Ricorso congiunto per declaratoria di efficacia nella Repubblica italiana di sentenza ecclesiastica di nullità del matrimonio pronunciata da tribunale ecclesiastico

Sergio Matteini Chiari
Maria Elena Matteini Chiari

Inquadramento

La dichiarazione di efficacia nella Repubblica italiana delle sentenze dei Tribunali Ecclesiastici di nullità del matrimonio deve essere chiesta alla Corte di appello territorialmente competente, con ricorso quando la domanda sia proposta congiuntamente da entrambi i coniugi interessati, con atto di citazione laddove, invece, non vi sia accordo. La Corte di appello dichiara l'efficacia della sentenza nel nostro ordinamento dopo avere verificato la sussistenza delle relative condizioni, poste dall'art. 797 c.p.c., disposizione abrogata ma operativa agli effetti che in questa sede ci occupano per effetto del diretto inserimento dei suoi contenuti nell'Accordo di revisione del Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929, sancito con l. n. 121/1985 - convenzione internazionale la cui applicazione è fatta salva dall'art. 2 della l. n. 285/1995.

Con d.m. n. 110/2023 (G.U. n. 187 dell'11 agosto 2023) è stato dettato regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti dimensionali e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., come modificato dall'art. 4 del d.lgs. n. 149/2022.I criteri di redazione degli atti sono descritti nell'art. 2 d.m. cit., mentre i limiti dimensionali, valevoli per le cause di valore inferiore a euro 500.000, sono fissati nell'art. 3 del medesimo d.m., salve le deroghe di cui ai successivi artt. 4 e 5.

Per ciò che attiene agli schemi informatici, l'art. 8 d.m. cit. dispone che gli atti giudiziari devono essere redatti secondo le regole dettate dall'art. 11 del d.m. n. 44/2011, e devono essere corredati dalla compilazione di schemi informatici conformi alle specifiche tecniche di cui all'art. 34 dello stesso d.m.

I disposti del d.m. n. 110/2023 si applicano ai procedimenti introdotti «dopo il 1° settembre 2023».

Va rammentato che, ai sensi dell'art. 46, comma 6 disp. att. c.p.c., il mancato rispetto delle specifiche tecniche sulla forma e sullo schema informatico e dei criteri e limiti di redazione dell'atto non comporta invalidità, ma può essere valutato dal giudice ai fini della decisione sulle spese del processo.

La presente formula è stata redatta tenendo nella dovuta considerazione i prescritti del d.m. n. 110/2023 relativi ai criteri di redazione ed ai limiti dimensionali degli atti.

N.B.: Ai sensi dell'art. 35 d.lgs. n. 149/2022, le disposizioni del d.lgs. medesimo, salvo che sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data, mentre ai procedimenti pendenti al 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente.

Formula

CORTE DI APPELLO DI ... [1]

RICORSO CONGIUNTO PER DECLARATORIA DI EFFICACIA NELLA REPUBBLICA ITALIANA DI SENTENZA DI NULLITÀ DEL MATRIMONIO PRONUNCIATA DA TRIBUNALE ECCLESIASTICO [2]

La Sig.ra ..., nata a ... il ... (C.F. ... ) [3], residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliata in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [4] ..., C.F. ... [5][6], che la rappresenta e difende in forza di procura alle liti ... [7];

E

Il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. ... ) [8], residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [9] ..., C.F. ... [10], ... [11], che lo rappresenta e difende in forza di procura alle liti ... [12];

ESPONGONO

Il ... hanno contratto matrimonio in ... [13] innanzi a ministro del culto cattolico ed il relativo atto è stato trascritto nei registri di stato civile del predetto Comune al n. ..., parte II, serie A dell'anno ... ai sensi dell'art. 63, comma 2, d.P.R. n. 396/2000.

Con sentenza emessa il ..., depositata il ... e pubblicata il ..., il Tribunale Ecclesiastico Regionale ... [14] ha dichiarato la nullità del vincolo per « ... » [15].

Tale decisione è stata confermata dal Tribunale Ecclesiastico Regionale di appello ... [16] con decreto del ..., depositato il ... e pubblicato il ..., ed è stata munita di decreto di esecutività del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica in data ...

Ricorrono le condizioni previste dalla legge italiana per la declaratoria di efficacia nella Repubblica italiana della predetta sentenza ecclesiastica in quanto:

i) Il Giudice ecclesiastico era competente a conoscere della causa di nullità di matrimonio contratto secondo le norme del diritto canonico e successivamente trascritto agli effetti civili.

ii) Nel procedimento innanzi al Tribunale Ecclesiastico è stato assicurato alle parti il diritto di agire e resistere in giudizio in modo non difforme dai principi fondamentali dell'ordinamento giuridico italiano.

iii) La sentenza del Tribunale Ecclesiastico, ai sensi del punto 4, lett. b), n. 2 del Protocollo addizionale all'Accordo di Villa Madama reso esecutivo con l. n. 121/1985, deve considerarsi passata in giudicato, essendo stata munita del decreto di esecutività del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

iv) La pronuncia di cui si chiede la declaratoria di efficacia non contiene disposizioni contrarie all'ordine pubblico italiano, atteso che la nullità è stata pronunciata per esclusione di un elemento essenziale del matrimonio ( ... ) [17] da parte dell'uomo, la cui volontà, come risulta a chiare note dalla sentenza, era stata resa ben manifesta al coniuge, che dà conferma di tale circostanza, anteriormente al matrimonio.

v) Va, infine, evidenziato che la convivenza fra l'attrice ed il convenuto «come coniugi», quale elemento essenziale del «matrimonio-rapporto», si è protratta per un tempo inferiore ai tre anni [18].

La competenza della Corte di appello adita deriva dal fatto che il matrimonio è stato celebrato e trascritto in ... [19], ove deve avere attuazione l'emananda sentenza mediante annotazione a margine dell'atto di matrimonio.

Tutto questo premesso, i Sig.ri ..., come in epigrafe rappresentati, difesi e domiciliati

CHIEDONO

che la Corte di appello adita fissi con decreto l'udienza di comparizione delle parti innanzi a sé e, all'esito, previa l'istruttoria eventualmente occorrente, dichiari l'efficacia nella Repubblica italiana della sentenza del Tribunale Ecclesiastico Regionale ... emessa il ... (depositata il ... e pubblicata il ... ), confermata dal Tribunale Ecclesiastico Regionale ... con decreto del ... (depositato il ... e pubblicato il ... ) e resa esecutiva con decreto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica in data ..., la quale ha dichiarato la nullità del matrimonio tra la Sig.ra ... e il Sig. ..., celebrato in ... il ... e trascritto nei registi dello stato civile del predetto Comune al n. ..., parte II, serie A, dell'anno ..., con ordine al competente ufficiale di stato civile di procedere alle conseguenziali trascrizioni ed annotazioni.

Si producono, nelle forme di rito, [20]

- estratto per riassunto dell'atto di matrimonio;

- copia autentica della sentenza del Tribunale Ecclesiastico Regionale ... [21];

- copia autentica decreto di conferma del Tribunale Ecclesiastico di secondo grado [22];

- copia autentica del decreto di esecutività in data ... del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

Ai sensi dell'art. 14, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che la presente causa è di valore indeterminabile, peraltro soggetta a contributo unificato nella misura fissa di Euro 98,00, in forza dell'art. 13, comma 1, lett. b), d.P.R. citato, trattandosi di procedimento di volontaria giurisdizione e comunque assimilabile ai processi contenziosi di cui all'art. 4 della l. n. 898/1970[23].

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

PROCURA [24]

La sottoscritta ..., nata a ... il ..., residente in ..., via/piazza ..., delego a rappresentarmi, assistermi e difendermi nella presente procedura e in ogni sua fase e grado, compresa quella esecutiva, l'Avv. ... del Foro di ..., conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge.

Eleggo domicilio presso lo Studio dello stesso Avv. in ..., via/piazza ..., n. ...

Dichiaro, inoltre, di aver ricevuto le informative di cui agli artt. 7 e 13 del d.lgs. n. 196/2003 e presto consenso al trattamento dei dati personali, nei limiti e nelle forme di cui a tale d.lgs., per l'espletamento del mandato conferito.

Luogo e data ...

La delegante ...

Visto per autentica ...

Firma Avv. ...

Il sottoscritto ..., nato a ... il ..., residente in ..., via/piazza ..., delego a rappresentarmi, assistermi e difendermi nella presente procedura e in ogni sua fase e grado, compresa quella esecutiva, l'Avv. ... del Foro di ..., conferendo allo stesso ogni più ampia facoltà di legge.

Eleggo domicilio presso lo Studio dello stesso Avv. in ..., via/piazza ..., n. ...

Dichiaro, inoltre, di aver ricevuto le informative di cui agli artt. 7 e 13 del d.lgs. n. 196/2003 e presto consenso al trattamento dei dati personali, nei limiti e nelle forme di cui a tale d.lgs., per l'espletamento del mandato conferito.

Luogo e data ...

Il delegante ...

Visto per autentica ...

Firma Avv. ...

1. La competenza a conoscere della vicenda giudiziale in questione spetta alla Corte di appello del luogo nel cui distretto è stato celebrato il matrimonio.

2. Per ciò che attiene alle indicazioni da effettuare nel corpo dell'atto introduttivo deve essere fatto riferimento all'art. 125 (come modif. dall'art. 3, comma 1, lett. h), d.lgs. n. 164/2024) e all'art. 163 (come modif. dal d.lgs. n. 149/2022) c.p.c.

3. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011). Vale anche per ciò che concerne la posizione dell'altro ricorrente. Ai sensi dell'art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002, « ... qualora la parte ometta di indicare il codice fiscale ... il contributo unificato è aumentato della metà».

4. A decorrere dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella l. n. 114/2014. Vale anche per ciò che concerne la posizione dell'altro ricorrente.

5. L'indicazione del codice fiscale dell'Avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1 c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8 d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Vale anche per ciò che concerne la posizione dell'altro ricorrente.

6. A seguito dell'introduzione del domicilio digitale, non sussiste alcun obbligo, per il difensore di indicare nell'atto introduttivo l'indirizzo PEC «comunicato al proprio ordine», trattandosi di dato già risultante dal ReGindE.

L'obbligo dell'Avvocato di indicare il proprio numero di fax, già previsto dall'art. 125, comma 1 c.p.c., è venuto meno, con effetto dal 26 novembre 2024, in forza del disposto dell'art. 3, comma 1, lett. h), d.lgs. n. 164/2024.

7. La procura può essere apposta in calce o a margine del ricorso (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura.

La procura si considera apposta in calce anche se rilasciata su foglio separato che sia però congiunto materialmente all'atto cui si riferisce, o su documento informatico separato sottoscritto con firma digitale e congiunto all'atto cui si riferisce mediante strumenti informatici, individuati con apposito decreto del Ministero della giustizia.

A far tempo dal 1° gennaio 2023, il deposito della procura deve obbligatoriamente avvenire con modalità telematica (art. 196-quater disp. att. c.p.c., introdotto dal d.lgs. n. 149/2022).

8. Valgono le indicazioni date sub nota n. 3.

9. A decorrere dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis d.P.R. n. 115/2002 modificati dall'art. 45-bis d.l. n. 90/2014 conv., con modif., nella l. n. 114/2014. Vale anche per ciò che concerne la posizione dell'altro ricorrente.

10. L'indicazione del codice fiscale dell'Avvocato è prevista, oltre che dall'art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv. con modif. nella l. n. 111/2011, dall'art. 125, comma 1 c.p.c., come modificato dall'art. 4, comma 8, d.l. n. 193/2009 conv. con modif. nella l. n. 24/2010. Vale anche per ciò che concerne la posizione dell'altro ricorrente.

11. Valgono le indicazioni date sub nota n. 6.

12. Si veda la nota n. 7.

13. Precisare la località.

14. «Identificare» il Tribunale. Ad es.: Tribunale Ecclesiastico Regionale Umbro.

15. Riportare il dispositivo della sentenza del Tribunale Ecclesiastico. Ad es.: per difetto di consenso da parte di uno o di entrambi i coniugi per l'esclusione dell'indissolubilità del vincolo, della procreazione o della fedeltà oppure incapacità consensuale etc.

16. «Identificare» il Tribunale. Trattasi del Tribunale di seconda istanza. Ad es.: Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco.

17. Precisare l'elemento essenziale escluso. Si rammenta che beni essenziali del matrimonio sono l'indissolubilità del vincolo (bonum sacramenti), la procreazione (bonum prolis) e la fedeltà (bonum fidei). La nullità del matrimonio può essere dichiarata per molteplici altre ragioni, fra cui una parte di rilievo è rappresentata dall'incapacità consensuale, al tempo delle nozze, da parte di uno o di entrambi i coniugi, per, ad es., «Disturbo di Personalità Non Altrimenti Specificato», «Disturbo Dipendente di Personalità», «Disturbo Istrionico di Personalità», «Disturbo Borderline di Personalità», «Disturbo Evitante di Personalità», «Disturbo Narcisistico di Personalità» ecc.

18. Tale precisazione (ove, ovviamente, rispondente al reale) si rende necessaria e la relativa circostanza va provata in caso di eccezione della controparte, in ragione del diritto vivente. Il Supremo Collegio (Cass. S.U., n. 16379/2014) ha, infatti, affermato che «la convivenza "come coniugi", quale elemento essenziale del "matrimonio-rapporto", ove protrattasi per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, integra una situazione giuridica di "ordine pubblico italiano", la cui inderogabile tutela trova fondamento nei principi supremi di sovranità e di laicità dello Stato, ... ostativa alla dichiarazione di efficacia della sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico del "matrimonio-atto"».

19. Precisare la località.

20. Va rammentato che, ai sensi dell'art. 196-quater disp. att. c.p.c. (norma introdotta dal d.lgs. n. 149/2022), a decorrere dal 1° gennaio 2023, il deposito degli atti processuali nei procedimenti innanzi ai Tribunali, alle Corti di appello ed alla Corte di Cassazione deve avere luogo esclusivamente con modalità telematiche. Va, altresì, rammentato che, in forza dei disposti del d.lgs. n. 164/2024, sono state espunte, con effetto dal 26 novembre 2024, le previsioni del deposito di atti presso la Cancelleria da tutte le norme che recavano indicazione di tale adempimento.

21. Precisare, trattasi del Tribunale di prima istanza.

22. Precisare di quale Tribunale si tratta.

23. Sino all'avvento del d.l. n. 90/2014, conv. con modif. nella l. n. 114/2014, il procedimento in esame era esente da contributo unificato. Poiché nella nuova tabella (rimasta inalterata anche dopo le parziali modifiche apportate all'art. 13 d.P.R. n. 115/2002 dall'art. 18, comma 1 d.lgs. n. 149/2022) non si rinviene alcuna espressa indicazione sul tributo dovuto per le procedure della specie in questione, si è creata situazione di incertezza. La soluzione accolta in vari uffici è quella di esigere il contributo dovuto per le controversie civili di valore indeterminato, peraltro con assimilazione al trattamento fatto dalla norma per le cause di divorzio. Appare, comunque, opportuno, prima del versamento del tributo, acquisire consapevolezza delle «prassi» in uso nei vari uffici.

24. La procura può essere conferita congiuntamente laddove il difensore sia unico per le due parti.

COMMENTO

i) Deve essere posto, in primo luogo, in rilievo che è incontroverso che alle pronunce dei tribunali ecclesiastici non si ritengono applicabili i disposti degli artt. 64 ss. della l. n. 218/1995, recante riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato.

L'art. 2 di tale fonte normativa fa, invero, salva l'applicazione delle convenzioni internazionali in vigore per l'Italia, e non è dubitabile che in tale categoria rientri l'Accordo di revisione del Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929, sancito con l. n. 121/1985.

D'altronde, in tale ultima fonte è contenuto «rinvio materiale» e non semplicemente formale ai disposti degli artt. 796 e 797 c.p.c. all'epoca vigenti (si veda l'art. 4 del protocollo addizionale, in relazione all'art. 8 dell'Accordo di revisione del Concordato), con l'effetto del diretto inserimento dei relativi contenuti nella normativa pattizia e, pertanto, della loro «esistenza in vita» agli effetti che in questa sede ci occupano (v. in tal senso, Cass. VI, ord., n. 18627/2014; Cass. I, n. 11416/2014; Cass. I, n. 274/2011; Cass. I, n. 10796/2006).

ii) La procedura di delibazione delle sentenze dei Tribunali ecclesiastici deve avere svolgimento innanzi alla Corte di appello territorialmente competente, vale a dire la Corte nel cui distretto si trovi il Comune presso cui è avvenuta la trascrizione dell'atto di matrimonio, che si identifica con il Comune di celebrazione delle nozze.

Nella procedura deve intervenire, a pena di nullità rilevabile d'ufficio (art. 70 c.p.c.) il pubblico ministero (in persona del Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di appello).

Qualora la domanda di delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità matrimoniale sia proposta da uno solo dei coniugi, non trova applicazione la disciplina dei procedimenti camerali, ma quella del giudizio ordinario di cognizione, ai sensi dell'art. 796 c.p.c. (Cass. I, n. 8028/2020).

iii) Affinché la procedura di delibazione possa essere promossa, occorre che la sentenza del tribunale ecclesiastico sia passata in giudicato. Tale evento si verifica nel momento in cui la stessa venga munita del decreto di esecutività da parte del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica (Cass. I, n. 24682/2013, secondo cui, inoltre, ai fini del giudicato, deve ritenersi ininfluente il provvedimento di correzione successivamente intervenuto).

Deve essere annotato che il suddetto decreto di esecutività non costituisce un presupposto processuale, bensì una condizione dell'azione, conseguendone che la sua esistenza non è necessaria nel momento in cui il giudizio di delibazione viene introdotto, purché venga in essere nel momento in cui la lite viene decisa (Cass. I, n. 814/2009).

iv) Secondo il risalente e consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, la declaratoria di esecutività della sentenza ecclesiastica che abbia dichiarato la nullità del matrimonio concordatario per esclusione, da parte di uno soltanto dei coniugi, di alcuno dei bona matrimonii (indissolubilità: bonum sacramenti; procreazione ed educazione della prole: bonum prolis; fedeltà: bonum fidei) trova ostacolo nel principio di ordine pubblico costituito dall'ineludibile tutela della buona fede e dell'affidamento incolpevole dell'altro coniuge nella validità del negozio (principio essenziale ed inderogabile nell'ordinamento italiano) nell'ipotesi in cui sia rimasta nella sfera psichica del suo autore, senza essere stata manifestata all'altro coniuge, né, comunque, essere conosciuta od essere conoscibile da quest'ultimo con l'ordinaria diligenza (v. Cass. I, n. 15142/2023; Cass. I, n. 21571/2022; Cass. I, ord., n. 18429/2022; Cass. I, n. 17036/2019; Cass. I, n. 4517/2019; Cass. I, n. 11226/2014; Cass. I, n. 3378/2012; Cass. I, n. 3709/2008).

Ostativa alla delibazione della sentenza ecclesiastica è anche la violazione, nel corso del procedimento canonico, del diritto delle parti di agire e resistere in giudizio, peraltro riscontrabile soltanto in presenza di una compromissione del diritto alla difesa negli aspetti e requisiti essenziali garantiti dall'ordinamento dello Stato; restando, invece, irrilevante una mera diversità di regolamentazione processuale del diritto stesso (v. Cass. I, n. 6686/2010; Cass. I, n. 3186/2008).

v) Per ciò che attiene ai poteri/doveri del Giudice della delibazione, lo stesso è, da un lato, tenuto ad accertare la conoscenza o l'oggettiva conoscibilità dell'esclusione anzidetta da parte dell'altro coniuge con piena autonomia, trattandosi di profilo estraneo, in quanto irrilevante, al processo canonico, senza limitarsi al controllo di legittimità della pronuncia ecclesiastica di nullità, e, dall'altro, deve condurre la relativa indagine con esclusivo riferimento alla pronuncia da delibare ed agli atti del processo canonico eventualmente acquisiti, opportunamente riesaminati e valutati, non essendovi luogo, in fase di delibazione, ad alcuna integrazione di attività istruttoria (v. Cass. I, n. 17036/2019; Cass. I, n. 3378/2012; Cass. I, n. 2467/2008; Cass. I, n. 22011/2007).

vi) Inoltre, va rammentato che la Suprema Corte ha affermato che la convivenza «come coniugi», quale elemento essenziale del «matrimonio-rapporto», ove protrattasi per almeno tre anni dalla celebrazione del matrimonio concordatario, integra una situazione giuridica di «ordine pubblico italiano», la cui inderogabile tutela trova fondamento nei principi supremi di sovranità e di laicità dello Stato e si palesa, pertanto, ostativa alla dichiarazione di efficacia della sentenza di nullità pronunciata dal tribunale ecclesiastico per qualsiasi vizio genetico del «matrimonio-atto» (Cass. S.U., n. 16379/2014; contra, Cass. I, n. 149/2023 e Cass. I, ord., n. 17910/2022, secondo cui la protrazione della convivenza ultratriennale «come coniugi» non impedisce la delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità per vizi genetici del «matrimonio-atto», a loro volta presidiati da nullità nell'ordinamento italiano; contra anche Cass. I, n. 28307/2023, secondo cui la convivenza ultratriennale non costituisce un limite di ordine pubblico in presenza di un vizio di capacità ai sensi dell'art. 120 c.c., il quale, ai sensi della ricordata disposizione, non è, tuttavia, integrato dalla mera deficienza caratteriale o immaturità del coniuge).

È stato precisato che, nel caso in cui si debba valutare se la convivenza ultra triennale tra i coniugi osti o meno alla delibazione della sentenza ecclesiastica di nullità del matrimonio pronunciata per un vizio genetico del matrimonio-atto, rispondente a quelli rilevanti anche per l'ordinamento italiano, dovrà farsi riferimento al vizio in concreto accertato nella sentenza ecclesiastica e non al suo nomen iuris e, quanto alla convivenza, accertare se ha avuto le caratteristiche rilevanti per l'ordinamento italiano e non per quello canonico (Cass. I, n. 14739/2024).

Va, infine, rammentato che la circostanza della convivenza triennale o ultratriennale come coniugi tra le parti del giudizio, quale situazione giuridica di ordine pubblico ostativa alla delibazione della sentenza canonica di nullità del matrimonio, viene ritenuta dalla giurisprudenza di legittimità oggetto di un'eccezione in senso stretto, non rilevabile d'ufficio (Cass. S.U., n. 16379/2014 e, da ultimo, Cass. I, ord., n. 7973/2020).

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