Revoca della procura con scrittura privataInquadramentoLa procura conferita al difensore può essere sempre revocata e il difensore può a sua volta sempre rinunciarvi ma, in un caso e nell'altro, revoca e rinuncia non hanno effetto nei confronti dell'altra parte fino alla avvenuta sostituzione del difensore. Le vicende della procura alle liti sono disciplinate, dall'art. 85 c.p.c., in modo diverso dalla disciplina della procura al compimento di atti di diritto sostanziale, perché, mentre nella disciplina sostanziale è previsto che chi ha conferito i poteri può revocarli (o chi li ha ricevuti, dismetterli) con efficacia immediata; invece, né la revoca né la rinuncia privano – di per sé – il difensore della capacità di compiere o di ricevere atti. La giustificazione di tale diversa disciplina consegue – appunto – dal fatto che i poteri attribuiti dalla legge processuale al procuratore non sono quelli che liberamente determina chi conferisce la procura, ma – come quelli in cui si concreta lo ius postulandi – sono attribuiti dalla legge al procuratore che la parte si limita a designare. E, in base all'art. 85 c.p.c., ciò che priva il procuratore della capacità di compiere o ricevere atti, non sono dunque la revoca o la rinuncia di per sé soli, bensì il fatto che alla revoca o alla rinuncia si accompagni la sostituzione del difensore (Cass. sez. lav., n. 17649/2010; Cass. I, n. 10643/1997). In ragione di tali principi la giurisprudenza ritiene che la revoca e la rinuncia non comportino interruzione del processo (Cass. III, n. 7751/2020; Cass. I, n. 7373/1986). Si è anche precisato che il difensore revocato continua, ai sensi dell'art. 85 c.p.c., a svolgere il suo mandato finché non intervenga la sostituzione con un nuovo difensore, sicché è irrilevante la ridotta o compromessa capacità di intendere e di volere del mandante intervenuta medio tempore (Cass. I, n. 12249/2020). Con riferimento a questo principio di recente la giurisprudenza di legittimità ha precisato che per effetto del principio della cosiddetta perpetuatio dell'ufficio di difensore, l'estinzione dell'agente della riscossione Equitalia e l'automatico subentro del successore Agenzia delle Entrate-Riscossioni, non privano il procuratore della società estinta, che sia già ritualmente costituito nel processo anteriormente alla data della predetta successione, dello ius postulandi e, quindi, della capacità di svolgere attività difensiva nel medesimo grado di giudizio sino alla sua sostituzione (Cass. V, n. 3312/2022). FormulaEgregio Avvocato ..., io sottoscritto Sig. ..., nato a ..., il ... e residente a ..., via .... n. ..., con la presente scrittura privata dichiaro di revocare, come in effetti revoco, con immediato effetto e decorrenza, la procura a Lei conferita per rappresentarmi e difendermi nel procedimento n. .... R.G. .... innanzi al .... conferita con ... Le chiedo, cortesemente, a restituire tutta la documentazione in Suo possesso, provvedendo a comunicarmi la prima data utile per procedere al suddetto ritiro presso il Suo studio. Le chiedo altresì di indicarmi, affinché possa provvedere al relativo pagamento, l'ammontare dei compensi a Lei dovuti. Distinti saluti Luogo e data .... Firma del revocante ... [1] 1. La revoca della procura può essere effettuata sia con scrittura privata che con atto pubblico, sia direttamente all'udienza. COMMENTOLa revoca della procura da parte del cliente o la rinuncia alla stessa da parte del difensore, a norma dell'art. 85 c.p.c., non fanno perdere al procuratore (revocato o rinunciante), ancorché designato d'ufficio, la legittimazione a ricevere gli atti nell'interesse della parte, con la conseguenza che la notificazione della sentenza allo stesso è idonea a far decorrere i termini d'impugnazione (Cass. VI, n. 14368/2013). Si è precisato che la notifica dell'atto di appello effettuata presso l'originario difensore revocato, anziché presso quello nominato in sua sostituzione, non è inesistente, atteso che il requisito del "collegamento" (o del "riferimento") tra il luogo della notificazione e il destinatario non rientra tra gli elementi costitutivi essenziali (rinvenibili nell'attività di trasmissione, svolta da soggetto qualificato, dotato ex lege del relativo potere, nonché nella fase di consegna, intesa come raggiungimento di uno degli esiti postivi dell'atto, in forza dei quali lo stesso possa considerarsi ex lege eseguito), idonei a rendere riconoscibile un atto qualificabile come notificazione, integrandone la fattispecie legale minima; pertanto, il requisito in parola si colloca fuori dal perimetro strutturale della notificazione e la sua assenza determina la nullità dell'atto processuale, sanabile con effetto ex tunc attraverso la costituzione dell'intimato o la sua rinnovazione, spontanea o su ordine del giudice (Cass. III, n. 20840/2021). A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre, va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il “Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari” applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. |