Opposizione all'esecuzione su sequestro immobiliareInquadramentoControversa è la questione relativa alla “competenza” a decidere sulle questioni relative all'attuazione del sequestro conservativo: in specie, se la stessa spetti al giudice che ha emesso la misura (o al giudice del merito) oppure al G.E. Problematico appare infatti il coordinamento delle norme in materia di opposizioni esecutive con l'art. 669-duodecies, che nell'individuare la “competenza” in capo al giudice che ha disposto la misura fa salvo quanto previsto dagli artt. 677 e ss., e quindi anche dall'art. 678 c.p.c., quanto alla esecuzione del sequestro conservativo sui mobili. Inoltre, è complessa la questione che attiene al rapporto tra il giudizio di merito, ove è fatto valere il credito a garanzia del quale è stato autorizzato il sequestro, ed il merito dell'opposizione all'esecuzione od agli atti esecutivi. FormulaTRIBUNALE DI ... RGE n. ...; G.E. Dott. ... RICORSO IN OPPOSIZIONE ALL'ESECUZIONE AI SENSI DELL'ART. 615, COMMA 2, C.P.C. Nell'interesse del Sig. ..., rappresentato e difeso – come da procura in atti – dall'Avv. ... ed elettivamente domiciliato presso lo studio di quest'ultimo in ... CONTRO ..., rappresentato e difeso – come da procura in atti – dall'Avv. ... ed elettivamente domiciliato presso lo studio di quest'ultimo in ... SI PREMETTE 1) che in data ... veniva pronunciato nell'ambito del procedimento RG n. ... provvedimento di sequestro conservativo dei beni mobili e dei crediti in titolarità dell'esponente fino a concorrenza di Euro ...; 2) che in data ... si procedeva ad esecuzione del sequestro ai sensi dell'art. 679 c.p.c.; 3) che il sequestro si è convertito in pignoramento a seguito della emissione della sentenza n. ... che la controparte ritiene inopinatamente essere titolo idoneo a sorreggere l'intrapresa esecuzione; 4) che si procedeva, da parte del creditore, all'iscrizione a RGE n. ...; Ciò premesso, l'esponente, come sopra difeso e rappresentato, intende proporre opposizione all'esecuzione per i seguenti motivi: a) motivi relativi all'insussistenza del titolo o alla sua idoneità a sorreggere l'azione esecutiva (ad es.: si nega che la sentenza sia provvisoriamente esecutiva perché, ad esempio, ha natura di sentenza di mero accertamento); b) motivi relativi alla impignorabilità dei beni (ad es.: il bene è gravato da un fondo patrimoniale, impignorabile – a certe condizioni – ex art. 170 c.c.[1]); c) motivi relativi alla insussistenza del diritto di procedere in via esecutiva (ad es.: dopo la conversione del sequestro in pignoramento è avvenuto il pagamento integrale o parziale del dovuto; esiste un controcredito – venuto in essere successivamente – consacrato in un titolo giudiziale; d) altri eventuali motivi; Appare pertanto evidente che l'azione esecutiva è ingiusta e viziata per i motivi sopra esaminati. Tutto ciò premesso, l'istante, come sopra difeso e rappresentato, CHIEDE che il G.E.: – disponga con decreto reso inaudita altera parte o, in subordine, all'esito della comparizione delle parti, la sospensione dell'esecuzione; – nel merito, accerti l'ingiustizia e l'illegittimità della promossa esecuzione per i motivi sopra evidenziati [2]; – condanni l'opposto al pagamento delle spese processuali. Si allegano i seguenti documenti: 1) ...; 2) .... Luogo e data ... Firma Avv. ... 1. Nel caso previsto dall'art. 170 c.c., il creditore può agire esecutivamente (secondo le regole di preferenza prima individuate) a condizione che, al momento del sorgere dell'obbligazione, ignorava che la stessa fosse stata assunta per scopi estranei ai bisogni della famiglia, dovendosi ritenere che (in caso di opposizione da parte del debitore) la prova della consapevolezza del contrario da parte del creditore gravi sull'opponente (Trib. Parma 7 gennaio 1997), così come la prova della sussistenza delle condizioni che impediscono la pignorabilità dei beni costituiti nel fondo (Cass. n. 2970/2013; n. 4011/2013; n. 5385/2013): il debitore è quindi onerato della prova di quali siano i titoli dai quali le singole obbligazioni sono sorte ed il contesto nell'ambito del quale furono contratte, al fine di consentire al Giudice di pervenire, anche in via presuntiva, alla conclusione che le stesse non fossero riconducibili ai bisogni della famiglia (nel senso prima esposto) nonché alla conclusione della consapevolezza di tali elementi (che denotano l'estraneità dell'obbligazione ai bisogni della famiglia) da parte del creditore (Cass. n. 2970/2013). In tema di fondo patrimoniale il criterio identificativo dei crediti il cui soddisfacimento può essere realizzato in via esecutiva sui beni conferiti nel fondo va ricercato nella relazione esistente tra gli scopi per cui i debiti sono stati contratti e i bisogni della famiglia. Pertanto l'esecuzione sui beni del fondo, o sui frutti di esso, può avere luogo qualora la fonte e la ragione del rapporto obbligatoria abbiamo inerenza diretta e immediata con i bisogni della famiglia. È onere del creditore opposto dimostrare che i proventi dell'attività societaria siano destinati al soddisfo delle esigenze familiari (Cass. n. 16176/2018). Per altro verso, la giurisprudenza ha più volte chiarito che anche un debito contratto per l'esercizio dell'impresa può presentare un tale collegamento con i bisogni della famiglia (v. di recente Cass. n. 8881/2018). 2. Secondo la giurisprudenza costante, in sede di opposizione all'esecuzione fondata su titolo giudiziale possono essere dedotti soltanto i fatti modificativi o estintivi della pretesa del creditore che siano venuti in essere successivamente alla formazione del titolo stesso (Cass. n. 14636/2017; ma v. anche, tra le tante, Cass. n. 7637/2004; Cass. n. 11360/2010). Relativamente alla compensazione, va ricordato che le S.U. della Corte di Cassazione hanno chiarito che non possono essere dedotti in compensazione (anche in sede di opposizione all'esecuzione) crediti che, per non essere consacrati in un titolo esecutivo divenuto stabile (per non essere ancora sub iudice), risultino sforniti del requisito della “certezza” (Cass. S.U., n. 23225/2016). COMMENTOLa “competenza” a decidere sulle questioni relative all'attuazione del sequestro conservativo Secondo l'impostazione tradizionale, anche alla luce della nuova disciplina del procedimento cautelare uniforme, le contestazioni mosse in ordine all'attuazione del sequestro conservativo non assumono natura di opposizione all'esecuzione o agli atti esecutivi; tali contestazioni conservano la natura di eccezioni del soggetto che ha subito la misura cautelare, idonee soltanto a sollecitare l'esercizio, da parte del giudice della causa di merito, dei poteri di modifica, integrazione, precisazione o revoca del provvedimento, con la conseguenza che la competenza a decidere ogni questione in ordine all'attuazione di tale misura cautelare appartiene al giudice della causa di merito e non al giudice dell'esecuzione (Cass. n. 19101/2003; v. anche Cass. n. 4635/1993). Ciò nondimeno residua uno spazio per l'opposizione all'esecuzione laddove sia in contestazione la mancanza di una condanna esecutiva in favore del creditore, che è presupposto della conversione del sequestro in pignoramento (Cass. n. 3499/1986); altrettanto può dirsi per le opposizioni ove si faccia questione della impignorabilità dei beni; ovvero ove si deduca un fatto modificativo o estintivo successivo alla conversione del sequestro in pignoramento; Nella fase attuativa del sequestro, la validità formale di un singolo atto può essere contestata solo con il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 5582/2013). Ciò sul presupposto che il sequestro conservativo sui crediti si esegue secondo le norme stabilite per il pignoramento, ed è quindi operante il sistema proprio del processo esecutivo. Rapporti tra il giudizio di merito relativo al diritto a cautela del quale fu concesso il sequestro e fase di merito dell'opposizione esecutiva Complessa si presenta la questione che attiene al rapporto tra il giudizio di merito, ove è fatto valere il credito a garanzia del quale è stato autorizzato il sequestro, ed il merito dell'opposizione all'esecuzione od agli atti esecutivi. Riguardo alla seconda questione, la giurisprudenza ha chiarito che, ancorché assunto nelle forme dell'ordinanza e privo di un'esplicita statuizione sulla competenza, il provvedimento con cui il giudice dell'esecuzione, adito in sede di opposizione all'esecuzione promossa, nelle forme previste dall'art. 615 c.p.c., avverso l'attuazione di un sequestro conservativo, assegni all'opponente un termine perentorio per la riassunzione del giudizio innanzi al giudice della causa di merito, ove è fatto valere il credito a garanzia del quale è stato autorizzato il sequestro, è impugnabile con regolamento di competenza. Difatti detto provvedimento presuppone la negazione della competenza funzionale del giudice adito, così da costituire una decisione irretrattabile sulla competenza, in quanto postula che si sia esaurita la funzione decisoria del giudice sul punto, con esclusione della possibilità, per lo stesso giudice, di declinare o affermare la competenza nell'ulteriore corso del processo (Cass. n. 19101/2003; ma v. contra Cass. n. 21255/2014). Impugnazione dell'ordinanza di assegnazione Secondo la giurisprudenza di legittimità, l'ordinanza con cui il giudice dell'esecuzione, a definitiva chiusura della procedura di attuazione di un sequestro conservativo presso terzi, assegni i crediti dichiarati dal terzo, nei limiti della relativa pignorabilità, è impugnabile esclusivamente con l'opposizione agli atti esecutivi ex art. 617 c.p.c., anche in relazione alla corretta liquidazione delle spese dello stesso procedimento di attuazione; diversamente, ove il giudice abbia inteso sospendere il procedimento di attuazione, a seguito di un'opposizione all'esecuzione formalmente proposta dal debitore ai sensi dell'art. 615 c.p.c., l'ordinanza sarà impugnabile con il reclamo di cui all'art. 624 c.p.c., restando comunque esclusa la possibilità di proporre l'appello. In entrambi i casi, solo a seguito della proposizione di un'opposizione all'esecuzione il giudice, previa liquidazione delle spese della fase sommaria, è tenuto (sempre che l'opponente non vi rinunci) a fissare il termine per l'instaurazione della fase di merito del giudizio di opposizione, potendo, in mancanza, la parte interessata, chiedere l'integrazione del provvedimento ai sensi dell'art. 289 c.p.c., ovvero procedere direttamente alla instaurazione del suddetto giudizio, in tale sede proponendo anche tutte le contestazioni relative all'eventuale liquidazione delle spese relative alla fase sommaria del giudizio di opposizione (Cass. n. 27073/2021). Coordinamento degli artt. 679 c.p.c. e 156 disp. att. c.p.c. con l'art. 557, comma 2 c.p.c., come novellato L'esecuzione sui beni (immobili) sequestrati è disciplinata dall'art. 156 disp. att. c.p.c. Si pone la questione se oltre alle attività da compiere ai sensi di tale disposizione il creditore sequestrante debba – dopo la conversione del sequestro in pignoramento – curare anche le ulteriori attività di cui all'art. 557 c.p.c. Il novellato art. 557, comma 2 c.p.c. in specie prevede che il creditore debba procedere al deposito della nota di iscrizione a ruolo, con copie conformi di titolo, precetto ed atto di pignoramento entro quindici giorni dalla consegna dell'atto di pignoramento. In merito a tale disposizione, si osserva che il recente correttivo Cartabia (d.lgs. n. 164/2024) ha modificato il comma in esame che adesso prevede chiaramente che, tra le attività che il creditore deve compiere all'atto dell'iscrizione a ruolo, vi è quella del deposito, entro 15 gg. dalla consegna dell'atto di pignoramento a pena di inefficacia, di copie conformi del titolo esecutivo, del precetto, dell'atto di pignoramento e della nota di trascrizione. La pregressa formulazione dell'art. 557 c.p.c., invero, al terzo comma, comminava l'inefficacia del pignoramento in caso di omesso o intempestivo deposito “(del)la nota di iscrizione a ruolo e (del)le copie dell'atto di pignoramento, del titolo esecutivo e del precetto sono depositate oltre il termine di quindici giorni dalla consegna al creditore” e sulla questione se l'omesso o intempestivo deposito della nota di trascrizione comportasse l'inefficacia del pignoramento si erano formati due orientamenti: uno secondo cui l'inefficacia si configurava anche in questo caso (Cass. n. 4751/2016) e l'altro, contrario, sostenuto dapprima dalla giurisprudenza di merito e poi avallato dalla S.C. (Cass. n. 6873/2024). Il correttivo, concentrando la disciplina in esame nel secondo comma (difatti dal terzo viene espunto ogni riferimento alle conseguenze dell'omesso compimento dell'attività in esame) ha rimediato al “disallineamento” tra il secondo e il terzo comma della disposizione e quindi “codificato” l'orientamento (di fatto minoritario) per cui l'omesso deposito della nota di trascrizione comportasse l'inefficacia del pignoramento. È quindi inequivoco, per quanto discutibile, tenuto conto della difficoltà di procurarsi la nota di trascrizione in tempi così brevi, che anche il mancato deposito di tale atto, nel termine previsto, inciderà sul pignoramento, determinandone l'inefficacia. La disposizione va adattata al caso in cui il pignoramento derivi dalla conversione del sequestro nel senso che segue: 1) il creditore dovrà procedere entro sessanta giorni dalla pronuncia della sentenza esecutiva al deposito della stessa presso la Cancelleria del G.E. (individuato in base al luogo ove sono situati gli immobili); 2) oltre a ciò il creditore dovrà nell'ulteriore termine di quindici giorni procedere alle attività di cui all'art. 557, comma 2, cit.; 3) benché l'art. 156 disp. att. c.p.c. non lo richieda all'atto dell'iscrizione a ruolo la sentenza in base alla quale è avvenuta la conversione del sequestro in pignoramento andrà depositata con attestazione di conformità da parte del difensore del creditore; 4) non dovrà procedersi al deposito del precetto e del pignoramento (che in questo caso discende dalla conversione del sequestro per il solo fatto che sia stata pronunciata sentenza di condanna esecutiva in favore del creditore) . Invece, tenuto conto della modifica dell'art. 557, comma 2, c.p.c. potrebbe ritenersi che il creditore sia tenuto a depositare la nota relativa all'annotazione della pronunciata sentenza di condanna in favore del creditore. Il mancato, intempestivo o inesatto compimento delle predette attività potrà essere oggetto di rilievo officioso da parte del G.E. (Trib. Milano n. 9446/2016, conf. da App. Milano n. 146/2017) o dedotto da parte del debitore. |