore previsto da quest'ultima disposizione normativa (che è, come indicato, la trasposizione delle norme prima contenute negli artt. 78 e 80 c.p.c.) è una figura processuale, soggetto individuato nella maggioranza dei casi tra avvocati altamente specializzati, che deve rappresentare il minore nei casi di conflitto di interessi con i genitori. Si fa riferimento, in particolare alle ipotesi delineate dalla norma, ossia ai procedimenti di decadenza, ai procedimenti ex art. 403 c.c., di affidamento etero-familiare del minore, oppure nei casi in cui vi sia richiesta espressa del minore che abbia compiuto 14 anni di età. Il curatore speciale del minore esaurisce i suoi compiti, anche ove gli siano stati assegnati specifici poteri sostanziali, con la definizione del procedimento in cui è avvenuta la nomina. Per le relative formule, data la trasposizione delle previsioni in questione nell'ambito della specifica disciplina, si rinvia alle formule relative al rito unitario per le persone, i minorenni e le famiglie.

Appare consolidato l'orientamento per il quale, nell'ipotesi di omessa nomina di un curatore speciale previsto dall'art. 78, comma 2 c.p.c. quando vi sia conflitto d'interessi con il rappresentante, il vizio di costituzione del rapporto processuale, determinando la nullità dell'intero giudizio per violazione della garanzia costituzionale del diritto di difesa di cui all'art. 24 Cost., deve essere rilevato dal giudice d'ufficio in qualsiasi stato e grado del giudizio ed anche in sede di legittimità, sempreché sulla questione non si sia formato il giudicato interno, atteso che si verte in tema di rappresentanza sostanziale nel processo e non di rappresentanza sostanziale, essendo invece in quest'ultima ipotesi rimessa all'apprezzamento del giudice di merito – come tale non deducibile per la prima volta né rilevabile d'ufficio in sede di legittimità – l'indagine sulla compatibilità o meno dell'interesse del rappresentante con quello del rappresentato (Cass. II, n. 8803/2003).

Va inoltre segnalato che la norma dell'art. 78 c.p.c. esprime un principio generale che, pertanto, trova applicazione ogni volta che si verifichi un contrasto tra un centro di imputazione di interessi, indipendentemente dalla sua personalità giuridica, e colui che lo rappresenta. Il riferimento è ad esempio al caso di conflitto di interessi tra fallimento e curatore.

Infine va detto che il curatore speciale, nominato per rappresentare in sede negoziale un incapace in conflitto d'interessi con il suo rappresentante legale, è l'unico legittimato ad agire o a resistere in giudizio in suo nome nelle controversie che ne derivano (Cass. II, n. 13507/2002).

D.m. 7 agosto 2023, n. 110

Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema:

a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto;

b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge;

c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio;

d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione;

e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi;

f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale;

g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti;

h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate;

i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale;

j. Il valore della controversia;

k. La richiesta di distrazione delle spese;

l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono.

Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di:

a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione;

b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio;

c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza.

Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi.

Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note.

Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3.

Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali.

L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato.

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