Ricorso per regolamento preventivo di giurisdizione (art. 41 c.p.c.)

Cristina Asprella

Inquadramento

Il regolamento di giurisdizione è uno strumento preventivo, non un mezzo di impugnazione. Esso consente alle parti di investire direttamente della questione di giurisdizione la Corte di cassazione senza aspettare la pronuncia del giudice di primo grado. Si evita, in tal modo, un inutile dispendio di attività giurisdizionale ma anche ipotetici conflitti positivi o negativi sulla giurisdizione. Esso non si configura come un mezzo di impugnazione perché non presuppone l'esistenza di una pronuncia del giudice che si possa impugnare, anzi presuppone che non vi sia alcuna pronuncia né di rito né di merito, del giudice in primo grado. Ne discende che, è inammissibile il regolamento preventivo di giurisdizione proposto nell'ambito di un processo esecutivo o nei giudizi di opposizione incidentali all'esecuzione. Questo principio si fonda sulla distinzione tra processo esecutivo e processo di cognizione, essendo quest'ultimo l'unico contesto in cui è legittima l'applicazione del rimedio processuale del regolamento di giurisdizione (Cass. S.U., N. 18633/2024).

Va segnalato che il d.lgs. n. 149/2022, attuativo della legge delega n. 206/2021, incide sulla disciplina dell'art. 37 c.p.c. La norma, nella nuova formulazione, prevede che «Il difetto di giurisdizione del giudice ordinario nei confronti della pubblica amministrazione è rilevato, anche d'ufficio, in qualunque stato e grado del processo. Il difetto di giurisdizione nei confronti del giudice amministrativo e dei giudici speciali, è rilevato anche d'ufficio nel giudizio di primo grado. Nei giudizi di impugnazione può essere rilevato solo se oggetto di specifico motivo, ma l'attore non può impugnare la sentenza per denunciare il difetto di giurisdizione del giudice da lui adito».

La modifica dell'art. 37 c.p.c. si legge in un'ottica di adeguamento agli interventi della Corte di Cassazione sulla rilevabilità del difetto di giurisdizione. È noto, infatti, che la possibilità di sollevare l'eccezione di difetto di giurisdizione in qualunque stato e grado del processo, è stata interpretata dalle Sezioni Unite nel senso che il giudice può rilevare anche d'ufficio il difetto di giurisdizione fino a quando sul punto non si sia formato il giudicato esplicito o implicito, con la conseguenza che nei giudizi di impugnazione il difetto di giurisdizione è rilevabile ove dedotto con uno specifico motivo di impugnazione contro il capo della pronuncia che, anche implicitamente, abbia statuito sulla giurisdizione.

Come specifica la Relazione Illustrativa della riforma 2022, inoltre, il diritto vivente esclude che l'attore che abbia promosso la causa dinanzi al giudice ordinario e sia rimasto soccombente nel merito possa esercitare un ripensamento sulla giurisdizione, sollevando con l'impugnazione una auto-eccezione di difetto di giurisdizione. La riforma pertanto adegua la norma dell'art. 37 c.p.c. al diritto vivente; in conseguenza di ciò è stato espunto dall'art. 37, comma 1 c.p.c. l'inciso “o dei giudici speciali” così restringendo alle ipotesi di difetto assoluto di giurisdizione la rilevabilità anche d'ufficio in qualunque stato e grado del processo del difetto di giurisdizione. Il comma 2 della norma, sempre nella versione modificata dalla riforma 2022, regola le questioni di riparto di giurisdizione tra giudice ordinario e giudici speciali; il difetto di giurisdizione del giudice ordinario nei confronti del giudice amministrativo e dei giudici speciali è rilevato in primo grado anche d'ufficio; in sede di impugnazione, invece, la questione di giurisdizione rimane “aperta” ove vi sia un'eccezione in tal senso proposta con l'appello principale o con quello incidentale, mentre la questione non può riaprirsi laddove, dopo due gradi di giudizio, l'eccezione venga sollevata per la prima volta in sede di cassazione. Inoltre, si prevede, nell'ottica della autoresponsabilità, che il difetto di giurisdizione non sia proponibile dall'attore per contestare la giurisdizione del giudice che ha adito; l'attore pertanto non può sollevare, con l'atto di appello, il difetto di giurisdizione del giudice che ha prescelto lui stesso.

In stretta correlazione con le modifiche apportate agli artt. 47,48 e 369 c.p.c., di semplificazione della trasmissione dei fascicoli alla Corte di Cassazione quando è proposto regolamento di competenza, si è introdotto con la riforma 2022, l'art. 137-bis disp. att. c.p.c., onerando la cancelleria della Corte di Cassazione di acquisire, entro 60 giorni dal deposito del ricorso, cioè entro 20 giorni dal deposito del controricorso, direttamente il fascicolo d'ufficio tenuto dalla cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato o che ha sollevato il regolamento di competenza d'ufficio. Analogo onere di acquisizione del fascicolo d'ufficio a cura della cancelleria della Corte di cassazione si è previsto in riferimento al regolamento di giurisdizione (art. 41 c.p.c.), nei casi di impugnativa delle decisioni dei giudici speciali o di conflitti di giurisdizione (art. 362 c.p.c.) e nel caso di rinvio pregiudiziale (art. 363-bis c.p.c.).

Formula

RICORSO PER REGOLAMENTO DI GIURISDIZIONE EX ART. 41 C.P.C.[1]

CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONI UNITE

Per la società ... [2] in persona del legale rappresentante pro-tempore Sig. ..., rappresentata e difesa per mezzo di procura speciale in calce, allegata al presente atto [3] dall'Avv. ..., C.F. ... indirizzo PEC ..., ed elettivamente domiciliata presso il suo studio in ... alla via ... [4]

CONTRO

La Società ... in persona del legale rappresentante pro-tempore Sig. ... [5], elettivamente domiciliata presso lo studio dell'Avv. ..., sito in ... alla via ..., n. ... e da esso rappresentata e difesa per procura allegata/in calce all'atto di citazione [6];

***

CODICE MATERIA: Codice materia correlato al codice-oggetto del giudizio di merito (ad eccezione del giudizio tributario), secondo le disposizioni riportate sul sito della Corte di Cassazione e allegate al Protocollo d'Intesa 1° marzo 2023 (All. n. 1), al fine della corretta assegnazione del ricorso alla Sezione tabellarmente competente.

***

VALORE DELLA CONTROVERSIA: (Specificazione del valore della controversia ai fini della determinazione del contributo unificato).

PAROLE CHIAVE: Massimo dieci parole che descrivano sinteticamente la materia oggetto del giudizio.

SINTESI DEI MOTIVI (Nel Protocollo 1° marzo 2023 si specifica che la sintesi dei motivi del ricorso, in non più di alcune righe per ciascuno di essi e contrassegnandoli numericamente, deve contenere la specifica indicazione, per ciascun motivo, delle norme di legge che la parte ricorrente ritenga siano state violate dal provvedimento impugnato e delle questioni trattate. Nella sintesi deve essere indicato per ciascun motivo anche il numero delle pagine ove inizia lo svolgimento delle relative argomentazioni a sostegno nel prosieguo del ricorso, eventualmente inserendo il link di invio diretto alla pagina di riferimento).

ESPONE

– la Società ... è stata convenuta dalla Società ... dinanzi al Tribunale di ... per essere condannata al pagamento della somma di Euro ... a titolo di corrispettivo per il contratto di fornitura di servizi portuali, da espletarsi presso il Porto gestito dalla società odierna attrice, oltre agli interessi, al risarcimento del danno e agli accessori di legge e con vittoria di spese del giudizio;

– che la società ... si è costituita con comparsa di costituzione e risposta depositata il ... e ha eccepito in via pregiudiziale il difetto di giurisdizione [7] per l'esistenza di una clausola compromissoria di arbitrato estero, contenuta nell'art. 16 del Contratto di Servizio Portuale intercorso con la Società ... in data ... e di avere in subordine eccepito l'estinzione per prescrizione del credito vantato;

– che il procedimento in questione è pendente [8] presso il Tribunale di ... n. R.G. ... Giudice Dott. ... [9]

DIRITTO [10]

– La domanda proposta dalla società ... non rientra nella cognizione del giudice italiano essendo devoluta in arbitrato estero in virtù di compromesso stipulato il ... per atto del Notaio ...

– In presenza di una clausola compromissoria di arbitrato estero, l'eccezione di compromesso, attesa la natura giurisdizionale e sostitutiva della funzione del giudice ordinario da attribuirsi all'arbitrato rituale in conseguenza della disciplina complessivamente ricavabile dalla disciplina normativa vigente (l. n. 5/1994 e d.lgs. n. 40/2006), deve ricomprendersi, a pieno titolo, nel novero di quelle di rito, dando così luogo ad una questione di giurisdizione e rendendo ammissibile il regolamento preventivo ex art. 41 c.p.c.[11];

– pertanto la attuale ricorrente, società ..., come in epigrafe rappresentata e difesa, chiede che siano accolte le seguenti

CONCLUSIONI [12]

1) Voglia l'Ecc.ma Corte ora adita dichiarare il difetto di giurisdizione del giudice italiano in favore dell'arbitrato estero ... [13].

Con vittoria di spese, competenze ed onorari del presente giudizio.

Si producono in copia e verranno depositati, insieme all'originale notificato del presente ricorso, i seguenti documenti [14]:

1) [istanza di trasmissione del fascicolo d'ufficio] [15];

2) ....

Il ricorso è stato redatto in conformità alle indicazioni tecniche contenute nel Protocollo sottoscritto in data 1° marzo 2023 dalla Corte Suprema di Cassazione, la Procura Generale della Corte di Cassazione, l'Avvocatura Generale dello Stato e il Consiglio Nazionale Forense.

Ai sensi dell'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002, si dichiara che il valore del presente processo è pari ad Euro ....

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA SPECIALE [16]

1. La Corte di Cassazione, la Procura Generale della Corte di Cassazione, l'Avvocatura Generale dello Stato e il Consiglio Nazionale Forense, in data 1° marzo 2023 hanno approvato un Protocollo d'Intesa sul processo civile in cassazione e che con la sottoscrizione di tale Protocollo hanno cessato di avere validità tutti i precedenti protocolli sottoscritti dalle stesse parti in materia civile. Nel Protocollo in questione viene indicato uno schema di redazione del ricorso e si conviene che per facilitare la lettura si utilizzino caratteri di tipo corrente e di dimensioni di almeno 12 pt nel testo, con interlinea 1,5 e margini orizzontali e verticali di almeno 2,5 cm. Al Protocollo del 1° marzo 2023 sono annessi due allegati e, in particolare, l'All. n. 1 che contiene l'elenco dei codici materia e l'All. n. 2 che contiene l'elenco degli atti di parte ed allegati codificati. Come indicato espressamente nella Premessa del nuovo Protocollo d'intesa, questo “testo unico dei protocolli” è destinato a creare una prassi di organizzazione e una interpretazione comune dei profili problematici delle modifiche legislative, soprattutto a seguito dell'entrata in vigore della riforma del processo civile effettuata con il d.lgs. n. 149/2022. In ossequio al principio di chiarezza e sinteticità degli atti e provvedimenti di cui al modificato art. 121 c.p.c., vengono innanzitutto ribadite le regole redazionali già contenute nel Protocollo del 2015, con le modifiche imposte dalla obbligatorietà del processo civile telematico e l'adozione di un modulo redazionale dei ricorsi. I ricorsi, il cui schema viene elencato in Formula, devono essere redatti con caratteri di tipo corrente e di dimensioni di almeno 12 pt nel testo, con interlinea 1,5 e margini orizzontali e verticali di almeno 2,5 cm. Tutte le indicazioni relative ai ricorsi, comprese quelle sulle misure dimensionali e sui caratteri, si estendono, nei limiti della compatibilità, anche ai controricorsi, mentre le memorie illustrative non devono superare, di regola, le 15 pagine, con osservanza delle stesse raccomandazioni rispetto all'uso dei caratteri previsti per i ricorsi. In ogni caso si chiarisce che il mancato rispetto dei limiti dimensionali e delle ulteriori indicazioni previste nel Protocollo non comporta l'inammissibilità o l'improcedibilità del ricorso e degli altri atti difensivi, a meno che ciò non sia espressamente previsto per legge. Laddove, per la particolare complessità delle questioni trattate, esse non siano “ragionevolmente comprimibili” negli spazi dimensionali indicati nel Protocollo, devono essere esposte specificamente, nell'ambito del ricorso o dell'atto difensivo interessato, le ragioni per cui è necessario scrivere un numero maggiore di pagine; la presentazione di un ricorso incidentale, nel contesto di un controricorso, costituisce già di per sé una ragione giustificatrice di un superamento ragionevole dei limiti dimensionali fissati. Laddove si riscontri l'infondatezza delle motivazioni addotte per superare tali limiti dimensionali, pur non derivandone l'inammissibilità del ricorso o dell'atto difensivo, essa può essere valutata ai fini della liquidazione delle spese. Vengono altresì indicate alcune parti del ricorso che sono escluse dai limiti dimensionali sopra ricordati e che sono, in particolare, l'intestazione, l'indicazione delle parti processuali, del provvedimento impugnato, dell'oggetto del giudizio, del valore della controversia, della sintesi dei motivi e delle conclusioni, l'elenco degli atti, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi su cui si fonda il ricorso; la procura in calce e la relazione di notificazione. Si prevede, inoltre, che l'uso di particolari tecniche di redazione degli atti – ad es. allorché consentano la ricerca testuale all'interno dell'atto e dei documenti allegati, nonché la navigazione all'interno dell'atto, tali da agevolare la consultazione e la fruizione da parte del giudice e delle altre parti del processo, comporta l'aumento del compenso professionale dell'avvocato (ex art. 4, comma 1-bis d.m. n. 55/2014).Si rinvia al testo del Protocollo, consultabile sul sito della Corte di Cassazione per quanto non contenuto nel presente Schema e per le disposizioni ulteriori ivi contenute, ad es. quelle relative al rito camerale unificato, al procedimento per la decisione accelerata dei ricorsi ex art. 280-bis c.p.c., alla digitalizzazione degli atti nei processi civili davanti alla Corte di Cassazione.

2. Legittimate a proporre il regolamento di giurisdizione sono tutte le parti del giudizio di primo grado, compresa la parte intervenuta e il pubblico ministero (Cass. S.U., n. 25047/2005; Cass. S.U., n. 404/1991). Nell'ambito dei soggetti legittimati è compreso l'attore anche se generalmente la giurisprudenza di legittimità gli riconosce la legittimazione solo se è sorta tra le parti una questione di giurisdizione o si è prospettato un dubbio sulla stessa (Cass. S.U., n. 20504/2006). La riforma 2022, su cui si veda l'Inquadramento, ha modificato l'art. 37 c.p.c. il quale adesso prevede espressamente che il difetto di giurisdizione non è proponibile dall'attore per contestare la giurisdizione del giudice che ha adito. In sostanza, in virtù del principio di autoresponsabilità, l'attore non ha il potere di sollevare, con l'atto di appello, il difetto di giurisdizione del giudice da lui prescelto.

3. Il ricorso deve essere necessariamente sottoscritto da un avvocato iscritto nell'albo dei patrocinanti innanzi alle giurisdizioni superiori, munito di procura speciale, a pena di inammissibilità (Cass. S.U., n. 8371/2006). In ossequio al principio della legge delega n. 206/2021 (art. 1, comma 16, lett. a) in base al quale è necessario che nei procedimenti innanzi alla Corte di Cassazione «il deposito dei documenti e di tutti gli atti delle parti che sono in giudizio con il ministero di un difensore abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche, o anche mediante altri mezzi tecnologici», è stato abrogato l'art. 366, comma 2, c.p.c. il quale prevedeva che «se il ricorrente non ha eletto domicilio in Roma ovvero non ha indicato l'indirizzo di posta elettronica certificata comunicato al proprio ordine, le notificazioni gli sono fatte presso la cancelleria della Corte di Cassazione». Adesso pertanto il ricorso – e il controricorso – non devono più contenere l'elezione di domicilio presso un luogo fisico, essendo previsto soltanto quello digitale risultante dai pubblici elenchi ex art. 16-sexies d.l. n. 179/2012. È stato eliminato, sempre in ottemperanza allo stesso principio, anche l'art. 366, comma 4 c.p.c., perché non aveva più motivo di esistere il mantenimento, per il giudizio davanti alla Corte di Cassazione di una disciplina ad hoc delle comunicazioni a cura della cancelleria e delle notificazioni effettuate dagli avvocati exl. n. 53/1994. Ciò perché nella disciplina vigente e novellata dalla riforma 2022 le comunicazioni di cancelleria e le notificazioni degli avvocati vengono equiparate quanto a contenuto e modalità di trasmissione e devono essere effettuate esclusivamente tramite PEC nel rispetto della normativa vigente.

4. In ossequio al principio della legge delega n. 206/2021 (art. 1, comma 16, lett. a) in base al quale è necessario che nei procedimenti innanzi alla Corte di Cassazione «il deposito dei documenti e di tutti gli atti delle parti che sono in giudizio con il ministero di un difensore abbia luogo esclusivamente con modalità telematiche, o anche mediante altri mezzi tecnologici», è stato abrogato l'art. 366, comma 2 c.p.c. il quale prevedeva che «se il ricorrente non ha eletto domicilio in Roma ovvero non ha indicato l'indirizzo di posta elettronica certificata comunicato al proprio ordine, le notificazioni gli sono fatte presso la cancelleria della Corte di Cassazione». Adesso pertanto il ricorso – e il controricorso – non devono più contenere l'elezione di domicilio presso un luogo fisico, essendo previsto soltanto quello digitale risultante dai pubblici elenchi ex art. 16-sexies d.l. n. 179/2012. È stato eliminato, sempre in ottemperanza allo stesso principio, anche l'art. 366, comma 4 c.p.c., perché non aveva più motivo di esistere il mantenimento, per il giudizio davanti alla Corte di Cassazione di una disciplina ad hoc delle comunicazioni a cura della cancelleria e delle notificazioni effettuate dagli avvocati exl. n. 53/1994. Ciò perché nella disciplina vigente e novellata dalla riforma 2022 le comunicazioni di cancelleria e le notificazioni degli avvocati vengono equiparate quanto a contenuto e modalità di trasmissione e devono essere effettuate esclusivamente tramite PEC nel rispetto della normativa vigente. La generalizzazione del deposito telematico si è infine avuta con il d.lgs. n. 164/2024 su cui si veda il Commento.

5. La giurisprudenza di legittimità ha affermato che il regolamento di giurisdizione deve svolgersi nel contraddittorio di tutte le parti del merito, ivi incluse quelle che non si sono costituite e che, in difetto, dovrà essere ordinata l'integrazione del contraddittorio ex art. 331 c.p.c. (Cass. S.U., n. 5308/2024).

6. Il ricorso per regolamento di giurisdizione deve essere notificato al procuratore costituito perché si ritiene sia applicabile l'art. 170, comma 2 c.p.c. (Cass. S.U., n. 8701/2003); tuttavia, qualora la notifica sia effettuata alla parte personalmente, ciò non comporta inammissibilità se la parte si costituisce (Cass. S.U., n. 391/1999). Sull'elezione di domicilio si veda quanto riportato sub nota 2.

7. Le questioni di giurisdizione che possono essere fatte valere con il regolamento sono quelle previste dall'art. 37 c.p.c.; si consideri che, data l'abrogazione dell'art. 37, comma 2 c.p.c. la questione di giurisdizione nei confronti del convenuto residente o domiciliato all'estero è attualmente regolata dall'art. 11 l. n. 218/1995 che, sostanzialmente, detta una disciplina analoga a quella prevista dalla norma. Il regolamento può comunque essere proposto in questa ipotesi (Cass. S.U., n. 4324/2014).

8. Il procedimento deve essere pendente perché sia valida l'istanza di regolamento di giurisdizione e la pendenza non è stabilita soltanto dalla notificazione dell'atto di citazione ma dalla iscrizione a ruolo della causa (Cass. S.U., n. 23235/2004).

9. Il regolamento di giurisdizione non può essere proposto dopo che sia stata resa una decisione idonea a definire il giudizio, come quella relativa alla giurisdizione o ad altra questione preliminare o pregiudiziale (Cass. S.U., n. 22382/2011).

10. Nella formulazione novellata dalla riforma 2022 la norma dell'art. 366 c.p.c. richiede che il ricorso contenga, a pena di inammissibilità, la chiara e sintetica esposizione dei motivi per i quali si chiede la cassazione, con l'indicazione delle norme di diritto su cui si fondano. Nella previsione viene di conseguenza inserito il riferimento ai principi di chiarezza e sinteticità con riferimento all'esposizione dei motivi di ricorso. Alla luce del nuovo principio della chiarezza e sinteticità dei motivi per i quali si chiede la cassazione, il ricorrente ha l'onere di individuare il motivo – nell'ambito di quelli elencati dalla disposizione normativa – che deve essere riconducibile in modo chiaro ad una delle cinque ragioni di impugnazione dell'art. 360 c.p.c.; il vizio denunciato deve rientrare in una delle categorie logiche ivi formalizzate in quanto ipotesi tassative. Inoltre la Corte deve poter individuare “agevolmente” il vizio denunciato, sulla base delle chiare enunciazioni in fatto e delle argomentazioni giuridiche svolte dal ricorrente. Come specifica inoltre la Relazione Illustrativa, proprio a tal fine il legislatore delegato ha richiamato nell'art. 366, n. 4 c.p.c. i requisiti della chiarezza e della sintesi che tra di loro sono certamente collegati ma comunque autonomi. Infatti un testo che abbia il requisito della chiarezza è anche univocamente intellegibile; la sinteticità a sua volta evita sia le ripetizioni che la prolissità che comportano il rischio di confusione. Il Protocollo 1° marzo 2023 in relazione ai motivi specifica che in questa sede vanno posti gli argomenti a sostegno delle censure già sinteticamente indicate nella parte denominata “sintesi dei motivi”. L'esposizione deve corrispondere al criterio di specificità e di concentrazione dei motivi e deve essere contenuta, di regola, nel limite massimo di trenta pagine. Per ciascuno dei motivi devono essere indicati gli atti processuali, i documenti, i contratti o gli accordi collettivi su cui il motivo si fonda, illustrandone il contenuto rilevante, eventualmente con l'inserimento di apposito link.

Per quanto riguarda il principio di specificità e localizzazione il Protocollo 1° marzo 2023 specifica che tale principio si intende rispettato quando ciascun motivo articolato nel ricorso risponde ai criteri di chiarezza e sinteticità previsti dal codice di rito; quando nel testo di ciascun motivo che lo richieda sia indicato l'atto, il documento, il contratto o l'accordo collettivo su cui si fonda il motivo (art. 366, comma 1, n. 6 c.p.c.) con illustrazione del contenuto rilevante e la precisazione del punto dell'atto, del documento, del contratto o dell'accordo collettivo al quale si fa riferimento; quando nel testo di ciascun motivo che lo richieda vengano indicati la fase processuale e il momento in cui è avvenuto il deposito dell'atto, del documento, del contratto o dell'accordo collettivo; siano depositati mediante allegazione nella busta telematica, ex art. 369, comma 2, n. 4 c.p.c., gli atti, i documenti, il contratto o l'accordo collettivo cui si sia fatto riferimento nel ricorso.

11. Nella formula riportata si fa riferimento all'opinione delle Sezioni Unite secondo cui in presenza di una clausola compromissoria per arbitrato estero l'eccezione di compromesso deve ricomprendersi a pieno titolo nel novero di quelle di rito, rendendo ammissibile il regolamento preventivo di giurisdizione (Cass. S.U., n. 10800/2015). Di recente le Sezioni Unite hanno affermato che il difetto di giurisdizione del giudice italiano, in conseguenza di una clausola compromissoria per arbitrato estero, non è rilevabile d'ufficio, stante l'imprescindibile carattere volontario dell'arbitrato in forza del quale le parti, pur in presenza di una clausola compromissoria, possono sempre concordemente optare per una decisione del giudice ordinario, anche tacitamente, mediante l'introduzione del giudizio in via ordinaria cui faccia riscontro la mancata proposizione dell'eccezione di compromesso, né, in caso di contumacia del convenuto risulta applicabile l'art. 11 l. n. 218/1995, che non contempla espressamente l'ipotesi in cui alla base del difetto di giurisdizione vi sia una convenzione di arbitrato estero (Cass. S.U., n. 17244/2022). Cass. n. 21622/2017 con una interessante pronuncia ha precisato che sussiste difetto della giurisdizione italiana, nel caso di contratto stipulato online, quando vi sia una clausola di proroga della giurisdizione, di carattere esclusivo, in favore dell'autorità giudiziaria di un altro paese, richiamata attraverso un link contenuto nell'ordine di acquisto per e-mail. Lo affermano le sezioni Unite secondo cui tali modalità di comunicazione “devono ritenersi valide in base al disposto dell'art. 23, par. 1, del regolamento Bruxelles I, a mente del quale la forma scritta, imposta per tali accordi, «comprende qualsiasi comunicazione con mezzi elettronici che permetta una registrazione durevole dell'accordo attributivo di competenza».

12. In questa parte del ricorso va indicato il provvedimento richiesto alla Corte.

13. La giurisprudenza di legittimità a sezioni unite ha precisato che l'istanza di regolamento di giurisdizione, non essendo un mezzo di impugnazione, ma soltanto uno strumento per risolvere in via preventiva ogni contrasto, reale o potenziale, sulla potestas iudicandi del giudice adito, può anche non contenere specifici motivi di ricorso, e cioè l'indicazione del giudice avente giurisdizione o delle norme e delle ragioni su cui si fonda, ma deve recare, a pena di inammissibilità, l'esposizione sommaria dei fatti di causa, in modo da consentire alla Corte di cassazione di conoscere dall'atto, senza attingerli aliunde, gli elementi indispensabili per una precisa cognizione dell'origine e dell'oggetto della controversia, dello svolgimento del processo e delle posizioni in esso assunte dalle parti, sia pur in funzione della sola questione di giurisdizione da decidere (Cass. S.U., n. 11826/2013). Tuttavia, più di recente, si è precisato, sempre nelle Sezioni Unite, che l'istanza di regolamento di giurisdizione, non essendo un mezzo di impugnazione, ma soltanto uno strumento per risolvere in via preventiva ogni contrasto, reale o potenziale, sulla potestas iudicandi del giudice adito, può anche non contenere specifici motivi di ricorso, e cioè l'indicazione del giudice avente giurisdizione o delle norme e delle ragioni su cui si fonda, ma deve recare, a pena di inammissibilità, l'esposizione sommaria dei fatti di causa, in modo da consentire alla Corte di cassazione di conoscere dall'atto, senza attingerli aliunde, gli elementi indispensabili per una precisa cognizione dell'origine e dell'oggetto della controversia, dello svolgimento del processo e delle posizioni in esso assunte dalle parti, sia pure in funzione della sola questione di giurisdizione da decidere (Cass. S.U., n. 22575/2019).

14. La riforma 2022 ha modificato anche l'art. 369 c.p.c. dedicato al deposito del ricorso per adeguare le disposizioni sul giudizio di legittimità al deposito telematico obbligatorio degli atti e dei documenti. Al comma 1 della disposizione è stato quindi eliminato il riferimento al deposito in cancelleria, perché modalità di deposito collegata al deposito analogico degli atti e documenti di parte. Conseguentemente si è abrogato l'ultimo comma dell'art. 369 c.p.c. che imponeva al ricorrente di chiedere, con una apposita istanza, alla cancelleria del giudice che ha emesso il provvedimento impugnato o di cui si contesta la giurisdizione, la trasmissione del fascicolo d'ufficio alla cancelleria della Corte. Il Protocollo 1° marzo 2023 specifica che per il deposito telematico occorre utilizzare l'apposito atto codificato dal sistema informatico, di cui all'All. n. 2 al Protocollo stesso, per la corretta indicizzazione nel fascicolo informatico, ai fini della più immediata consultabilità. Specifica altresì il Protocollo che ai sensi dell'art. 369, comma 2, n. 4 c.p.c. al ricorso vanno allegati gli atti e/o documenti espressamente indicati in relazione a ciascun motivo, elencati secondo un ordine numerico progressivo; i relativi files vanno denominati utilizzando la stessa nomenclatura e numerazione utilizzate nell'elenco.

15. Il ricorrente, ai sensi dell'art. 369, ultimo comma c.p.c., doveva chiedere alla cancelleria del giudice di cui si contestava la giurisdizione, di trasmettere alla Corte il fascicolo d'ufficio e deve depositare la relativa richiesta insieme con il ricorso per regolamento a pena di improcedibilità del ricorso stesso (Cass. S.U., n. 20504/2006). Alla luce della riforma 2022 l'istanza non è più necessaria; è stato infatti abrogato in parte qua l'art. 369 c.p.c.

16. Il ricorso per regolamento di giurisdizione deve essere necessariamente sottoscritto da un avvocato iscritto nell'apposito albo, munito di procura speciale, a pena di inammissibilità (Cass. S.U., n. 8371/2006 che specifica che tale regola vale anche per il controricorso; v. anche Cass. S.U., n. 6334/1994).

COMMENTO

A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici

Inoltre, va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema:

a. Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto;

b. Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge;

c. Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio;

d. Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione;

e. L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi;

f. Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale;

g. Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti;

h. Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate;

i. L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale;

j. Il valore della controversia;

k. La richiesta di distrazione delle spese;

l. L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato.

Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono.

Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di:

a. 80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione;

b. 50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio;

c. 10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza.

Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi.

Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a), b), c), d), h), i), l), m), n); l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note.

Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3.

Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali.

L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato.

In ogni caso, a norma del comma 6 dell'art. 46 disp. att. c.p.c. il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali.

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