Ricorso per decreto ingiuntivo

Rosaria Giordano
Vincenza Di Cristofano

Inquadramento

La grande importanza pratica del procedimento monitorio risiede nel fatto che esso consente di ottenere, in presenza di determinate condizioni di ammissibilità, inaudita altera parte, un provvedimento di condanna al pagamento di una somma di denaro. Tale funzione si realizza, per un verso, consentendo al giudice di emanare un provvedimento di condanna in assenza di contraddittorio e, per altro verso, spostando sul debitore ingiunto (destinatario del provvedimento di condanna) il giudizio sull'opportunità di determinare l'instaurazione del processo a cognizione piena. La prima fase (monitoria in senso stretto) è sempre necessaria e si sviluppa dal momento del deposito del ricorso fino alla notifica del decreto ingiuntivo (ovvero dal rigetto del ricorso), dando vita ad un procedimento sommario tipico, caratterizzato da una cognizione parziale (per l'assenza di contraddittorio), attraverso il quale viene esercitata un'azione speciale di condanna. Invece, la fase successiva è solamente eventuale e viene introdotta su iniziativa dell'ingiunto, il quale propone opposizione al decreto ingiuntivo notificatogli, dando vita ad un processo ordinario disciplinato dalle regole della cognizione piena, destinato a concludersi con una sentenza che determinerà il regolamento sostanziale della res controversa. L'art. 633 c.p.c. disciplina le condizioni di ammissibilità della domanda di ingiunzione prevedendo requisiti sia di tipo oggettivo (l'oggetto del credito azionabile in sede monitoria può riguardare soltanto il pagamento di una somma di denaro, la consegna di una determinata quantità di cose fungibili o di una cosa mobile determinata), ovvero afferenti alla tipologia di diritti che possono costituire oggetto della domanda monitoria, sia di tipo documentale (la prova che di regola il creditore deve fornire in ordine all'esistenza del suo diritto è una prova scritta per la quale si rinvia agli artt. 634,635 e 636 c.p.c.). Secondo la giurisprudenza la nozione di «prova scritta» che viene in rilievo ai fini dell'emanazione del decreto ingiuntivo è più ampia di quella che si ricava dalla disciplina dettata per il procedimento di cognizione, in quanto ai sensi dell'art. 633 c.p.c. deve intendersi prova scritta qualsiasi documento di sicura autenticità che, sebbene privo di efficacia probatoria assoluta, risulti attendibile in ordine all'esistenza del diritto di credito azionato (Cass. II, n. 4334/2013).

Il contributo unificato corrispondente al valore della causa di merito è ridotto della metà ai sensi dell'art. 13, comma 3, d.P.R. n. 115/2002 e ss.mm.ii.

Formula

TRIBUNALE DI ... [1]

RICORSO [2]EX ART. 633 C.P.C.

PER

il Sig. ... [3], nato a ... il ... (C.F. [4] ... ), residente [5] in ..., via/ piazza ... n. ..., (oppure) [la Società ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore ..., con sede in ... ( ... ), via/piazza ... n. ..., C.F. ... P.I. ... ) [6] ], elettivamente domiciliato in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv ..., C.F. [7] ..., che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c. ... [8] . Per le notificazioni e comunicazioni riguardanti il presente procedimento l'Avv. ... indica l'indirizzo PEC ....

-ricorrente-

CONTRO

Società ..., C.F./P.I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in ..., via/piazza ... n. ...,

-resistente-

PREMESSO CHE [9]

– il ricorrente è creditore della Società sopraindicata dell'importo di ... Euro [10] ... come da fattura [11] che si allega, per il seguente titolo: ...;

– la detta Società non ha provveduto al pagamento nel termine del ... previsto come da contratto (cfr. doc. 1) [12];

– sono dovuti i seguenti accessori sulla somma capitale: ...; in particolare il menzionato importo rappresenta il corrispettivo di una transazione commerciale, sicché il ritardo nel relativo pagamento comporta l'applicazione degli specifici interessi di cui al d.lgs. n. 231/2002[13] così calcolati: ...;

– il ricorrente è dunque creditore nei confronti di ... di una somma di denaro [14] pari a Euro ...;

– vani si sono dimostrati i tentativi di ottenere in via bonaria il pagamento delle suddette spettanze ... (cfr. doc. 4) ...;

–  ... non resta al ricorrente che ricorrere a Codesto Ill.mo Tribunale onde ottenere il soddisfacimento del proprio diritto in via monitoria [15] .

Tutto ciò premesso, il Sig. ..., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato,

RICORRE

all'Ecc.mo Tribunale Ordinario di ... affinché Voglia ingiungere alla Società ..., P.I. ..., in persona del legale rappresentante pro tempore, con sede in ... alla via ... n. ..., per i motivi e le causali di cui in premessa, il pagamento della suddetta somma di ... Euro, oltre interessi exd.lgs. n. 231/2002 dalla scadenza al saldo, nonché spese [16] e compenso professionale del presente procedimento come da allegata nota spese (doc. 5), oltre al rimborso forfettario del 15% e accessori come per legge, nel termine di 40 (quaranta) giorni dalla data di notificazione [17] dell'emanando provvedimento, con l'espresso avvertimento che, nello stesso termine, potrà essere fatta opposizione a norma degli artt. 645 ss. c.p.c.

In via istruttoria [18]

Si depositano i seguenti documenti:

...;

...;

1) fattura;

2) intimazione di pagamento ...;

3) nota spese.

***

Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002 e successive modificazioni, si dichiara [19] che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato [20] pari ad Euro ....

Luogo e data ...

Firma Avv. [21] ...

1. Ai sensi dell'art. 637 c.p.c. il ricorso per decreto ingiuntivo deve essere proposto al Giudice di pace o al Giudice monocratico di Tribunale che sarebbe competente per la proposizione della domanda in via ordinaria (Cass. III, n. 6672/2007) secondo le ordinarie regole sulla competenza (materia, valore e territorio). Deve escludersi, pertanto, che il giudice cui è proposta la domanda di ingiunzione sia competente per il solo fatto di essere stato adito con tale tipo di domanda, come emerge, del resto, dalla circostanza che lo stesso può rilevare il proprio difetto di competenza e rigettare per questo motivo l'istanza. Qualora detto giudice non rilevi la propria incompetenza l'opposizione deve essere rivolta a quel giudice e, con l'opposizione, la parte può sollevare la questione di competenza (Cass. III, n. 6672/2007).

2. La domanda di ingiunzione si propone con ricorso (art. 638, comma 1, c.p.c.). Il ricorso deve possedere i requisiti di forma e di contenuto analiticamente indicati dall'art. 125, comma 1, c.p.c., ovvero: l'indicazione dell'ufficio giudiziario al quale è rivolta, l'indicazione delle parti, l'indicazione dell'oggetto della domanda, la causa petendi; l'indicazione dei mezzi istruttori.

3. Ai sensi dell'art. 125 c.p.c. l'atto deve contenere l'indicazione delle parti corredata di tutti gli elementi per la loro identificazione.

4. Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio.

5. L'art. 638 c.p.c., come novellato dal d.lgs. n. 164 del 2024, prevede che nel ricorso il creditore debba dichiarare la residenza o il domicilio nel comune dove ha sede il giudice adito o l'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi ovvero il domicilio digitale speciale.

6. Se si tratta di persona giuridica occorre indicare il nome del legale rappresentante pro tempore, la sede legale e il codice fiscale e/o il numero di partita IVA.

7. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. come modificato dalla disposizione sopra citata.

8. La procura può essere generale o speciale (art. 83 c.p.c.). Nel caso di procura generale alle liti, redatta per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, dovranno esserne indicati gli estremi. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine del ricorso. Nell'ipotesi di scelta di deposito telematico del ricorso occorrerà indicare la seguente dicitura: “giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente ricorso ai sensi dell'art. 83 comma 3 c.p.c.”. Tale formula attesta l'obbligatorietà del deposito telematico di atti e provvedimenti sancito dall'art. 196-quater disp. att. c.p.c.

9. Ai sensi dell'art. 125 c.p.c. il ricorso deve contenere, inter alia, le ragioni della domanda, ossia l'esposizione analitica dei fatti posti a fondamento della stessa, nonché l'indicazione del tipo di provvedimento richiesto (petitum) nonché l'esposizione dei fatti costitutivi del diritto fatto valere con il ricorso (causa petendi).

10. Ai sensi dell'art. 633 c.p.c. il credito avente ad oggetto somme di denaro deve essere liquido. È liquido il credito determinato nel suo ammontare senza che si debba procedere a calcoli o aggiunte se non meramente strumentali (Cass. II, n. 11834/1991). La giurisprudenza ha escluso che con l'ingiunzione di pagamento il creditore non possa domandare il risarcimento ai sensi dell'art. 1224, comma 2, c.p.c. del maggior danno derivatogli dal ritardo nell'adempimento, potendo tuttavia formulare tale richiesta nel giudizio di opposizione avverso l'ingiunzione (Cass. III, n. 6757/2001).

11. La giurisprudenza ha, tuttavia, rimarcato che il valore probatorio della fattura in ordine alla certezza e alla esigibilità del credito, viene meno nel giudizio di merito e anche in quello di opposizione al decreto ingiuntivo ottenuto, atteso che essa si inquadra tra gli atti giuridici a contenuto partecipativo, consistendo nella dichiarazione indirizzata all'altra parte di fatti concernenti un rapporto già costituito. Di conseguenza, quando il rapporto è oggetto di contestazione tra le parti la fattura non può assurgere a prova del contratto (Cass. III, n. 8549/2008; Cass. II, n. 17050/2011; Cass. II, n. 17371/2003).

12. Il credito vantato dal ricorrente deve essere esigibile, come si desume implicitamente dal comma 2 dell'art. 633 c.p.c., laddove la norma esclude l'efficacia del provvedimento monitorio qualora il diritto azionato dipenda da una condizione sospensiva non verificatasi o da una controprestazione non ancora adempiuta (Cass. II, n. 23336/2008; Cass. III, n. 5007/1997).

13. Il d.lgs. n. 231/2002 ha introdotto nel nostro ordinamento alcune importanti regole base in merito ai termini di pagamento e alle conseguenze di legge per il mancato rispetto dei termini di pagamento delle fatture, nelle transazioni commerciali, introducendo una particolare forma di interessi c.d. moratori. Peraltro si segnala che l'art. 17, comma 1. d.l. n. 132/2014, convertito, con modif., nella l. n. 162/2014 ha introdotto il comma 4 nell'art. 1284 c.c. in cui si prevede che, in mancanza di determinazione delle parti del saggio degli interessi moratori, dal dì della domanda giudiziale si applica il saggio di cui al d.lgs. n. 231/2002.

14. Tra i requisiti di ammissibilità per l'accesso al procedimento monitorio ve ne sono alcuni afferenti all'oggetto del credito azionabile dal ricorrente, che può riguardare: i) il pagamento di una somma liquida di denaro; ii) la consegna di una determinata quantità di cose fungibili; iii) la consegna di una cosa mobile determinata. La formula in esame è modulata su una fattispecie concernente un credito avente ad oggetto una somma di denaro.

15. Qualora la materia rientri nei casi in cui deve essere esperita la procedura di negoziazione assistita (art. 3 d.l. n. 132/2014 conv., con modif., nella l. n. 162/2014) ovvero la mediazione obbligatoria (art. 5 d.lgs. n. 28/2010) si segnala quanto segue. Con riferimento alla mediazione, ai sensi del comma 6 del novellato (dal d.lgs. n. 149/2022) art. 5 d.lgs. n. 28/2010 (così come peraltro già precedentemente previsto dal comma 4 della vecchia versione dell'art. 5) la condizione di procedibilità (sia nelle materie previste dalla legge, sia nel caso di mediazione demandata dal giudice) non si applica nei procedimenti per ingiunzione, inclusa l'opposizione, fino alla pronuncia sulle istanze di concessione e sospensione della provvisoria esecuzione. Nella rinnovata versione dell'art. 5 d.lgs. n. 28/2010 è anche contenuta (nel suddetto art. 5, comma 6, d.lgs. n. 28/2010) la precisazione che ciò (id est il fatto che nei procedimenti per ingiunzione, inclusa la relativa opposizione, la condizione di procedibilità non si applichi fino alla pronuncia sulle istanze di concessione e sospensione della provvisoria esecuzione) avverrà «secondo quanto previsto dall'art. 5-bis;» e cioè (sulla scorta dell'evoluzione giurisprudenziale sul punto) che, quando l'azione è stata introdotta con ricorso per decreto ingiuntivo, nel procedimento di opposizione l'onere di presentare la domanda di mediazione grava sulla parte che ha proposto ricorso per decreto ingiuntivo (e infatti è previsto che il giudice alla prima udienza provvede sulle istanze di concessione e sospensione della provvisoria esecuzione se formulate e, accertato il mancato esperimento del tentativo obbligatorio di mediazione, fissa la successiva udienza dopo la scadenza del termine di cui all'art. 6 d.lgs. n. 28/2010 e a tale udienza, se la mediazione non è stata esperita, dichiara l'improcedibilità della domanda giudiziale proposta con il ricorso per decreto ingiuntivo, revoca il decreto opposto e provvede sulle spese). Tra l'altro vale la pena evidenziare come l'elenco delle materie per le quali il tentativo di mediazione costituisce condizione di procedibilità è stato ampliato ad opera del d.lgs. n. 149/2022, includendo ora anche associazione in partecipazione, consorzio, franchising, opera, rete, somministrazione, società di persone e subfornitura. Con riferimento alla negoziazione assistita, allo stesso modo l'art. 3, comma 3, d.l. n. 132/2014 conv., con modif., in l. n. 162/2014 prevede che «La disposizione di cui al comma 1 non si applica: a) nei procedimenti per ingiunzione, inclusa l'opposizione».

16. L'eventuale decreto di accoglimento del ricorso deve contenere la liquidazione delle spese sostenute dal creditore istante e l'ingiunzione di pagamento delle stesse alla parte contro la quale il provvedimento monitorio è emesso.

17. L'art. 643 c.p.c. prevede che il ricorso e il decreto sono notificati per copia autentica ai sensi degli artt. 137 e ss. c.p.c. e che la notificazione degli stessi determina la pendenza della lite (ai fini della continenza o della litispendenza). La notificazione del ricorso e del decreto deve avvenire entro il termine di 60 giorni dalla pronuncia del decreto, a pena d'inefficacia del decreto stesso. Trattandosi di termine processuale esso rimane sospeso conformemente a quanto disposto dall'art. 1 l. n. 742/1969 (salvo che il decreto afferisca ad una delle materie eccezionalmente sottratte alla sospensione feriale dei termini processuali).

18. Ai sensi dell'art. 633, comma 1, c.p.c. il giudice competente pronuncia ingiunzione di pagamento (o di consegna) se del diritto fatto valere si adduce prova scritta ai sensi dell'art. 634 c.p.c.

19. La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». Orbene, l'art. 13, comma 6 del medesimo decreto prevede la conseguenza dell'omissione della predetta dichiarazione di valore affermando che «Se manca la dichiarazione di cui all'articolo 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lett. g) ... »; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato.

20. Il contributo unificato è ridotto alla metà ai sensi dell'art. 13 comma 3 d.P.R. n. 115/2002 e ss.mm.ii. Il pagamento del contributo unificato, ai sensi del nuovo art. 18-bis d.P.R. n. 115/2002 (così come modificato dall'art. 13 comma 1 lett. a) d.lgs. n. 149/2022), «è corrisposto tramite la piattaforma tecnologica di cui all'art. 5, comma 2, del codice dell'amministrazione digitale, di cui al d.lgs. n. 82/2005».

21. Il ricorso per ingiunzione deve essere sottoscritto dal difensore a pena di nullità (Cass. S.U., n. 1420/1966). La nullità non sussiste qualora il difensore apponga la sua sottoscrizione al termine della procura alle liti e questa sia apposta in calce o a margine del ricorso (Cass. n. 1096/1964). Il ricorso può essere firmato dalla parte soltanto nei casi in cui questa sia autorizzata a stare in giudizio personalmente.

Commento

La formula riguarda un ricorso di ingiunzione per un credito avente ad oggetto il pagamento di una somma di denaro. Per questo tipo di credito le condizioni di ammissibilità che ai sensi degli artt. 633 e ss. c.p.c. devono sussistere ai fini dell'emissione dell'ingiunzione di pagamento sono: i) la liquidità del credito (quando il credito è determinato o facilmente determinabile nel suo ammontare); ii) esigibilità (requisito non richiesto espressamente ma ricavabile implicitamente nel comma 2 dell'art. 633 c.p.c.) ed infine iii) la prova scritta (nel caso di specie la fattura commerciale).

Il ricorso va quindi depositato in cancelleria in forma telematica con tutti i documenti che si allegano. A quest'ultimo riguardo, l'art. 640, comma 1, c.p.c. dispone che se il giudice ritiene non sufficientemente giustificata la domanda, dispone che il cancelliere ne dia notizia al ricorrente, invitandolo a provvedere ad integrare la prova. Se il ricorrente non vi provvede o comunque se la domanda non è accoglibile (qualora il giudice accerti l'insussistenza di uno dei presupposti processuali o di una delle condizioni di ammissibilità di cui all'art. 633 c.p.c., ovvero per carenza di interesse ad agire ad esempio perché già munito di titolo esecutivo) il giudice lo rigetta con decreto motivato. Il rigetto non pregiudica un'eventuale proposizione della stessa domanda, sia in via monitoria sia in via ordinaria, e perciò non è nemmeno impugnabile per cassazione ex art. 111 Cost. (Cass. S.U., n. 9216/2010; Cass. S.U., n. 4510/2006). Se sussistono le condizioni di cui all'art. 633 c.p.c. il giudice pronuncia decreto motivato col quale ingiunge all'altra parte di pagare la somma o di consegnare la cosa o la quantità di cose richieste, nel termine di 40 giorni (tale termine ha carattere perentorio), con l'avvertimento espresso che nello stesso termine può essere fatta opposizione e che, in mancanza di questa, si procederà ad esecuzione forzata.

La nozione di prova scritta che viene in rilievo ai fini dell'emanazione del d.i. è più ampia di quella che emerge dalla disciplina dettata per il processo ordinario di cognizione. Difatti, costituisce prova scritta qualsiasi documento proveniente dal debitore o da un terzo, che abbia intrinseca legalità, purché il giudice, nella sua valutazione discrezionale, ne riconosca l'idoneità a dimostrare il diritto controverso; ciò anche se il documento prodotto è privo di efficacia probatoria assoluta dato che la completezza della documentazione esibita va accertata nel successivo giudizio a cognizione piena, in cui il creditore può provare il suo credito indipendentemente dalla legittimità, validità e efficacia del provvedimento monitorio, allo stesso modo in cui il debitore può dimostrare l'insussistenza del preteso diritto (Cass. II, n. 4334/2013).

Il giudice, di regola, liquida le spese sulla base della nota depositata dal difensore ai sensi dell'art. 75 disp. att. c.p.c. e può disporne la distrazione in suo favore ex art. 93 c.p.c. L'omessa produzione della nota può essere ovviata con il successivo deposito della stessa, ex art. 640, comma 1, c.p.c., sollecitato dal giudice, il quale peraltro può provvedere alla liquidazione anche d'ufficio (Cass. III, n. 7248/1986). L'art. 641, ultimo comma, c.p.c. escludeva la liquidazione delle spese per i decreti emessi su titoli aventi già efficacia esecutiva. La disposizione è stata dichiarata costituzionalmente illegittima (Corte cost. n. 3030/1986) così che il giudice deve liquidare le spese anche se si tratta di decreti emessi su titoli aventi efficacia esecutiva (Cass. II, n. 164/1996).

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