Ricorso in opposizione agli atti esecutivi avverso l'ordinanza di chiusura anticipata della procedura esecutiva (art. 617 c.p.c., art. 164-bis disp. att. c.p.c.)

Rosaria Giordano

Inquadramento

Risolvendo la relativa problematica interpretativa, la Corte di Cassazione ha chiarito che contro il provvedimento che dispone la chiusura anticipata della procedura di espropriazione forzata per “antieconomicità” deve essere proposta l'opposizione agli atti esecutivi e non il reclamo al collegio (che va dichiarato conseguentemente inammissibile, senza possibilità di riqualificazione nel “gravame” corretto: Cass. III, n. 11241/2022).

Formula

TRIBUNALE DI ...

OPPOSIZIONE AGLI ATTI ESECUTIVI EX ART. 617, COMMA 2, C.P.C.

Nella procedura esecutiva n. ... R.G.E.

PROPOSTA DA:

...

CONTRO

...

* * *

Ill.mo Giudice dell'esecuzione,

L'Avv. ..., in qualità di difensore del Sig. ..., creditore procedente, munito di delega apposta in calce (oppure, a margine) dell'atto di precetto

PREMESSO CHE

– con ordinanza del ..., comunicata a mezzo PEC in data ... [1] , è stata disposta la chiusura anticipata per infruttuosità della procedura esecutiva incardinata dall'istante sul bene immobile del Sig. ..., sito in ... via ..., identificato in Catasto ...;

– tale ordinanza si fonda sull'assunta infruttuosità della procedura esecutiva poiché l'immobile non è stato venduto in n. ... esperimenti di vendita con una riduzione del prezzo sino all'importo di Euro ..., sicché un ulteriore tentativo di vendita non consentirebbe di soddisfare, neppure in misura minima, il credito dell'istante [2];

– siffatto presupposto, tuttavia, è erroneo poiché ...;

tutto ciò premesso

CHIEDE

che l'Ill.mo Giudice dell'esecuzione voglia fissare udienza di comparizione delle parti ed all'esito annullare la predetta ordinanza, con vittoria di spese [3].

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. Tale indicazione è opportuna, considerato che l'opposizione agli atti esecutivi deve essere proposta entro il termine di 20 giorni decorrente dalla pronuncia dell'ordinanza, ove avvenuta in udienza, ovvero dalla comunicazione della stessa se emessa con provvedimento riservato. Quanto al dies a quo ai fini del decorso del termine di venti giorni per proporre opposizione agli atti esecutivi, è stato chiarito che il termine per proporre opposizione agli atti esecutivi avverso l'ordinanza di assegnazione pronunciata fuori udienza decorre, per il debitore esecutata, dal momento in cui questi ne abbia conoscenza, legale o di fatto, e non già dalla data del deposito in cancelleria di detta ordinanza (Cass. III, n. 27533/2014).

2. Appare dominante la tesi per la quale il Giudice dell'esecuzione non potrebbe fare applicazione dell'art. 164-bis c.p.c. tutte le volte che una parte del credito azionato, anche minima, sarebbe ricavabile, non potendosi il Giudice sostituire alla valutazione del creditore circa la convenienza della procedura esecutiva.

3. È ormai incontroverso che nella struttura delle opposizioni, ai sensi degli artt. 615, comma 2, 617 e 619 c.p.c., emergente dalla riforma di cui alla l. n. 52/2006, il Giudice dell'esecuzione, con il provvedimento che chiude la fase sommaria davanti a sé – sia che rigetti, sia che accolga l'istanza di sospensione o la richiesta di adozione di provvedimenti indilazionabili, fissando il termine per l'introduzione del giudizio di merito, o, quando previsto, quello per la riassunzione davanti al Giudice competente -, deve provvedere sulle spese della fase sommaria, potendosi, peraltro, ridiscutere tale statuizione nell'ambito del giudizio di merito (Cass. III, n. 22033/2011).

Commento

L'art. 164-bis disp. att. c.p.c. stabilisce che la chiusura anticipata della procedura esecutiva è disposta quando risulta che «non è più possibile conseguire un ragionevole soddisfacimento delle pretese dei creditori, anche tenuto conto dei costi necessari per la prosecuzione della procedura, delle probabilità di liquidazione del bene e del presumibile valore di realizzo».

La norma ha la finalità di evitare la prosecuzione di dispendiose procedure di esecuzione forzata, specie immobiliare, che per il succedersi di vendite deserte rischiano di procrastinarsi ben oltre il termine di ragionevole durata del processo, senza che comunque vi sia la possibilità per il creditore di ottenere una soddisfazione della propria pretesa, con il rischio che aumentino significativamente i costi per l'espletamento della procedura e permanendo, peraltro, a carico del debitore esecutato un vincolo sul bene pignorato che potrebbe perdurare sine die.

In particolare, si prevede che, quando risulta che non è più possibile conseguire un ragionevole soddisfacimento delle pretese dei creditori, anche tenuto conto dei costi necessari per la prosecuzione della procedura, delle probabilità di liquidazione del bene e del presumibile valore di realizzo, è disposta la chiusura anticipata del processo esecutivo.

Dalla formulazione letterale della norma si evince che, ricorrendo i presupposti enucleati dalla stessa, la chiusura anticipata del processo esecutivo è disposta d'ufficio dal Giudice dell'esecuzione, senza che sia necessario acquisire il consenso del creditore procedente e dei creditori intervenuti.

Particolarmente problematica era stata inizialmente la questione concernente i rimedi esperibili avverso il provvedimento di chiusura anticipata del processo esecutivo reso ex art. 164-bis disp. att. essendo la stessa correlata alla qualificazione dello stesso.

La questione è stata ormai risolta dalla S.C. nel senso che contro il provvedimento che dispone la chiusura anticipata della procedura di espropriazione forzata per “antieconomicità” deve essere proposta l'opposizione agli atti esecutivi e non il reclamo al collegio (che va dichiarato conseguentemente inammissibile, senza possibilità di riqualificazione nel “gravame” corretto: Cass. III, n. 11241/2022).

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