Istanza di sostituzione dell'amministratore di sostegno

Giuseppe Buffone

Inquadramento

La formula ha ad oggetto richiesta di sostituzione dell'amministratore di sostegno in carica. In materia di amministrazione di sostegno, le norme di procedura applicabili sono contenute nel libro II, titolo VI-bis del codice di procedura civile («Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF), in particolare, nel Capo III, Sezione III. Queste disposizioni hanno effetto dalla data del 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti (Art. 35, d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380 l. n. 197/2022 (legge di Bilancio 2023). L'art. 720-bis c.p.c. è ora sostituito dall'art. 473-bis.58.

Formula

TRIBUNALE DI ... SEZ. ... CIVILE

UFFICIO DEL GIUDICE TUTELARE [1]

Il sottoscritto (Nome e Cognome): ...

C.F.: ...

nato a ... il ...

residente a ...

in via ...

tel. ...

e-mail ...

professione svolta: ...

nella sua qualità di: ...

1) Persona beneficiaria

2) Amministratore di sostegno del beneficiario

3) Persona stabilmente convivente con la persona beneficiaria

4) Parente entro il quarto grado, ovvero: ... (es. madre)

5) Affine entro il secondo grado, ovvero: ... (es. marito della sorella)

6) Pubblico Ministero

7) Responsabile dei Servizi socio-sanitari impegnati nella cura e assistenza del beneficiario, siccome a conoscenza dei fatti che rendono opportuna l'apertura della Amministrazione di sostegno.

CHIEDE

ai sensi degli artt. 413, comma 1 ss., c.c. (l. n. 6/2004)

LA SOSTITUZIONE DELL'AMMINISTRATORE DI SOSTEGNO:

Nome ...

Cognome ...

C.F. ...

Nato a ...

Il ...

Residente a ...

in via ...

tel. ...

fax ...

e-mail ...

GIÀ NOMINATO IN FAVORE DI:

Nome ...

Cognome ...

C.F. ...

Nato a ...

Il ...

Residente a ...

in via ...

Dimora abituale: ...

luogo in cui il beneficiario ha la sede stabile dei suoi affetti ed interessi: da indicare qualora sia diversa dalla residenza o dal domicilio (es.: presso la Casa di Cura sita in ... /presso un parente ...).

E PROPONE, IN SOSTITUZIONE, LA PERSONA SOTTO INDICATA:

Nome ...

Cognome ...

C.F. ...

Nato a ...

Il ...

Residente a ...

in via ...

tel. ...

e-mail ...

Specificare le ragioni per cui si chiede la sostituzione

(ai sensi dell'art. 413, comma 1, c.c., l'istanza deve essere “motivata”, altrimenti è suscettibile di rigetto):

... ... ....

Luogo e data ...

Firma (leggibile) ...

1. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023.

COMMENTO

Il Giudice tutelare può sempre sostituire l'amministratore di sostegno nominato: ciò su ricorso della parte legittimata (v. soggetti di cui all'art. 406 c.c., oltre al P.M. al beneficiario e all'amministratore di sostegno) o d'ufficio. In genere, la sostituzione dell'amministratore di sostegno interviene là dove si siano verificate le condizioni per la rimozione del rappresentante in carica. Giova a questo punto ricordare che la rimozione dell'amministratore si giustifica: 1) in caso di inettitudine (se l'amministratore si sia dimostrato inadeguato nell'adempimento dei poteri); 2) in caso di abuso (se l'amministratore abbia abusato dei suoi poteri); 3) in caso di negligenza (se l'amministratore abbia agito in modo negligente); 4) in caso di insolvenza (se l'amministratore sia divenuto insolvente); 5) in caso di “immeritevolezza dell'Ufficio”, laddove è dunque normativamente accolta un'ampia accezione del concetto di meritevolezza e la stessa ricondotta alla discrezionale valutazione del Giudice procedente. Tale ultima ipotesi è talmente importante per il legislatore che questi ha inteso renderla configurabile per fatti «anche estranei alla tutela», quanto a dire inerenti alla persona dell'amministratore/rappresentante e non necessariamente collegati al di lui operato nell'ambito della singola procedura. Come ha ben messo in evidenza la dottrina, questa norma può essere letta in relazione all'art. 348 c.c. (previsto per la protezione del minore) e porta a ritenere che il tutore debba essere soggetto di «ineccepibile condotta» e come tale finanche percepibile all'esterno del procedimento. Ne consegue che i comportamenti rivelatori di una condotta in qualsivoglia misura censurabile espongono l'amministratore alla pronta rimozione, atteso che il presupposto della condotta ineccepibile deve sussistere non solo al momento della nomina ma per tutta la durata dell'incarico. Per quanto, ancora, riguarda il tema della valutazione di gravità effettuata dal Giudice tutelare, giova ricordare come il provvedimento di rimozione si caratterizzi per una componente discrezionale elevata, in quanto l'incarico ha inevitabilmente anche forti connotazioni fiduciarie. Pertanto, ove sia provato il fatto storico, compete al Giudice tutelare valutarne la significatività in funzione della rimozione, purché venga offerta adeguata motivazione e dopo aver sentito l'interessato. In merito alla funzione e alla natura del provvedimento di rimozione, è opportuno ricordare che, come ha chiarito la Suprema Corte (Cass. I, n. 2205/2003), il provvedimento di rimozione de quo (art. 384 c.c.), adottato con la forma del decreto nell'ambito di un procedimento di volontaria giurisdizione, configura anche sotto l'aspetto sostanziale un intervento di tipo ordinatorio e amministrativo, dato che, pur coinvolgendo posizioni di diritto soggettivo (il diritto dell'interdetto a ricevere la protezione assicurata dall'ordinamento con la tutela), non statuisce su di esse risolvendo conflitti con attitudine al giudicato, ma realizza un atto di gestione di interesse altrui; è reso sulla base di un apprezzamento diretto e officioso delle circostanze ed è sempre modificabile e revocabile per la sopravvenienza di nuovi elementi di valutazione ovvero in base al riesame di quelli già considerati. Da ciò consegue che non è necessaria l'audizione del beneficiario.

In particolare, la Suprema Corte ha recentemente precisato che il giudice tutelare può sostituire l'amministratore di sostegno se l'assistito lamenta via mail disagi con la persona incaricata, non rilevando, tuttavia, l'eventuale malattia psichiatrica del beneficiario che può manifestare le proprie esigenze anche con modalità di comunicazione informali (Cass. l., n. 7414/2024).

I provvedimenti del giudice tutelare, in materia di amministrazione di sostegno, sono suscettibili di impugnazione. Ai sensi dell'art. 473-bis. 58 c.p.c., contro i decreti del giudice tutelare è ammesso reclamo al tribunale ai sensi dell'articolo 739 c.p.c. e contro il decreto del tribunale in composizione collegiale è ammesso ricorso per cassazione. Alla luce della nuova disciplina del reclamo, racchiuso nell'art. 739 cit., il decreto del giudice tutelare è impugnazione con reclamo dinanzi al tribunale: che pronuncia in camera di consiglio in composizione monocratica quando il provvedimento ha contenuto patrimoniale o gestorio (artt. 473-bis.58, 739); che pronuncia in camera di consiglio in composizione collegiale quando il provvedimento NON ha contenuto patrimoniale o gestorio («tutti gli altri casi»; artt. 473-bis.58, 739); in questo caso, la decisione di reclamo è impugnabile con ricorso per Cassazione (artt. 473-bis.58, ultimo comma).

Per effetto della Riforma, viene superato il pregresso stato della giurisprudenza (Cass. S.U., n. 21985/2021).

Il provvedimento sulla sostituzione, pertanto, è reclamabile dinanzi al tribunale, in composizione collegiale.

Ai sensi dell'art. 473-ter c.p.c., i decreti del Giudice tutelare, ove non sia diversamente stabilito, sono pronunciati in camera di consiglio e sono immediatamente esecutivi.

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