Richiesta di pagamento del contributo per il PVP (nel caso in cui l'ordinanza di vendita preveda il versamento di un fondo spese per la pubblicità)inquadramentoUna procedura esecutiva che voglia davvero definirsi efficiente non può non contare su un efficiente sistema di pubblicità dell'immobile staggìto e posto in vendita. Non è un caso, infatti, che le note “prassi virtuose” di alcuni tribunali italiani (le quali negli anni successivi sarebbero state recepite dal legislatore e tradotte in provvedimenti normativi modificativi del codice di procedura civile) contemplassero anche una rinnovata attenzione per la pubblicità della vendita, rispetto alla quale si avvertiva una profonda esigenza di svecchiamento. È questo il brodo di pascenza nel quale sono maturate le continue modifiche dell'art. 490 c.p.c., che hanno avuto inizio nel 2001 (con la l. n. 448/2001, il cui art. 52, comma 76, introduceva l'obbligo di inserire l'avviso sui quotidiani di informazione locali aventi maggiore diffusione nella zona interessata), e sono terminate nel nuovo conio della citata disposizione codicistica ad opera del d.l. n. 83/2015, convertito con l. n. 132/2015. FormulaSpett.le .... CREDITORE PROCEDENTE/INTERVENUTO [1] c/o Avv. .... via .... c.a.p. .... città .... OGGETTO: Richiesta di pagamento del contributo per il PVP. P.E.I. n. .... / .... R.G.Es. Tribunale di .... creditore procedente: .... debitore esecutato: .... Il sottoscritto Avv. ...., C.F. ...., fax n. .... PEC ...., professionista delegato nella procedura esecutiva in epigrafe emarginata, promossa da ...., contro ...., con l'intervento di ....; PREMESSO – che con l'ordinanza di vendita del compendio pignorato [2] e di delega allo scrivente delle relative operazioni il Giudice dell'esecuzione ha disposto che il creditore procedente provvedesse al pagamento del contributo di pubblicazione [3] di cui all'art. 18-bis d.P.R. n. 115/2002 mediante il versamento dell'importo di Euro .... [4] sul conto corrente della procedura, da eseguirsi nel termine di giorni ....; che lo scrivente è in procinto di procedere alla pubblicazione dell'avviso di vendita sul Portale delle vendite pubbliche; che a questo fine occorre preliminarmente provvedere al pagamento del contributo di pubblicazione [5]; Vi invito a corrispondere l'importo di Euro ...., quale fondo spese necessario agli adempimenti pubblicitari del bando di vendita e comprensivo delle spese necessarie per la pubblicazione dell'avviso di vendita sul portale del Ministero della Giustizia (pari ad Euro 100,00 per ogni lotto posto in vendita) in ragione di quanto disposto dall'art. 490 c.p.c., e dell'art. 18-bisd.P.R. n. 115/2002. L'importo sopra determinato, dovrà essere versato entro ...., termine da considerarsi perentorio, tenuto conto anche che l'art. 631-bis c.p.c. dispone che l'omessa pubblicazione dell'avviso di vendita sul portale per causa imputabile al creditore procedente o al creditore intervenuto munito di titolo esecutivo, comporta l'estinzione della procedura, L'importo, come sopra determinato, dovrà essere versato con le seguenti modalità: ..... In attesa di riscontro porgo distinti saluti. Il professionista delegato .... [1]È stato ritenuto in dottrina che il versamento del fondo spese al delegato o al commissionario non può essere effettuato da un creditore intervenuto non munito di titolo esecutivo, anche se non vi hanno provveduto sia il procedente sia i creditori intervenuti muniti di titolo esecutivo. La provvista per l'effettuazione della pubblicità sul portale ministeriale, nel termine perentorio assegnato dal giudice dell'esecuzione, può invero essere corrisposta soltanto da un creditore legittimato a compiere gli atti di esecuzione, così come ogni atto di impulso del processo esecutivo (Montanaro, L'estinzione della procedura esecutiva ai sensi dell'art. 631-bis c.p.c., in Riv. esecuz. forzata, 2018, 4, 719). [2]Va tuttavia rimarcato che l'art. 23, comma 2 del d.l. n. 83/2015, convertito con modificazioni dalla l. n. 132/2015 ha previsto che le norme relative agli obblighi di pubblicazione sul Portale delle vendite pubbliche e quelle ad esse connesse si applichino, anche alle procedure pendenti, decorsi trenta giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale delle specifiche tecniche previste dall'art. 161-quater disp. att. c.p.c. (pubblicazione avvenuta sulla G.U., serie generale, n. 16 del 20 gennaio 2018), sicché la pubblicazione dell'avviso di vendita sul Portale è obbligatoria dal 20 febbraio 2018. [3]Pari ad Euro. 100,00, per ogni lotto, e per ogni tentativo di vendita. [4]In alcuni uffici giudiziari si prevede che il creditore provveda direttamente al pagamento del contributo di pubblicazione, inviando al professionista delegato il file XML generato dal sistema di pagamento; in altri si dispone che il creditore si limiti a corrispondere il corrispettivo necessario per il pagamento al professionista delegato, il quale provvede materialmente ad eseguirlo; in altri ancora si dispone che a provvedere sia il soggetto cui è affidata la pubblicità sui siti internet di cui all'art. 490, comma 2 c.p.c. [5]Ciò in quanto la procedura di caricamento di una inserzione pubblicitaria sul PVP richiede, prima del suo completamento, che sia caricata sul portale la ricevuta telematica (formato xml) di pagamento del contributo. commentoIn generale L'art. 13, comma 1, lett. b), n. 1 del d.l. n. 83/2015, convertito con modificazioni dalla l. n. 132/2015 ha riscritto il comma 1 dell'art. 490 c.p.c., sostituendo alla ormai inutile (ammesso che lo sia mai stata) pubblicazione dell'avviso di vendita all'albo del Tribunale quella sul sito internet del Ministero della giustizia, in un'area denominata «Portale delle vendite pubbliche» (va subito osservato che il secondo comma dell'art. 490 c.p.c. non è stato inciso dall'intervento normativo in parola, sicché l'obbligo di pubblicazione sul Portale riguarda solo l'avviso di vendita, e non anche l'ordinanza di vendita e la relazione dell'esperto, e che la pubblicazione sul Portale si aggiunge, senza sostituirsi, alla pubblicazione sui siti internet individuati dal Giudice. Questa affermazione tuttavia non è stata travasata a piè pari nell'architettura del Portale, il quale invece prevede che debba essere caricato almeno un allegato – in formato pdf – al quale assegnare il nome di “ordinanza”). Il medesimo intervento normativo ha poi aggiunto nel corpo del codice di rito l'art. 161-quater delle disposizioni di attuazione, recante «Modalità di pubblicazione sul Portale delle vendite pubbliche», il quale dispone: – che la pubblicazione sul Portale delle vendite pubbliche venga eseguita dal professionista delegato o, in mancanza, dal creditore pignorante o del creditore intervenuto munito di titolo esecutivo; – che essa sia effettuata conformemente alle specifiche tecniche stabilite dal responsabile per i sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia e rese disponibili mediante pubblicazione nel Portale (Per una panoramica relativa alle concrete modalità di funzionamento del Portale sia consentito rinviare a d'Alonzo, Il Portale delle vendite pubbliche, la vendita telematica e le (inevitabili) lacune del neonato sistema, in Rassegna dell'esecuzione forzata, 1, 2019, 133 ss.); – che la pubblicazione non possa compiersi se non previo pagamento del contributo per la pubblicazione, previsto dall'art. 18-bis del d.P.R. n. 115/2002, vale a dire nella misura di € 100,00 per ogni lotto posto in vendita (l'importo andrà adeguato ogni tre anni con decreto del Ministro della giustizia, da adottarsi in concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze). In alcuni uffici giudiziari si prevede che il creditore provveda direttamente al pagamento del contributo di pubblicazione, inviando al professionista delegato il file XML generato dal sistema di pagamento; in altri si dispone che il creditore si limiti a corrispondere il corrispettivo necessario per il pagamento al professionista delegato, il quale provvede materialmente ad eseguirlo; in altri ancora si dispone che a provvedere sia il soggetto cui è affidata la pubblicità sui siti internet di cui all'art. 490, comma 2 c.p.c. I soggetti legittimati alla pubblicazione dell'avviso di vendita sul PVP Alcune considerazioni vanno spese a proposito della individuazione dei soggetti legittimati a procedere alla inserzione dell'avviso di vendita. Ai sensi dell'art. 161-quater disp. att. c.p.c. alla pubblicazione su Portale provvede il professionista delegato o, in mancanza, il creditore pignorante o del creditore intervenuto munito di titolo esecutivo (nel fallimento vi provvede, ai sensi dell'art. 107 l. fall., il curatore). Poiché si tratta di operazione che, sebbene non eccessivamente laboriosa, richiede una certa spendita di tempo, è lecito chiedersi se il relativo incarico possa essere conferito ad un soggetto diverso dal professionista delegato. Sul punto non può essere ritenuto decisivo il tenore letterale delle specifiche tecniche, che individuano il «soggetto legittimato alla pubblicazione» in colui che ha ricevuto il relativo incarico dal Giudice, con la conseguenza per cui soggetto legittimato sarebbe chiunque sia stato investito della relativa funzione da parte del magistrato. Si tratterebbe, infatti, di una soluzione tautologica, che tra l'altro farebbe prevalere la disposizione delle specifiche tecniche sul dettato normativo appena richiamato. Neppure sostenibile, sebbene egregiamente rappresentato (da Rossetti, La pubblicità e la vendita telematica, in www.Inexecutivis.it.), sembra l'argomento per cui l'art. 161-quater prevede che la pubblicazione non deve essere eseguita “dal” professionista delegato, bensì “a cura” di questi, il che consentirebbe di affidare l'incombente anche ad altri. Invero, il soggetto legittimato alla pubblicazione (ovviamente dopo essere entrato nell'area riservata del Portale), all'atto dell'inserimento di un avviso di vendita, deve obbligatoriamente digitare i dati identificativi della procedura. A questo punto il Portale, verificata l'anagrafica, interroga i registri di cancelleria e solo se quel soggetto risulta registrato nella procedura indicata quale professionista delegato alla vendita, commissionario o ausiliario, lo autorizza a caricare l'inserzione. Ne deriva che l'unico modo attraverso il quale il delegato potrebbe affidare ad altri l'incarico di eseguire materialmente la pubblicazione (che giuridicamente gli sarà comunque ascrivibile), è quello di cedergli le proprie credenziali. Ed allora, la sola strada praticabile è quella di ritenere che l'elenco di cui al 161-quater non sia tassativo, e che in esso il legislatore abbia indicato quei soggetti (professionista delegato o creditore) con l'intento di disciplinare sia il caso della delega che quello residuale di mancata delega delle operazioni di vendita. Dunque, se così è, ben potrebbe accadere che il Giudice dell'esecuzione decida di non delegare (recte di espungere dalla delega adottata ex art. 591-bis c.p.c.) quello specifico adempimento pubblicitario, e di affidarlo ad un ausiliario nominato ai sensi dell'art. 68 c.p.c. L'architettura del PVP e le modalità di pubblicazione L'architettura generale del Portale delle vendite pubbliche è così articolata: il soggetto legittimato alla pubblicazione, dopo essere entrato nel Portale con le sue credenziali, inserisce i dati dell'avviso di vendita che saranno pubblicati; questi dati sono trasmessi ai Siti Internet di pubblicità individuati dal Giudice nell'ordinanza di vendita ed all'eventuale Gestore della vendita telematica. Il Portale delle Vendite Pubbliche è raggiungibile ai seguenti indirizzi: https://pvp.giustizia.it https://venditepubbliche.giustizia.it https://Portalevenditepubbliche.giustizia.it. Esso si compone di un'area pubblica e di un'area riservata. All'area pubblica si accede senza l'impiego di credenziali, per la ricerca e la visualizzazione delle inserzioni. Nel dettaglio degli annunci riguardanti le vendite eseguite in seno ad espropriazioni immobiliari è possibile prenotare la visita dell'immobile al custode nominato dal Giudice. All'area riservata si fa ingresso invece previa identificazione informatica (tramite carta di identità elettronica o firma digitale); essa permette agli utenti autorizzati di entrare nell'area di back-office del Portale per utilizzare le funzionalità e i servizi disponibili. Giunti nella Home Page del sito, attraverso la funzione “accedi” si entra nell'area riservata. A questo punto il Portale richiede in quale veste si intende accedere (se come utente interno o estero al ministero), con indicazione della categoria di appartenenza (soggetto legittimato alla pubblicazione, Gestore della vendita, ecc.) La verifica della titolarità del soggetto legittimato alla pubblicazione ed alla gestione degli avvisi di vendita avviene mediante un servizio di cooperazione con i registri di cancelleria (SIECIC e SICID). In pratica, l'anagrafica di chi accede come soggetto legittimato alla pubblicazione deve essere la stessa di colui che nel SIECIC o nel SICID risulta professionista delegato o commissionario. A tal fine, il soggetto legittimato alla pubblicazione (ovviamente dopo essere entrato nell'area riservata del Portale), all'atto dell'inserimento di un avviso di vendita, deve obbligatoriamente digitare i dati identificativi della procedura. Completato il caricamento di questi dati, nel momento in cui si clicca sul pulsante “continua”, il Portale verifica l'anagrafica, e se il soggetto risulta “caricato” nella procedura quale professionista delegato alla vendita, commissionario o ausiliario, gli consente di procedere alla inserzione. Con riferimento ai dati relativi al lotto posto in vendita, occorre osservare che mentre il software ministeriale predisposto per la presentazione delle offerte di acquisto ai sensi dell'art. 12, comma 3 del d.m. n. 32/2015 consente all'offerente di selezionare il diritto che intende acquistare (ciò sia nell'ipotesi in cui sia posto in vendita un diritto diverso dalla piena proprietà che in quella in cui una pluralità di soggetti intendano partecipare alla vendita acquistando ciascuno diritti minori, la cui sommatoria corrisponda comunque alla piena proprietà) il Portale non permette di indicare quale diritto reale viene venduto. Questo crea problemi di esattezza dell'inserzione quante volte oggetto del pignoramento sia stata la nuda proprietà, il diritto di superficie o l'usufrutto. In questo caso, allora, occorrerà necessariamente precisare quale diritto viene posto in vendita nell'area di testo libera riservata alla descrizione del bene. Descritto il bene si potranno allegare foto, ma il sistema non consente il caricamento del formato pdf, riconoscendo solo il formato immagine. È pertanto necessario procurarsi foto dell'immobile in questo formato. A proposito del prezzo, il Portale non richiede come obbligatoria l'indicazione del “prezzo base”, mentre lo è il campo in cui deve essere inserita l'offerta minima, a meno che non si selezioni, come modalità di svolgimento della vendita, quella “competitiva”. Ciò significa che il sistema distingue prezzo base ed offerta minima anche in seno alle vendite concorsuali che si svolgono secondo le disposizioni del codice di procedura civile, il che non è affatto scontato. Invero, se si esamina la disciplina dell'offerta minima, quale essa si ricava dagli artt. 569 (a mente del quale il Giudice dell'esecuzione stabilisce il prezzo base e l'offerta minima), 571 (l'offerta è inefficace se è inferiore di oltre ¼ rispetto all'offerta minima), 572 (in presenza di una sola offerta per un prezzo inferiore al prezzo base il Giudice non aggiudica se vi sono istanze di assegnazione o se ritiene di vendere ad un prezzo superiore con un nuovo tentativo di vendita) e 573 c.p.c. (se all'esito delle gara tra gli offerenti, o in assenza di gara, il prezzo più alto è inferiore al prezzo base, il Giudice assegna, se vi sono istanze di assegnazione, altrimenti aggiudica), emerge il dato per cui essa è inestricabilmente legata all'istituto dell'assegnazione, poiché nel proporre di acquistare ad un prezzo inferiore a quello base, l'offerente si espone al rischio che prevalga il diritto soggettivo del creditore che abbia tempestivamente formulato istanza di assegnazione. Posta questa premessa, se si condivide l'idea per cui l'istituto dell'assegnazione, nei termini in cui è disciplinato dal codice di rito, non è trapiantabile sic et sempliciter nell'alveo della liquidazione concorsuale, dovendosi preliminarmente verificare la ricorrenza di plurime circostanze (si veda, in argomento, Trib. Larino 10 novembre 2016, in www.ilcaso.it.), se ne deve ricavare che la indicazione della offerta minima non ha, normalmente, spazio applicativo. Ed allora, nei casi in cui non viene in rilievo la disciplina dell'offerta minima, nel caricare l'avviso di vendita, “prezzo base” ed “offerta minima” dovranno necessariamente riportare lo stesso importo, il che è evidentemente foriero di confusione nella platea dei potenziali offerenti, soprattutto di quelli meno esperti. Sarebbe auspicabile, pertanto, che il sistema contemplasse sempre la possibilità di non indicare l'offerta minima, in modo tale da scongiurare incertezze nelle ipotesi in cui l'istituto non ricorre. Altra rilevante (ma non irrimediabile) lacuna del Portale attiene all'assenza di un campo dedicato all'indicazione delle coordinate bancarie necessarie per eseguire il versamento della cauzione. Si tratta di una informazione di cui il soggetto interessato deve necessariamente disporre al fine di poter formulare una offerta di acquisto, sicché se si vuole perseguire l'obiettivo di rendere autosufficiente l'avviso di vendita, dovranno inevitabilmente inserirsi campi atti a consentire l'inserimento di questi dati. Nella schermata relativa ai dati della vendita, pur prevedendosi che debba essere inserito l'importo del “rialzo minimo in gara”, nulla si dice a proposito del termine massimo che può intercorrere tra un rilancio e l'altro (dato che rileva a proposito della vendita sincrona) o del momento ultimo entro il quale possono essere formulate offerte migliorative (per il caso di vendita asincrona), con la conseguenza che è necessario comunicare questa informazione agli offerenti nel momento in cui, completato l'esame delle offerte, il professionista delegato indice la gara tra gli offerenti, a meno che essa non sia stata già preventivamente indicata nell'ordinanza di vendita pronunciata dal Giudice dell'esecuzione ex art. 569 c.p.c., nel quale caso si presumerà già conosciuta. L'inconveniente, comunque, appare di poco momento, atteso che i portali dei gestori delle vendite contemplano l'inserimento di questo elemento. Sempre a proposito dei rilanci, il relativo campo è costruito in guisa da consentire esclusivamente l'indicazione di un valore numerico assoluto (ad esempio “€ 1.000,00”) non contemplando la possibilità di riportare un valore percentuale (ad esempio “2%”). È quindi necessario che l'ordinanza di vendita, ove fissi in termini percentuali l'importo dei rilanci, precisi che quel valore può essere arrotondato dal professionista delegato. Si tratta di una previsione che è comunque normalmente contenuta nelle ordinanze di vendita. Infine, l'interoperabilità con i siti privati non avviene se essi non hanno proceduto ad accreditarsi sul Portale dopo aver reso conformi i propri siti alle specifiche tecniche pubblicate. Ove tale accreditamento non sia avvenuto si avrà come conseguenza che se dal Portale si accede al sito internet privato, si viene catapultati nella home page, il che obbliga a ricominciare da capo la ricerca del bene di interesse. Le modalità di pagamento del contributo di pubblicazione Le modalità di pagamento del contributo di pubblicazione sono oggi abbastanza limitate. Esso, in particolare, è eseguito secondo le regole tecniche di cui al d.m. n. 44/2011 – pubblicato nella G.U. n. 89 del 18 aprile 2011, (recante «Regolamento concernente le regole tecniche per l'adozione nel processo civile e nel processo penale delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, in attuazione dei principi previsti dal d.lgs. n. 82/2005, e successive modificazioni, ai sensi dell'art. 4, commi 1 e 2 del d.l. n. 193/2009, convertito nella l. n. 24/2010») e le relative specifiche tecniche di cui all'art. 34 del citato decreto, approvate dal DGSIA il18 luglio 2011 e successivi aggiornamenti. Si procede utilizzando l'apposito servizio a disposizione nella sezione Servizi del Portale dei Servizi Telematici (http://pst.giustizia.it), previa autenticazione tramite token crittografico (smart card o chiavetta). Accedendo al servizio Pagamenti occorre selezionare il pulsante “Nuova Richiesta di pagamento” e selezionare la tipologia “Pubblicazione dell'avviso di vendita sul portale vendite giudiziarie”. Purtroppo non è possibile modificare l'importo da pagare, sicché dovrà essere eseguita una procedura di pagamento per ogni lotto. A fronte di una operazione di pagamento, il sistema restituisce una ricevuta di avvenuto versamento (ricevuta telematica, RT). Detta ricevuta deve essere scaricata in locale senza apportare alcuna modifica al nome del file né al formato. In caso di erroneo pagamento del contributo, per il recupero delle relative somme si procede secondo le modalità previste dall'art. 4 del decreto MEF del 9 ottobre 2006. L'istanza di rimborso deve essere pertanto presentata in cancelleria per la necessaria istruzione della procedura e per l'emissione e l'invio del decreto di liquidazione alla competente Agenzia delle Entrate. L'estinzione della procedura per omesso versamento del contributo di pubblicazione L'importanza che il legislatore ha annesso alla pubblicazione dell'avviso di vendita sul portale si disvela in tutta la sua dirompenza nell'art. 13, comma 1, lett. ee) del citato d.l. n. 83/2015, che introducendo l'art. 631-bis all'interno del codice di rito, dispone che l'omessa pubblicazione (cui deve essere equiparata, per coerenza sistematica, la ritardata pubblicazione) dell'avviso di vendita sul Portale per causa imputabile al creditore procedente o al creditore intervenuto munito di titolo esecutivo (probabilmente la limitazione dell'ipotesi di estinzione alla sola omissione imputabile al creditore procedente ed ai creditori titolati poteva ricavarsi anche dall'applicazione dei principi generali, primo fra tutti quello di cui all'art. 153 c.p.c., ma la esplicitazione è comunque opportuna poiché stronca sul nascere possibili incertezze interpretative), comporta l'estinzione della procedura, a meno che la pubblicità sul Portale non sia stata effettuata perché i sistemi informatici del dominio giustizia non erano funzionanti, “a condizione che” (così la lettera delle disposizione) tale circostanza sia attestata dal responsabile dei sistemi informativi automatizzati del Ministero della giustizia (In dottrina sul punto non si è mancato di osservare come in assenza della predetta attestazione il malfunzionamento dei sistemi informativi può essere dato con altri mezzi (così Saletti, in Saletti, Vanz, Vincre, Le nuove riforme dell'esecuzione forzata, Torino, 2016, 360). Prima dell'intervento normativo in parola, sebbene non fossero mancate pronunce di segno contrario (Trib. Caltagirone 25 marzo 2008, in Corr. giur., 2008, 1309), si riteneva generalmente che l'omessa esecuzione degli adempimenti pubblicitari non potesse determinare di per sé, anche in ragione dell'assenza di una specifica previsione sul punto, l'estinzione della procedura, osservandosi che all'inerzia del creditore cui l'onere fosse stato imposto si poteva reagire affidando il relativo compito ad un custode diverso dal debitore (in questo senso Trib. Potenza 4 maggio 2011; Corte cost. n. 481/1993). L'art. 631-bis c.p.c. si inserisce in questo dibattito introducendo una evidente ipotesi di estinzione tipica della procedura, come si ricava dalla sua collocazione sistematica e dal richiamo ai commi secondo e terzo dell'art. 630 c.p.c. (rilievo officioso, operatività di diritto della causa di estinzione, reclamabilità dinanzi al collegio del provvedimento che dichiara l'estinzione ovvero rigetta la relativa eccezione). Si tratta, del resto, di soluzione coerente rispetto all'idea per cui sono da ricondurre all'estinzione tipica le ipotesi in cui il processo si estingue per l'inerzia della parte onerata dal darvi impulso, mentre sono atipiche le estinzioni che siano conseguenza di una oggettiva impossibilità di prosecuzione del processo. Da più parti è stato obiettato che la norma reca seco elementi di eccessiva rigidità, oltre che di contraddittorietà ed irragionevolezza, osservandosi come essa imponga che il processo, la cui celebrazione ha magari ha impegnato tempo e spese, anche significative, venga “cestinato” per una singola “disavventura processuale”, che di per sé non ne travolge il “ritmo” ma si limita a rallentarlo, con modesto aggravio per il lavoro del G.E (così si esprime, assai efficacemente, Iannicelli, Pubblicità sul Portale delle vendite pubbliche ed estinzione del processo esecutivo, in Riv. dir. proc., 2016, 6, 1599), e che la sua contraddittorietà ed irragionevolezza risiederebbe nel costringere il Giudice ad una declaratoria di estinzione della procedura anche ove l'avviso di vendita risultasse regolarmente pubblicato, unitamente all'ordinanza di vendita ed alla perizia di stima, sui siti internet e sulla stampa cartacea individuata dal Giudice dell'esecuzione, e financo per il caso in cui fossero state presentate offerte di acquisto o istanze di assegnazione (Iannicelli, 1600). Infine, non si è mancato di rilevare la possibile rilevanza costituzionale dell'ingiustificata differenziazione degli effetti processuali che conseguono alla omessa pubblicazione ed alla omessa partecipazione all'udienza, per la quale l'art. 631 c.p.c. prevede un mero rinvio (Iannicelli, 1600). Poiché il presupposto della declaratoria di estinzione riposa nella mancata pubblicazione per causa imputabile ai creditori titolati, e poiché la pubblicazione, a mente dell'art. 161-quater disp. att. c.p.c. avviene normalmente ad opera del professionista delegato (come tra un attimo si vedrà), secondo la dottrina (Lodolini, 256). le ipotesi di mancata pubblicazione imputabile al creditore sono essenzialmente due: 1. quella in cui la vendita non sia stata delegata; 2. quella in cui il creditore titolato ometta di fornire al delegato le somme necessarie al pagamento del contributo per la pubblicazione di cui all'art. 18-bis d.P.R. n. 115/2002. Con riferimento a questa seconda ipotesi, è evidente che essa costituisca, sul versante concreto, la più rilevante causa di operatività dell'art. 631-bis, ed è facilmente intuibile il fatto che quando il legislatore ha coniato la norma il suo pensiero era rivolto proprio all'omesso pagamento del contributo di pubblicazione. Che tuttavia il mancato versamento di quanto necessario al versamento del contributo di pubblicazione assurga a causa di estinzione (tipica) della procedura ai sensi del citato art. 631-bis c.p.c. è dubitabile, viste le modalità attraverso cui l'intendimento legislativo si è tradotto in lettera normativa. Invero, la stessa dottrina che giunge a siffatta conclusione opportunamente sottolinea che il mancato versamento del contributo spese non comporta in sé l'estinzione, ma costituisce elemento di valutazione della imputabilità al creditore della omessa pubblicazione nel termine fissato, sicché ad esempio non potrebbe dichiararsi l'estinzione della procedura laddove, pur a fronte del mancato versamento del fondo spese, la pubblicazione venisse comunque eseguita (ad esempio perché il pagamento del contributo è stato anticipato dal delegato che abbia inteso far fronte al ritardo del creditore, incorso in un disguido). Se così è, allora, l'omesso versamento del contributo di pubblicazione non concretizza in sé la mancata pubblicazione dell'avviso sul Portale, e quindi la fattispecie contemplata nell'art. 631-bis c.p.c. Invero, quella è una conseguenza futura, ulteriore ed eventuale, che potrebbe non ancora sussistere nel momento dello spirare del termine per il versamento fissato dal Giudice in quanto, ad esempio, il termine dei 45 giorni prima per la vendita non è ancora giunto (Montanaro, L'estinzione della procedura esecutiva ai sensi dell'art. 631-bis c.p.c., in Riv. es ecuz . for zata, 2018, 4, 712, e, si vis, D'Alonzo, Manuale del professionista delegato nelle esecuzioni immobiliari, Neldirittoeditore, 2019, 111. Da ciò consegue che se di estinzione vorrà discorrersi, si dovrà parlare di estinzione (atipica) per improseguibilità della procedura (con tutti i precipitati processuali che ne conseguono) poiché la mancanza di provvista economica impedisce l'esecuzione degli adempimenti necessari a consentire lo svolgimento del procedimento di liquidazione. La situazione, a ben vedere, è identica a quella, di stallo e di conseguente estinzione per improseguibilità, che viene a crearsi quante volte il creditore procedente ometta di versare il fondo spese disposto dal Giudice per il pagamento degli oneri necessari alla pubblicità (Trib. Reggio Emilia 22 febbraio 2010), oppure le spese «per gli atti necessari al processo», suscettibili, ai sensi dell'art. 8 del d.P.R. n. 115/2002, di essere poste in via di anticipazione a carico del creditore procedente (in questi termini, Cass. III, n. 12877/2016). Che l'omesso versamento del contributo di pubblicazione non dia luogo alla estinzione della procedura ex art. 631-bis c.p.c. è stato affermato da Cass. III, n. 8113/2022, secondo la quale «Il mancato rispetto del termine perentorio per la pubblicazione dell'avviso di vendita sul portale delle vendite pubbliche determina l'estinzione (tipica) dell'esecuzione forzata ex art. 631-bis c.p.c., mentre il mancato rispetto di quello ordinatorio per l'anticipazione delle spese di pubblicità (incluso il contributo per la pubblicazione sul portale delle vendite pubbliche prescritto dall'art. 18-bis del d.P.R. n. 115/2002) comporta l'impossibilità per la parte di compiere l'atto indispensabile per la prosecuzione del processo esecutivo, e la conseguente pronuncia di improseguibilità dello stesso». |