Composizione negoziata e istanza di liquidazione giudiziale presentata dal terzo: questione chiusa?

La Redazione
12 Febbraio 2025

La Corte d’appello di Roma definisce la portata dell’art. 25-quinquies c.c.i.i., nelle versioni ante e post riforma, ammettendo l’accesso alla composizione negoziata della crisi, con concessione delle misure protettive, in pendenza di un’istanza per l’apertura della liquidazione giudiziale depositata da un terzo.

La Corte ha revocato una sentenza del Tribunale di Roma con la quale era stato accolto il ricorso per l'apertura della liquidazione giudiziale di una società promosso da un creditore, in pendenza del quale era stata avanzata dalla medesima società una domanda di avvio della composizione negoziata con richiesta delle misure di protezione ex art. 18 c.c.i.i. In quella sede, il Tribunale aveva ritenuto «pur nella consapevolezza di difformi orientamenti nella giurisprudenza di merito e in dottrina, che l'attuale formulazione dell'art. 25 quinquies CCII afferma l'esistenza di un limite di legge all'accesso alla procedura di composizione negoziata qualora risulti già pendente procedimento di regolazione della crisi e dell'insolvenza tra i quali deve annoverarsi anche la liquidazione giudiziale» (grassetti aggiunti).

Il giudizio della Corte d'appello si innesta sul reclamo proposto dalla debitrice avverso questa pronuncia, ritenendolo fondato.

La Corte prende le mosse dal dato letterale dell'art. 25-quinquies, affermando che «L'esplicito riferimento a iniziative giudiziali esclusivamente riservate al debitore [la c.d. domanda prenotativa di cui all'art. 44 comma 1 lettera a) o la domanda di concessione di misure protettive presentata nel corso delle trattative e prima del deposito della domanda di omologa degli accordi di ristrutturazione dei debiti di cui all'art. 54 comma 3 o la domanda di accesso al concordato minore di cui all'art. 74] induce a ritenere che il divieto di cui si discute trovi applicazione solo nel caso in cui sia stato lo stesso debitore a presentare domanda di liquidazione giudiziale e non operi, dunque, nell'ipotesi in cui sia stato il creditore a domandare l'apertura della liquidazione giudiziale» (grassetti aggiunti).

Anche la ratio della norma, ricavabile dalla Relazione illustrativa al d.lgs. n. 83/2022, milita, secondo la Corte, a favore di tale soluzione: ivi si afferma, infatti, che la norma del codice della crisi riproduce quella contenuta nella legge che ha introdotto nel nostro ordinamento la composizione negoziata (il d.l. n. 118/2021, conv con modifiche da l. n. 147/2021), che prevedeva quali uniche ipotesi di impedimento all'accesso alla composizione negoziata i ricorsi (per dichiarazione di fallimento) presentati esclusivamente dal debitore e non quelli promossi da soggetti terzi (creditore o PM). Sono poi, messi in rapporto l'art. 17, comma 3, lett. d) e l'art. 25-quinquies c.c.i.i. Il primo, infatti, prescrivendo che l'imprenditore debba «depositare una dichiarazione in cui attesta di non aver depositato ricorsi ex art. 40, anche nelle ipotesi di cui all'art. 44 comma 1 e all'art. 54 comma 3», farebbe chiaro riferimento alle condizioni ostative all'accesso alla composizione negoziata indicate nel secondo.

Interessante è questa considerazione: «L'interpretazione estensiva dell'art. 25 quinquies CCII vanificherebbe, inoltre, e di molto, la portata applicativa dell'art. 18 comma 4 CCII, che, come noto, preclude al Tribunale di dichiarare l'apertura della liquidazione giudiziale a far data dalla data di pubblicazione dell'istanza di accesso alla composizione negoziata e fino alla conclusione delle trattative o all'archiviazione dell'istanza, non operando alcuna distinzione tra i ricorsi presentati dal creditore (o dal PM) anteriormente alla presentazione dell'istanza da quelli presentati successivamente, in quanto imporrebbe di limitare l'operatività della norma ai soli ricorsi per l'apertura della liquidazione giudiziale presentati successivamente all'istanza di accesso alla composizione negoziata della crisi, senza alcuna ragionevole giustificazione. Deve inoltre ritenersi che se la pendenza del ricorso per l'apertura della liquidazione giudiziale presentata dal creditore fosse ostativa all'accesso alla composizione negoziata, si sarebbe dovuta rinvenire nel Codice una norma che avrebbe impedito alla Commissione istituita ex art. 13 comma 6 la nomina dell'esperto o avrebbe imposto all'esperto nominato di archiviare immediatamente l'istanza ex art. 17 comma 5, per la mancanza di un requisito necessario per l'avvio della composizione negoziata ».

A chiusura, la Corte ricorda come oggi, dopo le modifiche apportate dal d.lgs. n. 136/2024 al codice della crisi, il legislatore abbia chiarito che l'accesso alla composizione negoziata sia inibito solo ed esclusivamente dalla presentazione di una domanda di accesso agli strumenti di regolazione della crisi e dell'insolvenza, escludendo dunque che tale portata inibitoria abbia il ricorso per l'apertura della liquidazione giudiziale proposto dal creditore o dal PM. Riprova di ciò si rinviene nella Relazione illustrativa al d.lgs. n. 136/2024, che esplicitamente motiva la novella con l'esigenza di risolvere, a favore di una lettura restrittiva dell'art. 25-quinquies, il dubbio interpretativo sorto attorno alla possibilità di accedere alla composizione negoziata in pendenza di istanza di liquidazione giudiziale presentata da terzi.

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