Richiesta di disporre lo smaltimento o la distruzione dei beni mobili (art. 609, comma 2, c.p.c.)InquadramentoL'art. 609 c.p.c. prevede che quando sono rinvenuti in loco, una volta avvenuto il rilascio, beni mobili estranei all'esecuzione, l'ufficiale giudiziario intima all'avente diritto di ritirarli entro un determinato termine. In mancanza detti beni assumono la valenza di res derelictae, sicché l'istante il rilascio può richiederne la vendita o lo smaltimento (o distruzione, a seconda della natura dei beni). FormulaUFFICIALE GIUDIZARIO PRESSO IL TRIBUNALE DI ... RICHIESTA DI DISPORRE LO SMALTIMENTO (O LA DISTRUZIONE) DEI BENI MOBILI Il sottoscritto Avv. ... in qualità di procuratore del Sig. ..., parte istante il rilascio, giusta procura in atti PREMESSO CHE in forza di titolo esecutivo, costituito da ..., ha promosso presso il Tribunale di ... procedura esecutiva per rilascio, n. R.G. Esecuzioni, avente ad oggetto il seguente bene immobile: ..., in danno del Sig. ...; a seguito del rilascio sono stati rinvenuti in loco beni mobili appartenenti all'esecutato [1]; i predetti beni sono, in particolare, costituiti da: 1. ...; 2. ...; 3. ...; nel termine di giorni ... indicato con intimazione, a mezzo ufficiale giudiziario, del ..., l'avente diritto non ha proceduto ad asportare tali beni dall'immobile; considerato che si tratta di beni privi di reale valore TUTTO CIÒ PREMESSO CHIEDE che gli indicati beni vengano distrutti (oppure, smaltiti) [2]. Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. La S.C. ha chiarito che per «cose mobili appartenenti alla parte tenuta al rilascio» s'intendono non solo quelle di sua proprietà ma anche quelle oggetto di un semplice diritto di godimento, in forza di un titolo giuridico che attribuisca alla parte sottoposta all'esecuzione il potere di disporne materialmente in via esclusiva e quindi anche il dovere correlativo di asportarle immediatamente, proprio per rendere possibile la materiale apprensione dell'immobile ad opera della parte istante (Cass. III, n. 1073/2000). 2. Le spese per queste valutazioni dell'ufficiale giudiziario sono a carico della parte istante così come, salva la possibilità di recupero nei confronti dell'avente diritto, quelle di custodia, di asporto e vendita. CommentoL'art. 609 c.p.c. disciplina quelle situazioni, peraltro ricorrenti, in cui nell'immobile oggetto della procedura esecutiva per rilascio vi siano beni mobili estranei alla stessa in quanto appartenenti alla parte tenuta al rilascio ovvero pignorate o sequestrate. Nella delineata prospettiva, è irrilevante, ai fini della conclusione della procedura, che si realizza comunque con l'immissione dell'avente diritto nel possesso dell'immobile (Cass. III, n. 607/1998), la perdurante presenza di beni mobili estranei all'esecuzione sui quali non siano stati assunti provvedimenti. Nella nozione di appartenenza delle cose mobili rientrano quindi situazioni giuridiche soggettive quali la proprietà, il possesso e la detenzione nonché le cose destinate durevolmente al servizio o all'ornamento dell'immobile da parte di chi non è proprietario né ha sul medesimo alcun diritto reale, atteso che, senza questa capacità di destinazione, le cose non possono ritenersi pertinenze dell'immobile (Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2015, 710). La disciplina in precedenza dettata dall'art. 609 c.p.c. è stata sostituita dal recente d.l. n. 132/2014, nell'intento di consentire alla parte istante il rilascio di “liberarsi” del ricorrente problema dei beni mobili estranei al rilascio rinvenuti in loco al momento dell'immissione in possesso dell'avente diritto. L'evidente limite delle norme dettate dall'art. 609 c.p.c. nella formulazione previgente era infatti costituito dall'impossibilità per il creditore istante il rilascio, in difetto di collaborazione attiva dell'esecutato, di “liberarsi” dei beni mobili estranei alla procedura rinvenuti in loco al momento dell'accesso dell'ufficiale giudiziario, con il rischio di sostenere, a tal fine, come evidenziato, costi ingenti (De Stefano, Gli interventi in materia di esecuzione forzata, in Riv. esec. forzata, 2014, n. 4, 793; Tedoldi, Le novità in materia di esecuzione forzata nel d.l. 132/2014, in Corr. giur., 2015, n. 3, 390). In accordo con la nuova disciplina, quando nell'immobile oggetto della procedura l'ufficiale giudiziario rinviene beni che non devono essere consegnati al procedente, intima alla parte tenuta al rilascio ovvero al soggetto in ipotesi diverso cui i beni appartengono, di asportarli entro un determinato termine. Se, decorso il termine, il soggetto tenuto all'asporto non vi provvede, l'ufficiale giudiziario su richiesta ed a spese dell'istante determina, a norma dell'art. 518 c.p.c., il presumibile valore di realizzo dei beni ed indica le prevedibili spese di custodia e di asporto. A questo punto, diverse facoltà alternative sono previste per il creditore istante. In primo luogo, potrà richiedere di procedere alla vendita dei beni mobili presenti nell'immobile oggetto di rilascio ai sensi dell'art. 609, comma 5. L'ufficiale giudiziario provvederà quindi alla nomina del custode ai sensi dell'art. 559 (ed il custode assumerà la veste di depositario: cfr. Trib. Napoli 5 marzo 2014). Il custode provvederà quindi alla vendita senza incanto secondo le forme proprie della vendita dei beni mobili pignorati, di talché troveranno applicazione gli artt. 530 ss. in quanto compatibili. Diversamente, se l'istante non propone l'istanza di vendita o non ha interesse ad anticiparne le spese ovvero nell'ipotesi di infruttuosità della vendita disposta, l'art. 609 c.p.c. prevede che, ove non sia evidente l'utilità del tentativo di vendita di cui al quinto comma, i beni si considerano abbandonati (Tedoldi, Le novità in materia di esecuzione forzata nel d.l.n.132/2014, cit., 390 ss.) e l'ufficiale giudiziario ne disporrà lo smaltimento o la distruzione. |