Ricorso per l'attribuzione del cognome al figlio nato fuori da matrimonio

Giuseppe Buffone

Inquadramento

La formula ha ad oggetto l'attribuzione del cognome al figlio in caso di contrasto genitoriale.

Le norme di riferimento, per quanto riguarda il codice di rito, sono ora contenute nella nuova sezione all'interno del libro II, titolo VI-bis del c.p.c. («Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF). Queste disposizioni hanno effetto dalla data del 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti (art. 35 del d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380, della l. n. 197/2022, legge di Bilancio 2023).

Si segnalano anche le modifiche al regime transitorio apportate dalla legge conversione del d.l. n. 198/2022 (cd. decreto milleproroghe), recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi: «in deroga alle disposizioni di cui all'articolo 35 del d.lgs. n. 149/2022, il divieto di delegare ai giudici onorari del tribunale per i minorenni l'ascolto del minore e l'assunzione delle testimonianze, previsto dall'articolo 473-bis.1, secondo comma, del codice di procedura civile, si applica ai procedimenti instaurati successivamente al 28 febbraio 2023. L'ascolto del minore avviene in ogni caso nel rispetto delle modalità previste dall'articolo 473-bis.5 del c.p.c. Nel determinare la composizione dei collegi giudicanti, il presidente del tribunale per i minorenni cura che il giudice onorario cui sia stato delegato l'ascolto del minore o lo svolgimento di attività istruttoria faccia parte del collegio chiamato a decidere sul procedimento o ad adottare provvedimenti temporanei».

Formula

TRIBUNALE DI ... [1]

RICORSO EX ART. 262 C.C.; ART. 473-TER C.P.C.[2]

(PROCEDIMENTO IN CAMERA DI CONSIGLIO)

PROPOSTO DA

Il sottoscritto (Nome e Cognome) ..., C.F. ..., nato/a ... il ..., residente in ... alla via ..., tel. ..., cittadinanza ..., stato civile ...

nella sua qualità di ...

con l'Avvocato ... giusta procura alle liti ....

CONTRO

(Nome e Cognome) ..., C.F. ..., nato/a ... il ..., residente in via ..., tel. ..., cittadinanza ..., stato civile ... nella sua qualità di ....

PREMESSA

Narrativa: ... illustrare, in modo sintetico, la situazione familiare puntando l'attenzione sulla nascita del minore e dei rispettivi titoli di genitorialità sullo stesso.

... Evidenziare i motivi della richiesta e le ragioni sottese alla stessa

tutto ciò premesso, ... come sopra rappresentato difeso e domiciliato

RICORRE

affinché l'autorità giudiziaria in epigrafe indicata, voglia accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

l'attribuzione del cognome ...

Vinte le spese di lite

Allegati:

Certificati anagrafici e di residenza

Certificato di stato di famiglia

Certificato di nascita del minore

Documenti utili per la decisione

Luogo e data ...

Sottoscrizioni: ...

Padre/Madre ...

1. È competente il tribunale del luogo in cui il minore ha residenza abituale (art. 473-bis.11 c.p.c.)

2. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023.

COMMENTO

Il procedimento sotteso all'art. 262 c.c. è previsto dall'art. 473-ter c.p.c. Queste disposizioni hanno effetto dalla data del 28 febbraio 2023 alla luce dell'art. 35 del d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380, della l. n. 197/2022 (legge di Bilancio 2023). La norma in parola prevede che «i provvedimenti di cui agli artt. 102,171,262,316 e 371 c.c. (...), nonché i decreti del giudice tutelare, ove non sia diversamente stabilito, sono pronunciati in camera di consiglio e sono immediatamente esecutivi».

Il figlio nato fuori da matrimonio assume il cognome del genitore che per primo lo ha riconosciuto. Se il riconoscimento è stato effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori il figlio, nel testo vigente dell'art. 262 c.c. «assume il cognome del padre». La regola del cognome patronimico come imposto per legge ha suscitato un ampio dibattito confluito in diversi arresti della giurisprudenza, sia di merito che di legittimità. Il movimento pretoriale in esame ha, infine, condotto a punti di arrivo della Corte Costituzionale. Dapprima, la Consulta ha dichiarato incostituzionale l'art. 262 c.c. con sent. n. 286/2016, nella parte in cui non consente ai coniugi, di comune accordo, di trasmettere ai figli, al momento della nascita, anche il cognome materno; successivamente, la sentenza Corte cost. n. 131/2022 ha dichiarato, tra l'altro: 1) l'illegittimità costituzionale dell'art. 262, comma 1 c.c., nella parte in cui prevede, con riguardo all'ipotesi del riconoscimento effettuato contemporaneamente da entrambi i genitori, che il figlio assume il cognome del padre, anziché prevedere che il figlio assume i cognomi dei genitori, nell'ordine dai medesimi concordato, fatto salvo l'accordo, al momento del riconoscimento, per attribuire il cognome di uno di loro soltanto; 2) in via consequenziale, ai sensi dell'art. 27, l. n. 87/1953, l'illegittimità costituzionale della norma desumibile dagli artt. 262, comma 1, e 299, comma 3, c.c., 27, comma 1, della l. n. 184/1983 e 34 del d.P.R. n. 396/2000, nella parte in cui prevede che il figlio nato nel matrimonio assume il cognome del padre, anziché prevedere che il figlio assume i cognomi dei genitori, nell'ordine dai medesimi concordato, fatto salvo l'accordo, alla nascita, per attribuire il cognome di uno di loro soltanto.

A seguito della dichiarazione di illegittimità costituzionale, il cognome del figlio «deve comporsi con i cognomi dei genitori», nell'ordine dagli stessi deciso, fatta salva la possibilità che, di comune accordo, i genitori attribuiscano soltanto il cognome di uno dei due. Di conseguenza, l'accordo è imprescindibile per poter attribuire al figlio il cognome di uno soltanto dei genitori. In mancanza di tale accordo, devono attribuirsi i cognomi di entrambi i genitori, nell'ordine dagli stessi deciso. Qualora, inoltre, non vi sia accordo sull'ordine di attribuzione dei cognomi, si rende necessario l'intervento del giudice, che l'ordinamento giuridico già prevede per risolvere il disaccordo su scelte riguardanti i figli.

Tutte le norme dichiarate costituzionalmente illegittime «riguardano il momento attributivo del cognome al figlio”. Pertanto, la richiamata sentenza si applicherà, dal giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, “alle ipotesi in cui l'attribuzione del cognome non sia ancora avvenuta, comprese quelle in cui sia pendente un procedimento giurisdizionale finalizzato a tale scopo». «Eventuali richieste di modifica del cognome, salvo specifici interventi de/legislatore” seguiranno la disciplina a tal fine prevista dalle disposizioni vigenti».

Per effetto della pronuncia della Corte cost. n. 131/2022, il Ministero dell'interno ha emanato la circolare (DAIT n. 62/2022) 1° giugno 2022 chiarendo che «l'ufficiale dello stato civile dovrà accogliere la richiesta dei genitori che intendono attribuire al figlio il cognome di entrambi, nell'ordine dai medesimi concordato, al momento della nascita, del riconoscimento o dell'adozione, fatto salvo l'accordo per attribuire soltanto il cognome di uno di loro soltanto».

Come si è già osservato, qualora non vi sia accordo sull'ordine di attribuzione dei cognomi, si rende necessario l'intervento del giudice, che l'ordinamento giuridico già prevede per risolvere il disaccordo su scelte riguardanti i figli. La relativa base giuridica è racchiusa nell'art. 262, ultimo comma c.c.: nel caso di minore età del figlio, il giudice decide circa l'assunzione del cognome del genitore, previo ascolto del figlio minore, che abbia compiuto gli anni dodici e anche di età inferiore ove capace di discernimento.

Il procedimento per l'attribuzione del cognome ex art. 262 c.c., in caso di disaccordo tra i genitori, segue le regole di procedura previste dall'art. 473-ter c.p.c., quanto a dire il rito in camera di Consiglio. Ciò nondimeno, ai fini della competenza territoriale, si applica l'art. 473-bis.11 c.p.c.: «per tutti i procedimenti nei quali devono essere adottati provvedimenti che riguardano un minore, è competente il tribunale del luogo in cui il minore ha la residenza abituale». In questo senso si era, peraltro pronunciata la giurisprudenza formatasi in epoca anteriore alla Riforma cd. Cartabia che aveva escluso l'ipotesi della competenza radicata sul luogo di nascita del minore (v. Cass. n. 14121/2024: «nel procedimento per l'attribuzione giudiziale del cognome, trovando applicazione il principio di prossimità, è territorialmente competente il giudice del luogo di residenza del minore, in quanto maggiormente idoneo a valutare le sue esigenze, non solo per lo stretto collegamento con il luogo in cui si trova il centro degli affetti, degli interessi e delle relazioni dello stesso, ma anche per la possibilità di procedere in qualsiasi momento al suo ascolto, adempimento imprescindibile in tutti i procedimenti che lo riguardano»).

Ai fini della competenza territoriale, pertanto, non rileva il circondario dove si trova l'ufficio dello stato civile presso il quale è stato registrato l'atto di nascita del minore.

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