Comparsa di costituzione e risposta con rilievo dell'incompetenza territoriale (artt. 29 e 30 c.p.c.)InquadramentoAi sensi dell'art. 38 c.p.c., comma 1, nell'ipotesi di incompetenza territoriale derogabile, l'eccezione si ha per non proposta se il convenuto non indica il giudice che ritiene competente. Questa indicazione serve a consentire alle altre parti costituite, se ritengono, di aderirvi. In questo caso il giudice adito si limita, con ordinanza, a cancellare la causa dal ruolo e la competenza del giudice ivi indicato non potrà più essere messa in discussione se la causa sia riassunta davanti a lui entro tre mesi dalla cancellazione dal ruolo. In mancanza di riassunzione il processo si estinguerà. Ricordo che per l'incompetenza per materia, per valore e per territorio l'art. 38, comma 1 c.p.c. pone l'onere di eccepirle a pena di decadenza nella comparsa di risposta tempestivamente depositata e, quindi, ai sensi dell'art. 166 c.p.c., almeno settanta giorni prima dell'udienza di comparizione fissata nell'atto di citazione, ma che, ai sensi dell'art. 38, comma 3 c.p.c., l'incompetenza per materia, valore e territorio inderogabile possono essere anche rilevate d'ufficio dal giudice con il decreto previsto dall'art. 171-bis o, nei procedimenti ai quali non si applica l'art. 171-bis c.p.c., non oltre la prima udienza (ai sensi delle modifiche apportate dal d.lgs. n. 164/2024 recante disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022 che ha eliminato l'inciso “non oltre l'udienza di cui all'articolo 183”). Tranne nel caso di adesione delle parti all'indicazione del giudice ritenuto competente, la questione di competenza deve essere decisa con ordinanza così come le altre questioni in tema di competenza. La questione, ai sensi dell'ult. comma dell'art. 38 c.p.c. va risolta in base agli atti e, se necessario, assunte sommarie informazioni. Secondo quanto disposto dall'art. 29 c.p.c. la deroga alla competenza territoriale deve risultare da fonte convenzionale, ossia dall'accordo delle parti, che si deve riferire ad uno o più affari determinati e risultare da atto scritto; dall'altro lato l'art. 30 c.p.c. stabilisce che chi ha eletto domicilio a norma dell'art. 47 c.c. può essere convenuto davanti al giudice del domicilio stesso. In quest'ultimo caso pertanto la fonte del foro eletto è l'atto unilaterale consistente nella elezione di domicilio. Va sottolineato che secondo la giurisprudenza dominante in tema di competenza per territorio, il foro convenzionale può ritenersi esclusivo solo in presenza di una dichiarazione espressa ed univoca da cui risulti, in modo chiaro e preciso, la concorde volontà delle parti, non solo di derogare alla ordinaria competenza territoriale, ma altresì di escludere la concorrenza del foro designato con quelli previsti dalla legge in via alternativa (di recente Cass. VI, n. 21010/2020: nella specie, la S.C., regolando la competenza, ha escluso il carattere esclusivo del foro prescelto in sede contrattuale, sul rilievo che tale esclusività non solo non era stata specificata in maniera univoca nella clausola derogativa dell'ordinaria competenza territoriale, ma risultava smentita dal contenuto della eccezione di incompetenza, la quale era stata formulata con l'indicazione, oltre che del foro convenzionale, anche di un foro ad esso alternativo). Conformi, ex multis, Cass. II, n. 18170/2024; Cass. I, n. 15219/2007; Cass. III, n. 4757/2005. La designazione convenzionale di un foro, in deroga a quello territoriale stabilito dalla legge, attribuisce al foro designato dalle parti la competenza esclusiva soltanto se risulta, ai sensi dell'art. 29, comma 2, codice di rito, un'enunciazione espressa, che non può trarsi quindi da argomenti presuntivi e non deve lasciare adito ad alcun dubbio sulla comune intenzione delle parti di escludere la competenza dei fori ordinari. A tal fine è sufficiente che esse stabiliscano “esclusivamente” la competenza di un determinato foro (così la già citata Cass. III, n. 4757/2005). La necessità di una dichiarazione espressa ed univoca, pur se non deducibile tramite elementi presuntivi, non comporta, tuttavia, anche l'esigenza dell'uso di formule sacramentali: si è ad esempio precisato che l'espressa designazione convenzionale di un foro territoriale esclusivo, contenuta in un contratto bancario per adesione, presuppone una inequivoca e concorde volontà delle parti volta ad escludere la competenza degli altri fori previsti dalla legge ed ha natura di clausola vessatoria, sicché va specificamente approvata per iscritto, dovendosi, a tal fine, ritenere sufficiente, quale indicazione specifica e idonea a suscitare l'attenzione del sottoscrittore, il richiamo al numero ovvero alla lettera che contraddistingue la clausola, senza necessità dell'integrale trascrizione della previsione contrattuale (Cass. VI, n. 15278/2019). Resta inteso che, la clausola di deroga alla competenza territoriale pattuita tra due parti contrattuali non può essere imposta a un soggetto terzo che non ha preso parte alla negoziazione e per il quale la clausola è res inter alios acta (Cass. II, n. 5820/2024). FormulaTRIBUNALE DI ... [1] COMPARSA DI COSTITUZIONE E RISPOSTA [2] Proc. n. ... / ... – R.G. – sez. ... Giudice Dott. ... Il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. ... ), residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. ..., C.F. ..., [fax ... ] [3], PEC ... che lo rappresenta e difende in forza dell'allegata procura alle liti -convenuto- CONTRO Il Sig. ..., C.F. ... rappresentato e difeso dall'Avv. ... . -attore- PREMESSO CHE – con atto di citazione notificato in data ..., il Sig. ... ha convenuto in giudizio il Sig. ... al fine di sentire accogliere le seguenti conclusioni (riportare le conclusioni di parte attrice); -A supporto delle suindicate conclusioni, parte attrice sostiene che ... (indicare riassuntivamente i fatti posti dall'attore a sostegno della domanda); Con il presente atto si costituisce nel presente giudizio il Sig. ..., come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, contestando integralmente quanto sostenuto da controparte, in quanto infondato, per le seguenti ragioni in ... [4]. FATTO (ESPORRE I FATTI ARTICOLATI IN PUNTI SPECIFICI) DIRITTO 1) Eventuali eccezioni processuali (tra cui l'eccezione in epigrafe): l'esponente intende eccepire l'incompetenza territoriale del Tribunale adito, poiché non è stato rispettato il foro convenzionale pattuito con il contratto oggetto di lite [5], che, all'art. ..., individua quale competente per ogni controversia nascente dal contratto medesimo il Tribunale di ... [6] ; – in ogni caso, il Tribunale adito è incompetente anche in applicazione degli artt. 18 (o 19) e 20 c.p.c., poiché ... 2) Eventuali eccezioni di merito 3) Esposizione delle ragioni alla base dell'eventuale domanda riconvenzionale. 4) Esposizione delle ragioni fondanti l'eventuale chiamata del terzo in causa Tutto quanto sopra premesso, ritenuto e considerato, il Sig. ... come sopra rappresentato, difeso e domiciliato, rassegna le seguenti CONCLUSIONI Voglia l'Ecc.mo Tribunale di ... Adito, previa ogni più utile declaratoria, contrariis reiectis e con riserva di ulteriormente eccepire, dedurre, argomentare, per i motivi suesposti: In via pregiudiziale ... Nel merito ... In via riconvenzionale ... In ogni caso: con vittoria di spese, diritti e onorari del presente giudizio, oltre rimborso forfetario delle spese generali e oneri come per legge. In via istruttoria ... Con riserva di meglio articolare idonei mezzi istruttori, entro gli assegnandi termini di legge, nonché con richiesta di ammissione a prova contraria sui capitoli di prova eventualmente richiesti da parte attrice. (Eventuale dichiarazione del valore della causa in caso di domanda riconvenzionale o di chiamata di terzo che importino un aumento del valore della causa). Ai sensi del d.P.R. 30 maggio 2002, n. 115 e successive modificazioni, si dichiara che il valore del presente procedimento è pari ad Euro ... e, pertanto, all'atto dell'iscrizione a ruolo della causa, viene versato un contributo unificato pari ad Euro ... . Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. Nella presente formula si indica uno schema della comparsa di costituzione e risposta al solo fine di prevedere l'inserimento dell'eccezione di incompetenza territoriale derogabile; Il foro convenzionale stabilito dalle parti, benché indicato come esclusivo, dà luogo a un'ipotesi di competenza "derogata" e non inderogabile. Pertanto, qualora l'eccezione d'incompetenza non sia stata proposta nella comparsa di risposta tempestivamente depositata, il giudice non può rilevarla d'ufficio (Cass. II, n. 5820/2024). Si rinvia il modello di riferimento alle formule relative al processo ordinario di cognizione. 2. Ricordo nuovamente che il d.lgs. n. 149/2022, nel modificare la fase introduttiva del giudizio di cognizione ordinaria, ha modificato il termine per la costituzione del convenuto (che deve essere oggetto di avvertimento nell'atto di citazione) che è stato fissato a 70 giorni prima dell'udienza, al fine di consentire lo scambio delle memorie scritte antecedentemente all'udienza di prima comparizione. 3. Il d.lgs. n. 164/2024, recante disposizioni integrative e correttive del d.lgs. n. 149/2022, nell'apportare modifiche all'art. 125 c.p.c., ha eliminato il riferimento alla necessità per il difensore di indicare il proprio numero di fax negli atti di parte, trattandosi di tecnologia ormai obsoleta. 4. Il d.lgs. n. 149/2022, codificando i principi di chiarezza e sinteticità degli atti processuali ha portato anche all'inserimento negli artt. 163, comma 3, n. 4 e 167, comma 1 c.p.c., della espressione “in modo chiaro e specifico” con riferimento al contenuto dell'atto di citazione e della comparsa di risposta. In particolare si richiede che l'esposizione dei fatti e degli elementi di diritto che costituiscono le ragioni della domanda sia effettuata dall'attore in modo chiaro e specifico e che, dall'altro lato, il convenuto, nel proporre tutte le sue difese nella comparsa di costituzione e risposta prenda posizione in modo chiaro e specifico sui fatti posti dall'attore a fondamento della domanda. 5. La formula è predisposta per la proposizione dell'eccezione di incompetenza territoriale «semplice». Tuttavia, data la frequenza con cui simile clausola di presenta nella pratica, è altresì ipotizzata la pattuizione, in contratto, di un foro esclusivo ex art. 29 c.p.c. Si ricordi che è sottoposta alla disciplina prevista dall'art. 38 per l'eccezione di incompetenza territoriale l'eccezione fondata sulla sussistenza di un foro stabilito per accordo delle parti (Cass. n. 13032/2009). Naturalmente il riferimento a detta clausola va soppresso, anche nelle conclusioni, ove essa non sia presente in contratto. 6. L'indicazione del foro ritenuto competente, ad opera del convenuto che eccepisca l'incompetenza per territorio del giudice adito, è imposta dall'art. 38, comma 2 c.p.c. in funzione dell'eventuale adesione dell'attore, con la conseguenza che, ove tale foro sia erroneamente individuato e detta adesione difetti, non ne consegue, per ciò stesso, l'inefficacia dell'eccezione, dovendo piuttosto il giudice adito individuare l'esatto giudice competente, in base ai criteri di collegamento da applicare per stabilire tale competenza territoriale (Cass. VI, n. 12394/2019). Peraltro, una volta ritualmente sollevata l'eccezione di incompetenza territoriale, rientra nel potere-dovere del giudice adito l'identificazione del giudice competente, anche se diverso da quello indicato dalla parte. Tale potere-dovere compete anche alla Corte di cassazione in sede di regolamento, rientrando fra i compiti di detta Corte quello di riparare alla mancata indicazione del giudice competente da parte del giudice a quo che ha dichiarato la propria incompetenza territoriale (Cass. III, n. 10236/2008). COMMENTOLa giurisprudenza della S.C. ha ribadito numerosissime volte che la contestazione della competenza del giudice deve riguardare tutti i possibili criteri applicabili. Perciò, in causa avente ad oggetto diritti di obbligazione occorre contestare la competenza del giudice adito in base a tutti i criteri concorrenti previsti dagli artt. 18 (se convenuta è una persona fisica), 19 (se convenuta è una persona giuridica ecc.) e (in ogni caso) 20, rimanendo altrimenti radicata la sua competenza per effetto del profilo non contestato (Cass. II, n. 5817/2024; Cass. n. 26094/2014; Cass. n. 5725/2013; Cass. n. 2268/2012). Quindi l'eccezione va proposta in relazione o agli artt. 18 e 20 o agli artt. 19 e 20. In una causa di responsabilità aquiliana occorre contestare la competenza del giudice adito in base ai due criteri fissati dall'art. 20 (Cass. n. 6626/2005). Dunque nel proporre l'eccezione il convenuto, se persona fisica, deve affermare di essere residente e domiciliato, ed eventualmente dimorante, al di fuori dell'ambito territoriale del giudice adito. Se persona giuridica l'eccezione va proposta in relazione alla sede. Dopodiché l'eccezione va formulata in relazione ai criteri di cui all'art. 20, ossia forum contractus (dove l'obbligazione è sorta) e forum destinatae solutionis (dove l'obbligazione deve essere eseguita). Questo principio è stato ribadito in senso ancora più rigoroso da Cass. n. 17374/2020, la quale ha sottolineato che, specie a seguito della novella realizzata dalla l. n. 69/2009, la disciplina di cui all'art. 38, comma 1 c.p.c., comporta una peculiare completezza dell'eccezione di incompetenza che, in quanto eccezione di rito ed in senso stretto, deve essere formulata mediante un'attività argomentativa esplicita rispetto a tutti gli ipotetici fori concorrenti (e, nel caso di cumulo soggettivo, ai sensi dell'art. 33 c.p.c., in relazione a tutti i convenuti), indicando specificamente, in relazione ai criteri medesimi, quale sia il giudice che ritenga competente, senza che, verificatasi la suddetta decadenza o risultata comunque inefficace l'eccezione, il giudice possa rilevare d'ufficio profili di incompetenza non proposti, restando la competenza del medesimo radicata in base al profilo non (o non efficacemente) contestato. A norma dell'art. 196-quater c.p.c. (come modificato dal d.lgs. n. 164/2024), il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte del pubblico ministero, dei difensori e dei soggetti nominati o delegati dall'autorità giudiziaria ha luogo esclusivamente con modalità telematiche. Con le stesse modalità le parti depositano gli atti e i documenti provenienti dai soggetti da esse nominati. Quando è necessario ai fini della decisione il giudice può ordinare il deposito di singoli atti e documenti su supporto cartaceo, indicandone specificamente la ragione. Il deposito dei provvedimenti del giudice e dei verbali di udienza ha luogo con modalità telematiche. Il deposito con modalità telematiche è effettuato nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione, la trasmissione e la ricezione dei documenti informatici. Il capo dell'ufficio autorizza il deposito con modalità non telematiche quando sussiste una situazione di urgenza e il direttore generale per i servizi informatici del dominio giustizia non sono funzionanti. La certificazione del direttore generale è pubblicata sul portale dei servizi telematici. Inoltre va segnalato che l'art. 46 disp. att. c.p.c., dedicato alla forma degli atti giudiziari e quindi applicabile sia agli atti del giudice che a quelli delle parti stabilisce che i processi verbali e gli altri atti giudiziari devono essere scritti in carattere chiaro e facilmente leggibile; che quando sono redatti in forma di documento informatico tali atti rispettano la normativa anche regolamentare relativa alla redazione, sottoscrizione e ricezione dei documenti informatici. Il comma 3 della disposizione riguarda le modalità di redazione dei documenti non informatici e ripete l'originario comma 2, prevedendo che gli atti non redatti in forma di documento informatico devono essere scritti in continuazione, senza spazi in bianco e senza alterazioni e abrasioni; le aggiunte soppressioni o modificazioni eventuali devono essere fatte in calce all'atto con nota di richiamo senza cancellare la parte soppressa o modificata. Per quanto concerne lo schema informatico degli atti giudiziari va fatto riferimento al d.m. n. 110/2023, pubblicato in G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023, che reca il «Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari» applicabile ai procedimenti introdotti dopo il 1° settembre 2023. Questo decreto pone i criteri di redazione e regola gli schemi informatici degli atti del processo civile con la struttura dei campi necessari per inserire le informazioni nei registri del processo. Fissa anche i limiti dimensionali degli atti del processo civile per le cause di valore inferiore a 500 mila euro. Con riferimento al d.m. n. 110/2023 in particolare l'art. 2 del decreto stabilisce che, al fine di assicurare la chiarezza e sinteticità degli atti processuali (art. 121 c.p.c.) gli atti di citazione e i ricorsi, le comparse di risposta, le memorie difensive, i controricorsi e gli atti di intervento sono redatti secondo il seguente schema: a.Intestazione, recante l'ufficio giudiziario innanzi al quale la domanda è proposta e il tipo di atto; b.Le parti, comprensive di tutte le indicazioni richieste dalla legge; c.Le parole chiave, in numero massimo di 20, che individuano l'oggetto del giudizio; d.Nelle impugnazioni gli estremi del provvedimento che si impugna con indicazione dell'autorità che lo ha emesso, della data di pubblicazione e della data dell'eventuale notificazione; e.L'esposizione distinta e specifica, in parti dell'atto separate e rubricate, dei fatti e dei motivi in diritto, nonché, rispetto alle impugnazioni, l'individuazione dei capi della decisione che si impugnano e l'esposizione dei motivi; f.Nella parte in fatto, il riferimento puntuale ai documenti offerti in comunicazione, indicati in ordine numerico progressivo e denominati corrispondentemente al loro contenuto, consultabili “preferibilmente” con apposito collegamento ipertestuale; g.Rispetto ai motivi di diritto, l'esposizione delle eventuali questioni pregiudiziali e preliminari e di quelle di merito, con indicazione delle norme di legge e dei precedenti giurisprudenziali che si assumono come rilevanti; h.Le conclusioni, con la distinta indicazione di ciascuna questione pregiudiziale, preliminare e di merito e delle eventuali subordinate; i.L'indicazione specifica dei mezzi di prova e l'indice dei documenti consultabili con il collegamento ipertestuale; j.Il valore della controversia; k.La richiesta di distrazione delle spese; l.L'indicazione del provvedimento di ammissione al patrocinio a spese dello Stato. Ai sensi dell'art. 2, comma 2, del decreto, le disposizioni in questione si applicano, in quanto compatibili, anche agli altri atti del processo; e gli atti processuali successivi alla costituzione in giudizio indicano il numero di ruolo del processo cui si riferiscono. Per quanto riguarda i limiti dimensionali degli atti processuali, l'art. 3 del decreto stabilisce che salvo le deroghe e le esclusioni previste dal decreto (artt. 4 e 5), l'esposizione deve essere contenuta nel numero massimo di: a.80.000 caratteri che corrispondono circa a 40 pagine nel formato previsto dall'art. 6 del decreto, rispetto all'atto di citazione e al ricorso, alla comparsa di risposta e alla memoria difensiva, agli atti di intervento e chiamata di terzi, alle comparse e note conclusionali, nonché agli atti introduttivi dei giudizi di impugnazione; b.50.000 caratteri, che corrispondono circa a 26 pagine nello stesso formato, rispetto alle memorie, alle repliche e in genere a tutti gli altri atti del giudizio; c.10.000 caratteri, che corrispondono circa a 5 pagine nello stesso formato, rispetto alle note scritte in sostituzione dell'udienza di cui all'art. 127-ter c.p.c., quando non è necessario svolgere attività difensive possibili solo all'udienza. Nel conteggio del numero massimo di caratteri non sono compresi gli spazi. Da questi limiti sono però esclusi gli elementi previsti dall'art. 2, comma 2, lett. a, b, c, d, h, i, l, m, n; l'indice e la sintesi dell'atto; le indicazioni, le dichiarazioni e gli avvertimenti previsti dalla legge; la data e il luogo e le sottoscrizioni di parti e difensori; le relazioni di notifica e le relative richieste e dichiarazioni; i riferimenti giurisprudenziali riportati nelle note. Sono altresì previste delle deroghe; si possono superare i limiti di cui all'art. 3 del decreto se la controversia presenta questioni di particolare complessità, anche a causa della tipologia, del valore, del numero delle parti o della natura degli interessi. In questo caso il difensore deve esporre in modo sintetico le ragioni per cui si è reso necessario superare i limiti dimensionali. Vi sono delle ipotesi di deroga “automatica”, cioè la proposizione di una domanda riconvenzionale, di una chiamata di terzo, di un atto di integrazione del contraddittorio, di un atto di riassunzione o di una impugnazione incidentale giustifica il ragionevole superamento dei limiti previsti dall'art. 3. Per quanto riguarda il formato, gli atti sono redatti mediante caratteri di uso corrente, preferibilmente con l'uso di dimensioni di 12 punti; con interlinea di 1,5; con margini orizzontali e verticali di 2,5 cm. Non sono consentite note salvo che per indicare i precedenti giurisprudenziali e i riferimenti dottrinali. L'art. 8 infine prevede che gli atti giudiziari sono redatti secondo le regole previste dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011 e sono corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche dell'art. 34 del decreto in questione. Le specifiche tecniche di cui al primo comma, definiscono le informazioni strutturate e i dati necessari per elaborare gli schemi dell'atto da parte del sistema informatico ricevente. Rispetto agli atti del giudizio di cassazione, le specifiche tecniche tengono anche conto dei criteri stabiliti con decreto del Primo Presidente della Corte, sentiti il Procuratore generale presso la Corte, il CNF e l'Avvocatura generale dello Stato. In ogni caso, a norma del comma 6 della disposizione il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e dei limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità dello stesso, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese processuali. |