Relazione di notificazione a persona non residente, né dimorante, né domiciliata nella Repubblica

Cristina Asprella

Inquadramento

Ai sensi dell'art. 142 c.p.c., comma 1 e salvo quanto disposto nel comma 2 del medesimo articolo, se il destinatario non ha la residenza la dimora o il domicilio nello Stato e non ha eletto un domicilio o costituito un procuratore ex art. 77 c.p.c. l'atto è notificato attraverso la spedizione al destinatario per il tramite della posta con raccomandata e attraverso la consegna di altra copia al pubblico ministero che ne curerà la trasmissione al Ministero degli Affari Esteri affinché esegua la consegna alla persona alla quale è diretta. Il comma 2 chiarisce che le disposizioni cui al comma 1 si applicano solo ai casi in cui risulta impossibile eseguire la notificazione in uno dei modi indicati dalle Convenzioni Internazionali e dagli artt. 30 e 75 del d.P.R. n. 200/1967.

A norma dell'art. 49 disp. att. c.p.c., l'Ufficiale Giudiziario che esegue la notificazione ai sensi degli artt. 142,143 e 146 c.p.c., deve consegnare al P.M., insieme con la copia dell'atto, una nota che contenga: l'indicazione del nome e della qualità del notificante; il nome, la residenza o la dimora del destinatario; la natura dell'atto notificato; il Giudice che ha pronunciato il provvedimento notificato o davanti al quale si deve comparire; la data e la firma dell'Ufficiale Giudiziario. La nota viene trasmessa dal P.M. insieme con l'atto da notificare al Ministero degli Affari Esteri o al Comando Militare posto nella circoscrizione del Tribunale, che provvedono d'urgenza alla consegna.

Va comunque precisato che, a partire dall'entrata in vigore della l. n. 42/1981, la notifica di atti giudiziari e stragiudiziali all'estero può farsi in due diverse modalità. Bisogna in primo luogo accertare se siano applicabili una convenzione internazionale cui l'Italia aderisce o se si possono osservare gli artt. 30 e 75 della legge consolare (ossia il d.P.R. n. 200/1967). Se non è possibile eseguire la notificazione secondo una di queste due modalità, allora, in via residuale, va applicato il procedimento previsto dall'art. 142 c.p.c. e 49 disp. att. c.p.c.

Recentemente la giurisprudenza di legittimità ha affermato che in tema di notificazione di atti giudiziari, in presenza di informazioni circa l'origine estera del destinatario (nella specie, evincibili dall'estremo "Z404M" del codice fiscale, indicante la cittadinanza statunitense del proprietario del bene oggetto di pretesa usucapione), deve essere seguita la procedura di cui all'art. 142 c.p.c. concernente la notificazione "a persona non residente, né dimorante, né domiciliata nella Repubblica", e non quella prevista dall'art. 143 c.p.c. non vertendosi in ipotesi di notificazione "a persona di residenza, dimora e domicilio sconosciuti". Pertanto, rientra nell'ordinaria diligenza esigibile da parte del notificante, quale espressione della lealtà processuale, un'attività di indagine coerente con le informazioni disponibili, da svolgersi, al fine di accertare la nuova residenza, mediante verifiche presso l'ufficio consolare di riferimento di cui all'art. 6 della l. n. 470/1988, non essendo, al contrario, sufficiente la ricerca effettuata presso un ufficio anagrafico nazionale privo di qualsiasi correlazione soggettiva col destinatario straniero (Cass. II, n. 2966/2019).

La riforma 2022 sulla disciplina delle notificazioni nel codice di rito: il d.lgs. n. 149/2022 nell'attuare i criteri di delega relativi alle notifiche telematiche e al riordino e implementazione del processo telematico, ha modificato l'art. 137, comma 2 c.p.c. introducendo espressamente le notifiche effettuate dall'avvocato. Sono stati inoltre introdotti due nuovi commi alla stessa disposizione normativa, ossia i commi 6 e 7, che prevedono ora che l'avvocato esegue le notificazioni nei casi e con le modalità previste dalla legge e che l'ufficiale giudiziario esegue la notificazione su richiesta dell'avvocato se quest'ultimo non deve eseguirla a mezzo di posta elettronica certificata o di servizio elettronico di recapito certificato qualificato, o con altra modalità prevista dalla legge, salvo che l'avvocato dichiari che la notificazione con queste modalità non è possibile o non ha avuto esito positivo per cause non imputabili al destinatario. Di questa dichiarazione deve darsi atto nella relata di notifica.

Pertanto la c.d. Riforma Cartabia ha introdotto per le notificazioni il principio per cui la PEC è il primo mezzo di notificazione degli atti giudiziari (c.d. PEC first). La notifica può essere pertanto richiesta all'ufficiale giudiziario solo in via residuale e, in particolare, ove sia attinente a un procedimento pendente al 28 febbraio 2023 (data di entrata in vigore delle nuove norme); il destinatario non sia un soggetto che ha l'obbligo di munirsi di domicilio digitale risultante dai registri pubblici e non si è avvalso della facoltà di eleggerlo; il destinatario ha un domicilio digitale risultante dai pubblici registri ma non è stato possibile effettuare la notifica tramite PEC per causa non imputabile al destinatario; il destinatario sia un'impresa o un professionista iscritto nell'indice INI-PEC (art. 6-bis codice amministrazione digitale) ma non sia stato possibile eseguire la notifica tramite PEC per causa imputabile al destinatario ma non si sia potuto inserire l'atto nell'area web di cui all'art. 359 del c.c.i.i. perché non ancora attiva; infine qualora il destinatario abbia eletto domicilio digitale (artt. 3-bis, comma 1-bis e 6-quater c.a.d.) ma questa notifica non sia stata possibile o non abbia avuto esito positivo per causa imputabile al destinatario. In tutte queste ipotesi l'avvocato potrà utilizzare la notifica degli atti giudiziari tramite ufficiale giudiziario rilasciando però una dichiarazione ex art. 137, comma 7 c.p.c. (su cui si veda la relativa Formula). Sulle novità della notifica a mezzo PEC si veda R. Nardone, La validità della notifica effettuata dall'ufficiale giudiziario dopo la riforma del processo civile, in www.ilprocessocivile.it, secondo la quale in mancanza della dichiarazione ex art. 137, comma 7 c.p.c. si potrà verificare una mera irregolarità ove non vi siano dubbi sul soggetto che ha ricevuto la notifica dell'atto o comunque sia possibile determinare la data.

Va altresì segnalato che la disciplina della riforma 2022 incide anche sul contenuto dell'art. 139 c.p.c. prevedendosi ora la soppressione della firma del portiere o del vicino del destinatario, così semplificando l'attività notificatoria dell'ufficiale giudiziario. Ciò perché, come specifica la Relazione illustrativa, non si può prevedere se il ricevente sia munito di firma digitale né può imporglisi di procurarsela, e, pertanto, l'ufficiale giudiziario dovrebbe, come adesso, portare sempre con sé anche una ulteriore copia cartacea su cui il ricevente, eventualmente diverso dal destinatario, possa apporre la sua firma autografa, copia cartacea che poi va materialmente restituita al richiedente che deve conservarla. La soppressione della firma da parte del ricevente, quando la consegna viene fatta da un pubblico ufficiale come l'ufficiale giudiziario che inoltre restituisce relazione scritta dell'attività svolta, con valore probatorio di atto pubblico, estende a casi analoghi, senza modificarne in alcun modo la natura, la potestà certificatoria che l'ufficiale giudiziario ha già con riferimento alle ipotesi in cui il ricevente rifiuti la firma o non possa firmare e agevola il flusso telematico degli atti processuali.

Formula

RELAZIONE DI NOTIFICAZIONE PRESSO IL DOMICILIATARIO

Su richiesta [1] dell'Avv. ..., con studio in ... alla via ... ed al n. ..., procuratore domiciliatario di ..., io sottoscritto Ufficiale Giudiziario addetto all'Ufficio unico notifiche presso il Tribunale di ... ho notificato [2][3] il sopra esteso atto di ... a ..., consegnando copia conforme all'originale nelle mani dell'Avv. ... [4] presso il cui studio il Sig. ...,destinatario, ha eletto domicilio, in ... alla via ... ed al n. ....

Luogo e data ...

Firma dell'Ufficiale Giudiziario ...

COMMENTO

L'art. 149-bis c.p.c., inserito dal d.l. n. 193/2009, convertito in l. n. 24/2010, antecedentemente alla riforma apportata dal d.lgs. n. 149/2022, prevedeva che, in assenza di un espresso divieto di legge, la notificazione poteva eseguirsi a mezzo di posta elettronica certificata, anche previa estrazione di copia informatica del documento cartaceo. Nell'ottica di implementazione del processo civile telematico, il d.lgs. n. 149/2022 (c.d. Riforma Cartabia) è intervenuta sull'art. 149-bis c.p.c., prevedendo l'obbligo di notificazione a mezzo posta elettronica certificata da parte dell'Ufficiale Giudiziario qualora il destinatario sia un soggetto per il quale la legge prevede l'obbligo di munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito certificato qualificato risultante dai pubblici elenchi oppure quando il destinatario ha eletto domicilio digitale ai sensi dell'art. 3-bis, comma 1-bis, del c.a.d. Qualora si proceda secondo questa modalità, l'ufficiale giudiziario trasmette una copia informatica dell'atto sottoscritta con la firma digitale all'indirizzo di posta elettronica certificata del destinatario risultante dai pubblici elenchi o, comunque, accessibili alle pubbliche amministrazioni. Il perfezionamento della notifica si ha nel momento in cui il gestore rende disponibile il documento informatico nella casella di posta elettronica certificata del destinatario.

Per quanto concerne la relazione prevista dall'art. 148 c.p.c., l'ufficiale giudiziario la redige su un documento informatico separato, sottoscritto con firma digitale e congiunto all'atto cui si riferisce mediante strumenti informatici (determinati con apposito decreto del Ministero della Giustizia).

Con il d.lgs. n. 164/2024 si è perfezionata la disciplina della notificazione a mezzo posta elettronica certificata eseguita dall'ufficiale giudiziario ai sensi dell'articolo 149-bis, procedendo ad un intervento additivo sul secondo comma, una sostituzione del terzo comma e l'introduzione di un ultimo comma dopo il sesto. In relazione al secondo comma si è previsto che l'ufficiale giudiziario possa trasmettere all'indirizzo di posta elettronica certificata del destinatario, risultante da pubblici elenchi o comunque accessibili alle pubbliche amministrazioni, non solo la copia informatica dell'atto sottoscritta con firma digitale ma anche, in alternativa, il duplicato informatico dell'atto stesso, che consiste in un documento informatico ottenuto mediante la memorizzazione della medesima sequenza di bit del documento originario. L'intervento sostitutivo del terzo comma elimina una distonia tra notifiche effettuate con modalità tradizionali (a mani o mediante il servizio postale) e notifiche a mezzo PEC, prevedendo anche in relazione a queste ultime la scissione del momento di perfezionamento della notifica per il soggetto notificante e per il destinatario. Anche nel caso di notifiche via PEC, infatti, può accadere che l'adempimento venga effettuato dall'ufficiale giudiziario in un momento successivo a quello in cui il richiedente gli ha trasmesso gli atti. Si prevede quindi che la notifica si intende perfezionata, per il soggetto notificante, nel momento in cui il documento informatico da notificare è consegnato all'ufficiale giudiziario e, per il destinatario, nel momento in cui il gestore rende disponibile il documento informatico nella casella di posta elettronica certificata di quest'ultimo. Infine, l'intervento aggiuntivo del settimo comma della disposizione colma una lacuna normativa disciplinando l'ipotesi in cui la notifica non possa essere effettuata a mezzo posta elettronica certificata o l'invio di questa non vada a buon fine. In particolare, si prevede che se ciò avviene per causa non imputabile al destinatario si dovrà procedere nelle forme “tradizionali”, mentre se avviene per cause imputabili al destinatario (che ad es. non ha curato di mantenere attiva e capiente la sua casella di posta) l'atto sarà depositato in una apposita area web esposta nel portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia e accessibile al destinatario. A tal fine, si prevede – anche allo scopo di garantire la conoscibilità e al contempo la riservatezza dell'atto – che l'area web sia generata automaticamente dal portale e sia collegata al codice fiscale del destinatario, e che l'atto da notificare debba essere accompagnato da una dichiarazione dell'ufficiale giudiziario circa la sussistenza dei presupposti per procedere secondo tali modalità. Analogamente a quanto avviene con le notifiche a mezzo posta in caso di assenza del destinatario, poi, si prevede che per quest'ultimo la notifica si intende perfezionata con il decorso di dieci giorni dall'inserimento ovvero, se anteriore, nella data in cui egli accede all'area riservata.

Va infine segnalato che la riforma 2022 incide anche sul tempo delle notificazioni al fine di disciplinare il tempo della notificazione effettuata per via telematica prevedendosi ora che le notificazioni a mezzo posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito certificato qualificato possono essere eseguite senza limiti di orario. Queste notificazioni si intendono perfezionate, per il notificante, nel momento in cui è generata la ricevuta di accettazione e, per il destinatario, nel momento in cui è generata la ricevuta di avvenuta consegna. Se questa è generata tra le ore 21 e le ore 7 del mattino seguente, la notificazione si intende perfezionata per il destinatario alle ore 7.

La legge 29 aprile 2024, n. 56 (pubblicata in G.U. 30 aprile 2024), che ha convertito il d.l. n. 19/2024 recante “Ulteriori disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” ha inserito dopo l'art. 25, l'art. 25-bis rubricato “Disposizioni per favorire l'impiego di mezzi telematici per le notificazioni di atti civili, amministrativi e stragiudiziali da parte degli avvocati” con l'obiettivo di semplificare il procedimento notificatorio nell'ottica del perseguimento degli obiettivi del PNNR sull'efficienza del sistema giudiziario. La disposizione in questione ha inciso sull'art. 3 della l. n. 53/1994, il cui comma 2-bis ora prevede che «È consentita la notificazione tramite un invio postale generato con mezzi telematici. A tal fine, nella relazione di notificazione il notificante dà atto delle modalità di invio e indica il nome, il cognome, la residenza o dimora o domicilio del destinatario, nonché il domicilio del notificante, il numero del registro cronologico di cui all'articolo 8 e gli elementi previsti dal comma 2 del presente articolo. L'atto è sottoscritto digitalmente dal notificante nel rispetto della normativa processuale, anche regolamentare, concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. L'ufficiale postale appone la propria firma digitale o un sigillo elettronico qualificato sul documento informatico, stampa la copia da notificare e l'avviso di ricevimento e confeziona il piego raccomandato, riportando su ciascuna pagina della copia da notificare il numero identificativo dell'invio postale e attestando la conformità della copia al documento informatico trasmesso. Nell'avviso di ricevimento sono contenute le indicazioni di cui al comma 2».

Va ricordato che l'art. 3, commi 1 e 2, della l. n. 53/1994 sono relativi alla notifica in proprio da parte dell'avvocato in modalità cartacea tramite l'ufficio postale. Con l'inserimento del nuovo comma 2-bis si permette all'avvocato la notifica in proprio dell'atto tramite “un invio postale generato con mezzi telematici”.

Sicché l'avvocato che non può ottemperare all'obbligo di notifica attraverso la PEC può scegliere se notificare tramite l'UNEP, in proprio tramite l'ufficio postale secondo le disposizioni dell'art. 3 l. n. 53/1994 o, infine, in proprio tramite l'ufficio postale utilizzando l'invio generato con mezzi telematici ai sensi del nuovo comma 2-bis della l. n. 53/1994.

Ai sensi della nuova previsione il notificante nella relata di notifica deve dare atto:

• Delle modalità dell'invio;

• Indicare nome, cognome, residenza o dimora o domicilio del destinatario nonché il domicilio del notificante;

• Il numero del registro cronologico di cui all'art. 8 l. n. 53/1994;

Gli elementi previsti dall'art. 2 della stessa legge che prevede che «per le notificazioni di atti effettuate prima dell'iscrizione a ruolo della causa o del deposito dell'atto introduttivo della procedura, l'avviso di ricevimento deve indicare come mittente la parte istante e il suo procuratore; per le notificazioni effettuate in corso di procedimento, l'avviso deve indicare anche l'ufficio giudiziario e, quando esiste, la sezione dello stesso».

L'atto deve poi essere sottoscritto dal notificante nel rispetto della normativa processuale, anche regolamentare, relativa alla sottoscrizione, trasmissione e ricezione dei documenti informatici.

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