Ricorso per ordine di protezione contro abusi familiari

Giuseppe Buffone

Inquadramento

La formula ha ad oggetto la richiesta di protezione contro gli abusi familiari.

Le norme di procedura applicabili sono contenute nel libro II, titolo VI-bis c.p.c. («Norme per il procedimento in materia di persone, minorenni e famiglie», c.d. pPMF), in particolare negli artt. 473-bis.69 e ss. c.p.c. Queste disposizioni hanno effetto dalla data del 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti (art. 35 del d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380, della l. n. 197/2022 (legge di Bilancio 2023).

L'ascolto del minore avviene in ogni caso nel rispetto delle modalità previste dall'articolo 473-bis.5 del c.p.c. Nel determinare la composizione dei collegi giudicanti, il presidente del tribunale per i minorenni cura che il giudice onorario cui sia stato delegato l'ascolto del minore o lo svolgimento di attività istruttoria faccia parte del collegio chiamato a decidere sul procedimento o ad adottare provvedimenti temporanei.

Formula

TRIBUNALE DI ... [1]

RICORSO EX ART. 473-BIS.69 C.P.C. [2]

ORDINI DI PROTEZIONE CONTRO GLI ABUSI FAMILIARI

Il/La sottoscritto/a ...

PARTE ATTRICE

Nome: ...

Cognome: ...

Luogo e data di nascita: ...

Cittadinanza: ...

Residenza (o domicilio/dimora): ...

Codice fiscale: ...

con l'Avv. ... (nome, cognome, codice fiscale)

Giusta procura alle liti ...

PROPONE RICORSO EX ART. 473-bis.69 C.P.C.

CONTRO

-convenuta-

PARTE CONVENUTA

Nome: ...

Cognome: ...

Luogo e data di nascita: ...

Cittadinanza: ...

Residenza (o domicilio/dimora): ...

Codice fiscale: ...

con l'Avv. ... (nome, cognome, codice fiscale)

Giusta procura alle liti ...

nella sua qualità di (indicare):

– coniuge

– convivente di fatto

– unito civilmente

– persona convivente

PREMESSA

Esposizione dei fatti indicando in modo chiaro e specifico il rapporto che lega le parti: di coniugio, di parentela, di convivenza, di unione civile etc. indicare anche in modo chiaro e specifico se vi siano figli minori e se anche essi siano o non esposti al rischio per cui si invoca l'ordine di protezione. Specificare anche il luogo anagrafico che costituisce la sede della condotta pregiudizievole.

IN DIRITTO

L'ordine di protezione è una misura civilistica contro la violenza delle relazioni familiari, che si affianca alla misura cautelare penale dell'allontanamento dalla casa familiare, prevista dall'art. 282-bis c.p.p. (aggiunto dall'art. 1 della medesima l. n. 154/2001). Il suo presupposto è rappresentato da una «condotta del coniuge o di altro convivente» che sia «causa di grave pregiudizio all'integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell'altro coniuge o convivente». In presenza di essa, il giudice, su istanza di parte, può ordinare la cessazione della condotta pregiudizievole e disporre l'allontanamento dalla casa familiare del coniuge o del convivente che se ne è reso responsabile, prescrivendogli, altresì, ove occorra, di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dall'istante. La Consulta ha chiarito che misure penali e misure civili concorrono senza necessariamente escludersi (Corte cost. n. 220/2015. Il legislatore ammette il ricorso all'ordine di protezione ove la condotta del coniuge (o del diverso convivente) sia causa di grave pregiudizio alla libertà della vittima degli abusi – da intendersi in senso ampio, come libertà personale, di circolazione, di lavoro etc. – ovvero alla sua integrità fisica o morale. È necessaria, quindi, una condotta tale da determinare un vulnus alla dignità dell'individuo, o per le modalità dell'offesa arrecata o per la ripetitività o la prolungata durata nel tempo della sofferenza patita dall'offeso (cfr. Trib. Reggio Calabria 13 marzo 2008; Trib. Bari 18 luglio 2002). La condotta deve lasciarsi apprezzare a livello “qualitativo” e quantitativo: nel primo caso, quanto alle concrete modalità idonee a rappresentare, per il futuro, un “grave pericolo”; quanto al secondo caso, quanto all'entità della condotta nel tempo, alla sua efficacia offensiva, alla sua dimensione psicologica. Nel caso di specie, entrambi i requisiti risultano rispettati essendo sufficiente osservare quanto segue: ( ...)

SULLE MISURE RICHIESTE

Si chiede che il giudice ordini al resistente la immediata cessazione della condotta pregiudizievole e disponga l'allontanamento del medesimo dalla casa familiare prescrivendogli altresì di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dall'istante, ed in particolare al luogo di lavoro, al domicilio della famiglia d'origine (ovvero al domicilio di altri prossimi congiunti o di altre persone ed in prossimità dei luoghi di istruzione dei figli della coppia, salvo che questi non debba frequentare i medesimi luoghi per esigenze di lavoro).

Si chiede, altresì, che il giudice disponga l'intervento dei servizi sociali del territorio (o di un centro di mediazione familiare, nonché delle associazioni che abbiano come fine statutario il sostegno e l'accoglienza di donne e minori o di altri soggetti vittime di abusi e maltrattamenti); si chiede anche che il giudice fissi il pagamento periodico di un assegno a favore delle persone conviventi che, per effetto dei provvedimenti di protezione, rimangono prive di mezzi adeguati, fissando modalità e termini di versamento: si tratta, in particolare, dei figli minori ...

EVENTUALE: Si chiede al giudice che la somma sia versata direttamente all'avente diritto dal datore di lavoro dell'obbligato, detraendola dalla retribuzione allo stesso spettante ...

EVENTUALE: RICHIESTA DI PROVVEDIMENTI INAUDITA ALTERA PARTE (art. 473-bis.71, comma 3, c.p.c.)

Sussistono gravi ragioni di urgenza, per i seguenti motivi ....

Si chiede quindi che il giudice, assunte ove occorra sommarie informazioni, adotti immediatamente l'ordine di protezione fissando l'udienza di comparizione delle parti davanti a sé per decidere in merito a conferma, modifica o revoca l'ordine di protezione.

CONCLUSIONI

Voglia l'Onorevole Tribunale adito, disattesa ogni contraria istanza,

IMMEDIATAMENTE, INAUDITA ALTERA PARTE

1. Ordinare al resistente di far cessare immediatamente la condotta pregiudizievole tenuta;

2. Disporre l'allontanamento del resistente dalla casa familiare sita in ..., mandando alla Polizia di ..., di eseguire l'ordine di allontanamento, con il supporto dei Servizi Sociali;

3. Ordinare al resistente di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dall'istante, ed in particolare al luogo di lavoro, al domicilio della famiglia d'origine, (ovvero al domicilio di altri prossimi congiunti o di altre persone ed in prossimità dei luoghi di istruzione dei figli della coppia, salvo che questi non debba frequentare i medesimi luoghi per esigenze di lavoro).

4. Disporre l'intervento dei Servizi Sociali territoriali;

5. Disporre che (Genitore) provveda al mantenimento dei figli, in via indiretta, mediante versamento a (altro Genitore), dell'importo di Euro ... mensili (per 12 mensilità), da versarsi in via anticipata entro il giorno 25 di ogni mese. La somma (fissata con decorrenza dal mese di ...) è soggetta a rivalutazione monetaria secondo gli indici Istat (prima rivalutazione: ...), purché l'indice sia positivo.

6. Disporre che (Genitore) provveda al pagamento del 50% delle spese mediche non coperte dal SSN, dentistiche, scolastiche, sportive e ricreative sostenute nell'interesse della prole, previo accordo e documentate.

7. Ordinare a (Datore di lavoro) di versare direttamente a (Ricorrente) l'importo del mantenimento detraendolo dalla retribuzione mensile;

8. Stabilire la durata dell'ordine di protezione in misura non inferiore a un anno;

9. Stabilire le modalità di esecuzione del provvedimento, con l'ausilio della forza pubblica e dell'ufficiale sanitario se necessario;

10. Condannare la parte resistente alle spese del processo, da liquidare come da nota spese.

Formula le seguenti richieste istruttorie .... Allega i seguenti documenti ...

Allegati:

Certificati anagrafici e di residenza

Certificato di stato di famiglia

Dichiarazioni dei redditi degli ultimi tre anni

Documenti utili per la decisione

Luogo e data ...

Ricorrente ...

Firma Avv. ...

1. Il ricorso si deposita presso il Tribunale del luogo di residenza o domicilio dell'istante. Si segue il rito camerale e il tribunale decide in composizione monocratica.

2. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023.

COMMENTO

L'ordine di protezione è una misura civilistica – temporalmente circoscritta (art. 473-bis.70 c.p.c.) – contro la violenza delle relazioni familiari, che si affianca alla misura cautelare penale dell'allontanamento dalla casa familiare, prevista dall'art. 282-bis c.p.p. (aggiunto dall'art. 1 della medesima l. n. 154/2001). Il suo presupposto è rappresentato da una «condotta del coniuge o di altro convivente» che sia «causa di grave pregiudizio all'integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell'altro coniuge o convivente». In presenza di essa, il giudice, su istanza di parte, può ordinare la cessazione della condotta pregiudizievole e disporre l'allontanamento dalla casa familiare del coniuge o del convivente che se ne è reso responsabile, prescrivendogli, altresì, ove occorra, di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dall'istante. La Corte costituzionale ha chiarito che misure penali e misure civili concorrono senza necessariamente escludersi (Corte cost. n. 220/2015). Il legislatore ammette il ricorso all'ordine di protezione ove la condotta del coniuge (o del diverso convivente) sia causa di grave pregiudizio alla libertà della vittima degli abusi – da intendersi in senso ampio, come libertà personale, di circolazione, di lavoro ecc. – ovvero alla sua integrità fisica o morale.

Il nuovo regime giuridico è ora enucleato negli artt. 473-bis.69 e 473-bis.71 c.p.c.: al riguardo la relazione illustrativa al d.lgs. n. 149/2022 chiarisce che, con riferimento all'art. 473-bis.69 c.p.c. si è ritenuto di trasferire la normativa concernente gli ordini di protezione contro gli abusi familiari (presente in parte nel c.c. – artt. 342-bis e 342-ter, per i profili sostanziali, in ordine ai presupposti e ai contenuti della tutela – e per altra parte nel c.p.c. – art. 736-bis, per i profili processuali in senso stretto) all'interno del c.p.c., nel titolo relativo, attraverso la introduzione di una ulteriore sezione, dal titolo “Degli ordini di protezione contro gli abusi familiari” (Relazione illustrativa al d.lgs. n. 149/2022 in G.U. 19 ottobre 2022, S.G. n. 245, suppl. ord. n. 5).

Non mancano, però, alcune modifiche di chiarimento e integrazione.

L'art. 473-bis.69 individua i presupposti per la richiesta di un ordine di protezione: «Quando la condotta del coniuge o di altro convivente è causa di grave pregiudizio all'integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell'altro coniuge o convivente, il giudice, su istanza di parte, può adottare con decreto uno o più dei provvedimenti di cui all'art. 473-bis.70. I medesimi provvedimenti possono essere adottati, ricorrendone i presupposti, anche quando la convivenza è cessata. Quando la condotta può arrecare pregiudizio ai minori, i medesimi provvedimenti possono essere adottati, anche su istanza del pubblico ministero, dal tribunale per i minorenni». L'art. 473-bis.69 c.p.c. costituisce, dunque, la riproduzione dell'art. 342-bis c.c. ma, nell'inciso finale del comma primo, risolve un profilo applicativo della disposizione del c.c., ammettendo l'adozione dei provvedimenti anche quando la convivenza tra autore dell'illecito e vittima è cessata (Relaz. Ill. cit.). Al comma 2, è stato introdotto un coordinamento con la competenza attribuita al tribunale per i minorenni, ai sensi degli artt. 333 c.c. e 38 disp. att. («Quando la condotta può arrecare pregiudizio ai minori, i medesimi provvedimenti possono essere adottati, anche su istanza del pubblico ministero, dal tribunale per i minorenni»).

Il d.lgs. n. 164/2024 (cd. Corettivo Cartabia) ha abrogato gli artt. 342-bis, 342-ter c.c. e l'art. 5 della l. n. 154/2001 che erano rimasti in vigore per un errore di coordinamento. Viene così sanato un difetto di coordinamento, perché con il d.lgs. n. 149/2022 le medesime disposizioni sono state inserite nel codice di procedura civile e in particolare agli artt. 473-bis.69 e, con lievi variazioni meramente letterali, 473-bis.70.

In coerenza con l'art. 48 della Convenzione di Istanbul, adottata dal Consiglio d'Europa in data 11 maggio 2011, ratificata dall'Italia con l. n. 77/2013, è stata eliminata la possibilità per il giudice di disporre l'intervento di un centro di mediazione familiare, secondo la previsione originaria dell'art. 342-ter c.c., essendo in tali ipotesi escluso ogni tentativo di accordo o mediazione che implichi la comparizione personale delle parti (v. Rel. Illustrativa).

Il decreto stabilisce la durata dell'ordine di protezione, che decorre dal giorno dell'avvenuta esecuzione dello stesso. Questa non può essere superiore a un anno e può essere prorogata, su istanza di parte o, in presenza di minori, del pubblico ministero, soltanto se ricorrano gravi motivi per il tempo strettamente necessario.

Con il medesimo decreto il giudice determina le modalità di attuazione. Ove sorgano difficoltà o contestazioni in ordine all'esecuzione, lo stesso giudice provvede con decreto ad emanare i provvedimenti più opportuni per l'attuazione, ivi compreso l'ausilio della forza pubblica e dell'ufficiale sanitario.

Si segnala che l'istanza può essere proposta anche dalla parte personalmente.

Viene quindi adottato un rito monocratico deformalizzato, che presenta analogie con il procedimento cautelare, con eventuale istruttoria e indagini sui redditi nelle forme più opportune, e in caso di urgenza con provvedimento senza immediato contraddittorio, salvo convalida all'udienza fissata, senza un richiamo espresso agli artt. 337 e ss. c.p.c., essendo adottata una regolamentazione autonoma (Relazione illustrativa).

L'istanza si propone, anche dalla parte personalmente, con ricorso al tribunale del luogo di residenza o di domicilio dell'istante, che provvede in camera di consiglio in composizione monocratica. Il ricorso può essere proposto sia in pendenza del procedimento di merito, innanzi al giudice che lo conduce, oppure ante causam. Il presidente del tribunale designa il giudice a cui è affidata la trattazione del ricorso. Il giudice, sentite le parti, procede nel modo che ritiene più opportuno agli atti di istruzione necessari, disponendo, ove occorra, anche per mezzo della polizia tributaria, indagini sui redditi, sul tenore di vita e sul patrimonio personale e comune delle parti, e provvede con decreto motivato immediatamente esecutivo.

Nel caso di urgenza, il giudice, assunte ove occorra sommarie informazioni, può adottare immediatamente l'ordine di protezione fissando l'udienza di comparizione delle parti davanti a sé entro un termine non superiore a quindici giorni ed assegnando all'istante un termine non superiore a otto giorni per la notificazione del ricorso e del decreto. All'udienza il giudice conferma, modifica o revoca l'ordine di protezione.

Contro il decreto con cui il giudice adotta l'ordine di protezione o rigetta il ricorso ovvero conferma, modifica o revoca l'ordine di protezione precedentemente adottato nel caso di cui al comma 3, è ammesso reclamo al tribunale entro i termini previsti dal comma 2 dell'art. 739 c.p.c. Il reclamo non sospende l'esecutività dell'ordine di protezione. Il tribunale provvede in camera di consiglio, in composizione collegiale, sentite le parti, con decreto motivato non impugnabile. Del collegio non fa parte il giudice che ha emesso il provvedimento impugnato.

Il nuovo articolo riproduce il testo del pregresso art. 736-bis c.p.c. per cui l'orientamento della Cassazione è stato nel senso della esclusione del ricorso per Cassazione anche straordinario ai sensi dell'art. 111 Cost. (Cass. n. 29492/2017).

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