Ricorso per la formazione dell'inventario

Mauro Di Marzio

Inquadramento

La formula che segue, fondata sulla previsione degli artt. 769 ss. c.p.c., è predisposta per l'ipotesi in cui si debba chiedere la formazione dell'inventario

Per il contributo unificato si veda l'art. 14 d.P.R n. 115/2002.

Formula

TRIBUNALE [1] DI ... [2]

RICORSO [3][4] PER LA FORMAZIONE DELL'INVENTARIO

Il Sig. ..., nato a ... il ... (C.F. [5]... ), residente in ..., via/piazza ... n. ..., elettivamente domiciliato in ..., via ..., n. ..., presso lo studio dell'Avv. [6]..., C.F. ... [7], che lo rappresenta e difende in forza di procura alle liti ... [8];

PREMESSO

- il giorno ... è deceduto in ... [9], ove aveva il suo ultimo domicilio, in via ..., il Sig. ..., come risulta dall'allegato certificato di morte [10];

- l'esponente [11] è chiamato all'eredità [12] del defunto per legge, essendone il figlio [13], come risulta dall'allegata documentazione [14], ma non ha ancora deliberato se accettare;

- in tale veste è legittimato a chiedere la formazione dell'inventario, intendendo verificare l'effettiva consistenza dell'eredità al fine di valutare l'opportunità di accettarla puramente e semplicemente o con beneficio di inventario o di rinunciare [15].

Ciò premesso il ricorrente come sopra rappresentato chiede che, ai sensi dell'art. 769 c.p.c., il Giudice adito voglia accogliere le seguenti

CONCLUSIONI

Voglia il Tribunale adito disporre la formazione dell'inventario affidando l'esecuzione al cancelliere del Tribunale o ad un notaio da Lui nominato.

Si producono:

- certificate di morte;

- documentazione comprovante la qualità di chiamato all'eredità del ricorrente.

Ai sensi dell'art. 14, d.P.R. n. 115/2002 («Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia»), si dichiara che, trattandosi di procedimento di volontaria giurisdizione, il contributo unificato ammonta a Euro ...

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. Ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 769 c.p.c., quando non sono stati apposti i sigilli, l'inventario può essere chiesto dalla parte interessata direttamente al notaio designato dal defunto nel testamento ovvero, in assenza di designazione, al notaio scelto dalla stessa parte interessata.

2. Competente è il tribunale del luogo dell'aperta successione. La successione si apre al momento della morte nel luogo dell'ultimo domicilio del defunto, ai sensi dell'art. 456 c.c. L'inventario si chiede al tribunale in composizione monocratica, ai sensi degli artt. 769 c.p.c., 110 e 244, comma 2 d.lgs. n. 51/1998.

3. Per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari con la strutturazione dei campi necessari per l'inserimento delle informazioni nei registri del processo, ai sensi dell'art. 46 disp. att. c.p.c., si rinvia al d.m. n. 110/2023.

4. Il contenuto dell'atto, trattandosi di procedimento che si introduce con ricorso, come previsto dall'art. 769 c.p.c., è fissato dall'art. 125 c.p.c.

5. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati, le generalità complete della parte, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv., con modif., in l. n. 111/2011).

6. A partire dal 18 agosto 2014, gli atti di parte, redatti dagli avvocati, che introducono il giudizio o una fase giudiziale, non devono più contenere l'indicazione dell'indirizzo di PEC del difensore: v. art. 125 c.p.c. e art. 13, comma 3-bis, d.P.R. n. 115/2002 modificati dalla l. n. 114/2014.

7. L'indicazione del codice fiscale dell'Avvocato è prevista dall'art. 125 c.p.c.

8. La procura può essere apposta in calce o a margine dell'atto (art. 83 c.p.c.). Può anche trattarsi di una procura generale alle liti, i cui estremi vanno in tal caso menzionati. In questo caso è preferibile produrre copia della procura.

9. L'indicazione del luogo dell'ultimo domicilio del defunto (che ovviamente può non essere quello in cui la morte è sopraggiunta) è essenziale, dal momento che attraverso essa si individua il tribunale territorialmente competente, che è per l'appunto quello in cui detto luogo ricade.

10. Si tenga presente che secondo l'art. 452 c.c. la prova della morte, di regola, può essere data solo mediante il certificato rilasciato dall'ufficiale di stato civile.

11. L'individuazione dei legittimati alla richiesta di inventario procede dalla combinazione di tre disposizioni, gli artt. 769, comma 1, 763, comma 1, e 753, nn. 1, 2 e 4 c.p.c. Sono legittimati a chiedere l'inventario, cioè, coloro i quali possono chiedere la rimozione dei sigilli, e possono chiedere la rimozione dei sigilli tutti quelli che possono chiederne l'apposizione, eccettuati i coabitanti e le persone di servizio del de cuius.

12. Qui si è fatta una delle ipotesi più comuni, ossia quella dell'inventario chiesto dal chiamato all'eredità, il quale intenda accertarsi della consistenza dell'asse, ai fini della successiva accettazione con beneficio di inventario. Ma come è spiegato nel commento che segue la formula, le combinazioni possono essere diverse e, in particolare, l'inventario può essere chiesto - ed è l'altra delle ipotesi più diffuse - dall'erede che ha già effettuato la dichiarazione di accettazione con beneficio di inventario.

13. Si è fatto il caso più comune. In caso di successione aperta per testamento occorrerà naturalmente farne menzione e produrre copia dell'atto.

14. Si tenga presente che la giurisprudenza esclude in generale il valore probatorio in giudizio della c.d. dichiarazione sostitutiva (da ult. Cass. n. 1606/2015).

15. Si rammenti sempre che la situazione muta radicalmente a seconda che il chiamato sia o non sia in possesso di beni ereditari, giacché nel primo caso egli diviene automaticamente dopo tre mesi erede puro e semplice ex art. 485 c.c.

COMMENTO

Istituto: accanto all'organica ed unitaria disciplina processuale dell'inventario giudiziale, è altresì possibile evidenziare una connotazione unitaria dell'istituto anche sul piano sostanziale, dal momento che le diverse ipotesi di inventario si pongono tutte similmente in relazione con i fenomeni dell'amministrazione di beni altrui (inventario dei beni del minore e dell'interdetto, ai sensi degli artt. 362 e 424 c.c., ovvero dell'adottante, con riguardo all'adottato minorenne, in caso di adozione non legittimante, ex art. 49, l. n. 184/1983; inventario richiesto a chi intenda immettersi nel possesso temporaneo dei beni dell'assente o del presunto morto, exartt. 52 e 64 c.c.; inventario del curatore dell'eredità giacente, ex art. 529 c.c., e dell'esecutore testamentario, ai sensi dell'art. 705 c.c.; inventario del curatore del fallimento e del commissario giudiziale, in caso di concordato preventivo, exartt. 87 e 172, r.d. n. 267/1942) ovvero dell'amministrazione limitata dei beni propri (inventario dell'erede beneficiato). Nel primo caso, l'inventario permette di verificare che il patrimonio amministrato non sia depauperato e serve a circoscrivere la responsabilità dell'amministratore. Nel secondo caso, ha parimenti lo scopo di circoscrivere la responsabilità dell'erede beneficiato, nella prospettiva dell'adempimento dell'obbligo di rendiconto prevista dall'art. 496 c.c., oltre che di indicare ai creditori e legatari i beni sui quali possono soddisfarsi.

Non vi è un rapporto di consecuzione necessaria tra sigillazione ed inventario, pure essendo ipotesi comune che la prima preceda il secondo: benché l'inventario sia il naturale sviluppo dell'apposizione dei sigilli, ove questa sia stata disposta, esso può essere formato indipendentemente dalla sigillazione. Proseguendo nell'indagine sulla collocazione sistematica dell'inventario nell'ambito del procedimento di successione, è facile osservare che esso si pone altresì in correlazione con l'accettazione beneficiata dell'eredità, che può precedere o seguire. Anche questa, però, non è una relazione necessaria ma solo tendenziale, poiché all'inventario può seguire non soltanto l'accettazione beneficiata, ma anche l'accettazione pura e semplice oppure la rinuncia all'eredità. Ed inoltre, una volta eretto l'inventario dal chiamato all'eredità, questi può rimanere inerte, divenendo così ipso iure erede puro e semplice ovvero perdendo il diritto di accettare, secondo sia o meno in possesso di beni ereditari, exartt. 485 e 487 c.c. o, ancora, può accadere che, dopo l'accettazione beneficiata, l'inventario non venga eretto.

Nondimeno, il complesso sistema concepito dalla legge, articolato negli istituti della sigillazione, dell'inventario e dell'accettazione beneficiata, è fisiologicamente destinato a culminare in quest'ultima, il che trova evidente conferma, sul piano normativo, nell'art. 511 c.c., secondo il quale «le spese dell'apposizione dei sigilli, dell'inventario e di ogni altro atto dipendente dall'accettazione con beneficio d'inventario sono a carico dell'eredità».

L'inventario è l'elencazione dei beni mobili ed immobili dei quali è costituito un patrimonio. Accanto al significato indicato, con l'espressione «inventario» si intende sia l'operazione di inventariazione disciplinata dagli artt. 769 ss. c.p.c., sia il documento formato dall'ufficiale procedente all'esito del procedimento, ossia il verbale di inventario. Dal punto di vista della funzione, l'inventario mira ad un risultato essenzialmente probatorio, nella misura in cui esso viene redatto allo scopo di fissare la consistenza di un patrimonio, precostituendo la prova della composizione e dell'entità del medesimo.

La formazione dell'inventario ha natura volontaria. Il Giudice, al riguardo, sovrintende all'osservanza della disciplina dettata dagli art. 769 ss. c.p.c. adottando provvedimenti revocabili e modificabili, certamente non idonei ad acquistare autorità di cosa giudicata. Ed inoltre, lungi dal dirimere controversie su diritti, egli interviene nel realizzare la funzione latamente cautelare, in precedenza posta in luce, che l'inventario possiede quale strumento di constatazione dell'entità del patrimonio a fine di generica conservazione dell'integrità dell'asse.

Richiesta di inventario: Nel procedimento di formazione dell'inventario si distinguono due fasi. La prima è volta ad ottenere il provvedimento con cui il Giudice ordina la formazione dell'inventario e nomina, se del caso, l'ufficiale che deve procedervi. La seconda attiene alla vera e propria esecuzione dell'inventario.

Il procedimento si introduce con ricorso, nel quale il ricorrente, ai sensi dell'art. 769, comma 2 c.p.c., deve dichiarare la residenza o eleggere domicilio nel comune in cui ha sede il Giudice adito, e ciò in collegamento col disposto dell'art. 772 c.p.c.

Il ricorso deve contenere l'indicazione dell'ultimo domicilio del de cuius, poiché, in mancanza, difetterebbe il criterio di collegamento indispensabile a radicare la competenza territoriale del Giudice adito, competenza inderogabile ai sensi dell'art. 28 c.p.c.

È necessario, poi, che il ricorrente comprovi la sua legittimazione negli stessi termini di quella del ricorrente per sigillazione (retro, art. 753, nn. 1, 2).

Come il procedimento di sigillazione, anche quello di inventario può essere introdotto personalmente dai legittimati, ma questi possono anche conferire procura ai sensi dell'art. 83 c.p.c., come si è già osservato (retro, art. 753, Le questioni, VI).

Decreto del Giudice di formazione dell'inventario: Il Giudice, valutata la propria competenza e la legittimazione del ricorrente, provvede con decreto, ai sensi dell'art. 769, comma 3 c.p.c., ordinando la formazione dell'inventario e nominando, a tal fine, un cancelliere del tribunale o un notaio del distretto, salvo che alla designazione del notaio non abbia già provveduto il de cuius nel testamento, ai sensi dell'art. 769, comma 1 c.c.

Anche in quest'ultimo caso, però, il decreto che ordina l'inventario è indispensabile, al fine di investire il notaio delle funzioni (infra, n. 11).

Nel caso vi siano da inventariare beni situati al di fuori della circoscrizione del tribunale, si ritiene che il Giudice del luogo dell'aperta successione possa nominare un cancelliere o un notaio del luogo in cui sono situati i beni. Tuttavia, si ammette anche che il Giudice del luogo dell'aperta successione possa delegare la nomina al Giudice del luogo in cui si trovano i beni e che possa autorizzare il cancelliere – non, però, il notaio, tenuto conto dell'art. 27, comma 2 l. n. 8/2013 – ad eseguire l'inventario al di fuori della circoscrizione del tribunale al quale appartiene, quantomeno in presenza di ragioni d'urgenza o di altri gravi motivi.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario