Ricorso al Giudice dell'esecuzione ex art. 610 c.p.c.inquadramentoSia l'esecuzione per consegna di cose mobili sia l'esecuzione per il rilascio di beni immobili è compiuta dall'ufficiale giudiziario. Se, tuttavia, sorgono difficoltà che non ammettono dilazione, le parti, anche su sollecitazione dell'ufficiale giudiziario, possono ricorrere al giudice dell'esecuzione per l'emissione dei provvedimenti “temporanei” ai sensi dell'art. 610 c.p.c. FormulaTRIBUNALE DI .... RICORSO AL GIUDICE DELL'ESECUZIONE EX ART. 610 C.P.C. Ad istanza del Sig. ...., C.F. ...., nato a .... il .... e residente in .... alla Via .... rappresentato e difeso dall'avv. .... C.F. .... con studio in .... alla via ...., PEC ...., ove elettivamente domicilia come da procura in calce (o a margine) dell'atto di precetto; PREMESSO – che pende procedura di consegna ovvero di rilascio proposta dal Sig. .... nei confronti di .... in forza del titolo esecutivo costituito da .... avente ad oggetto il seguente bene ....; – che nel corso delle operazioni sono sorte difficoltà che richiedono l'intervento del Giudice dell'esecuzione; – che in particolare (descrizione della difficoltà insorta) ....; tanto premesso, chiede che l'Ill.mo Giudice dell'esecuzione emetta i provvedimenti più opportuni. Con osservanza. Firma Avv. .... commentoSia l'esecuzione per consegna di cose mobili sia l'esecuzione per il rilascio di beni immobili è compiuta dall'ufficiale giudiziario, la cui attività, dopo aver notificato il precetto e il preavviso in caso di rilascio, si esaurisce nell'accesso sui luoghi e nelle operazioni volte ad immettere la parte nel possesso della cosa richiesta. Se, tuttavia, sorgono difficoltà che non ammettono dilazione, le parti possono ricorrere, ai sensi dell'art. 610 c.p.c., al giudice dell'esecuzione per l'emissione dei provvedimenti volti a dare all'ufficiale giudiziario istruzioni per far fronte a tali difficoltà. In altri termini con l'istanza in commento, le parti del processo – e, in via interpretativa, anche l'ufficiale giudiziario (Cass n. 10865/2012) – mirano a sollecitare l'esplicazione del potere del giudice dell'esecuzione per rilascio di dirigere il processo esecutivo (analogamente al disposto dell'art. 484, comma 1 c.p.c. nell'espropriazione forzata) e di risolvere questioni sia di fatto, sia di diritto (come l'interpretazione del titolo), purché́ non riguardanti la potestà del creditore di agire in executivis, ma soltanto al fine dell'attuazione della pretesa esecutiva (Cass. n. 18257/2014; Cass. n. 10865/2012; Cass. 20648/2006). Le “difficoltà” contemplate dalla disposizione in esame, che possono essere difficoltà materiali piuttosto che dubbi o divergenze di opinioni in relazione allo svolgimento del processo (e ciò anche per il tramite dell'interpretazione dello stesso titolo esecutivo), abilitano le parti e l'ufficiale giudiziario a sollecitare al giudice l'emissione di provvedimenti in vista dell'attuazione della tutela esecutiva (in questo senso Cass. n. 10865/2012). L'intervento del giudice è, quindi, solo eventuale ed è limitato alla soluzione di problemi pratici relativi al modus procedendi delle operazioni volte ad ottenere il trasferimento (dall'esecutato al procedente) del potere di fatto sul bene indicato nel titolo esecutivo. Si tratta di provvedimenti, che non richiedono alcuna statuizione capace di provocare un giudizio di cognizione, che non devono essere emessi previa audizione dell'altra parte (Cass. n. 8079/1994; Cass. n. 8776/1991; Cass. n. 11346/1992) e che esauriscono la loro efficacia quando le difficoltà (che sono rivolti a risolvere) sono superate. Invero, se si limitano a risolvere difficoltà di ordine materiale, sorte nel corso dell'esecuzione, tali provvedimenti rivestono carattere meramente ordinatorio, cosicché non vincolano il giudice che li ha emessi, che può sempre modificarli per adattarli alla concreta situazione di fatto. Secondo una parte della giurisprudenza, qualora il giudice dell'esecuzione risolva contestazioni che non attengono alla determinazione delle modalità esecutive, bensì alla portata sostanziale del titolo esecutivo, il provvedimento emesso ex art. 610 c.p.c. acquista natura di sentenza sul diritto della parte istante di procedere ad esecuzione forzata (in particolare, quando viene dichiarata l'impossibilità di attuare il titolo) e diviene, perciò, impugnabile con i mezzi ordinari, anziché con lo strumento dell'opposizione agli atti esecutivi, esperibile solo nei confronti dei singoli atti di esecuzione che, in quanto meramente ordinatori, sono privi di contenuto decisorio (Cass. n. 18257/2014; Cass. n. 20648/2006; Cass n. 4925/1998; Cass n. 10815/1993; Cass. n. 8874/1992). Tale orientamento è stato definitivamente abbandonato con Cass. n. 8640/2016 e Cass. n. 15015/2016, che hanno deciso sulla ordinanza resa ex art. 612 c.p.c., ritenendo che l'ordinanza in commento «che illegittimamente abbia risolto una contesa tra le parti, così esorbitando dal profilo funzionale proprio dell'istituto, non è mai considerabile come una sentenza in senso sostanziale, decisiva di un'opposizione ex art. 615 c.p.c., ma dàluogo, anche qualora contenga la liquidazione delle spese giudiziali, ad una decisione soltanto sommaria, in quanto da ritenersi conclusiva della fase sommaria di una opposizione all'esecuzione, rispetto alla quale la parte interessata può tutelarsi introducendo un giudizio di merito ex art. 616 c.p.c.». Questo principio è stato confermato da Cass. n. 7402/2017, Cass. n. 16880/2017, Cass. n. 25440/2017, Cass. n. 25847/2017, Cass. n. 3888/2018, Cass. n. 5642/2018, Cass. n. 10946/2018. Sulla reclamabilità dell'ordinanza, Cass. n. 13530/2023, secondo cui: In tema di esecuzione forzata per consegna o rilascio, l'ordinanza emessa ex art. 610 c.p.c. che, esorbitando dalla sua funzione tipica, decida in ordine alla portata sostanziale del titolo esecutivo ed all'ammissibilità dell'azione esecutiva non è mai appellabile, ma eventualmente reclamabile, ex art. 624 c.p.c., qualora costituisca l'atto conclusivo della fase endoesecutiva di un'opposizione e sia stata presa solo in vista di una mera sospensione della procedura (la quale resta pendente in attesa dell'esito dell'instaurando giudizio di merito), oppure opponibile, ex art. 617 c.p.c., nel caso in cui implichi la definitiva chiusura del processo esecutivo (conformi, Cass. n. 23630/2018, Cass. n. 23902/2018, Cass. n. 17440/2019, Cass. n. 9637/2020, Cass. n. 29025/2021). |