Opposizione agli atti esecutivi avverso l'ordinanza del giudice dell'esecuzione su ricorso ex art. 591-ter c.p.c.

Rosaria Giordano

Inquadramento

In tema di espropriazione immobiliare l'art. 591-ter c.p.c. consente al professionista delegato alle operazioni di vendita o al commissionario di rivolgersi al giudice dell'esecuzione al fine di risolvere difficoltà, in genere di carattere giuridico, sorte durante dette operazioni. Il giudice decide sulle stesse con decreto, contro il quale è nuovamente proponibile, dal 28 febbraio 2023, il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi e non più, come nell'assetto vigente post riforma del 2015, il reclamo di cui all'art. 669-terdecies c.p.c.

Formula

TRIBUNALE DI ...

OPPOSIZIONE AGLI ATTI ESECUTIVI AVVERSO L'ORDINANZA DEL GIUDICE DELL'ESECUZIONE EMESSA SU RICORSO EX ART. 591-TER C.P.C.

Il Sig. ..., nato a ... il ..., C.F. ..., residente in ..., elettivamente domiciliato presso l'Avv. ..., che lo rappresenta e difende come da delega a margine del ricorso ex art. 591-ter c.p.c.;

PREMESSO CHE

– nella procedura esecutiva immobiliare R.G. n. ..., nella quale le operazioni di vendita sono state, con ordinanza del ..., delegate al Dottor ..., l'istante ha presentato offerta di acquisto del bene immobile pignorato per l'importo di Euro ... [1];

– il delegato ha chiesto al Giudice dell'esecuzione se dovesse ritenersi inammissibile detta offerta in quanto ...;

– il Giudice dell'esecuzione, con decreto in data ..., ha ritenuto che l'offerta formulata dall'istante doveva ritenersi inammissibile;

– l'istante ha proposto reclamo avverso il predetto decreto;

– il Giudice dell'esecuzione, tuttavia, con ordinanza emanata a seguito della convocazione in udienza delle parti e del professionista delegato ha ritenuto che ...;

– tale provvedimento è stato emesso sul presupposto che ...

– peraltro, come risulta da ... .

TUTTO CIÒ PREMESSO

CHIEDE

previa convocazione delle parti e del professionista delegato, la revoca della predetta ordinanza [2].

Si deposita:

1 ...;

2 ...;

3 ... .

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. Il ricorso può invero essere proposto, oltre che dalle parti del procedimento, da ogni interessato, tra i quali rientrano senz'altro coloro i quali abbiano presentato offerte d'acquisto.

2. Il giudice decide nell'ambito di un procedimento in camera di consiglio ex art. 185 disp. att. c.p.c.

COMMENTO

L'art. 591-ter c.p.c. in tema di espropriazione immobiliare, consente al professionista delegato alle operazioni di vendita o al commissionario di rivolgersi al giudice dell'esecuzione al fine di risolvere difficoltà, in genere di carattere giuridico, sorte durante dette operazioni (ad esempio, in ordine alla ritualità di un'offerta o alla validità di una procura: D'alessandro, Corretto uso del ricorso al giudice dell'esecuzione ex artt. 534-tere 591-ter c.p.c., in Riv. esec. forzata, 2000, 338 ss.).

La norma, nella formulazione originaria, al comma secondo faceva salva l'applicazione dell'opposizione agli atti esecutivi.

Tale sistema di controllo degli atti emessi dal Giudice dell'esecuzione su ricorso del Professionista delegato per risolvere le difficoltà insorte durante la procedura di vendita era ritenuto coerente con l'esigenza di differenziare il regime degli atti del Professionista delegato e del decreto emesso dal Giudice su ricorso dello stesso, assoggettato a reclamo, da quello della decisione resa a seguito di tale reclamo soggetta ad opposizione agli atti esecutivi, in omaggio alla corrente interpretazione di tale strumento, esperibile avverso i soli atti nei quali si concreta lo svolgimento dell'azione esecutiva, con esclusione di quelli di mera amministrazione o di direzione del processo (cfr., in generale, Oriani, L'opposizione agli atti esecutivi, Napoli, 1987, 51 ss.).

Peraltro, vigente la pregressa disciplina, era lo stesso Giudice dell'esecuzione, almeno nella fase c.d. sommaria, prima dell'eventuale introduzione del giudizio di merito, ad essere chiamato a valutare il provvedimento emanato dallo stesso avverso l'ordinanza che aveva pronunciato a seguito del reclamo proposto nei confronti anche di un decreto emesso dal medesimo Giudice dell'esecuzione su ricorso del delegato alle operazioni di vendita (nonché, direttamente contro gli atti assunti nel corso delle operazioni di vendita dal Professionista delegato).

Pertanto, nella prospettiva della necessaria imparzialità dell'organo giudicante, anche in vista di una differente valutazione sulla questione, era stato previsto, da parte dell'odierno comma 2 dell'art. 591-ter, introdotto dall'art. 13, lett. i) d.l. n. 83/2015, che il rimedio avverso il provvedimento emanato dal giudice dell'esecuzione all'esito del reclamo è quello previsto dall'art. 669-terdecies, ovvero il reclamo cautelare, disposizione normativa che demanda la decisione sul reclamo ad un collegio del quale non può far parte il giudice-persona fisica che ha emesso il provvedimento oggetto dello stesso.

Tuttavia, l'opzione per il reclamo cautelare, non faceva assumere all'ordinanza oggetto di gravame la natura di provvedimento cautelare, che postula sempre la necessità di provvedere a fronte di un periculum in mora e con una decisione avente effetti provvisori. Si tratta, invero, come evidente dal tenore della Relazione Illustrativa, di una scelta di opportunità del legislatore in favore delle “forme processuali” del reclamo ex art. 669-terdecies (Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2019, 502).

Il legislatore restava silente in ordine all'eventuale impugnabilità della misura emanata, nella forma dell'ordinanza, a seguito del reclamo proposto nelle forme di cui all'art. 669-terdecies.

Come noto, è consolidato in giurisprudenza il principio in forza del quale poiché il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost. è proponibile avverso provvedimenti giurisdizionali emessi in forma di ordinanza o di decreto solo quando essi siano definitivi e abbiano carattere decisorio, cioè siano in grado di incidere con efficacia di giudicato su situazioni soggettive di natura sostanziale, è pertanto inammissibile la impugnazione con tale mezzo dell'ordinanza adottata dal tribunale in sede di reclamo avverso provvedimenti di natura cautelare o possessoria, trattandosi di decisione a carattere strumentale e interinale, operante per il limitato tempo del giudizi o di merito e sino all'adozione delle determinazioni definitive all'esito di esso, come tale inidonea a conseguire efficacia di giudicato, sia dal punto di vista formale che da quello sostanziale (v., tra le più recenti, Cass. II, n. 13044/2014).

Peraltro la decisione che viene emessa dal giudice dell'esecuzione a seguito del reclamo proposto avverso il proprio decreto dai creditori, dal debitore o dagli altri soggetti interessati, non ha, come evidenziato, natura cautelare né efficacia meramente provvisoria, sicché appare ineludibile, almeno nelle ipotesi in cui non si tratti di una decisione concernente questioni di mera “amministrazione” della procedura, bensì di un provvedimento idoneo ad incidere su diritti soggettivi in modo definitivo ammettere il rimedio del ricorso straordinario per cassazione ex art. 111, comma 7, Cost.

Tuttavia sulla specifica questione in esame, con riguardo alla “parallela” disposizione contemplata per gli atti del professionista delegato nell'espropriazione immobiliare dall'art. 591-ter c.p.c., aveva opinato in senso difforme la Corte di cassazione, con la sentenza n. 12238/2019 (in ilprocessocivile.it, con nota di Parisi), la quale, facendo leva sulla natura ordinatoria e non decisoria dei provvedimenti emanati dal giudice dell'esecuzione nell'ambito dei ricorsi proposti contro gli atti dei professionisti delegati, ha ritenuto che le ordinanze pronunciate sul relativo reclamo ex art. 669-terdecies c.p.c. non fossero provvedimenti decisori rispetto ai quali è ammesso, ove anche definitivi, il ricorso straordinario per cassazione ai sensi dell'art. 111, comma 7, Cost.

Di qui, per consentire una “stabilizzazione” degli atti in questione, con l'art. 3, comma 37, del d.lgs. n. 149/2022, il legislatore ha recentemente sostituito, a decorrere dal 28 febbraio 2023, in base a una precisa prescrizione della legge delega n. 206/2021, l'art. 534-ter c.p.c. sotto tale profilo, re-introducendo il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi.

Il “ripristino” del vecchio (e più idoneo) rimedio dell'art. 617 c.p.c. consente invece di pervenire, al di là della natura decisoria, ad una stabilizzazione dei provvedimenti in quanto, come noto, alla fase sommaria del giudizio di opposizione agli atti esecutivi dinanzi al giudice dell'esecuzione può seguire, su iniziativa di ciascuna delle parti, l'introduzione della relativa causa di merito dinanzi al giudice competente, che deciderà con sentenza inappellabile e, dunque, ricorribile per cassazione.

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