Opposizione agli atti esecutivi (art. 617, comma 2, c.p.c.)InquadramentoL'esecuzione forzata non è volta all'accertamento dei diritti bensì a dare concreta attuazione, nell'ipotesi di inadempimento dell'obbligo versato nel titolo esecutivo, agli stessi. Tuttavia, nel corso dell'esecuzione ed anche prima della stessa possono innestarsi incidenti cognitivi correlati all'an dell'esecuzione, ossia alla sussistenza del diritto del creditore a procedere in executivis (opposizione all'esecuzione) ovvero al quomodo della procedura, ovvero alla nullità o irregolarità degli atti compiuti nel processo esecutivo (opposizione agli atti esecutivi). In particolare, l'opposizione di cui all'art. 617, comma 2, c.p.c. è volta a denunciare la nullità o irregolarità degli atti emessi dal Giudice dell'esecuzione e si propone, nella prima fase c.d. sommaria, con ricorso dinanzi allo stesso Giudice dell'esecuzione. FormulaTRIBUNALE DI ... [1] RICORSO [2] IN OPPOSIZIONE AGLI ATTI ESECUTIVI PROPOSTA DA: ... CONTRO ... * * * Ill.mo Giudice dell'esecuzione [3] Il Sig. ... [4], nato a ..., C.F. ..., residente in ..., rappresentato e difeso, come da delega in calce al presente atto dall'Avv. ..., presso lo studio del quale in ..., è elettivamente domiciliato PREMESSO CHE – in data ..., è stato emanato decreto di trasferimento in proprio favore dell'immobile aggiudicato nell'ambito della procedura esecutiva immobiliare R.G.E. ...; – tale decreto è stato comunicato all'esponente in data ..., – rilevato che il bene descritto nel decreto non corrisponde, se non in parte, a quello descritto nell'ordinanza di vendita, in quanto ...; TUTTO CIÒ PREMESSO CHIEDE che l'Ill.mo Giudice dell'esecuzione Immobiliare voglia fissare udienza di comparizione delle parti [5] ed all'esito modificare o annullare il predetto decreto di trasferimento, con vittoria di spese [6]. Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi con riguardo alla redazione del presente atto di opposizione agli atti esecutivi e per le eventuali fasi successive l'Avv. ..., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ..., via ... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Per autentica della sottoscrizione ... Firma Avv. ... 1. Con circolare del Ministero della Giustizia del 3 marzo 2015, è stato chiarito che nella prima fase c.d. sommaria dinanzi al giudice dell'esecuzione delle opposizioni esecutive non è dovuto alcun contributo unificato, trattandosi di un incidente di esecuzione. Ove venga introdotto il giudizio di merito andrà invece versato il contributo unificato al momento dell'iscrizione della causa a ruolo, contributo da determinarsi, per l'opposizione agli atti esecutivi, nell'importo fisso di Euro 168,00. 2. In forza delle disposizioni contenute nel Decreto del ministero della Giustizia 7 agosto 2023, n. 110, recante “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'articolo 46 delle disposizioni per l'attuazione del codice di procedura civile”, il ricorso, nella cause aventi un valore inferiore ad euro 500.000,00, deve essere strutturato nel modo seguente: a) intestazione, contenente l'indicazione dell'ufficio giudiziario davanti al quale la domanda è proposta e della tipologia di atto; b) parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c) parole chiave, nel numero massimo di venti, che individuano l'oggetto del giudizio; d) nelle impugnazioni, estremi del provvedimento impugnato con l'indicazione dell'autorità giudiziaria che lo ha emesso, la data della pubblicazione e dell'eventuale notifica; e) esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, quanto alle impugnazioni, individuazione dei capi della decisione impugnati ed esposizione dei motivi; f) nella parte in fatto, puntuale riferimento ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati in modo corrispondente al loro contenuto, preferibilmente consultabili con apposito collegamento ipertestuale; g) con riguardo ai motivi di diritto, esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono rilevanti; h) conclusioni, con indicazione distinta di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i) indicazione specifica dei mezzi di prova e indice dei documenti prodotti, con la stessa numerazione e denominazione contenute nel corpo dell'atto, preferibilmente consultabili con collegamento ipertestuale; l) valore della controversia; m) richiesta di distrazione delle spese; n) indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. L'esposizione deve essere contenuta nel limite massimo di 80.000 caratteri, che devono essere quelli di tipo corrente con l'utilizzo, preferibilmente, di: a) caratteri di dimensioni di 12 punti; b) interlinea di 1,5; c) con margini orizzontali e verticali di 2,5 centimetri. Note sono ammesse solo per l'indicazione dei precedenti giurisprudenziali nonché dei riferimenti dottrinari. 3. La prima fase sommaria dell'opposizione agli atti esecutivi si svolge dinanzi allo stesso giudice dell'esecuzione che ha emesso l'atto oggetto di opposizione. 4. Nella formula in esame il ricorso è proposto dall'aggiudicatario alla vendita forzata. Peraltro, legittimate alla proposizione dell'opposizione agli atti, specie dell'opposizione successiva all'inizio della procedura esecutiva, sono tutte le parti del procedimento esecutivo, quindi il debitore come i creditori, nonché altri soggetti i quali, come l'aggiudicatario, si trovino ad essere destinatari degli effetti giuridici di un provvedimento del giudice dell'esecuzione. Sotto un distinto ma correlato profilo, è stato recentemente chiarito che nelle opposizioni agli atti esecutivi, la necessità di integrare il contraddittorio con tutti i soggetti controinteressati rispetto all'azione spiegata dall'opponente, nel rispetto della regola del litisconsorzio necessario, deve essere verificata con riferimento al momento della proposizione della domanda (cfr. Cass. III, n. 17441/2019, fattispecie nella quale la S.C. ha escluso che il contraddittorio tra il debitore opponente, il creditore procedente e quelli intervenuti, dovesse essere esteso anche all'aggiudicatario, essendo l'aggiudicazione intervenuta dopo la proposizione dell'opposizione). 5. Nella fase sommaria delle opposizioni esecutive il procedimento si svolge nelle forme camerali ai sensi dell'art. 185 disp. att. c.p.c. 6. È ormai incontroverso che nella struttura delle opposizioni, ai sensi degli artt. 615, comma 2, 617 e 619 c.p.c., emergente dalla riforma di cui alla l. n. 52/2006, il giudice dell'esecuzione, con il provvedimento che chiude la fase sommaria davanti a sé – sia che rigetti, sia che accolga l'istanza di sospensione o la richiesta di adozione di provvedimenti indilazionabili, fissando il termine per l'introduzione del giudizio di merito, o, quando previsto, quello per la riassunzione davanti al giudice competente –, deve provvedere sulle spese della fase sommaria, potendosi, peraltro, ridiscutere tale statuizione nell'ambito del giudizio di merito (Cass. III, n. 22033/2011). CommentoMediante l'opposizione agli atti esecutivi possono essere denunciati vizi formali degli atti dell'esecuzione forzata nonché concernenti gli atti preliminari alla stessa. Le opposizioni mediante le quali sono denunciati vizi del precetto o del titolo esecutivo vanno proposte nella forma di un'opposizione c.d. preventiva all'esecuzione forzata con atto di citazione dinanzi al giudice competente ai sensi dell'art. 480, comma 3, c.p.c. L'opposizione con la quale si fanno valere vizi afferenti gli atti del Giudice dell'esecuzione si propone, invece, con ricorso dinanzi allo stesso Giudice dell'esecuzione. La S.C. ha da chiarito che il decreto con il quale il giudice dell'esecuzione fissa davanti a sé l'udienza per la fase sommaria, assegnando un termine perentorio per la notificazione del ricorso e dello stesso decreto all'opposto, non è soggetto a comunicazione a cura della cancelleria al ricorrente, sicché ove quest'ultimo lasci scadere il termine perentorio fissato con tale decreto incorre nella declaratoria di inammissibilità dell'opposizione (mentre la mancata comparizione delle parti, a seguito della regolare notifica del ricorso, non incide sull'ammissibilità della domanda e non preclude la possibilità di pervenire ad una pronuncia nel merito, in quanto la regolare instaurazione del contraddittorio pone le condizioni minime per l'attivazione dei poteri officiosi in ordine alla verifica dei presupposti di procedibilità della procedura espropriativa: Cass. III, n. 11291/2020). L'art. 617 c.p.c., quanto ai vizi deducibili, fa riferimento alla “regolarità” e non al più radicale vizio della nullità degli atti processuali. In realtà il sistema degli artt. 156 e ss. c.p.c. disciplina la sola nullità degli atti processuali rispetto alla quale, come si è osservato in dottrina, l'inesistenza è qualcosa di più e l'irregolarità qualcosa in meno. In particolare, alla nozione di irregolarità possono ricondursi sia difformità dal modello legale che non implicano nullità ma, sotto il profilo disciplinare, sono ad essa assimilate per alcuni profili, sia quella categoria residuale che rimane, in linea di principio, priva di sanzioni o altre conseguenze (Mandrioli, Sulla nozione di «irregolarità» nel processo civile, in Riv. dir. proc., 1977, 509 ss., spec. 516). Tuttavia con l'opposizione agli atti esecutivi possono indifferentemente essere fatti valere vizi che comportano una nullità dell'atto che la stessa irregolarità: tale assimilazione fa ritenere che in sede esecutiva venga derogato, attraverso la norma in esame, il principio di tassatività delle nullità processuali enunciato dal comma 1 dell'art. 156 c.p.c. (Verde – Capponi, Profili del processo civile, III, Processo di esecuzione e procedimenti speciali, Napoli, 1998, 223). Il termine di decadenza per la proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi è di venti giorni, decorrente dal compimento dell'atto esecutivo oggetto della stessa ovvero dalla notifica del titolo esecutivo e del precetto o, sempre ove riguardi siffatti atti, dal primo atto di esecuzione. La verifica dell'osservanza del termine perentorio per proporre opposizione agli atti esecutivi è compiuta di ufficio dal giudice sulla base dei documenti acquisiti al processo (Cass. III, n. 27533/2014). Resta fermo che l'eccezione di tardività dell'opposizione proposta ex art. 617 c.p.c. per omessa allegazione, da parte dell'opponente, del momento in cui ha avuto effettiva conoscenza della procedura esecutiva, ove non decisa dal giudice del merito e dunque non coperta da giudicato interno, può e deve essere delibata in sede di legittimità, ancorché non dedotta come motivo di ricorso, trattandosi di eccezione relativa ad un termine di decadenza processuale la cui inosservanza è rilevabile d'ufficio e che comporta la cassazione senza rinvio della sentenza ex art. 382, comma 3, c.p.c., in quanto l'azione non poteva proporsi (Cass. S.U., n. 8501/2021). L'opposizione ex art. 617, comma 2, c.p.c. è lo strumento generale per denunciare l'irregolarità o la nullità, oltre che del pignoramento e della notificazione dello stesso, degli atti compiuti dal giudice dell'esecuzione nel corso della procedura. Di regola, poiché ciò potrebbe determinare un'elusione del rispetto del termine di decadenza per la proposizione dell'opposizione in esame, non può essere oggetto della stessa l'atto con il quale il Giudice dell'esecuzione si sia limitato a correggere un errore materiale o di calcolo di una propria ordinanza. Nondimeno, l'opposizione agli atti potrà essere proposta qualora l'errore corretto sia tale da ingenerare un obbiettivo dubbio sull'effettivo contenuto dell'ordinanza, ovvero quando con la correzione sia stata impropriamente riformata la portata decisoria del provvedimento, dando luogo surrettiziamente ad una revoca o ad una modifica di ordinanza già eseguita e non più opponibile (Cass. III, n. 1891/2015). Per eadem ratio, di regola non potranno essere impugnati con opposizione ex art. 617 gli atti con i quali il giudice dell'esecuzione rigetta l'istanza di revoca o modifica di un proprio provvedimento, salva l'ipotesi nella quale il pregiudizio derivi dalle ragioni poste a fondamento del diniego (Cass. III, n. 3723/2012). È consolidato nella giurisprudenza di legittimità il principio per il quale il provvedimento del giudice dell'esecuzione di declaratoria di estinzione atipica o di improseguibilità dell'esecuzione non soggiace al rimedio del reclamo al collegio di cui all'art. 630 c.p.c., bensì all'opposizione agli atti esecutivi che è lo strumento generale previsto dall'ordinamento per denunciare i vizi del processo esecutivo (Cass. VI, n. 24775/2014). La S.C. ha per altro verso chiarito, con riferimento al processo di esecuzione forzata di obblighi di fare e di non fare, che il provvedimento che, sul presupposto dell'ineseguibilità del giudicato, ponga fine al processo esecutivo, è impugnabile con l'opposizione agli atti esecutivi ai sensi dell'art. 617 c.p.c., essendo questo il rimedio contro i provvedimenti con i quali il giudice dell'esecuzione, a ragione o a torto, addivenga a una chiusura anticipata del processo esecutivo sul presupposto che non sussistesse ab origine o sia venuta meno una condizione dell'azione esecutiva (Cass. III, n. 10869/2012). |