Ricorso per la determinazione delle modalità dell'esecuzione forzata di obblighi di fare (art. 612 c.p.c.)InquadramentoA fronte dell'inadempimento dell'obbligato rispetto al comando giuridico concernente un obbligo fungibile di fare o non fare, l'avente diritto, notificato infruttuosamente il precetto, può ricorrere al Giudice dell'esecuzione (mobiliare) chiedendo che determini le modalità di attuazione del predetto obbligo. Il giudice potrà peraltro solo limitarsi ad interpretare il titolo esecutivo, senza integrarlo, non potendo esercitare poteri di carattere cognitivo. Al momento del deposito del ricorso va versato un contributo unificato fisso nella misura di Euro 139,00. FormulaTRIBUNALE DI RICORSO PER LA DETERMINAZIONE DELLE MODALITÀ DI ESECUZIONE [1] L'Avv. ..., C.F. ..., con studio in ..., via ..., n. ..., quale procuratore, giusta delega in calce (oppure, a margine) dell'atto di precetto, di ..., nato a ..., residente in ..., via ..., C.F. ... PREMESSO CHE – con sentenza n. ... del ..., il Tribunale di ... [2], nella causa iscritta al n. ... del Ruolo Generale dell'anno ... promossa da ... nei confronti di ..., ha disposto che ... abbattesse, nelle modalità indicate dalla consulenza tecnica d'ufficio, il muretto costruito in violazione delle norme sulle distanze; – detta sentenza veniva registrata all'Agenzia delle Entrate di ..., versando l'importo di Euro ...; – copia autenticata da questo difensore di tale sentenza è stata notificata in data ... [3], unitamente all'atto di precetto; – peraltro, ... non ha ancora provveduto ad adeguarsi al comando giuridico contenuto nel predetto titolo esecutivo. TUTTO CIÒ PREMESSO CHIEDE che la S.V. Ill.ma voglia, ai sensi dell'art. 612 c.p.c., previa convocazione delle parti, individuare le modalità per l'esecuzione del predetto obbligo di fare [4]. Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. Al momento del deposito del ricorso va versato un contributo unificato fisso nella misura di Euro 139,00. 2. Sulla scorta delle indicazioni già promananti dalla sentenza n. 336/2002 della Corte Costituzionale, nonché della formulazione dell'art. 474 c.p.c. dopo la novella di cui alla l. n. 80/2005, la S.C. ha recentemente precisato che il verbale di conciliazione giudiziale costituisce titolo esecutivo idoneo alla esecuzione forzata degli obblighi di fare e di non fare, perché si deve ritenere che i presupposti di fungibilità e coercibilità in forma specifica dell'obbligo dedotto nel titolo siano stati considerati al momento della formazione dell'accordo conciliativo dal giudice che lo ha promosso e sotto la cui vigilanza esso è stato concluso. 3. Il titolo esecutivo, in omaggio a quanto previsto dal secondo comma dopo la riforma realizzata dalla l. n. 80/2005, deve essere notificato alla parte personalmente: oggi, dunque, la semplice notificazione della sentenza al procuratore costituito è idonea e necessaria a far decorrere i termini brevi per l'impugnazione (Cass. S.U., n. 12898/2011), ma per procedere ad esecuzione forzata occorrerà in ogni caso notificare la sentenza ed il precetto). 4. L'individuazione delle forme idonee a realizzare l'obbligo contenuto nel titolo è rimessa al potere discrezionale del Giudice dell'esecuzione che provvede all'esito di un'udienza nel contraddittorio tra le parti con ordinanza nella quale dovrà designare l'ufficiale giudiziario che deve procedere all'esecuzione e le persone che devono provvedere al compimento dell'opera non eseguita ovvero alla distruzione di quella compiuta. CommentoL'esecuzione forzata per gli obblighi di fare e di non fare è una forma di esecuzione forzata in forma specifica, che trova rispettivamente fondamento sugli artt. 2931 e 2933 c.c. mediante la quale vengono realizzati coattivamente gli obblighi, anche negativi, di facere di carattere fungibile, attraverso la sostituzione dell'Ufficiale Giudiziario (o di un ausiliario nominato dal Giudice dell'esecuzione) al soggetto obbligato rimasto inadempiente rispetto al comando giuridico contenuto nel titolo esecutivo (Montesano, voce Esecuzione specifica, in Enc. dir., XV, Milano, 1966, 524 ss., spec. 540). Come è stato precisato in sede di legittimità, la sentenza di mero accertamento di obbligo di fare infungibile non costituisce titolo esecutivo, potendosi procedere alla esecuzione forzata in forma specifica soltanto in base a sentenza di condanna, almeno implicita, ed in relazione ad una prestazione che possa essere attuata indifferentemente sia dall'obbligato originario, sia per mezzo dell'attività sostitutiva di un qualunque altro soggetto, con identico effetto satisfattivo per il creditore, ovvero quando non sia indispensabile alcuna attività materiale personale di cooperazione specifica del condannato (cfr. Cass. n. 18572/2019, la quale ha quindi escluso che la sentenza di mero accertamento dell'obbligo dell'ente previdenziale di inserire in determinati elenchi il nominativo di un lavoratore agricolo sia idonea ad essere posta a base di esecuzione forzata in forma specifica, coinvolgendo una pluralità di condotte – quali l'inserimento del nominativo negli appositi elenchi e la verifica della produzione dei conseguenti effetti sia economici che normativi – aventi ciascuna carattere infungibile). Effettuata la notifica del precetto, il procedimento si incardina con ricorso dinanzi al Giudice dell'esecuzione affinché determini le modalità dell'esecuzione. L'ordinanza mediante la quale il Giudice dell'esecuzione determina le modalità di realizzazione dell'obbligo di fare o non fare deve essere finalizzata all'attuazione del comando giuridico contenuto nel titolo, non avendo il Giudice dell'esecuzione poteri cognitivi, ferma la possibilità di dirimere le contestazioni insorte mediante l'interpretazione in funzione complementare-integrativa (quanto alle modalità di esecuzione) del titolo stesso (Borrè, Esecuzione forzata degli obblighi di fare e di non fare, Napoli, 1965, 211; nello stesso senso in giurisprudenza, v. Cass. III, n. 11432/1996, in Foro it., 1997, I, 798, con nota di Fabiani). Invero, se il titolo è impugnato lo stesso può essere modificato o annullato indipendentemente dai provvedimenti assunti dal giudice dell'esecuzione nel procedimento in esame (Cass. II, n. 6148/2016). L'ordinanza è di regola impugnabile esclusivamente mediante opposizione agli atti esecutivi (sicché non è assoggettabile al rimedio residuale del ricorso straordinario per cassazione: Cass. III, n. 14208/2014). Peraltro, ogni volta che il giudice dell'esecuzione, con l'ordinanza di cui all'art. 612 c.p.c., risolva contestazioni che non attengono alla determinazione delle modalità esecutive, bensì alla portata sostanziale del titolo esecutivo, tale provvedimento acquista natura di sentenza sul diritto della parte istante di procedere ad esecuzione forzata e diviene perciò impugnabile con i mezzi ordinari anziché con lo strumento dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 27185/2016). Resta fermo, come è stato precisato dalla stessa S.C. sulla complessa questione, che, in tema di esecuzione forzata degli obblighi di fare e di non fare, l'ordinanza del giudice dell'esecuzione che decida in ordine alla portata sostanziale del titolo esecutivo ed all'ammissibilità dell'azione esecutiva non è appellabile, ma reclamabile ex art. 624 c.p.c. ove tale decisione sia stata presa solo in vista della mera sospensione della procedura (che resta pendente) in attesa dell'esito del giudizio di merito da instaurare, mentre è opponibile ai sensi dell'art. 617 c.p.c. ove abbia dichiarato la definitiva chiusura del processo esecutivo. In nessun caso è possibile la proposizione dell'appello (Cass. III, n. 17440/2019: in applicazione del principio, la S.C. ha cassato senza rinvio la sentenza di accoglimento dell'appello proposto dagli istanti in esecuzione per obblighi di fare avverso l'ordinanza con la quale il giudice dell'esecuzione aveva dichiarato ineseguibile la sentenza di accertamento della linea di confine tra due fondi e di condanna all'apposizione di cippi e alla ricostruzione della canalina ivi esistente, e improcedibile l'esecuzione). |