Atto di precetto nei confronti del terzo proprietario giusta atto a titolo gratuito ex art. 2929-bis c.c. (art. 2929-bis c.c.; artt. 479,480,603 c.p.c.)InquadramentoCon l'emanazione dell'art. 2929-bis c.c. il legislatore, nell'obiettivo di consentire al creditore una più celere soddisfazione in sede esecutiva a fronte del compimento di alcuni atti revocabili da parte del creditore ed, al contempo, di ridurre le azioni revocatorie rispetto alle numerose attualmente incardinate dinanzi agli uffici giudiziari, prevede che, ad alcune condizioni, colui il quale vanti un credito sorto prima del momento nel quale il debitore ha posto in essere un vincolo di indisponibilità o donato un bene immobile o un bene mobile registrato può agire direttamente in sede esecutiva - a seconda dei casi, rispettivamente, nei confronti del proprio debitore ovvero del terzo acquirente nelle forme dell'espropriazione presso il terzo proprietario - senza dover previamente accertare in sede cognitiva l'inefficacia dell'atto. La “scommessa” ai fini della riduzione del contenzioso e quindi di una maggiore efficienza del sistema giudiziario - come evidenzia la stessa Relazione Illustrativa - è quella per la quale soltanto in alcuni casi e non in tutti il debitore, il terzo assoggettato ad espropriazione o ogni altro interessato propongano opposizione ex artt. 615 o 619 (quanto ai terzi interessati) onde dimostrare l'insussistenza dei presupposti per la declaratoria di inefficacia dell'atto. FormulaATTO DI PRECETTO NEI CONFRONTI DEL TERZO PROPRIETARIO Il Sig. ..., rappresentato e difeso [1], come da procura in calce al presente atto, dall'Avv. ... (C.F. ... fax ... ), ed elettivamente domiciliato presso lo studio dello stesso in ..., via ...; PREMESSO CHE - con decreto ingiuntivo n. ... del ..., provvisoriamente esecutivo, notificato il ..., ha richiesto il Sig. ... di pagare la somma di Euro ... in suo favore; - in data ... [2], peraltro, il Sig. ... ha donato il suo unico bene immobile al Sig. ...; - l'atto di liberalità è stato trascritto in data ...; - dovendosi pertanto presumere che l'atto di disposizione a titolo gratuito sia stato effettuato per sottrarre alla garanzia patrimoniale dell'esponente il predetto bene immobile ai sensi dell'art. 2929-bis c.c.; - per il recupero di tale credito, intende agire forzatamente, se necessario, anche contro il terzo proprietario, pignorando il predetto immobile. Tutto ciò premesso INTIMA E FA PRECETTO al Sig. ..., residente a ..., via ..., n. ..., di pagare, nel termine di dieci giorni dalla notificazione del presente atto, la somma di Euro ..., oltre a Euro ... per interessi maturati fino ad oggi, a Euro ... per spese liquidate nel decreto ingiuntivo, a Euro ... per imposta di registrazione, a Euro ... per spese del decreto ingiuntivo e della sua notificazione, e così complessivamente Euro ..., oltre alle spese del presente atto e della sua notificazione, con l'avvertimento che, in mancanza, si procederà ad esecuzione forzata anche contro il terzo proprietario [3] il Sig. ... dell'immobile sopra descritto [4], al quale viene notificata contemporaneamente copia del titolo esecutivo sopra indicato e del presente atto di precetto; avverte inoltre il debitore che può, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal Giudice, porre rimedio alla situazione di eventuale sovra indebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore [5]. Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi con riguardo alla redazione del presente atto di precetto ed alla successiva esecuzione forzata e agli eventuali giudizi di opposizione l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione ... Firma Avv. ... 1. L'atto di precetto, in quanto atto stragiudiziale prodromico all'esecuzione può essere sottoscritto anche dal creditore personalmente, senza necessità della difesa tecnica che, pertanto, è solo facoltativa. 2. Quando l'art. 2929-bis c.c. fa riferimento all'anteriorità del credito rispetto al compimento dell'atto di disposizione o all'alienazione a titolo gratuito del cespite da parte del debitore, si ha riguardo al momento in cui il credito è sorto, non necessariamente coincidente ed, anzi, di regola anteriore alla formazione del titolo esecutivo, invero necessario al solo fine di promuovere o intervenire nell'esecuzione forzata. 3. Tuttavia, il precetto non contiene alcuna intimazione rivolta al terzo (Satta, Commento al Codice di procedura civile, III, Milano, 1968, 430). 4. Nel precetto dovrà, sempre a tal fine, essere specificamente indicato il bene del terzo che si intende espropriare. 5. L'atto di precetto deve essere corredato di tale avvertimento in forza dell'art. 13, comma 1, lett. a) del d.l. n. 83/2015, conv., in l. n. 132/2015. CommentoLe disposizioni dettate dagli artt. 602 ss. trovano applicazione quando si realizza una scissione soggettiva tra il debitore ed il soggetto nei confronti del quale si svolge l'espropriazione: si tratta, in sostanza, di una forma di responsabilità senza debito. L'art. 2929-bis c.c., introdotto dal recente d.l. n. 83/2015, conv., con modif., nella l. n. 132/2015, ha previsto una nuova forma di responsabilità di tipo siffatto. Invero, il legislatore, nell'obiettivo di consentire al creditore una più celere soddisfazione in sede esecutiva a fronte del compimento di alcuni atti revocabili da parte del creditore ed, al contempo, di ridurre le azioni revocatorie rispetto alle numerose attualmente incardinate dinanzi agli uffici giudiziari, prevede che, ad alcune condizioni, colui il quale vanti un credito sorto prima del momento nel quale il debitore ha posto in essere un vincolo di indisponibilità o donato un bene immobile o un bene mobile registrato può agire direttamente in sede esecutiva - a seconda dei casi, rispettivamente, nei confronti del proprio debitore ovvero del terzo acquirente nelle forme dell'espropriazione presso il terzo proprietario - senza dover previamente accertare in sede cognitiva l'inefficacia dell'atto. Prima dell'emanazione del d.l. n. 83/2015, gli atti in questione - ad esempio, la costituzione di fondo patrimoniale, le donazioni, i trust - costituivano negozi giuridici con piena efficacia tra le parti, ferma la possibilità per i creditori laddove gli fossero stati posti in essere al solo fine di danneggiare i creditori, di provare la volontà fraudolenta del loro debitore di diminuire o eliminare la sua garanzia patrimoniale. Attualmente, invece, se munito di titolo esecutivo, il creditore può agire direttamente in sede esecutiva nei confronti del debitore ovvero, nell'ipotesi di alienazione a titolo gratuito, del terzo proprietario. Quando si fa riferimento all'anteriorità del credito rispetto al compimento dell'atto di disposizione o all'alienazione a titolo gratuito del cespite da parte del debitore, si ha riguardo al momento in cui il credito è sorto, non necessariamente coincidente e, anzi, di regola anteriore alla formazione del titolo esecutivo, invero necessario al solo fine di promuovere o intervenire nell'esecuzione forzata. Naturalmente il creditore potrà procedere direttamente in sede esecutiva purché l'atto sia pregiudizievole delle sue ragioni, implicando una riduzione della garanzia patrimoniale ex art. 2740 c.c. idonea ad incidere sulla concreta possibilità dello stesso di soddisfarsi nei confronti del debitore e sia a titolo gratuito. La “scommessa” ai fini della riduzione del contenzioso e quindi di una maggiore efficienza del sistema giudiziario - come evidenzia la stessa Relazione Illustrativa - è quella per la quale soltanto in alcuni casi e non in tutti il debitore, il terzo assoggettato ad espropriazione o ogni altro interessato propongano opposizione ex art. 615 o 619 (quanto ai terzi interessati) onde dimostrare l'insussistenza dei presupposti per la declaratoria di inefficacia dell'atto. L'onere della prova, dalla formulazione della norma, sembra infatti essere posto, in senso invertito, a carico dell'opponente e potrà essere fondato esclusivamente sull'assenza di pregiudizio per il creditore ovvero sulla non consapevolezza da parte del debitore di avere arrecato un pregiudizio siffatto. Pertanto, è stata introdotta una sorta di presunzione legale di inefficacia dell'atto compiuto dal debitore in pregiudizio delle ragioni del creditore, presunzione che potrà essere superata esclusivamente all'esito del vittorioso esperimento delle predette opposizioni esecutive. Poiché l'espropriazione forzata si svolgerà in danno del terzo proprietario, l'art. 603 c.p.c. stabilisce che il titolo esecutivo ed il precetto, oltre che al debitore, siano notificati anche allo stesso. È stato evidenziato in sede di legittimità che, quando oggetto dell'espropriazione immobiliare è un bene gravato da ipoteca per un debito altrui, il titolo esecutivo ed il precetto debbono essere notificati, ai sensi dell'art. 603, sia al terzo proprietario del bene sia al debitore, poiché il secondo è tenuto ad adempiere ed il primo risponde, col bene ipotecato, dell'eventuale inadempimento, precisando, al contempo, che, una volta avvertito il debitore dell'imminente espropriazione del bene, il pignoramento e gli altri atti esecutivi debbono essere compiuti nei soli confronti del terzo proprietario, unico legittimato passivo all'espropriazione ed è solo a quest'ultimo che, ai sensi dell'art. 604, deve essere notificato l'atto di pignoramento (Cass. III, n. 20580/2007). Su un piano generale, va ricordato che il precetto è un atto stragiudiziale prodromico all'esecuzione forzata mediante il quale il creditore intima il debitore ad adempiere spontaneamente al comando giuridico contenuto nel titolo esecutivo, avvertendolo che, in difetto, procederà, entro il termine indicato, ad esecuzione forzata. Il precetto è atto stragiudiziale e, quindi, può essere validamente sottoscritto dalla parte o da un suo procuratore ad negotia. Il comma 2 dell'art. 480 c.p.c. prevede che l'atto di precetto debba contenere a pena di nullità l'indicazione delle parti, la data di notificazione del titolo esecutivo, ove non contestuale a quella del precetto, nonché la trascrizione integrale del titolo nell'atto di precetto nelle ipotesi in cui detta trascrizione è prevista. Nonostante l'art. 480 c.p.c. sanzioni con la nullità del precetto l'omessa indicazione delle parti, la dottrina è incline a ritenere che tale vizio non sussista qualora l'identificazione delle stesse sia comunque possibile attraverso gli altri elementi del precetto o risulti dal titolo esecutivo contestualmente notificato o trascritto nell'atto. L'indicazione della data di notifica del titolo esecutivo è richiesta, a pena di nullità, qualora la notifica del titolo sia stata effettuata separatamente, ossia precedentemente alla notificazione del precetto. L'indicazione della data di notifica del titolo esecutivo è richiesta, a pena di nullità, qualora la notifica del titolo sia stata effettuata separatamente, ossia precedentemente alla notificazione del precetto. Il comma 3 dell'art. 480 c.p.c. prevedeva sinora che il precetto dovesse contenere anche la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il Giudice competente per l'esecuzione, precisando che, in difetto di tale indicazione, le opposizioni al precetto si propongono davanti al Giudice del luogo in cui è stato notificato, e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del Giudice stesso. Ciò comportava che il comune nel quale il creditore, con l'atto di precetto, abbia dichiarato la propria residenza od eletto il proprio domicilio, ai sensi dell'art. 480, comma 3, deve ritenersi coincidente con quello in cui ha sede il Giudice dell'esecuzione, e, pertanto, vale a determinare la competenza territoriale sull'opposizione al precetto medesimo proposta prima dell'instaurazione del procedimento esecutivo (artt. 26 e 27), mentre l'eventuale contestazione di detta coincidenza (per non esservi in quel comune beni appartenenti all'esecutando, né la residenza del debitore di quest'ultimo), può essere sollevata soltanto dall'opponente, al fine di invocare la competenza del diverso Giudice del luogo in cui è stato notificato il precetto, e non anche dallo stesso creditore, che resta vincolato alla suddetta dichiarazione od elezione (Cass. III, n. 13219/2010). Sul comma 3 dell'art. 480 c.p.c. era intervenuta la Corte Costituzionale con una fondamentale pronuncia interpretativa di rigetto (Corte cost. n. 480/2005) a seguito della quale è ormai incontroverso, in giurisprudenza, che, alla stregua di un'interpretazione costituzionalmente orientata, la detta previsione nella parte in cui consente al debitore di eseguire la notificazione dell'atto di opposizione all'esecuzione presso la cancelleria del Giudice del luogo in cui gli è stato notificato il precetto soltanto qualora il creditore precettante abbia del tutto omesso l'indicazione della residenza o l'elezione di domicilio, mentre, in caso contrario, la notifica dell'atto di opposizione deve essere effettuata nel luogo indicato dal creditore e non nella cancelleria, diversamente potendo il creditore precettante ignorare l'intervenuta opposizione. Il terzo comma della disposizione in esame è stato tuttavia sostituito dal recentissimo d.lgs. n. 164/2024 con la previsione secondo cui Il precetto deve inoltre contenere l'indicazione del giudice competente per l'esecuzione e, se è sottoscritto dalla parte personalmente, la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice oppure l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o l'elezione di un domicilio digitale speciale. In mancanza, le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del giudice stesso, salvo quanto previsto dall'art. 149-bis. Come evidenziato nella Relazione Illustrativa, considerata la completa informatizzazione del processo, si prevede, in primo luogo, che nell'atto di precetto sottoscritto dalla parte personalmente l'indicazione della residenza o l'elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione possono essere sostituite dall'indicazione di un indirizzo di posta elettronica certificata o dall'elezione di un domicilio digitale speciale. In mancanza, le notificazioni continueranno ad essere effettuate presso la cancelleria, salvo, tuttavia, che il destinatario non sia un soggetto per il quale la legge prevede l'obbligo di munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificata oppure ha eletto domicilio digitale ai sensi dell'art. 3-bis, comma 1-bis del Codice dell'Amministrazione giudiziale. In questa ipotesi, infatti, può trovare applicazione l'art. 149-bis c.p.c. che, nella formulazione contestualmente modificata dallo stesso d.lgs. n. 164/2024, stabilisce che se la notifica non può essere effettuata secondo le predette modalità occorre distinguere se non può essere eseguita o non ha esito positivo per causa non imputabile al destinatario, o meno. In particolare, si prevede che, se la notificazione non può essere eseguita o non ha esito positivo per causa imputabile al destinatario, l'ufficiale giudiziario la esegue mediante inserimento dell'atto da notificare nel portale dei servizi telematici gestito dal Ministero della giustizia, unitamente ad una dichiarazione sulla sussistenza dei presupposti per l'inserimento, all'interno di un'area riservata collegata al codice fiscale del destinatario e generata dal portale e accessibile al destinatario. La notificazione si ha per eseguita, per il destinatario, nel decimo giorno successivo a quello in cui è compiuto l'inserimento o, se anteriore, nella data in cui egli accede all'area riservata. |