Opposizione all'esecuzione promossa in forza di titolo esecutivo stragiudiziale (art. 615, comma 2, c.p.c.)InquadramentoL'esecuzione forzata non è volta all'accertamento dei diritti bensì a dare concreta attuazione, nell'ipotesi di inadempimento dell'obbligo versato nel titolo esecutivo, agli stessi. Tuttavia, nel corso dell'esecuzione possono innestarsi incidenti cognitivi correlati all'an dell'esecuzione, ossia alla sussistenza del diritto del creditore a procedere in executivis (opposizione all'esecuzione) ovvero al quomodo della procedura, ovvero alla nullità o irregolarità degli atti compiuti nel processo esecutivo (opposizione agli atti esecutivi). L'opposizione successiva all'inizio dell'espropriazione forzata si propone con ricorso al giudice dell'esecuzione. Se l'esecuzione è fondata su un titolo esecutivo stragiudiziale, a differenza di quanto avviene se la stessa si fonda su un titolo giudiziale, possono essere dedotti in sede di opposizione anche fatti anteriori alla formazione del titolo. Per il contributo unificato, v. Circolare del Ministero della Giustizia del 3 marzo 2015; spese forfettarie Euro 27,00. FormulaTRIBUNALE DI ... [1] OPPOSIZIONE, EX ART. 615, COMMA 2, C.P.C. ALL'ESECUZIONE MOBILIARE (OPPURE) IMMOBILIARE [2] n. ... R.G.E., pendente innanzi al Dott. ... con udienza (oppure) vendita al ... Il Sig. ..., nato a ..., residente in ..., C.F. ..., elettivamente domiciliato in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. ..., PEC ... , che lo rappresenta e difende per procura apposta in calce al presente atto PREMESSO CHE – il Sig. ..., con atto notificato in data ..., ha pignorato l'immobile dell'istante sito in ..., identificato in Catasto al ..., giusta contratto di mutuo ipotecario stipulato tra le parti in data ..., sull'assunto dell'inadempimento al pagamento di n. 2 rate; – tuttavia tale inadempimento non può ritenersi sussistente poiché il Sig. ... ha applicato interessi superiori a quelli indicati nel piano di ammortamento allegato al predetto contratto, interessi peraltro usurari ai sensi della l. n. 108/1996; – tutto ciò premesso, l'istante contesta il diritto del creditore a procedere all'esecuzione forzata CHIEDE che, ai sensi dell'art. 615, comma 2, c.p.c., l'Ill.mo Sig. Giudice dell'Esecuzione [3], voglia, previa sospensione dell'esecuzione e fissazione dell'udienza di comparizione delle parti, accogliere le seguenti conclusioni: dichiarare l'insussistenza del diritto del Sig. ... a procedere ad esecuzione forzata nei propri confronti. Con vittoria di spese [4]. Si allegano: 1) ...; 2) ...; 3) .... Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente giudizio di opposizione all'esecuzione in ogni fase e grado dello stesso l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione ... Firma Avv. ... 1. L'opposizione c.d. successiva all'esecuzione forzata si propone con ricorso al giudice dell'esecuzione. Sulla competenza, è stato precisato che ai sensi dell'art. 7 del r.d. n. 1611/1933, le cause di opposizione all'esecuzione proposte della p.a. sono soggette alle regole contenute nell'art. 27, e non a quelle del foro erariale di cui all'art. 25, restando devolute alla competenza del giudice nel cui circondario si trovano gli immobili oggetto dell'esecuzione, senza che assuma rilievo che l'opponente formuli una contestuale domanda di accertamento dell'usucapione del bene esecutato, trattandosi di domanda funzionalmente collegata all'esecuzione, e quindi rientrante tra i procedimenti per i quali l'art. 7 cit. esclude l'operatività del foro erariale (Cass. VI, n. 1465/2014). 2. In forza delle disposizioni contenute nel Decreto del ministero della Giustizia 7 agosto 2023, n. 110, recante “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, il ricorso, nella cause aventi un valore inferiore ad euro 500.000,00, deve essere strutturato nel modo seguente: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'esposizione deve essere contenuta nel limite massimo di 80.000 caratteri, che devono essere quelli di tipo corrente con l'utilizzo, preferibilmente, di: a) caratteri di dimensioni di 12 punti; b) interlinea di 1,5; c) con margini orizzontali e verticali di 2,5 centimetri. Note sono ammesse solo per l'indicazione dei precedenti giurisprudenziali nonché dei riferimenti dottrinari. 3. Con circolare del Ministero della Giustizia del 3 marzo 2015, è stato chiarito che nella prima fase c.d. sommaria dinanzi al giudice dell'esecuzione delle opposizioni esecutive non è dovuto alcun contributo unificato, trattandosi di un incidente di esecuzione. Ove venga introdotto il giudizio di merito andrà invece versato il contributo unificato al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, contributo da determinarsi, per l'opposizione all'esecuzione, avendo riguardo al valore della controversia. 4. È ormai incontroverso che nella struttura delle opposizioni, ai sensi degli artt. 615, comma 2, 617 e 619 c.p.c., emergente dalla riforma di cui alla l. n. 52/2006, il giudice dell'esecuzione, con il provvedimento che chiude la fase sommaria davanti a sé — sia che rigetti, sia che accolga l'istanza di sospensione o la richiesta di adozione di provvedimenti indilazionabili, fissando il termine per l'introduzione del giudizio di merito, o, quando previsto, quello per la riassunzione davanti al giudice competente —, deve provvedere sulle spese della fase sommaria, potendosi, peraltro, ridiscutere tale statuizione nell'ambito del giudizio di merito (Cass. III, n. 22033/2011). CommentoDopo l'inizio dell'esecuzione forzata, l'opposizione ex art. 615, comma 2, c.p.c., si propone con ricorso al Giudice dell'esecuzione. Sino alla riforma di cui al d.l. n. 59/2016, l'opposizione poteva essere proposta sino al momento nel quale l'esecuzione è conclusa. È stato poi introdotto un nuovo periodo nel comma 2 dell'art. 615 c.p.c., ha previsto – nella prospettiva di ridurre la durata delle procedure esecutive immobiliari evitando le opposizioni pretestuose proposte a ridosso delle operazioni di vendita – che l'opposizione all'esecuzione può essere esperita, a pena di inammissibilità, soltanto prima che venga disposta la vendita o l'assegnazione, salvo che sia fondata su fatti sopravvenuti o l'opponente dimostri di non aver potuto proporla tempestivamente per causa a lui non imputabile. La disposizione ha avuto un impatto sistematico molto rilevante e soltanto la prassi applicativa potrà fornire, nel tempo, indicazioni sull'effettiva portata della stessa. A prima lettura, sembra che, di regola, ossia a parte le “eccezioni” previste dalla stessa norma, non sia preclusa la possibilità di far valere in sede distributiva alcune questioni che integrano motivi deducibili in sede di opposizione all'esecuzione, pur con la rilevante differenza che ciò comporterà soltanto una tutela restitutoria delle somme, con il bene ormai venduto. Peraltro, è evidente che nessuna tutela vi è per il debitore nella fase che va dall'emanazione dell'ordinanza di vendita sino all'inizio della fase distributiva, periodo che, come noto, può essere anche di durata rilevante. Resta ferma, in ogni caso, la possibilità per il debitore di proporre opposizione all'esecuzione in un momento successivo a quello del provvedimento che dispone la vendita o l'assegnazione per fatti sopravvenuti: ad esempio, l'opposizione sarà esperibile sia per far valere un adempimento successivo rispetto al momento dell'esperibilità dell'opposizione nel corso della procedura esecutiva, sia per l'intervenuta risoluzione in sede cognitiva di una controversia di accertamento negativo della pretesa creditoria spiegata in executivis (che non abbia comportato l'integrale caducazione del titolo). Inoltre, è fatta salva la possibilità per il debitore di proporre l'opposizione all'esecuzione in un momento successivo a quello previsto deducendo di non aver potuto interporre tempestivamente tale rimedio per causa a sé non imputabile, ovvero per le canoniche circostanze esterne costitute dal caso fortuito e dalla forza maggiore. Più in generale, dovrebbe, tenuto conto che il titolo esecutivo è condizione necessaria e sufficiente per dare luogo all'esecuzione forzata, essere ammessa, anche spirato il termine per il debitore per proporre opposizione ex art. 615 c.p.c., la rilevabilità d'ufficio da parte del giudice dell'esecuzione della mancanza di titolo esecutivo. In generale, è peraltro evidente che prevale una scelta del legislatore in favore della pronta liquidazione del bene, piuttosto che della tutela del debitore esecutato, sul modello dell'esecuzione esattoriale, sicché il debitore esecutato potrà far valere siffatte circostanze con un'autonoma azione di risarcimento dei danni. Qualora l'opponente non provveda alla notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell'udienza per la fase sommaria, rinunciando così all'opposizione, il processo non può proseguire, mancando l'instaurazione del rapporto processuale già dinanzi al Giudice dell'esecuzione, né vi è un interesse giuridicamente rilevante della controparte a resistere od a contraddire, poiché non è stata investita della opposizione esecutiva (Cass. III, n. 19160/2014). A riguardo, la S.C. ha chiarito che il decreto con il quale il giudice dell'esecuzione fissa davanti a sé l'udienza per la fase sommaria, assegnando un termine perentorio per la notificazione del ricorso e dello stesso decreto all'opposto, non è soggetto a comunicazione a cura della cancelleria al ricorrente, sicché ove quest'ultimo lasci scadere il termine perentorio fissato con tale decreto incorre nella declaratoria di inammissibilità dell'opposizione (mentre la mancata comparizione delle parti, a seguito della regolare notifica del ricorso, non incide sull'ammissibilità della domanda e non preclude la possibilità di pervenire ad una pronuncia nel merito, in quanto la regolare instaurazione del contraddittorio pone le condizioni minime per l'attivazione dei poteri officiosi in ordine alla verifica dei presupposti di procedibilità della procedura espropriativa: Cass. III, n. 11291/2020). Nella prima fase c.d. sommaria dinanzi al giudice dell'esecuzione lo stesso procederà nelle forme camerali ex art. 185 disp. att. c.p.c. limitandosi, all'esito, a decidere con ordinanza sull'istanza di sospensione dell'esecuzione e sulla competenza e concedendo termine per l'eventuale introduzione del giudizio di merito. Mediante l'opposizione all'esecuzione può, inoltre, essere contestato il diritto del creditore a procedere ad esecuzione forzata sotto il profilo dell'an e del quantum debeatur (Trib. Torre Annunziata 9 settembre 2013, n. 919). Peraltro, in tale ipotesi, occorre distinguere, quanto al novero dei motivi deducibili in sede di opposizione all'esecuzione, tra titoli esecutivi giudiziali e stragiudiziali. Infatti, per le sentenze ed i provvedimenti emanati dall'autorità giudiziaria opera il principio di conversione dei vizi di nullità in motivi di gravame sancito dall'art. 161: in altri termini, il vizio non potrà essere contestato in sede di opposizione all'esecuzione ma soltanto mediante impugnazione. Tale regola è derogata, dal comma 2 dell'art. 161, nell'ipotesi della sentenza c.d. inesistente, in quanto priva della sottoscrizione del giudice. Mentre con l'opposizione all'esecuzione forzata fondata su un titolo esecutivo giurisdizionale possono farsi valere soltanto i fatti posteriori alla formazione del provvedimento costituente titolo esecutivo, non essendo ammissibile un controllo a ritroso della legittimità e della fondatezza del provvedimento stesso fuori dell'impugnazione tipica e del procedimento che ad essa consegue, la medesima esigenza, invece, non si riscontra allorché l'esecuzione forzata sia basata su un titolo di natura contrattuale (Vaccarella, Titolo esecutivo, precetto, opposizioni, Torino, 1993, 186). Pertanto, nell'ipotesi in cui l'esecuzione si fondi su un titolo stragiudiziale, il debitore può contrastare la pretesa esecutiva del creditore con la stessa pienezza dei mezzi di difesa consentita nei confronti di una domanda di condanna o di accertamento del debito, e il giudice dell'opposizione può rilevare d'ufficio non solo l'inesistenza, ma anche la nullità del titolo esecutivo nel suo complesso o in singole sue parti, non vigendo in materia il principio processuale della conversione dei vizi della sentenza in mezzi di impugnazione (Cass. III, n. 2123/2011). |