Ricorso per la determinazione delle modalità di attuazione dinanzi al Giudice della cautelaInquadramentoL'art. 669-duodecies c.p.c. disciplina l'attuazione dei provvedimenti cautelari operando una distinzione tra quelli aventi ad oggetto il pagamento di somme di denaro per i quali trovano applicazione gli artt. 491 e ss. c.p.c. entro i limiti di compatibilità (e quindi le norme sul processo di espropriazione forzata) e quelli concernenti obblighi differenti che sono attuati sotto il controllo dello stesso Giudice che ha emanato la misura cautelare (c.d. esecuzione in via breve). FormulaTRIBUNALE DI ... [1] RICORSO [2]EX ART. 669-DUODECIES C.P.C. PER il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. ... [3]), residente in ..., via/piazza ... n. ..., (oppure) [la Società ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ..., con sede in ... ( ... ), via/p.za ... n. ..., C.F. ... P.I. ... ) [4]], elettivamente domiciliato in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. ... [5], che lo rappresenta e difende giusta procura alle liti allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83, comma 3 c.p.c.[6]. Per le notificazioni e comunicazioni riguardanti il presente procedimento l'avvocato ... indica l'indirizzo PEC .... -ricorrente- CONTRO Il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. ... ), residente in ..., via/piazza ... n. ..., (oppure) [la Società ..., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Dott. ..., con sede in ... ( ... ), via/p.za ... n. ..., C.F. ... P.I. ... )]. -resistente- PREMESSO CHE – con ordinanza depositata in data ... dal Tribunale Ordinario di ... in persona del Giudice dott. ... su ricorso ex art. ... c.p.c. proposto ante causam (oppure) nel corso del giudizio di cui al n. ... R.G. instaurato da ... rappresentato e difeso dall'Avv. nei confronti di ..., veniva concesso il ... (oppure) ordinato a ... di ... (doc. 1); – la parte destinataria del provvedimento cautelare appena indicato non ha dato esecuzione allo stesso; – trattandosi di misura cautelare avente ad oggetto l'obbligo di ... (consegnare, rilasciare, di fare o di non fare), la sua attuazione deve avvenire sotto il controllo del Giudice che ha emanato il provvedimento, il quale ne determina altresì le modalità di attuazione; Tutto ciò premesso, il Sig. ..., ut supra rappresentato, difeso e domiciliato, RICORRE all'Ecc.mo Tribunale Ordinario di ... affinché, rigettata ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione, voglia: – previa fissazione dell'udienza per la comparizione delle parti in contraddittorio [7], determinare le modalità di attuazione dell'ordinanza cautelare emessa dal Tribunale Ordinario di ... in data ...; in ogni caso – con condanna della resistente al pagamento delle spese. *** Ai sensi del d.P.R. n. 115/2002, e successive modificazioni, si dichiara [8] che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... e, pertanto, all'atto di iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro .... Luogo e data ... Firma Avv. ... [atto sottoscritto digitalmente ai sensi di legge [9]] 1. Ai sensi dell'art. 669-duodecies c.p.c. la competenza per l'attuazione delle misure cautelari aventi ad oggetto obblighi di consegna, di rilascio, di fare o non fare spetta al Giudice che ha emanato il provvedimento cautelare. L'espressione «Giudice che ha emesso il provvedimento cautelare» con la quale l'art. 669-duodecies c.p.c. attribuisce la competenza per l'attuazione delle misure cautelari, è riferibile non al Giudice-persona fisica che ha pronunciato la misura cautelare, bensì all'ufficio giudiziario, di cui egli fa parte (Cass. III, n. 443/2005). 2. Si ritiene che l'istanza per la determinazione delle modalità di attuazione deve essere presentata mediante ricorso depositato in cancelleria. 3. Ai sensi dell'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv., con modif., nella l. n. 111/2011, in tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio. 4. Se si tratta di persona giuridica occorre indicare il nome del legale rappresentante pro tempore, la sede legale e il codice fiscale e/o il numero di partita IVA. 5. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c. 6. La procura può essere generale o speciale (art. 83 c.p.c.). Nel caso di procura generale alle liti, redatta per atto pubblico o per scrittura privata autenticata, dovranno esserne indicati gli estremi. La procura speciale, invece, può essere apposta in calce o a margine del ricorso. Ai fini del deposito telematico dell'atto introduttivo si può indicare la seguente dicitura: “giusta procura allegata mediante strumenti informatici e apposta in calce al presente atto ai sensi dell'art. 83, comma 3, c.p.c.”. Tale formula attesta l'obbligatorietà del deposito telematico di atti e provvedimenti sancito dal nuovo art. 196-quater disp. att. c.p.c. 7. Il Giudice dispone la comparizione delle parti in apposita udienza. 8. La dichiarazione di valore è prevista dall'art. 14, comma 2, d.P.R. n. 115/2002 secondo cui «Il valore dei processi, determinato ai sensi del codice di procedura civile, senza tener conto degli interessi, deve risultare da apposita dichiarazione resa dalla parte nelle conclusioni dell'atto introduttivo, anche nell'ipotesi di prenotazione a debito». Orbene, l'art. 13, comma 6 del medesimo decreto prevede la conseguenza dell'omissione della predetta dichiarazione di valore affermando che «Se manca la dichiarazione di cui all'art. 14, il processo si presume del valore indicato al comma 1, lett. g) ... »; pertanto, si presume che il valore del procedimento sia quello dello scaglione più elevato (i.e. superiore a 520.000,00 Euro) con obbligo di versamento di un contributo unificato più elevato. 9. La riforma attuata con il d.lgs. n. 149/2022 ha sancito l'obbligatorietà del deposito telematico di atti e provvedimenti sancito con il nuovo art. 196-quater disp. att. c.p.c. CommentoL'art. 669-duodecies c.p.c. disciplina l'attuazione dei provvedimenti cautelari operando una distinzione tra quelli aventi ad oggetto il pagamento di somme di denaro per i quali trovano applicazione gli art. 491 e ss. c.p.c. entro i limiti di compatibilità (e quindi le norme sul processo di espropriazione forzata) e quelli concernenti obblighi differenti che sono attuati sotto il controllo dello stesso Giudice che ha emanato la misura cautelare (c.d. esecuzione in via breve). Pertanto, per le cautele contenenti ordini di consegna, rilascio, fare e non fare, le modalità di attuazione (nelle forme di cui all'art. 612 c.p.c.: Trib. Padova 22 novembre 1996; contra, inter alia, Pret. Brindisi-Mesagne, 14 gennaio 1999) sono determinate dallo stesso Giudice che ha emanato il provvedimento, chiamato altresì a risolvere le relative difficoltà o contestazioni. Infatti in giurisprudenza si afferma che l'attuazione del provvedimento cautelare costituisce non un separato procedimento esecutivo, ma unicamente una fase del procedimento cautelare (Cass. III, n. 15761/2014; cfr. anche Cass. III, n. 443/2005; Cass. III, n. 5010/2008). Una questione particolarmente discussa riguarda la possibilità, per il Giudice del reclamo, di disporre le misure attuative degli obblighi di consegna, rilascio, fare o non fare, se il ricorso cautelare viene rigettato ed il provvedimento cautelare è impugnato davanti al Giudice del reclamo, che concede la misura cautelare richiesta dal ricorrente e rigettata dal Giudice di prime cure. In tal caso il Giudice competente ad indicare le modalità di attuazione degli obblighi suddetti è il Giudice del reclamo o quello che ha emesso il provvedimento cautelare reclamato? Secondo un primo orientamento, in ipotesi di misura cautelare concessa per la prima volta dal Giudice del reclamo, la competenza a provvedere in ordine all'attuazione del provvedimento avente ad oggetto obblighi di fare o non fare spetta in ogni caso al Giudice del primo grado cautelare (Trib. Venezia 5 luglio 1997; Trib. S.M. Capua Vetere 12 febbraio 2002; Trib. Napoli 5 febbraio 2003). L'orientamento prevalente, invece, afferma che, se il ricorso cautelare viene rigettato ed il provvedimento cautelare è impugnato davanti al Giudice del reclamo che concede la misura cautelare richiesta dal ricorrente e rigettata dal primo Giudice, il Giudice competente ad indicare le modalità di attuazione è il Giudice del reclamo (Trib. Piacenza 13 febbraio 2011; Trib. Padova 22 novembre 1996). Ciò del resto risponde anche ad esigenze di funzionalità, essendo il Giudice che ha emesso la misura quello che meglio ne può indicare le modalità attuative. Invero, non si vede come un Giudice, il cui provvedimento è stato riformato, possa in maniera ottimale individuare i modi di attuazione di una misura che a suo modo di vedere non doveva essere concessa. È oggetto di discussione, sebbene tenda a prevalere la soluzione negativa, la questione della reclamabilità dell'ordinanza con cui, ai sensi dell'art. 669-duodecies c.p.c., il Giudice dispone le modalità d'attuazione di un provvedimento cautelare precedentemente adottato. |