Ordinanza del Giudice dell'esecuzione in tema di opposizione all'esecuzione (artt. 615,616 c.p.c.)InquadramentoA fronte della proposizione di un'opposizione all'esecuzione già iniziata, la natura c.d. bifasica delle opposizioni cognitive all'esecuzione forzata implica che il Giudice dell'esecuzione provveda solo sull'istanza di sospensione ed eventualmente sulla competenza, concedendo quindi un termine perentorio alla parte interessata per l'introduzione del giudizio di merito, secondo le modalità previste per il rito da adottare nello stesso. FormulaTRIBUNALE DI ... ORDINANZA EX ART. 616 C.P.C. Il Giudice dell'esecuzione sciogliendo la riserva assunta all'udienza del ...; rilevato che il Sig. ... ha proposto opposizione all'esecuzione deducendo l'insussistenza del credito del Sig. ... in quanto le merci indicate nelle fatture allegate al ricorso per ingiunzione di pagamento non sono mai state consegnate; considerato che il titolo posto a fondamento dell'esecuzione, ossia il decreto ingiuntivo, ha natura giudiziale e che, quindi, per i fatti preesistenti alla formazione del titolo opera la preclusione di cui all'art. 161 c.p.c.; ritenuta quindi l'insussistenza dei gravi motivi richiesti per la sospensione dell'esecuzione; P.T.M. Rigetta l'istanza di sospensione dell'esecuzione e concede termine perentorio di giorni 60 per l'introduzione del giudizio di merito secondo le modalità previste in ragione della materia e del rito, previa iscrizione a ruolo [1], a cura della parte interessata [2], osservati i termini a comparire di cui all'art. 163-bis, o altri se previsti, ridotti della metà [3]; liquida le spese della presente fase [4] nell'importo di Euro .... Luogo e data ... Il Giudice dell'esecuzione ... 1. L'art. 616 c.p.c. non risulta di agevole comprensione laddove prevede che il giudizio di merito deve essere introdotto previa iscrizione della causa a ruolo, posto che detto adempimento di regola segue l'introduzione del giudizio (Proto Pisani, 214 ss.). Appare ragionevole, quindi, la tesi per la quale il termine perentorio assegnato dal Giudice dell'esecuzione deve essere riferito all'introduzione del giudizio e non all'iscrizione a ruolo, sicché nessuna sanzione può derivare dall'iscrizione a ruolo effettuata secondo le regole proprie del rito applicabile ed è quindi ammissibile anche un'iscrizione a ruolo posteriore alla notifica della citazione o contestuale al deposito del ricorso (Canavese, Commento all'art. 616, in Le recenti riforme del processo civile a cura di Chiarloni, Bologna, 2007, 1087). 2. L'utilizzo da parte della norma della locuzione “parte interessata”, in luogo di quella parte opponente, rende ragione della tesi, espressa in sede di merito, per la quale l'onere di introdurre il giudizio di merito, successivamente alla sospensione dell'esecuzione, ai sensi dell'art. 616 c.p.c. è pertanto posto a carico non solo dell'opponente ma anche e soprattutto dell'opposto, pena, per quest'ultimo, l'estinzione del processo esecutivo (Trib. Firenze 21 marzo 2007, in Il merito, 2007, nn. 7-8, 19, con nota di Alesii e Nocerino). 3. Il d.lgs. n. 164 del 2024 è invero intervenuto sull'art. 616 c.p.c. precisando, e così risolvendo una discussa questione interpretativa dopo la riforma c.d. Cartabia, che quando il giudizio di merito è introdotto nelle forme del rito ordinario di cognizione, sono ridotti della metà anche i termini di cui agli articoli 165, 166, 171-bis e 171-ter. 4. È stato infatti chiarito in sede di legittimità che nella struttura delle opposizioni, ai sensi degli artt. 615, comma 2, 617 e 619 c.p.c., emergente dalla riforma di cui alla l. n. 52/2006, il Giudice dell'esecuzione, con il provvedimento che chiude la fase sommaria davanti a sé - sia che rigetti, sia che accolga l'istanza di sospensione o la richiesta di adozione di provvedimenti indilazionabili, fissando il termine per l'introduzione del giudizio di merito, o, quando previsto, quello per la riassunzione davanti al Giudice competente - deve statuire sulle spese della fase sommaria, potendosi, peraltro, ridiscutere tale statuizione nell'ambito del giudizio di merito, con conseguente inammissibilità, in ogni caso, del ricorso straordinario per cassazione avverso la relativa statuizione (Cass. III, n. 22033/2011). CommentoNell'attuale contesto normativo le opposizioni esecutive sono state strutturate in modo bifasico, essendo prevista una prima fase sommaria, assoggettata a rito camerale, dinanzi al Giudice dell'esecuzione che si limita ad esaminare l'istanza di sospensione e le questioni di competenza ed una seconda fase, meramente eventuale, a cognizione piena ed esauriente di fronte al Giudice competente (Canavese, Commento all'art. 616, in Le recenti riforme del processo civile a cura di Chiarloni, Bologna, 2007, 1088-1089). In dottrina sono discussi i rapporti tra le due fasi, con peculiare riguardo alla natura unitaria o meno del procedimento complessivo. Peraltro, la giurisprudenza di legittimità più recente sembra ricostruire il procedimento in termini unitari. In particolare, rivedendo l'orientamento già espresso in precedenza (Cass. VI, n. 22838/2012), la S.C. ha affermato che l'opposizione agli atti esecutivi, pur essendo distinta, in due fasi, la prima sommaria e la seconda a cognizione piena, costituisce un unico procedimento (sicché ai fini dell'applicazione del termine d'impugnazione di sei mesi, previsto dall'art. 327 c.p.c., nella nuova formulazione, ed applicabile ai giudizi instaurati dopo l'entrata in vigore della l. n. 69/2009, rileva il momento in cui è stata introdotta la fase sommaria, con il deposito del ricorso dinanzi al Giudice dell'esecuzione: Cass. III, n. 9246/2015). Sempre sulla scorta del principio per il quale il giudizio di opposizione agli atti esecutivi, alla luce delle modifiche apportate agli artt. 618 e 185 disp. att. dalla l. n. 52/2006, pur essendo diviso in due fasi, conserva una struttura unitaria, nel senso che la fase eventuale di merito è in collegamento con la fase sommaria, è stato poi precisato che la procura, rilasciata al difensore per l'opposizione agli atti esecutivi dinanzi al Giudice dell'esecuzione, è da intendersi conferita anche per il successivo eventuale giudizio di merito, in mancanza di una diversa ed esplicita volontà della parte che limiti il mandato alla fase sommaria e che, peraltro, l'atto di citazione per il giudizio di merito che segue la fase sommaria dinanzi al Giudice dell'esecuzione è validamente notificato presso il difensore nominato con la procura alle liti rilasciata già nella prima fase, in mancanza di una diversa ed esplicita volontà della parte che ne limiti la validità alla prima fase (Cass. III, n. 7999/2015). Se si accede a questa impostazione ormai dominante nella recente giurisprudenza della S.C. dovrà ritenersi che, proposta la domanda già nella fase sommaria, nel passaggio al rito a cognizione piena la stessa non dovrà essere reiterata, sicché, in definitiva, l'atto introduttivo della fase di merito finirebbe con il configurarsi in termini di atto di riassunzione (Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006, 196). L'art. 616 c.p.c. stabilisce che il Giudice dell'esecuzione fissa un termine perentorio per l'introduzione del giudizio di merito secondo le modalità previste in ragione della materia e del rito, previa iscrizione a ruolo, a cura della parte interessata, osservati i termini a comparire di cui all'art. 163-bis, o altri se previsti, ridotti della metà (Menchini e Motto, Le opposizioni esecutive e la sospensione del processo di esecuzione, in Aa.Vv., Il processo civile di riforma in riforma, Milano, 2007, 171 ss., spec. 189). Il d.lgs. n. 164/2024 è intervenuto sull'art. 616 c.p.c. precisando, e così risolvendo una discussa questione interpretativa dopo la riforma c.d. Cartabia, che quando il giudizio di merito è introdotto nelle forme del rito ordinario di cognizione, sono ridotti della metà anche i termini di cui agli articoli 165, 166, 171-bis e 171-ter. Sotto altro profilo, la S.C. è intervenuta fornendo importanti chiarimenti sulla non semplice interpretazione della norma. In particolare, è stato chiarito che l'art. 616 c.p.c., nel testo sostituito dall'art. 14, l. n. 52/2006 deve essere interpretato nel senso che l'introduzione del giudizio di merito nel termine perentorio fissato dal Giudice dell'esecuzione all'esito dell'esaurimento della fase sommaria introdotta a norma dell'art. 615, comma 2, c.p.c. deve avvenire con la forma dell'atto introduttivo richiesta in riferimento al rito con cui l'opposizione deve essere trattata quanto alla fase a cognizione piena e, quindi, con citazione previamente notificata e poi iscritta a suolo se l'opposizione rientra nell'ambito delle controversie soggette al rito ordinario, oppure con ricorso depositato presso l'ufficio cui appartiene quel Giudice e poi notificato nel termine successivamente, qualora la materia rientri fra quelle soggette a un rito in cui la causa si introduce con ricorso ed è il Giudice a fissare l'udienza (Cass. III, n. 1201/2012). La dimidiazione dei termini a comparire rispetto a quelli di cui all'art. 163-bis c.p.c. implica anche quella anche del termine per iscrivere a ruolo la causa. È discusso in dottrina se il richiamo al procedimento camerale operato dall'art. 185 disp. att. valga solo per l'udienza di comparizione davanti al Giudice dell'esecuzione o debba estendersi all'intero procedimento, ma la prima opzione appare più aderente alla ratio legis di contenere la sommarietà del procedimento solo ad una prima fase per poi riservare alla fase di merito l'applicabilità delle norme processuali del procedimento civile di cognizione ordinaria (Capponi, Appunti sulle opposizioni esecutive dopo le riforme del 2005-2006, in Riv. esecuz. forzata, 2007, n. 4, 603). Sulla questione è ormai intervenuta, peraltro, la S.C. chiarendo che in tema di opposizioni in materia esecutiva ai sensi degli artt. 615, comma 2, e 619 c.p.c., la previsione, - nell'art. 185 disp. att. c.p.c., novellato dalla l. n. 52/2006 - dell'applicabilità del rito camerale si riferisce esclusivamente alla fase a cognizione sommaria davanti al Giudice dell'esecuzione, e sottende che la cognizione non segue le regole della cognizione piena, che si applicano, invece, alla fase di merito, quando abbia luogo sia davanti allo stesso Giudice dell'esecuzione, sia se si svolga davanti ad un diverso Giudice competente nel merito (Cass. III, n. 3550/2013, la quale ha ritenuto che deve quindi essere escluso che la trattazione della fase a cognizione piena su dette opposizioni sia soggetta al rito camerale, e che la composizione del Giudice di merito dell'opposizione in sede decisoria possa essere quella collegiale ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 50-bis c.p.c.). Se quindi la causa di merito è soggetta al rito ordinario, il giudizio di merito va introdotto con citazione da notificare alla controparte entro il termine perentorio fissato dal Giudice. L'eventuale concessione di un ulteriore termine per la notifica o per una nuova citazione, se non è andata a buon fine la prima, sarà ammissibile solo a condizione che sia stato rispettato il termine perentorio a suo tempo stabilito dal Giudice dell'esecuzione. Qualora, invece, la causa appartenga alla competenza per materia del Giudice del lavoro e, ai sensi dell'art. 618-bis, comma 1, c.p.c., sia disciplinata dalle norme previste per le controversie individuali di lavoro, in quanto relativa ad esecuzione forzata promossa in base a provvedimenti emessi dal Giudice del lavoro, il giudizio di merito va introdotto con ricorso da depositare nella cancelleria del Giudice competente entro il termine perentorio fissato dal Giudice dell'esecuzione (Cass. III, n. 12055/2014). Qualora il termine per l'introduzione del giudizio di merito non sia rispettato ne conseguirà ex art. 307 l'estinzione immediata del procedimento (Menchini-Motto, Le opposizioni esecutive e la sospensione del processo di esecuzione, cit., 183). L'udienza che viene fissata per l'inizio del giudizio di merito è l'udienza ex art. 183 c.p.c. per cui se il convenuto opposto deve proporre eccezioni in senso stretto, chiamare terzi in giudizio o formulare domande riconvenzionali deve provvedervi venti giorni prima di questa udienza stabilita con l'atto introduttivo. La domanda di opposizione all'esecuzione non è soggetta alla sospensione dei termini per il periodo feriale. |