Ricorso per la determinazione delle modalità dell'esecuzione forzata degli obblighi di fareinquadramentoUna volta notificato il titolo esecutivo e l'atto di precetto, la parte ha l'onere di instaurare il procedimento esecutivo proponendo un ricorso al giudice dell'esecuzione con il quale è tenuto a specificare la prestazione indicata nel titolo e richiedere di conseguenza la determinazione delle modalità con cui procedere alla sua attuazione. Solo il giudice dell'esecuzione, infatti, può (e deve) accertare la portata sostanziale della sentenza di cognizione e determinare le modalità di esecuzione dell'obbligazione idonee a ricondurre la situazione di fatto alla regolamentazione del rapporto ivi stabilita, nonché verificare la corrispondenza a tale regolamentazione del risultato indicato dalla parte istante nel precetto, e, se del caso, disporre le opere necessarie a realizzarlo. È da quel momento che, secondo la dottrina prevalente, ha inizio l'esecuzione. FormulaTRIBUNALE DI .... [1] RICORSO EX ART. 612 C.P.C. Ad istanza del Sig. .... [2] , C.F. ...., nato a .... il .... e residente in .... alla via .... rappresentato e difeso dall'Avv. .... C.F. .... con studio in .... alla via ...., PEC ...., ove elettivamente domicilia come da procura in calce (o a margine) del presente atto [3]; PREMESSO – che con provvedimento del ...., emesso nell'ambito del procedimento rubricato con RG n. .... pendente tra ...., il Tribunale ha condannato il Sig. .... a ....; – che tale provvedimento munito di formula esecutiva in data .... è stato notificato il ....; – che l'atto di precetto notificato il .... per intimare l'esecuzione non ha avuto alcun effetto; tanto premesso, CHIEDE che l'Ill.mo giudice dell'esecuzione affinché, previa comparizione delle parti, determini, ai sensi dell'art. 612 c.p.c., le modalità di esecuzione dell'obbligo sopra indicato, designando l'ufficiale giudiziario e le persone che vi debbono provvedere. Si deposita copia notificata del titolo esecutivo e del precetto. Salvo ogni diritto. Luogo e data .... Firma Avv. .... [1]A norma dell'art. 26 c.p.c. il giudice competente per l'esecuzione forzata degli obblighi di fare e di non fare è il magistrato designato dal Presidente del tribunale del luogo dove l'obbligo deve essere adempiuto. [2]La legittimazione attiva a promuovere l'esecuzione in esame si riconosce a colui che in base alle risultanze del titolo esecutivo, ha diritto a pretendere l'adempimento della prestazione di fare o di non fare ovvero dal suo successore. [3]Il ricorso deve essere sottoscritto da un difensore munito di mandato difensivo poiché costituisce lo strumento processuale con cui è esercitata l'azione esecutiva. commentoUna volta notificato il titolo esecutivo ed il precetto, la parte deve proporre un ricorso, sottoscritto da un difensore munito di procura, al giudice dell'esecuzione, con il quale è tenuto a specificare la prestazione indicata nel titolo e richiedere di conseguenza la determinazione delle modalità con cui procedere alla sua attuazione. Solo il giudice dell'esecuzione, infatti, può (e deve) accertare la portata sostanziale della sentenza di cognizione e determinare le modalità di esecuzione dell'obbligazione idonee a ricondurre la situazione di fatto alla regolamentazione del rapporto ivi stabilita, nonché verificare la corrispondenza a tale regolamentazione del risultato indicato dalla parte istante nel precetto, e, se del caso, disporre le opere necessarie a realizzarlo (in questo senso, Cass. n. 32196/2018, secondo cui il provvedimento è impugnabile con l'appello là dove si discosti da quanto stabilito nel titolo da eseguire, giacché in tale caso esso non costituisce più manifestazione dei poteri del giudice dell'esecuzione e conseguentemente non è impugnabile nelle forme proprie degli atti esecutivi). Secondo la dottrina prevalente con tale attività il creditore dà avvio al processo esecutivo (in questo senso, Crivelli, L'esecuzione in forma specifica degli obblighi di fare e non fare, in AA.VV., Esecuzione forzata e processo esecutivo, coordinamento a cura di A. Crivelli, Torino, 2006; Proto Pisani, Lezioni di diritto processuale civile, Napoli, 2012; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2010). L'individuazione del momento in cui ha inizio l'esecuzione ha rilievo sotto molteplici aspetti: a) impedisce che il precetto perda efficacia, a norma dell'art. 481 c.p.c., per cui occorre che il deposito del ricorso avvenga entro e non oltre novanta giorni dalla sua notificazione; b) solo a decorrere dal deposito del ricorso, è possibile proporre le opposizioni esecutive di cui agli artt. 615, comma 2, c.p.c., 617, comma 2, c.p.c. e 619 c.p.c.; c) la presentazione del ricorso permette il prodursi della interruzione permanente del termine prescrizionale del diritto fatto valere dal creditore. Nonostante il silenzio del legislatore, si ritengono applicabili gli artt. 484,485 e 488 c.p.c., per cui, ricevuto il ricorso, il cancelliere ha l'onere di formare il fascicolo d'ufficio nel quale devono essere inseriti tutti gli atti processuali, nonché il titolo esecutivo e il precetto debitamente notificati (in questo senso, Castoro, Il processo di esecuzione, 2010). Una volta compiuta tale formalità, il giudice dell'esecuzione (preventivamente nominato), esaminato il ricorso, provvede all'instaurazione del contraddittorio con la parte obbligata e a tal fine fissa con decreto l'udienza di comparizione delle parti, concedendo termine all'istante per provvedere alla notificazione (senza il rispetto del termine a comparire di cui all'art. 163-bis c.p.c. in questo senso Cass. n. 6470/2006). Se nessuna delle parti compare, si applica l'art. 631 c.p.c.; se invece esse compaiono, sentita la parte obbligata, si procede a dettare le modalità dell'esecuzione. In particolare, il giudice provvede con ordinanza a determinare le modalità̀ pratiche del fare (o del disfare), designa l'ufficiale giudiziario deputato a sovraintendere le operazioni e indica le persone cui spetta di realizzare l'opera non eseguita o di distruggere quella compiuta In ordine alla natura dell'ordinanza resa ai sensi dell'art. 612 c.p.c. in commento, si segnala che in giurisprudenza si è ritenuto che in caso di risoluzione di contestazioni che non attenevano alla determinazione delle modalità esecutive, bensì alla portata sostanziale del titolo esecutivo la stessa acquistasse natura di sentenza e, come tale, impugnabile con i mezzi ordinari (in questo senso Cass. n. 15727/2011; Cass. n. 24808/2008). Questo orientamento è stato da ultimo superato. Numerose, infatti, sono le decisioni della giurisprudenza di legittimità che hanno ritenuto che l'ordinanza in esame non può mai essere considerata come una sentenza in senso sostanziale ma dà luogo, anche qualora contenga la liquidazione delle spese giudiziali, ad una decisione soltanto sommaria, in quanto da ritenersi conclusiva della fase sommaria di opposizione all'esecuzione, rispetto alla quale la parte può tutelarsi introducendo il giudizio di merito ai sensi dell'art. 616 c.p.c. (in questo senso, Cass. n. 15015/2016; Cass. n. 7402/2017; Cass. n. 19936/2018; App. Napoli I, 8 giugno 2020). In nessun caso siffatta ordinanza può essere appellata, mentre può essere reclamata oppure impugnata con l'opposizione agli atti esecutivi ai sensi dell'art. 617 c.p., qualora abbia dichiarato la definitiva chiusura del processo esecutivo (in questo senso Cass. n. 22010/2023). |