Ricorso ex artt. 18 d.lgs. 1 settembre 2011, n. 150 e 281-undecies c.p.c. per ottenere annullamento/declaratoria di nullità di decreto di espulsione dal territorio italiano emesso dal PrefettoInquadramentoIl d.lgs. n. 149/2022 (attuazione della legge delega per l'efficienza del processo civile e per la revisione della disciplina degli strumenti di risoluzione alternativa delle controversie) ha introdotto, con l'art. 15, molteplici modifiche al d.lgs. n. 150/2011, disponendone (art. 35, comma 1, come modificato dall'art. 1, comma 380 l. n. 197/2022) l'applicabilità ai procedimenti instaurati a decorrere dal 1° marzo 2023, ferme restando per i procedimenti pendenti a tale data le disposizioni anteriormente vigenti (artt. 702-bis ss. c.p.c.). Nel testo della formula, nonché nelle note e nel Commento si provvederà a segnalare le novità di maggiore rilievo e, occorrendo, a fare raffronti fra la disciplina originaria e quella succeduta. La formula riporta esemplificazione di ricorso relativo a procedimento instaurato a decorrere dal 1° marzo 2023. Qualora il Prefetto abbia emesso ordine di espulsione per mancato rinnovo o diniego del permesso di soggiorno, il destinatario di tale provvedimento può chiedere l'annullamento dello stesso qualora rilevi che non rientra fra i casi previsti dall'art. 13 d.lgs. n. 286/1998 o che non siano rispettati i disposti di tale disposizione, in particolare in materia di traduzione, a tal fine proponendo ricorso innanzi al Giudice di pace territorialmente competente. Con d.m. n. 110/2023 (G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023) è stato dettato regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti dimensionali e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., come modificato dall'art. 4 del d.lgs. n. 149/2022. I criteri di redazione degli atti sono descritti nell'art. 2 d.m. cit., mentre i limiti dimensionali, valevoli per le cause di valore inferiore a Euro 500.000, sono fissati nell'art. 3 del medesimo d.m., salve le deroghe di cui ai successivi artt. 4 e 5. Per ciò che attiene agli schemi informatici, l'art. 8 d.m. cit. dispone che gli atti giudiziari devono essere redatti secondo le regole dettate dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011, e devono essere corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche di cui all'art. 34 dello stesso d.m. I disposti del d.m. n. 110/2023 si applicano ai procedimenti introdotti «dopo il 1° settembre 2023». Va rammentato che, ai sensi dell'art. 46, comma 6 disp. att. c.p.c., il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese del processo. La presente formula è stata redatta tenendo nella dovuta considerazione i prescritti del d.m. n. 110/2023 relativi ai criteri di redazione ed ai limiti dimensionali degli atti. FormulaGIUDICE DI PACE ... [1] RICORSO EXARTT. 18 D.LGS. 1 SETTEMBRE 2011, N. 150 E 281-UNDECIES C.P.C. PER OTTENERE ANNULLAMENTO/DECLARATORIA DI NULLITÀ DI DECRETO DI ESPULSIONE DAL TERRITORIO ITALIANO EMESSO DAL PREFETTO [2] Il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. ... ) [3], residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato in ..., via/piazza ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. ... [4], C.F. ... [5][6], che lo rappresenta e difende in forza di procura alle liti ... [7]. PREMESSO IN FATTO Il ... [8] è stato notificato al Sig. ... decreto di espulsione ai sensi dell'art. 13, comma 2 d.lgs. n. 286/1998, emesso dal Prefetto di ... [9]. Il ricorrente è cittadino ... e parla la lingua ... (ufficiale nel Paese). Il documento risulta redatto in lingua italiana. PREMESSO IN DIRITTO Il provvedimento in questa sede impugnato deve ritenersi illegittimo, per mancata traduzione nella lingua propria del destinatario, in violazione del disposto dell'art. 13, comma 7 d.lgs. n. 286/1998. Deve escludersi l'operatività del principio di sanatoria per raggiungimento dello scopo, trattandosi di istituto inapplicabile alla fattispecie. In particolare, è da escludere che lo scopo possa ritenersi raggiunto in ragione della proposizione del presente ricorso, giacché il solo modo per far valere l'invalidità del provvedimento di espulsione è proprio la proposizione del ricorso. Tutto ciò premesso, il sottoscritto, come in atti rappresentato, difeso e domiciliato RICORRE a Codesto Giudice di pace affinché, ai sensi dell'art. 281-undecies, comma 2, c.p.c., fissi con decreto l'udienza di comparizione delle parti innanzi al Giudice designato e il termine per la costituzione del convenuto Prefetto, con sede in ..., via/piazza ..., cui, sin d'ora, si dà avvertimento che deve costituirsi giudizio non oltre dieci giorni prima dell'udienza ai sensi e nelle forme stabilite dall'art. 281-undecies, comma 3, c.p.c., pena le decadenze stabilite da tale norma nei commi 3 e 4, dello stesso codice; con gli ulteriori avvertimenti che la difesa tecnica mediante avvocato è obbligatoria (fatta eccezione per i casi previsti dall'art. 86 c.p.c. o da leggi speciali), che può (ove sussistano i presupposti di legge) presentare istanza per l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato [10] e che, in difetto di costituzione, si procederà in sua contumacia, per ivi, respinta ogni diversa istanza, deduzione ed eccezione, sentir accogliere le seguenti CONCLUSIONI 1) Voglia il Giudice di pace adito, disattesa ogni contraria domanda, eccezione e deduzione, procedendo nel modo ritenuto più opportuno agli atti di istruzione ritenuti indispensabili, dichiarare la nullità o, comunque, annullare, il provvedimento di espulsione impugnato, per le ragioni esposte in premessa; 2) voglia, altresì, il Giudice di pace adito condannare il convenuto alla rifusione delle spese di lite (compenso ai sensi del d.m. n. 55/2014, come modificato dai d.m. n. 37/2018 e n. 147/2022, oltre spese e oneri accessori), con distrazione in favore del sottoscritto procuratore, antistatario. Si offrono in comunicazione, mediante deposito nelle forme di rito [11], i seguenti documenti: 1) copia del decreto di espulsione impugnato; 2) documento di identità del ricorrente; 3) ... [12]. Ai sensi dell'art. 18 d.lgs. n. 150/2011, la presente procedura è esente da ogni tassa ed imposta. Luogo e data ... Firma Avv. ... PROCURA Io sottoscritto ..., nato a ... il ..., residente in ..., via/piazza ..., delego a rappresentarmi, assistermi e difendermi nella presente procedura e in ogni sua fase e grado, compresa la fase esecutiva, l'Avv. ... del Foro di ..., conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge, compreso il potere di conciliare, transigere, rinunciare agli atti ed accettare la rinuncia, incassare somme dalla controparte, quietanzare, chiamare in causa terzi, nominare sostituti in udienza. Eleggo domicilio presso lo Studio dello stesso Avv. in ..., via ..., n. .... Dichiaro, inoltre, di avere ricevuto le informative di cui agli artt. 7 e 13 del d.lgs. n. 196/2003 e presto consenso al trattamento dei dati personali, nei limiti e nelle forme di cui a tale d.lgs., per l'espletamento del mandato conferito. Luogo e data ... Il delegante ... Visto per autentica ... Firma Avv. ... 1. Competente è Giudice di pace del luogo in cui ha sede l'autorità che ha disposto l'espulsione. 2. Il contenuto del ricorso è disciplinato dagli artt. 125 e 281-undecies c.p.c. In ordine alle indicazioni da effettuare nel corpo del ricorso deve essere fatto riferimento agli artt. 125, 163 (come modificato dapprima dal d.lgs. n. 149/2022 e, successivamente, con effetto a decorrere dal 26 novembre 2024, dall'art. 1, comma 2, lett. a) d.lgs. n. 164/2024) e 281-undecies, comma 1 (come modificato, con effetto dal 26 novembre 2024, dall'art. 1, comma 2, lett. ff) d.lgs. n. 164/2024), dello stesso codice. Il deposito dell'atto introduttivo deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022). 3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011). Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002, « ... qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà». 4. A decorrere dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif. nella l. n. 114/2014. 5. L'indicazione del codice fiscale dell'avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv., con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1 c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8 d.l. n. 193/2009 conv., con modif. nella l. n. 24/2010. 6. A seguito dell'introduzione del domicilio digitale, non sussiste alcun obbligo, per il difensore di indicare nell'atto introduttivo l'indirizzo PEC «comunicato al proprio ordine», trattandosi di dato già risultante dal ReGindE. L'obbligo dell'Avvocato di indicare il proprio numero di fax, già previsto dall'art. 125, comma 1 c.p.c., è venuto meno, con effetto dal 26 novembre 2024, in forza del disposto dell'art. 3, comma 1, lett. f) d.lgs. n. 164/2024. 7. La procura può essere apposta in calce o a margine del ricorso (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura. La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce, o su documento informatico separato sottoscritto con firma digitale e congiunto all'atto cui si riferisce mediante strumenti informatici, individuati con apposito decreto del Ministero della giustizia. Va rammentato che, ai sensi del combinato disposto degli artt. 196-quater disp. att. c.p.c. (introdotto dal d.lgs. n. 149/2022) e 35, comma 3 d.lgs. 149/2022 e succ. modif., a decorrere dal 30 giugno 2023 (salve anticipazioni), il deposito degli atti processuali (inclusa la procura) nei procedimenti innanzi al Giudice di pace deve avere luogo esclusivamente con modalità telematiche. 8. Indicare la data. 9. Indicare la località. 10. Si veda l'art. 319, comma 2, c.p.c., come riformulato dall'art. 3, comma 3, lett. a) d.lgs. n. 164/2024. 11. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 196-quater disp. att. c.p.c. (norma introdotta dal d.lgs. n. 149/2022), a decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito degli atti processuali nei procedimenti innanzi ai Tribunali, alle Corti di appello ed alla Corte di cassazione deve avere luogo esclusivamente con modalità telematiche. Va, altresì, rammentato che, in forza dei disposti del d.lgs. 164/2024, sono state espunte, con effetto dal 26 novembre 2024, le previsioni del deposito di atti presso la Cancelleria da tutte le norme che recavano indicazione di tale adempimento. 12. Eventuali altri documenti utili al bisogno. COMMENTOi) Ai sensi dell'art. 18 d.lgs. n. 150/2011, le controversie aventi ad oggetto l'impugnazione del decreto di espulsione pronunciato dal Prefetto a norma del d.lgs. n. 286/ 1998 sono regolate dal rito semplificato di cognizione (artt. 281-decies e ss. c.p.c. – tutti parzialmente modificati dal d.lgs. n. 164/2024). Il decreto può essere emesso dal vice-Prefetto vicario o dal vice-Prefetto aggiunto, ove a ciò appositamente delegati (v., per varie fattispecie, Cass. VI, ord., n. 18540/2016; Cass. VI, ord., n. 19689/2017; Cass. VI, ord., n. 28330/2017; Cass. VI, ord., n. 7873/2018; Cass. I, ord., n. 5873/2020). ii) La competenza a conoscere della vicenda spetta al Giudice di pace del luogo in cui ha sede l'autorità che ha disposto l'espulsione. iii) Il ricorso deve essere proposto, a pena di inammissibilità, entro trenta giorni dalla notificazione del provvedimento, oppure entro sessanta giorni se il ricorrente risiede all'estero, e, oltre che con modalità telematiche (art. 196-quater c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022) può essere depositato anche a mezzo del servizio postale (in tal caso, ai fini dell'accertamento della tempestività, deve aversi riguardo alla data di spedizione del ricorso, non già alla data di ricezione – v. Cass. VI, ord., n. 15981/2019) oppure per il tramite di una rappresentanza diplomatica o consolare italiana. In tale ultima ipotesi, l'autenticazione della sottoscrizione e l'inoltro all'autorità giudiziaria italiana devono essere effettuati dai funzionari della rappresentanza e le comunicazioni relative al procedimento devono essere effettuate presso la medesima rappresentanza. Inoltre, la procura speciale al difensore deve essere rilasciata innanzi all'autorità consolare. Il ricorso, unitamente al decreto di fissazione dell'udienza, deve essere notificato a cura della Cancelleria all'autorità che ha emesso il provvedimento impugnato almeno cinque giorni prima della medesima udienza. La costituzione in giudizio di tale autorità può avvenire fino alla prima udienza e l'autorità medesima può stare in giudizio personalmente oppure avvalersi di funzionari appositamente delegati. Va precisato che il ricorso deve essere proposto nei confronti dell'autorità che ha emanato il decreto impugnato, vale a dire il Prefetto, e non contro il Ministero dell'Interno (v. ex plurimis, Cass. VI, ord., n. 22694/2021 e Cass. I, ord., n. 27555/2022; contra, Cass. II, ord., n. 24582/2020). Sono previsti termini assai brevi (entro venti giorni dalla data di deposito del ricorso) per la definizione del procedimento. iv) Gli atti del procedimento e la decisione sono esenti da ogni tassa e imposta. Il ricorrente è ammesso ex lege al patrocinio a spese dello Stato (art. 18, comma 4 d.lgs. n. 150/2011). v) Il ricorso può essere sottoscritto personalmente dalla parte destinataria del provvedimento impugnato, senza che sia necessaria la sottoscrizione di un difensore, ciò desumendosi dal disposto dell'art. 18, comma 4 del d.lgs. n. 150/2011, che, prevedendo l'obbligo per il Giudice di pace di designare al ricorrente che ne sia sprovvisto un difensore d'ufficio, perché lo assista nel corso del procedimento, postula necessariamente che il ricorso introduttivo possa essere sottoscritto personalmente dallo straniero (Cass. I, ord., n. 15644/2021). vi) È stato recentemente affermato che alla mancata comparizione della parte istante non può collegarsi alcuna conseguenza sanzionatoria sul piano processuale, atteso che il giudizio – concernente il diritto di libertà della persona ed assoggettato, ai sensi dell'art. 18 del d.lgs. n. 150/2011, ad un rito caratterizzato da particolare concentrazione e speditezza – pur essendo instaurato su istanza di parte è governato, nel suo svolgimento, dall'impulso d'ufficio; pertanto, il Giudice adito, verificata la ritualità degli atti finalizzati a consentire la comparizione della parte, deve comunque pronunciarsi sul merito dell'impugnativa proposta (Cass. III, ord., n. 14091/2021). vii) Con riguardo al caso preso in considerazione nella formula (decreto di espulsione tradotto in lingua veicolare), in giurisprudenza è stato affermato che la mancata traduzione del decreto nella lingua propria del destinatario determina la violazione dell'art. 13, comma 7 del d.lgs. n. 286/1998, con conseguente nullità non sanabile del provvedimento, anche in presenza dell'attestazione di indisponibilità del traduttore (in ordine a cui si veda anche appresso), qualora la stessa non sia sufficientemente motivata, e che tale nullità può essere fatta valere soltanto mediante il ricorso in opposizione, «in quanto si verte in materia d'invalidità e non d'inesistenza dell'atto amministrativo, e non può dirsi esclusa per raggiungimento dello scopo, non applicandosi al requisito di validità del decreto espulsivo il principio di sanatoria, proprio del diritto processuale civile» (Cass. VI, ord., n. 22607/2015). Viene ritenuto affetto da nullità il provvedimento di espulsione tradotto in lingua veicolare per l'affermata attestazione di indisponibilità del traduttore, salvo che l'amministrazione on affermi, ed il giudice ritenga plausibile, l'impossibilità di predisporre un testo nella lingua conosciuta dallo straniero per la sua rarità ovvero l'inidoneità di tale testo alla comunicazione della decisione in concreto assunta (Cass. VI, ord., n. 14733/2015; Cass. VI, ord., n. 18749/2015; Cass. VI, ord., n. 13323/2018; Cass. III, ord., n. 24015/2020). |