Atto di precetto su titolo esecutivo costituito da provvedimento di condanna al pagamento di astreinte (artt. 480, 614-bis)

Rosaria Giordano

Inquadramento

L'art. 614-bis c.p.c. attribuisce al Giudice che emana un provvedimento di condanna, oggi anche ad un obbligo di facere di carattere fungibile, ove sia stata presentata un'istanza di parte in tal senso, a pronunciare una misura coercitiva indiretta nei confronti dell'obbligato, condannando lo stesso, in via eventuale e futura, al pagamento di una somma di denaro per ogni violazione o inosservanza successiva. Fondamentale novità introdotta, mediante la modifica della predetta disposizione, da parte del d.lgs. n. 149/2022, è la possibilità che l'astreinte venga disposta, dopo la notifica dell'atto di precetto, anche nel processo esecutivo, se non è stata richiesta nel processo di cognizione, ovvero il titolo esecutivo è diverso da un provvedimento di condanna. In detta ipotesi, il Giudice deciderà in base alle previsioni dell'art. 612 c.p.c. (sull'esecuzione degli obblighi di fare e non fare in generale), ove compatibili. La c.d. astreinte costituisce titolo esecutivo sicché, nell'ipotesi di inadempimento, può esserne quantificata l'entità dal creditore in forza delle previsioni della stessa per promuovere l'esecuzione forzata in danno dell'obbligato.

Formula

ATTO DI PRECETTO

Il Sig. ..., nato a ..., residente in ..., C.F. ..., rappresentato e difeso [1], come da procura in calce al presente atto, dall'Avv. ... (C.F. ... ), ed elettivamente domiciliato presso lo studio dello stesso in ..., via ...;

PREMESSO CHE

- con sentenza n. ... del ..., il Tribunale di ..., nella causa iscritta al n. ... del Ruolo Generale dell'anno ... promossa da ... nei confronti di ..., condannava il Sig. ... all'abbattimento di un muretto costruito in violazione delle distanze tra le costruzioni;

- su richiesta dell'istante [2], tale provvedimento precisava che Sig. ..., nell'ipotesi di inadempimento decorsi 60 giorni dalla notificazione della sentenza [3], avrebbe dovuto versare, per ciascun giorno di ulteriore ritardo, l'importo di Euro ... [4];

- sono ormai trascorsi 100 giorni dalla notifica della sentenza e Sig. ... non si è conformato al comando giuridico contenuto nel titolo esecutivo, sicché è ad oggi debitore dell'importo di Euro ... [5];

INTIMA E FA PRECETTO

al Sig. ..., nato il ... a ..., C.F. ... di provvedere entro il termine di giorni 10 [6] dalla notificazione del presente atto [7] al pagamento in favore di ... delle seguenti somme:

Sorte capitale;

interessi maturati alla data del ...;

Spese di registrazione della sentenza;

Spese di notificazione del titolo esecutivo;

compenso per la redazione del precetto;

Rimborso spese generali (15%);

CPA 4% su Euro ...;

IVA 22% su Euro ...;

Totale compensi, C.P.A. e I.V.A. ...;

Totale spese ...;

Totale ...;

oltre agli interessi al saggio di ..., a decorrere dalla data di notificazione del presente atto e sino al saldo, nonché all'importo di Euro ... per ciascun giorno di ulteriore ritardo nell'adempimento;

AVVERTE

Il debitore che:

- in difetto di adempimento nel termine sopra indicato, si procederà ad esecuzione forzata.

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA

Delego a rappresentarmi e difendermi con riguardo alla redazione del presente atto di precetto ed alla successiva esecuzione forzata e agli eventuali giudizi di opposizione l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge.

Per autentica della sottoscrizione ...

Firma Avv. ...

1. L'atto di precetto, in quanto atto stragiudiziale prodromico all'esecuzione può essere sottoscritto anche dal creditore personalmente, senza necessità della difesa tecnica che, pertanto, è solo facoltativa.

2. Secondo un'interpretazione rigorosa, tale istanza dovrebbe essere equiparata ad una domanda giudiziale e dovrebbe quindi essere proposta in limine litis (Zucconi Galli Fonseca, Le novità della riforma in materia di esecuzione forzata, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2010, 197 ss., spec. 205). Per altri, invece, l'istanza in questione, alla medesima stregua di quella ex art. 96 c.p.c., essendo accessoria al provvedimento di condanna oggetto della domanda giudiziale dovrebbe ritenersi proponibile in ogni momento del giudizio ed anche in appello (Bove, La misura coercitiva di cui all'art. 614-bis c.p.c., in Riv. trim. dir. proc. civ., 2010, 781 ss., spec. 787). A seguito della novella del 2022, che attribuisce il potere di disporre l'astreinte anche al Giudice dell'esecuzione, appare preferibile l'opzione interpretativa meno rigorosa.

3. Peraltro, si è anche osservato che la misura coercitiva pecuniaria, si applica trascorso un termine concesso ragionevolmente al debitore per adempiere l'obbligo e decorrente dalla notifica della sentenza o del provvedimento (Trib. Terni 4 agosto 2009, Foro it., 2011, n. 1, 287).

4. Secondo quanto specificato, oggi, dall'art. 614-bis c.p.c., nella formulazione novellata dal d.lgs. n. 149/2022, l'ammontare della somma è disposto dal Giudice tenuto conto del valore della controversia, della natura della prestazione dovuta, del vantaggio per l'obbligato derivante dall'inadempimento, del danno quantificato o prevedibile e di ogni altra circostanza utile.

5. Non è previsto, come nel sistema francese, che il Giudice debba verificare l'avvenuto inadempimento dell'obbligato affinché possa iniziare l'esecuzione nei suoi confronti in base alla misura coercitiva indiretta, sicché l'esistenza in concreto dei presupposti di effettiva operatività dell'astraente e la sua concreta monetizzazione sono rimesse al creditore vittorioso (Trib. Milano sez. proprietà Industriale e intellettuale, 9 giugno 2011).

6. Salvo che sia autorizzata l'esecuzione immediata ex art. 482 c.p.c., è possibile procedere ad esecuzione forzata solo laddove sia decorso un termine non inferiore a giorni 10 e non superiore a giorni 90, secondo le indicazioni contenute nell'atto di precetto. Il termine entro il quale l'obbligazione deve essere adempiuta è non inferiore a dieci giorni: la mancata o la diversa assegnazione al debitore del termine non determina, tuttavia, la nullità del precetto, ma comporta soltanto che l'esecuzione non possa essere iniziata prima che sia decorso detto termine (Cass. III, n. 55/2002).

7. L'atto di precetto, in quanto atto stragiudiziale, deve essere notificato alla parte personalmente in omaggio al disposto dell'art. 480, comma 4. L'omessa o irregolare notifica del precetto può essere fatta valere dall'intimato mediante opposizione agli atti esecutivi (Cass. III, n. 7047/1997). Peraltro, la nullità della notifica dell'atto di precetto è di regola sanata per raggiungimento dello scopo processuale dell'atto quando è proposta da parte del debitore opposizione agli atti esecutivi, salvo che il vizio di notificazione sia di tale gravità da determinare l'inesistenza della stessa ovvero l'impossibilità di raggiungere il suo scopo tipico, lasciando all'intimato un termine ad adempiere inferiore a dieci giorni (Cass. VI, n. 13038/2013).

Commento

L'art. 614-bis c.p.c. costituisce una novità introdotta dalla l. n. 69/2009, per risolvere il tradizionale problema dell'esecuzione degli obblighi di fare di carattere infungibile.

Peraltro, in sede di conversione del d.l. n. 83/2015, nella l. n. 132/2015, l'art. 614-bis è stato modificato allo scopo di ampliarne l'ambito applicativo, sul modello, almeno in parte, di quanto previsto dal codice del processo amministrativo ai sensi dell'art. 114, comma 4, lett. e). Invero, tale modifica normativa ha eliminato, già nel titolo e nella rubrica della disposizione, il riferimento all'attuazione degli obblighi di fare di carattere infungibile e di non fare e sostituito con quello, di portata più ampia, “Misure di coercizione indiretta”. Contestualmente il generale ambito applicativo della norma che potrebbe trarsi dalla rubrica viene limitato con la precisazione, contenuta nel comma 1, per la quale la disposizione non trova applicazione per i provvedimenti di condanna al pagamento di una somma di denaro, in relazione ai quali lo strumento è sempre quello dell'esecuzione forzata c.d. diretta o per espropriazione.

In concreto, l'art. 614-bis può quindi essere utilizzato anche per una coercizione indiretta dell'obbligato all'adempimento degli obblighi di fare di carattere fungibile e comunque di carattere specifico. In sostanza, la norma ormai “presidia” l'effettività dell'esecuzione forzata in forma specifica in tutte le sue forme, compresa quella relativa al rilascio di un bene immobile o alla consegna di un bene mobile (in tal senso v., peraltro, già Trib. Terni 4 agosto 2009, Foro it., 2011, n. 1, 287; Trib. Siena 11 novembre 2013, Foro it., 2014, n. 6, 1980, con nota di Mondini).

Resta invece ferma la previsione contenuta nell'ultima parte del comma 1 dell'art. 614-bis per la quale la norma non trova applicazione nelle controversie di lavoro, in relazione alle pronunce emanate all'esito delle quali pure si è tradizionalmente posto con forza il problema delle modalità di esecuzione di obblighi di fare di carattere infungibile.

La circostanza che l'art. 614-bis c.p.c. faccia riferimento, in modo generico, ad un “provvedimento” e non già ad una sentenza di condanna ha indotto sia la dottrina che la giurisprudenza che si sono espresse sulla questione a ritenere che la misura di coercizione indiretta possa essere richiesta sia nei giudizi destinati a concludersi con una sentenza che nei procedimenti nei quali è emanata un'ordinanza. Pertanto, l'astreinte può accedere, ad esempio, all'ordinanza interdittale, ai provvedimenti cautelari, al decreto ingiuntivo (ad esempio, per la consegna di una cosa mobile), all'ordinanza emanata nel procedimento sommario di cognizione (Merlin, Prime note sul sistema delle misure coercitive pecuniarie per l'attuazione degli obblighi infungibili nella l. n. 69/2009, in Riv. dir. proc., 2009, n. 6, 1546 ss., spec. 1548).

Inoltre, il d.lgs. n. 149/2022 ha contemplato la possibilità che l'astreinte venga disposta, dopo la notifica dell'atto di precetto, anche nel processo esecutivo, se non è stata richiesta nel processo di cognizione, ovvero il titolo esecutivo è diverso da un provvedimento di condanna. In quest'ultima ipotesi, il Giudice deciderà in base alle previsioni dell'art. 612 c.p.c. (sull'esecuzione degli obblighi di fare e non fare in generale), ove compatibili.

A fronte dell'istanza di parte il Giudice non è tenuto ad emanare il richiesto provvedimento, essendo riservata allo stesso una valutazione di “manifesta iniquità”.

Se, invece, l'istanza è accolta il Giudice, nell'emanare il provvedimento di condanna al termine del procedimento, fissa anche una somma che dovrà essere corrisposta dall'obbligato per ogni violazione o inosservanza successiva.

L'astreinte in quanto anteriore ad un inadempimento solo eventuale nel momento nel quale è emanata si configura, pertanto, come condanna condizionale futura.

La misura coercitiva indiretta costituisce titolo esecutivo.

Pertanto, iniziata l'esecuzione nei suoi confronti, sarà onere dell'esecutato dedurre in sede di opposizione all'esecuzione le circostanze che ostano alla stessa (ad esempio, avvenuto adempimento all'obbligo di fare). Si pone, peraltro, un problema di riparto dell'onere probatorio nel giudizio ex art. 615 con riguardo, in particolare, alla violazione dell'obbligo di non fare, problema correlato a quello, di più ampia portata, della difficoltà di dimostrare i fatti negativi. In dottrina si ritiene che, in detta ipotesi, impossibilitato l'obbligato a dimostrare di aver serbato la propria condotta di astensione, tale onere spetti al creditore che ne deduce l'inosservanza (Bove, La misura coercitiva di cui all'art. 614-bis c.p.c., in Riv. trim. dir. proc. civ., 2010, 781 ss., spec. 791).

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario