Ricorso al Giudice dell'esecuzione per la risoluzione delle difficoltà insorte (art. 610 c.p.c.)

Rosaria Giordano

Inquadramento

Nell'esecuzione forzata per consegna e rilascio l'intervento del giudice dell'esecuzione (mobiliare) è solo eventuale e residuale e si realizza su istanza di parte (o di un terzo o dell'ufficiale giudiziario) quando insorgano difficoltà nel corso dell'esecuzione. Il giudice risolve tali difficoltà con decreto, modificabile o revocabile solo dal medesimo giudice.

Formula

TRIBUNALE DI

RICORSO EX ART. 610 C.P.C.

L'Avv. ..., C.F. ..., con studio in ..., via ..., n. ..., quale procuratore, giusta delega in calce (oppure, a margine) dell'atto di precetto, di ..., nato a ..., residente in ..., via ..., C.F. ... parte istante il rilascio [1]

PREMESSO CHE

– è proprietario dell'immobile sito in ..., via ..., n. ...;

– detto immobile era locato a ..., in forza di contratto del ..., regolarmente registrato;

– stante la morosità del conduttore nel pagamento del canone, in data ... è stata pronunciata dal Tribunale di ... sentenza di risoluzione del detto contratto di locazione, con condanna di ... al rilascio dell'immobile entro la data del ...;

– in data ... è stato notificato a ... regolare atto di precetto;

– in data ... è stato notificato all'esecutato preavviso di rilascio per la data del ...;

– tuttavia, l'esecuzione non ha potuto aver luogo in quanto ... [2];

– l'Ufficiale Giudiziario a fronte di tale difficoltà ha sospeso l'esecuzione;

– nella specie ricorre l'ipotesi prevista dall'art. 610 c.p.c.

TUTTO CIÒ PREMESSO

CHIEDE

che la S.V. Ill.ma voglia, ai sensi dell'art. 610 c.p.c., previa convocazione delle parti, adottare i provvedimenti necessari per la risoluzione delle indicate difficoltà.

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. Legittimati a richiedere l'intervento del Giudice dell'esecuzione per risolvere le difficoltà sorte nel corso della procedura sono sia le parti del procedimento esecutivo, sia l'ufficiale giudiziario ed i terzi coinvolti nell'esecuzione (Montesano, voce Esecuzione specifica, in Enc. dir., XV, Milano, 1966, 524 ss., spec. 557).

2. Nell'istanza deve essere specificamente indicata la riscontrata difficoltà che giustifica l'intervento del giudice dell'esecuzione. Nella prassi si è, a riguardo, tra l'altro ritenuto che la difficoltà materiale addotta dal conduttore nella documentazione da quest'ultimo allegata all'istanza di differimento dell'esecuzione dello sfratto, se ritenuta sussistente dal giudice dell'esecuzione con riguardo alle circostanze esposte nel ricorso, consente il differimento dell'esecuzione, disposta ai sensi dell'art. 610 (Trib. Bari 20 giugno 2005). Nella giurisprudenza di merito, sempre in una prospettiva estensiva quanto all'interpretazione dell'espressione “provvedimenti temporanei”, è stato poi affermato che, posto che tra le “difficoltà” che sorgono nel corso dell'esecuzione di cui all'art. 610 c.p.c. rientra la soluzione di quelle questioni, anche di ordine giuridico, le quali, senza porre in discussione la validità del titolo, incidano sulla sua concreta eseguibilità, deve ritenersi che la previsione di cui all'art. 80, comma 20, ss. l. n. 388/2000 (c.d. legge finanziaria 2001), sulla sospensione ex lege di alcune procedure esecutive di sfratto di immobili urbani, influendo e limitando l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio di immobili, possa annoverarsi tra le “difficoltà” indicate, necessitando di interpretazione in ordine alla portata applicativa (Trib. Torino 12 febbraio 2001, in Arch. loc., 2001, 253).

Commento

L'intervento del giudice è solo eventuale nell'esecuzione per rilascio e può realizzarsi, ad istanza sia delle parti che dell'ufficiale giudiziario o di terzi interessati, ove siano sorte difficoltà, di ordine materiale o giuridico, circa l'esatta individuazione del bene o all'interpretazione del titolo, nel corso dell'esecuzione.

Il giudice emana i provvedimenti occorrenti, anche di differimento dell'esecuzione, con decreto, di regola non impugnabile.

In dottrina, secondo un primo orientamento, giustificano una richiesta di intervento al giudice dell'esecuzione soltanto le difficoltà di carattere materiale dovendo, nelle altre ipotesi, essere esperite le opposizioni esecutive (Satta, Commentario al Codice di procedura civile, Milano, IV, 1971, 441).

La giurisprudenza di legittimità appare incline, peraltro, a ritenere che i provvedimenti di cui all'art. 610 sono esplicazione dei poteri del giudice di direzione del processo esecutivo e sono finalizzati a risolvere non solo difficoltà materiali, ma anche giuridiche, limitatamente, tuttavia, all'interpretazione del titolo esecutivo, ove necessaria rispetto a dubbi o divergenze di opinioni in relazione allo svolgimento del processo (Cass. III, n. 10865/2012).

Così, nella recente giurisprudenza di merito, si è evidenziato che le “difficoltà” di cui all'art. 610 c.p.c. abilitano le parti e l'ufficiale giudiziario a sollecitare al giudice provvedimenti temporanei anche per la soluzione di problemi interpretativi del titolo esecutivo, ai fini dell'individuazione della sua portata soggettiva o dell'identificazione dei beni, ma esclusivamente in vista dell'attuazione della tutela esecutiva: di conseguenza nella procedura di esecuzione per consegna o rilascio, posto che scopo della medesima è il trasferimento del potere di fatto sul bene indicato nel titolo dall'esecutato all'esecutante, di talché il suo effetto consiste in una modificazione della situazione materiale, il giudice dell'esecuzione è privo della potestà di risolvere questioni giuridiche in ordine al diritto di procedere in executivis ed il suo ambito di intervento è limitato alla soluzione di problemi pratici relativi al modus procedendi in concreto necessario per adeguare la realtà fattuale al comando da eseguire, con la conseguenza che le «difficoltà», le quali, a norma dell'art. 610, abilitano le parti e l'ufficiale giudiziario a sollecitare al giudice provvedimenti temporanei, possono implicare, per la loro soluzione, anche l'interpretazione del titolo esecutivo, ai fini dell'individuazione della sua portata soggettiva o dell'identificazione dei beni, ma esclusivamente in vista dell'attuazione della tutela esecutiva (Trib. Latina I, 7 luglio 2020, n. 1309).

Secondo una soluzione che può considerarsi intermedia le difficoltà che giustificano l'intervento del giudice ex art. 610, sono materiali nel senso che, anche se riguardanti profili di diritto, tali questioni devono essere affrontate e risolte dal giudice in vista dell'obiettivo dell'attuazione della tutela esecutiva, i.e. senza che ciò implichi l'emanazione di una decisione sulle stesse idonea a passare in cosa giudicata (cfr. Luiso, Esecuzione forzata. II) Esecuzione forzata in forma specifica, in Enc. giur., Roma, 1990, 8) per il quale l'art. 610 c.p.c. predispone a favore delle parti un riesame della ricognizione effettuata dall'ufficiale giudiziario sui presupposti ed il contenuto di una siffatta attività senza che ciò comporti una decisione di tali questioni). Invero, l'esistenza di rimedi oppositivi non può precludere una cognizione con effetti incidenter tantum di tali questioni da parte del giudice dell'esecuzione, il quale potrà così risolvere dubbi e divergenze sull'ulteriore corso del processo esecutivo (Denti, L'esecuzione forzata in forma specifica, Milano, 1953, 116).

Proprio in ragione della possibilità per il giudice dell'esecuzione per rilascio di intervenire per risolvere le difficoltà incorse nella procedura ai sensi dell'art. 610 c.p.c., è stata argomentata, nella recente giurisprudenza, la necessità che l'attuazione coattiva dell'ingiunzione al rilascio dell'immobile contenuta nel decreto di trasferimento avvenga nelle forme dell'esecuzione per rilascio (Cass. n. 24037/2023).

Il Giudice dell'esecuzione assume, stante il disposto dell'art. 183 disp. att., i provvedimenti temporanei occorrenti per risolvere le difficoltà della procedura in corso nella forma del decreto.

Il decreto emesso dal giudice dell'esecuzione per risolvere difficoltà sorte nel corso della stessa non è impugnabile, neppure mediante ricorso straordinario per cassazione ex art. 111 Cost., in quanto modificabile e revocabile dallo stesso giudice che l'ha emanato ex art. 487 (Cass. III, n. 10815/1993).

Costituisce jus receptum in giurisprudenza, tuttavia, l'assunto per il quale qualora il relativo provvedimento, pur adottato nella forma prevista dal citato art. 610, risolva questioni inerenti al diritto di procedere all'esecuzione forzata, assume, stante il contenuto decisorio, natura di sentenza appellabile (Cass. III, n. 20648/2006). Tale situazione si verifica con riguardo ai provvedimenti mediante i quali il giudice dell'esecuzione non si limiti a chiarire la localizzazione del bene di cui al titolo esecutivo, ma ne individui la stessa consistenza, in presenza di una discrepanza fra la situazione fattuale rilevata dall'ufficiale giudiziario e quella apparentemente risultante dal titolo stesso (Cass. III, n. 20648/2006). Analogamente, è stato chiarito che il provvedimento temporaneo emesso dal giudice della esecuzione a norma dell'art. 610 ha natura ordinatoria solo se esclusivamente diretto alla soluzione di difficoltà di ordine materiale insorte nel corso della esecuzione, mentre assume contenuto decisorio sulla competenza, ed è pertanto impugnabile con istanza di regolamento di competenza, quando, risolvendo anche questioni pregiudiziali o relative al diritto di procedere alla esecuzione, contenga una implicita pronuncia sulla competenza (Cass. III, n. 1365/1994).

Rilevazione della difficoltà ad eseguire l'esecuzione. Circa la riscontrata difficoltà che giustifica l'intervento del Giudice dell'esecuzione, nella prassi si è, a riguardo, tra l'altro ritenuto che la difficoltà materiale addotta dal conduttore nella documentazione da quest'ultimo allegata all'istanza di differimento dell'esecuzione dello sfratto, se ritenuta sussistente dal giudice dell'esecuzione con riguardo alle circostanze esposte nel ricorso, consente il differimento dell'esecuzione, disposta ai sensi dell'art. 610 (Trib. Bari 20 giugno 2005). Nella giurisprudenza di merito, sempre in una prospettiva estensiva quanto all'interpretazione dell'espressione “provvedimenti temporanei”, è stato poi affermato che, posto che tra le “difficoltà” che sorgono nel corso dell'esecuzione di cui all'art. 610 c.p.c. rientra la soluzione di quelle questioni, anche di ordine giuridico, le quali, senza porre in discussione la validità del titolo, incidano sulla sua concreta eseguibilità, deve ritenersi che la previsione di cui all'art. 80, comma 20, ss. l. n. 388/2000 (c.d. legge finanziaria 2001), sulla sospensione ex lege di alcune procedure esecutive di sfratto di immobili urbani, influendo e limitando l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio di immobili, possa annoverarsi tra le “difficoltà” citate, necessitando di interpretazione in ordine alla portata applicativa (Trib. Torino 12 febbraio 2001, Arch. loc., 2001, 253).

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