Gennaio 2025: elementi di continuità nel concordato preventivo, restituzione del finanziamento del socio, compenso del legale della procedura

La Redazione
11 Febbraio 2025

Questo mese si segnalano le pronunce della Corte di cassazione in tema, tra l’altro, di bancarotta fraudolenta impropria, continuità nel concordato preventivo, accordo sul compenso del difensore del fallimento, revoca del fallimento e spese della procedura, termine per la dichiarazione di fallimento dopo la cancellazione, restituzione del finanziamento del socio, risoluzione del contratto per inadempimento e fallimento, atti dell’amministratore dopo la domanda di concordato, privilegio per spese di giustizia, compensazione del credito postergato, distrazione o occultamento di diritti derivanti da un rapporto contrattuale, fallimento del datore e intervento del fondo di garanzia, revocatoria, condizione di procedibilità ex art. 15, comma 9, l. fall.

Bancarotta fraudolenta impropria: il versamento spontaneo che annulla gli effetti dell'operazione deve avere la forma del conferimento di capitale

Cass. pen., sez. V, 8 gennaio 2025 (ud. 6 novembre 2024), n. 631

La fattispecie di cui all'art. 223 comma 2, n. 1), l. fall. configura una ipotesi di reato complesso ex art. 84 c.p., contenendo al suo interno, quale elemento costitutivo, un fatto (quello di falso in bilancio) che costituirebbe, di per sé stesso, altro reato, il quale rimane dunque assorbito.

Il versamento spontaneo, da parte dell'amministratore, di risorse proprie a favore della fallita è idoneo ad annullare gli effetti negativi dell'operazione contestata solo se ha la forma del conferimento di capitale, in quanto il finanziamento non evita che il pericolo per la garanzia dei creditori acquisisca effettiva concretezza, ma, al contrario, crea solamente una nuova passività per la società, attribuendo all'amministratore conferente la titolarità di un credito non postergato per la cui soddisfazione dovrà concorrere insieme al ceto creditorio.

Concordato preventivo e requisiti per la continuità

Cass. civ., sez. I, 8 gennaio 2025, n. 348

In tema di concordato preventivo, la continuità presuppone che la pregressa attività di impresa, pur potendo subire un ridimensionamento della sua consistenza quantitativa, prosegua con le peculiari caratteristiche già assunte e mantenga la sua identità sotto un profilo qualitativo, senza essere completamente destrutturata e sostituita con un'attività di impresa altra e differente da quella precedentemente svolta. La conservazione di questa identità deve essere accertata in base al complesso delle circostanze di fatto che caratterizzano la specifica operazione prevista in piano (tra cui, ad esempio, il tipo d'impresa, l'identità dell'attività produttiva, l'utilizzo, almeno in parte della medesima forza lavoro, il tendenziale mantenimento della stessa clientela, la sottrazione alla liquidazione e la destinazione, almeno in parte, dei beni materiali già in precedenza utilizzati per lo svolgimento dell'attività).

Forma e contenuto dell'accordo sul compenso del difensore del fallimento

Cass. civ., sez. I, 13 gennaio 2025, n. 813

L'accordo sul compenso che il curatore può stipulare con il difensore, se è vincolato quanto alla forma, è, invece, nel contenuto (salvo il limite che l'incarico, al pari dell'autorizzazione del giudice delegato, è limitato, a differenza di quanto previsto in generale dall'art. 83, ult. comma, c.p.c., per ciascun grado di giudizio: art. 25, comma 1, n. 6, I. fall.), del tutto libero

In caso di revoca del fallimento le spese di procedura gravano sull'Erario

Cass. civ., sez. I, 13 gennaio 2025, n. 830

In caso di revoca della dichiarazione di fallimento, l'Erario è tenuto al pagamento delle spese della procedura e del compenso del curatore se non sussiste responsabilità del creditore istante o del debitore. E questo anche se ci sia attivo distribuibile, che in realtà andrebbe restituito al fallito una volta revocata la dichiarazione di fallimento.

Dies ad quem del termine annuale di fallimento dopo la cancellazione dal Registro delle imprese

Cass. civ., sez. I, 14 gennaio 2025, n. 930

Il termine annuale, entro il quale l'imprenditore, individuale o collettivo (società), che abbia cessato la sua attività commerciale può essere dichiarato fallito ai sensi della l. fall., art. 10, decorre dall'iscrizione della sua cancellazione dal registro delle imprese, perché solo da tale momento la cessazione dell'attività d'impresa viene formalmente portata a conoscenza dei terzi, senza possibilità per l'imprenditore medesimo di dimostrare il momento anteriore dell'effettiva cessazione dell'attività , a nulla, ovviamente, rilevando nei confronti dei terzi il diverso momento in cui la relativa domanda di cancellazione sia stata presentata presso il registro delle imprese (cfr.: Cass. n. 10105 /2014, 24549 /016, cit.), dal momento che il secondo comma dell'art. 10 l. fall. fa salva solo per il creditore o per il pubblico ministero la facoltà di dimostrare il momento, successivo alla cancellazione, della effettiva cessazione dell'attività commerciale da cui decorre il termine annuale in discorso.

La restituzione del finanziamento fatto dal socio, a titolo di mutuo, in epoca di stabilità economica della società non  è qualificabile come distrazione

Cass. pen., sez V, 16 gennaio 2025 (ud. 16 ottobre 2024), n. 1923

Assume natura distrattiva la restituzione ai soci di somme di denaro che erano state da loro versate quando la società si trovava in un periodo di grave squilibrio finanziario della società, tale da fare ragionevolmente assumere a tale immissione di denaro la sostanziale natura di conferimento. In assenza di tale requisito, il finanziamento del socio avente carattere acclarato e comunque non contestato di mutuo ex art. 1813 c.c., dà luogo al diritto alla restituzione nei termini convenuti. Con l'effetto che il rimborso avvenuto prima della liquidazione e in violazione della par condicio creditorum, può dar luogo alla meno grave fattispecie di bancarotta preferenziale, volta a sanzionare anche prelievi o rimborsi che siano effettuati in epoca di difficoltà della società.

Risoluzione contrattuale e fallimento: alle S.U. l'interpretazione dell'art. 72, comma 5, l. fall.

Cass. civ., sez. I, 23 gennaio 2025, n. 1679

Rimessione alla Prima Presidente per l'eventuale assegnazione alle SS.UU. delle seguenti questioni:

i) se l'art. 72, comma 5, l. fall. debba intendersi nel senso che:

  1. la domanda di risoluzione del contratto per inadempimento, quesita prima del fallimento, che costituisca l'antecedente logico-giuridico delle domande di restituzione o risarcimento del danno, diventa improcedibile in sede di cognizione ordinaria e va proposta secondo il rito speciale disciplinato dal titolo II, capo V della legge fallimentare – a condizione che, ove previsto, sia stata trascritta, con conservazione del relativo effetto prenotativo – mentre resta procedibile in sede di cognizione ordinaria solo se diretta a conseguire utilità estranee alla partecipazione al concorso;
  2. oppure la suddetta domanda, se quesita prima del fallimento, deve comunque proseguire in sede ordinaria (previa riassunzione nei confronti della curatela fallimentare, dopo l'interruzione del processo ex art. 43 l. fall.), a differenza delle domande restitutorie e risarcitorie, da proporre in sede fallimentare;
  3. oppure la suddetta domanda è procedibile in sede ordinaria solo se trascritta prima del fallimento, in forza dell'effetto prenotativo della trascrizione e della sua opponibilità al fallimento ex art. 45 l. fall., mentre nei restanti casi deve essere trasferita in sede fallimentare insieme alle domande restitutorie e risarcitorie;

ii) in tutti i casi, quali siano le modalità di prosecuzione del giudizio in sede fallimentare;

iii) nei casi in cui la domanda di risoluzione sia trasferita in sede fallimentare, se la decisione abbia effetti solo ai fini del concorso;

iv) nei casi in cui la domanda di risoluzione resti procedibile in sede ordinaria, quale sia lo strumento processuale di raccordo tra quel giudizio e il diverso giudizio da instaurare in sede fallimentare sulle domande dipendenti o accessorie e, in particolare, quali siano le modalità da seguire per l'ammissione al passivo di queste ultime;

Atti compiuti dall'amministratore dopo la presentazione della domanda di concordato: ordinaria o straordinaria amministrazione?

Cass. civ., sez. I, 24 gennaio 2025, n. 1730

Per valutare la natura di ordinaria o straordinaria amministrazione degli atti compiuti dall'imprenditore dopo la presentazione di una domanda di concordato preventivo con riserva, ai sensi dell'art. 161, comma 7, l. fall. è necessario che siano state fornite informazioni sul tipo di proposta o sul contenuto del piano che il debitore intende presentare, sicché, in difetto di tali elementi l'atto che si riveli astrattamente idoneo a incidere negativamente sul patrimonio dell'impresa va considerato di straordinaria amministrazione.

Spettanza del privilegio per spese di giustizia a chi chiede il fallimento in pendenza di altra analoga istanza

Cass. civ., sez. I, 24 gennaio 2025, n. 1718

Al creditore che ha proposto istanza di fallimento nella pendenza di una precedente istanza ancora non scrutinata spetta certamente il diritto di vedersi riconosciute le spese sostenute per promuovere il giudizio per la dichiarazione di fallimento ex art. 95 c.p.c., ma il credito, in assenza di prova della rinuncia da parte del primo creditore istante o del rigetto della sua domanda, non è assistito da privilegio ex art. 2755 c.c., essendo l'iniziativa sorretta dall'interesse individuale dell'istante, non da quello della massa dei creditori

Non è ammissibile la compensazione del credito postergato

Cass. civ., sez. I, 27 gennaio 2025, n. 1865

È la stessa funzione satisfattoria della compensazione, così come l'effetto che essa realizza nel fallimento (di antergazione del creditore della procedura), ossia, in buona sostanza, la sottrazione di risorse da destinare alla soddisfazione dei creditori concorsuali, a porsi in rapporto di insanabile ed ontologica incompatibilità - logica e giuridica - con la ratio della postergazione di cui all'art. 2467 c.c., norma inderogabile e di sistema, posta a presidio della solidità della struttura societaria, anche in ragione dell'affidamento che i creditori sociali ripongono nella possibilità di soddisfazione dei loro interessi creditori. Da qui la conclusione per cui la compensazione, in favore del creditore postergato, non è possibile, a pena di infrangere lo scopo oggettivo del disposto normativo contenuto nell'art. 2467 c.c.

Distrazione o occultamento di diritti derivanti da un rapporto contrattuale

Cass. pen., sez. V, 27 gennaio 2025 (ud. 3 dicembre 2024), n. 2918

La bancarotta fraudolenta patrimoniale può sussistere anche in caso di distrazione o occultamento di diritti derivanti da un rapporto contrattuale purché tali diritti siano già presenti nel patrimonio dell'imprenditore fallito (nel caso di specie, si era in presenza della distrazione di lavori di subappalto assegnati alla società fallita a vantaggio di altre imprese riconducibili ai medesimi soggetti).

Circolazione dell'azienda, fallimento del datore e intervento del fondo di garanzia

Cass. civ., sez. lav., 27 gennaio 2025, n. 1860

Le condizioni di intervento del Fondo di garanzia presuppongono che sia stato dichiarato insolvente ed ammesso alle procedure concorsuali il datore di lavoro che è tale al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

Revocatoria: se l'atto di disposizione è anteriore al sorgere del credito occorre il dolo specifico

Cass., sez. un., 27 gennaio 2025, n.1898

In tema di azione revocatoria, quando l'atto di disposizione è anteriore al sorgere del credito, ad integrare la “dolosa preordinazione” richiesta dallo art. 2901, comma 1, c.c. non è sufficiente la mera consapevolezza, da parte del debitore, del pregiudizio che l'atto arreca alle ragioni dei creditori (c.d. dolo generico), ma è necessario che l'atto sia stato posto in essere dal debitore in funzione del sorgere dell'obbligazione, al fine d'impedire o rendere più difficile l'azione esecutiva o comunque di pregiudicare il soddisfacimento del credito, attraverso una modificazione della consistenza o della composizione del proprio patrimonio (c.d. dolo specifico), e che, trattandosi di atto a titolo oneroso, il terzo fosse a conoscenza dell'intento specificatamente perseguito dal debitore rispetto al debito futuro.

Condizione di procedibilità ex art. 15, comma 9, l. fall.: preclusione

Cass. civ., sez. I, 30 gennaio 2024, n. 2223

La condizione di cui all'art. 15, nono comma l. fall. (debiti scaduti e non pagati inferiore a 30.000 euro) va accertata e deve risultare al momento della dichiarazione di fallimento, secondo quanto risulti dagli atti dell'istruttoria prefallimentare; ne consegue che non sono rilevanti documenti (nella specie, prodotti solo nel giudizio di reclamo ex art. 18 l. fall.) con cui provare il venir meno della stessa, rispetto a quanto risultante al momento della sentenza, benché formati anteriormente alla dichiarazione di fallimento stessa.

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