Reclamo ex art. 669-terdecies c.p.c. contro l'ordinanza che decide sull'istanza di sospensione “esterna” della procedura esecutiva

Girolamo Venturella

inquadramento

Tutti i provvedimenti in materia di sospensione (inclusi quelli ex art. 615, comma 1 c.p.c. – v. Cass. S.U., n. 19889/2019) sono suscettibili di impugnazione con il reclamo cautelare di cui all'art. 669-terdecies c.p.c., in virtù della disposizione di cui all'art. 624, comma 2 c.p.c. È tuttavia discusso se anche il provvedimento con cui il giudice dell'esecuzione adotti la decisione sulla sospensione, a seguito della sospensione “esterna” ex art. 623 c.p.c., ossia della sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo o della sospensione dell'esecuzione della sentenza tout court (come ad es. è previsto dall'art. 283 c.p.c.), sia reclamabile.

Formula

TRIBUNALE CIVILE DI ....

RECLAMO AI SENSI DELL'ART. 669-TERDECIES

L'Avv. ...., con studio in .... via .... n. ...., C.F. ...., P.E.C. ...., in qualità difensore di .... [1] , giusta procura in calce / a margine dell'atto di .... [2] (ovvero, in calce al presente atto), elettivamente domiciliato presso lo studio di esso difensore sito in ...., alla via ...., n. ....,

PREMESSO CHE

– Con istanza in data .... il Sig. ...., quale .... [3] ha richiesto al giudice dell'esecuzione la sospensione, ai sensi dell'art. 623 c.p.c., del processo esecutivo iscritto al n. .... RGE, promosso da .... e contro ....

– A fondamento della suddetta istanza veniva dedotto che .... [4]

– In esito alla stessa, il Giudice dell'Esecuzione ha disposto / non ha disposto la sospensione della procedura esecutiva, ritenendo che .... [5]

Tutto ciò premesso, l'istante

PROPONE RECLAMO

avverso l'ordinanza suindicata, emessa il .... e comunicata il ...., in quanto .... [6] e, per l'effetto,

CHIEDE

Che l'On.le Tribunale adito, in composizione collegiale, ritenuta ammissibile la presente impugnazione voglia revocare l'ordinanza suindicata [7] , con ogni consequenziale statuizione.

Si produce la seguente documentazione:

1) Ordinanza emessa dal giudice dell'esecuzione il .... e comunicata il ....

2) ....;

3) .....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]Indicare se trattasi di debitore esecutato, creditore procedente, creditore intervenuto o altra parte processuale, ivi compreso l'offerente.

[2]Indicare il primo atto difensivo del soggetto reclamante, in relazione al quale è stato a suo tempo conferito il mandato difensivo.

[3]Indicare se trattasi di debitore o creditore.

[4]Illustrare sinteticamente i motivi posti a base dell'istanza di sospensione.

[5]Indicare sinteticamente le argomentazioni contenute nell'ordinanza impugnata.

[6]Indicare le argomentazioni e le motivazioni a sostegno del reclamo.

[7]In caso di sospensione precedentemente disposta dal giudice dell'esecuzione.

commento

Come anticipato, la reclamabilità del provvedimento con cui il giudice dell'esecuzione provvede sull'istanza di sospensione “esterna”, ex art. 623 c.p.c., è assai controversa. La formula che precede è stata quindi predisposta per l'ipotesi in cui il reclamo sia ritenuto come ammissibile, anche se in effetti il provvedimento in questione non sembra avere natura propriamente cautelare.

Il reclamo va proposto entro il termine perentorio di 15 giorni dalla pronuncia in udienza ovvero dalla comunicazione o dalla notifica, se anteriore; eventuali circostanze e/o motivi sopravvenuti al momento della proposizione del reclamo vanno proposti in tale procedimento, nel rispetto del contraddittorio tra le parti.

Il procedimento viene disciplinato dagli artt. 737 e 738 c.p.c.; il Collegio può assumere informazioni e acquisire nuovi documenti, ma non rimettere gli atti al primo Giudice, dovendo pronunciarsi con un proprio provvedimento sulla proposta impugnazione.

L'art. 669-terdecies, al comma 4, chiarisce che il tribunale può “sempre” assumere informazioni ed acquisire nuovi documenti.

Alla conclusione dell'ammissibilità, in sede di reclamo, della produzione di nuovi documenti, come dell'assunzione di informazioni, la giurisprudenza di merito era, peraltro, pervenuta ormai convintamente anche nella vigenza della originaria formulazione dell'art. 669-terdecies, ponendo l'unico limite del rispetto del contraddittorio. Non sembra sostenibile che i documenti e le informazioni acquisibili nella fase di reclamo siano soltanto quelli che le parti non abbiano potuto fornire in precedenza, potendosi piuttosto trattare pure di nuove prove relative a circostanze già dedotte: il criterio discretivo rimane quello dell'indispensabilità degli atti di istruzione in relazione ai presupposti e ai fini del provvedimento richiesto, come si esprime il comma 1 dell'art. 669-sexies. Perché il collegio possa utilizzare i nuovi documenti come fonte di prova, sembra comunque irrinunciabile che la loro produzione avvenga nel rispetto della regola contenuta nell'art. 87 disp. att.: ovvero, mediante deposito al momento della costituzione nel giudizio di reclamo, oppure, al più tardi, nell'udienza di discussione innanzi al collegio mediante menzione nel corrispondente verbale. Dovendo il tribunale assicurare l'effettivo contraddittorio sulla documentazione acquisita in udienza, alla controparte andrebbe inoltre riconosciuto il diritto ad ottenere un rinvio per approntare le inerenti difese.

Ulteriore conseguenza della acclarata natura devolutiva e sostitutiva del reclamo è, infine, il divieto di rimessione al primo giudice. Le applicazioni giurisprudenziali sul punto erano finora oscillanti. Pur non eliminando ogni residuo dubbio in proposito la nuova formulazione dell'art. 669-terdecies, appare certo che il reclamo non possa in alcun caso esaurirsi ad un intervento meramente rescindente, dovendo sempre poi il collegio entrare nel merito della domanda di cautela.

Si è così negato che la mancata partecipazione di un litisconsorte necessario in sede di reclamo cautelare, non rilevata dal giudice di prime cure, che non ha disposto l'integrazione del contraddittorio, non costituisce una delle ipotesi previste dall'art. 354, comma 1, per le quali resta viziato l'intero processo e che impone il conseguente rinvio della causa al primo giudice (Cass. VI-2, n. 20020/2020).

Si ritiene ammissibile la proposizione del reclamo da parte del terzo che, pur non essendo intervenuto nel corso del procedimento di prima istanza, sia poi stato vulnerato nelle sue posizioni dal provvedimento cautelare, ciò almeno nei soli casi di effettiva necessità, quando cioè la non reversibilità degli effetti della misura cautelare impone di bloccare con immediatezza la sua esecuzione, cosa possibile, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 669-terdecies, attraverso il reclamo (Lombardi, 2797)

Non viene espressamente disciplinato il profilo delle spese del procedimento di reclamo: la regola dovrà quindi trarsi analogicamente dal sistema insito negli artt. 669-septies e 669-octies, sicché il collegio dovrà rendere la pronuncia sulle spese soltanto allorquando l'esito globale del procedimento comporti il diniego della misura cautelare richiesta ante causam, oppure la concessione, sempre ante causam, di una cautela anticipatoria, laddove, in previsione o in pendenza del giudizio di merito, la relativa liquidazione dovrà essere contenuta nella sentenza definitiva.

Quanto alla competenza in ordine al reclamo, la giurisprudenza ha precisato l'organo giudiziario tenuto a decidere sul reclamo avverso un provvedimento cautelare emesso dal tribunale del lavoro in composizione monocratica è il tribunale del lavoro in composizione collegiale, così come stabilito in via generale dall'art. 669-terdecies, e non la Corte d'appello, in mancanza di un'espressa disposizione derogatoria del regime giuridico ordinario del giudizio di reclamo cautelare (Cass. lav., n. 14819/2009). Mentre, in ipotesi di Corte d'appello divisa in più sezioni, competente a decidere il reclamo avverso il provvedimento cautelare emesso da una sezione della medesima corte, a nulla rilevando la circostanza che vi sia una sola sezione per le controversie di lavoro, poiché l'art. 669-terdecies, comma 2, fa riferimento alla sola presenza di una pluralità di sezioni e non anche di una pluralità di sezioni specializzate (Cass. lav., n. 14819/2009).

È inammissibile il ricorso straordinario per cassazione, ai sensi dell'art. 111, comma 7, Cost., avverso l'ordinanza resa in sede di reclamo cautelare ex art. 669-terdecies, ancorché affetta da inesistenza, nullità o abnormità, senza che ciò si ponga in contrasto con gli artt. 24 e 111 Cost., trattandosi di provvedimento inidoneo a incidere con efficacia di giudicato su situazioni soggettive di natura sostanziale e ininfluente nel successivo giudizio di merito, o con l'art. 6 Cedu, essendo comunque garantita una duplice fase di tutela davanti a un'istanza nazionale (Cass. S.U., n. 6039/2019; Cass. VI, n. 12229/2018; Cass. III, n. 9830/2018; Cass. II, n. 20954/2017). Sulla questione, è stato da ultimo precisato che l'ordinanza di rigetto del reclamo cautelare non è ricorribile per cassazione, neppure in ordine alle sole spese, perché è un provvedimento inidoneo a divenire cosa giudicata, formale e sostanziale, conservando i caratteri della provvisorietà e non decisorietà. Pertanto, dopo la novella dell'art. 669-septies da parte della l. n. 69/2009, la contestazione delle spese – ove il soccombente abbia agito ante causam e non intenda iniziare il giudizio di merito – va effettuata in sede di opposizione al precetto ovvero all'esecuzione, se iniziata, trattandosi di giudizio a cognizione piena in cui la condanna alle spese può essere ridiscussa senza limiti, come se l'ordinanza sul reclamo fosse, sul punto, titolo esecutivo stragiudiziale; qualora, invece, il giudizio di merito sia instaurato, resta, comunque, sempre impregiudicato il potere del giudice di rivalutare, all'esito, la pronuncia sulle spese adottata nella fase cautelare, in conseguenza della strumentalità, mantenuta dalla l. n. 80/2005, tra tutela cautelare e merito (Cass. n. 6180/2019).

Si segnala che la norma di cui all'art. 614-bis c.p.c. è stata di recente ulteriormente modificata dal d.lgs. n. 149/2022 (c.d. “Riforma Cartabia”) che, nell'attuare i criteri di delega contenuti nella l. n. 206/2021, ne ha per un verso esteso le potenzialità applicative consentendone l'emanazione anche al giudice dell'esecuzione e per un altro indicato criteri più puntuali per il quantum della misura pecuniaria.

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