Fissazione di udienza a seguito dell'omesso versamento delle spese per la pubblicità commerciale

Giuseppe Caramia

Inquadramento

In tema di pubblicità delle vendite coattive, l'art. 490 c.p.c., norma di portata generale modificata dall'art. 13 del d.l. n. 83/2015 convertito con modificazioni dalla l. n. 132/2015, prevede l'obbligatorietà della pubblicazione degli avvisi di vendita sul Portale delle vendite pubbliche (https://pvp.giustizia.it/pvp/) e, per i beni immobili e i mobili registrati di valore superiore ad € 25.000,00, su appositi siti internet autorizzati dal Ministero, almeno 45 giorni prima dell'esperimento di vendita.

Inoltre, l'art. 490, comma 3 c.p.c. prevede come facoltativa la pubblicità con strumenti diversi; in particolare, su istanza del creditore procedente o dei creditori intervenuti muniti di titolo esecutivo, il giudice può disporre che l'avviso sia inserito almeno quarantacinque giorni prima del termine per la presentazione delle offerte una o più volte sui quotidiani di informazione locali aventi maggiore diffusione nella zona interessata e in alternativa, quando opportuno, sui quotidiani di informazione nazionali ovvero che sia divulgato con le forme della pubblicità commerciale. La presenza della congiunzione “anche” induce a ritenere che le forme di pubblicità ulteriori possono essere disposte d'ufficio dal giudice ove le stesse siano funzionali al miglior esito della liquidazione coattiva.

Al fine di far fronte alle spese necessarie per la pubblicità dell'avviso di vendita e degli altri allegati previsti dal comma 2 dell'art. 490 c.p.c., l'ordinanza di vendita, contenente la delega delle operazioni di vendita, generalmente prevede che il creditore procedente versi sul conto corrente acceso dal professionista delegato ed intestato alla procedura un importo a titolo di fondo spese. In via alternativa, si potrebbe prevedere che sia direttamente il creditore procedente a corrispondere i compensi dovuti al soggetto incaricato della pubblicità.

Formula

TRIBUNALE DI [1] ...

Sez. Esecuzioni Immobiliari [2]

Procedura Esecutiva r.g. n. ... / ...

promossa da ... c/ ...

Giudice dell'esecuzione: Dott. ...

ORDINANZA DI FISSAZIONE DI UDIENZA

Il Giudice dell'esecuzione,

- esaminata la relazione depositata dal professionista delegato [3] in data ... nella quale si dà atto che il creditore procedente non ha dato corso alla richiesta di versamento del fondo spese disposto con l'ordinanza di vendita e sollecitato dallo stesso delegato con PEC del [4] ...;

- rilevato che tale fondo spese è funzionale a dare corso alle forme di pubblicità obbligatorie e supplementari previste dalla medesima ordinanza di vendita;

- rilevato che l'inerzia del creditore incide sulla concreta possibilità di dare corso alla vendita coattiva, minando il fine stesso della procedura esecutiva;

- ritenuto opportuno sentire le parti in udienza ai sensi del combinato disposto degli artt. 485 c.p.c. e 172 disp. att. c.p.c., prima di dichiarare l'eventuale estinzione della procedura esecutiva per mancanza di interesse alla stessa;

P.Q.M.

fissa l'udienza del ... per la comparazione delle parti e del delegato alla vendita al fine di assumere i provvedimenti del caso.

Si comunichi alle parti ed al professionista delegato.

Luogo e data ...

Il Giudice dell'esecuzione ...

1. Indicare il Tribunale presso il quale pende la procedura esecutiva.

2. La formula può riguardare le procedure esecutive afferenti beni mobili registrati di valore superiore ad € 25.000,00.

3. Dal commissionario in caso di beni mobili.

4. Inserire la data con la quale il delegato, alla stregua di quanto previsto dall'ordinanza di vendita contenente la delega, ha chiesto al creditore procedente il pagamento del fondo spese.

COMMENTO

Il legislatore del 2015, ha previsto che in caso di omessa pubblicità della vendita sul Portale delle vendite pubbliche, la procedura sia suscettibile di declaratoria di estinzione ai sensi dell'art. 631-bis c.p.c.; una disciplina analoga, invece, non è stata prevista per il caso di omissione delle altre forme di pubblicità obbligatorie e supplementari previste dall'art. 490 commi 2 e 3 c.p.c., indicate dal giudice nell'ordinanza di vendita.

Al fine di ricostruire sistematicamente gli effetti della omessa pubblicità disposta dal giudice dell'esecuzione con l'ordinanza di vendita, vincolante per il professionista delegato, è opportuno prendere le mosse dall'elemento prodromico rappresentato dal fondo spese a ciò funzionale; quindi, è da chiedersi da dove rinvenga l'obbligo del creditore di versare tale fondo spese e quale sia la conseguenza della sua omissione.

In relazione al primo aspetto, l'art. 8 del d.P.R. n. 115/2002 (Testo unico delle spese di giustizia) stabilisce che ciascuna parte sostiene le spese degli atti processuali che compie e di quelli che chiede; inoltre, anticipa le spese per gli atti necessari al processo quando l'anticipazione è posta a suo carico dalla legge o dal magistrato.

La norma va letta unitamente all'art. 95 c.p.c. il quale dispone che le spese sostenute dal creditore procedente e da quelli intervenuti sono a carico di colui il quale ha subito l'esecuzione.

Pertanto, il creditore procedente anticipa i costi della procedura esecutiva che gli saranno rimborsati in sede di distribuzione del ricavato.

Una volta stabilito chi sia il soggetto onerato dal pagamento delle spese del procedimento esecutivo, è da vagliare quale sia la conseguenza dell'omesso versamento del fondo spese funzionale a dare corso alla pubblicità prevista dall'ordinanza di vendita. La soluzione è dettata dalla monolitica interpretazione del Giudice della nomofilachia per la quale tutte le condizioni di vendita fissate dal giudice dell'esecuzione, anche in relazione alla pubblicità integrativa di cui all'art. 490 c.p.c., devono essere rigorosamente rispettate a garanzia dell'uguaglianza e parità di condizioni tra tutti i potenziali partecipanti alla gara, nonché dell'affidamento da ciascuno di loro riposto nella trasparenza e complessiva legalità della procedura, per cui la loro violazione comporta l'illegittimità dell'aggiudicazione, che può essere fatta valere da tutti gli interessati e, cioè, da tutti i soggetti del processo esecutivo, compreso il debitore.

Ne consegue che se non viene effettuato il pagamento di quanto necessario per pubblicizzare la vendita nelle forme previste dalla legge e dal giudice dell'esecuzione, non potrà evidentemente darsi corso all'esperimento di vendita e, conseguentemente, il creditore tenuto al pagamento con il suo inadempimento avrà manifestato disinteresse per la procedura esecutiva e, ove non vi provveda altro creditore titolato, la procedura è suscettibile di estinzione per mancanza di interesse anche ai sensi dell'art. 100 c.p.c. In tal caso, l'eventuale estinzione dovrà essere disposta all'esito di una udienza ad hoc fissata in forza del combinato disposto di cui agli artt. 485 c.p.c. e 172 disp. att. c.p.c. al fine di sentire le parti. Come osservato dalla Corte di legittimità, tale disciplina è funzionale a dare attuazione ai principi del giusto processo anche nel procedimento esecutivo, consentendo il dispiegarsi del principio del contraddittorio tutte le volte in cui il giudice debba decidere su posizioni giuridicamente protette.

La mancata pubblicità obbligatoria prima della vendita giudiziale rende nulla l'aggiudicazione dell'immobile, senza che possa trovare applicazione l'art. 2929 c.c., che non opera quando la nullità degli atti anteriori alla vendita si riflette ex art. 159 c.p.c. sugli atti che ne dipendono, a partire dall'aggiudicazione, vale a dire l'atto esecutivo che con il decreto di trasferimento coattivo conclude la fase processuale della vendita (Cass. n. 13824/2010). Peraltro, le nullità afferenti alla pubblicità imposta dal giudice ex art. 490 con l'ordinanza che dispone la vendita, anche se non eccepita in sede di aggiudicazione, è idonea a riverberarsi sul decreto di trasferimento da contestare con lo strumento oppositivo generale previsto dall'art. 617 c.p.c.: l'omessa esecuzione - addebitabile a incuria o inerzia del creditore - delle forme di pubblicità disposte dal giudice dell'esecuzione, diverse dalla pubblicazione dell'avviso di vendita sul portale delle vendite pubbliche, pur non dando luogo all'estinzione del processo esecutivo ai sensi dell'art. 631-bis c.p.c., comporta, prima della vendita, la chiusura anticipata della procedura, e, dopo la vendita, ove tempestivamente denunciata con opposizione agli atti esecutivi, la caducazione del decreto di trasferimento (Cass. n. 8113/2022).

È necessario il rispetto delle condizioni complessive indicate nell'ordinanza di vendita, anche in punto di previsione di forme di pubblicità speciali e diverse da quelle obbligatoria, onde evitare vizi degli atti successivi (Cass. n. 9255/2015). Invero le condizioni di vendita fissate dal giudice dell'esecuzione, anche in relazione a eventuali modalità di pubblicità ulteriori rispetto a quelle minime di cui all'art. 490, devono essere rigorosamente rispettate a garanzia dell'uguaglianza e parità di condizioni tra tutti i potenziali partecipanti alla gara, nonché dell'affidamento da ciascuno di loro riposto nella trasparenza e complessiva legalità della procedura, per cui la loro violazione comporta la illegittimità dell'aggiudicazione, che può essere fatta valere da tutti gli interessati e, cioè, da tutti i soggetti del processo esecutivo, compreso il debitore (Cass. n. 31547/2023).

Il Giudice di legittimità (Cass. n. 8113/2022 in Ilprocessocivile.it, con nota di D'Alonzo), facendo il punto della situazione, ha distinto l'ipotesi dell'omessa pubblicità sul portale delle vendite pubbliche riconducibile alla responsabilità del creditore, che determina una forma di estinzione tipica della procedura esecutiva ex art. 631-bis, da quella della mancata effettuazione della pubblicità integrativa, anche obbligatoria su altri siti internet, nel termine indicato nell'ordinanza di vendite a causa dell'omesso versamento del fondo spese da parte del creditore, fattispecie in cui l'esecuzione sarà piuttosto dichiarata improseguibile per impossibilità del raggiungimento del proprio scopo.

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