Atto di precetto nei confronti di una pubblica amministrazione

Girolamo Venturella

inquadramento

A norma dell'art. 479 c.p.c., il creditore, prima di avviare l'azione esecutiva, deve notificare l'atto di precetto, che è atto prodromico all'esecuzione forzata e requisito formale per la validità del successivo atto di pignoramento. Il contenuto dell'atto di precetto è delineato dall'art. 480 c.p.c. e consiste nella formale intimazione al debitore ad adempiere l'obbligazione risultante dal titolo esecutivo – nella specie, decreto ingiuntivo – entro un certo termine (di regola, non inferiore a dieci giorni), con l'avvertenza che, in caso di mancato pagamento, si procederà ad esecuzione forzata. Questo essenziale schema normativo si arricchisce di alcune peculiarità qualora ad essere debitrice sia una Pubblica Amministrazione. Infatti, l'art. 14, comma 1, del d.l. n. 669/1996, conv. in l. n. 30/1997, allo scopo di evitare un aggravio di esborsi per l'ente pubblico (ossia, le spese e gli onorari di precetto), prevede che «Le amministrazioni dello Stato e gli enti pubblici non economici completano le procedure per l'esecuzione dei provvedimenti giurisdizionali e dei lodi arbitrali aventi efficacia esecutiva e comportanti l'obbligo di pagamento di somme di danaro entro il termine di centoventi giorni dalla notificazione del titolo esecutivo. Prima di tale termine il creditore non può procedere ad esecuzione forzata né alla notifica di atto di precetto». Occorre, dunque, dapprima notificare il titolo esecutivo; attendere il pagamento spontaneo di quanto spettante per capitale e accessori liquidati nel titolo nei successivi centoventi giorni; e procedere dunque, in caso di mancato adempimento, all'avvio dell'azione esecutiva, che dev'essere preceduta dalla notifica del precetto.

Si specifica che anche la norma di cui all'art. 479 c.p.c. è stata interessata dalla Riforma del processo civile ad opera del d.lgs. n. 149/2022, Cartabia. In particolare, l'art. 479 fa parte del novero di quelle disposizioni collaterali all'art. 475 del c.p.c. ove, fino all'entrata in vigore della Riforma, si faceva riferimento alla spedizione del titolo con apposta la formula esecutiva. La modifica apportata, dunque, risulta essere di mero coordinamento. Va a questo proposito ricordato che la riforma adesso prevede il “potere” della formazione del documento utilizzabile come titolo esecutivo spetti al difensore del creditore procedente. Pertanto, Per la notificazione del titolo esecutivo e del precetto, la formula “in forma esecutiva” è stata sostituita dalla “copia attestata conforme all'originale”. Infatti, il nuovo art. 479 c.p.c. dispone che: «se la legge non dispone altrimenti, l'esecuzione forzata deve essere preceduta dalla notificazione del titolo in copia attestata conforme all'originale e del precetto. La notificazione del titolo esecutivo deve essere fatta alla parte personalmente a norma degli articoli 137 e seguenti; (ma, se esso è costituito da una sentenza, la notificazione, entro l'anno dalla pubblicazione, può essere fatta a norma dell'art. 170 c.p.c.). Il precetto può essere redatto di seguito al titolo esecutivo ed essere notificato insieme con questo, purché la notificazione sia fatta alla parte personalmente».

Il d.lgs. n. 164/2024, c.d. correttivo, ha introdotto delle importanti novità, tra cui l'introduzione di un nuovo elemento nell'atto di precetto, che ai sensi del nuovo terzo comma dell'art. 480 c.p.c., dovrà ora contenere «l'indicazione del giudice competente per l'esecuzione e, se è sottoscritto dalla parte personalmente, la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui ha sede il giudice oppure l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o l'elezione di un domicilio digitale speciale». In mancanza di tale indicazione, «le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del giudice stesso, salvo quanto previsto dall'art. 149-bis».

Dunque, sempre nell'ottica dell'ormai completa informatizzazione del processo, si interviene anche sull'art. 480.

Al terzo comma viene introdotto l'obbligo di indicare anche il giudice competente per l'esecuzione. Inoltre, se è sottoscritto dalla parte personalmente, il nuovo testo normativo prevede che l'indicazione della residenza o l'elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il giudice competente per l'esecuzione possano essere sostituite dall'indicazione di un indirizzo di posta elettronica certificata o dall'elezione di un domicilio digitale speciale. In mancanza, le notificazioni continueranno ad essere effettuate presso la cancelleria, a meno che il destinatario non sia un soggetto per il quale la legge prevede l'obbligo di munirsi di un indirizzo di posta elettronica certificata oppure ha eletto domicilio digitale ai sensi dell'art. 3-bis, comma 1-bis del CAD, giacché in questo caso dovranno trovare applicazione le disposizioni di cui all'art. 149-bis e quindi la notifica sarà effettuata, come si è visto, mediante deposito nell'apposita area riservata sul portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia. In mancanza di tali indicazioni “le opposizioni al precetto si propongono davanti al giudice del luogo in cui è stato notificato e le notificazioni alla parte istante si fanno presso la cancelleria del giudice stesso, salvo quanto previsto dall'art. 149-bis”.

Formula

ATTO DI PRECETTO

(ARTT. 479, 480 E 654 C.P.C.)

.... [1] agli effetti del presente atto rappresentato e difeso – come da procura in calce al presente atto – dall'Avv. .... [2] (C.F. ...., PEC ....), presso il quale è elettivamente domiciliato nello studio in .... via ....

PREMESSO CHE

– con decreto ingiuntivo n. .... in data ...., il .... [3] di .... [4] condannava .... [5] a pagare a .... [6] la somma capitale di Euro ...., oltre interessi al saggio .... con decorrenza dal ...., oltre alle spese del procedimento monitorio liquidate in ....;

– il predetto decreto ingiuntivo – dichiarato immediatamente esecutivo ex art. 642 c.p.c. – è stato notificato in copia conforme all'originale e spedito in forma esecutiva in data .... a mezzo .... [7] ;

– del predetto provvedimento è stata richiesta la registrazione all'Agenzia delle Entrate di .... [8] con versamento dell'imposta di Euro ....;

– nonostante sia trascorso il termine di centoventi giorni dalla notificazione del titolo suddetto, come previsto dall'art. 14 del d.l. n. 669/1996, conv. in l. n. 30/1997, ad oggi l'ente debitore non ha dato esecuzione al titolo stesso, sicché nulla osta a che si proceda al recupero coattivo del credito.

CIò PREMESSO,

INTIMA E FA PRECETTO

a .... [9] , in persona del .... [10] p.t., di provvedere – entro il termine di .... [11] giorni dalla notificazione di questo atto – di pagare a .... [12] le seguenti somme:

– capitale determinato nel titolo esecutivo Euro ....

– interessi Euro ....

nonché di provvedere al pagamento in favore di .... [13] dei seguenti importi:

– compenso liquidato decreto ingiuntivo Euro ....

– spese liquidate nel decreto ingiuntivo Euro ....

– spese di registrazione presso l'Agenzia delle Entrate Euro ....

– spese per il rilascio di copia esecutiva e di copia della predetta Euro ....

– spese per la notificazione del titolo esecutivo Euro ....

– compenso per l'atto di precetto Euro ....

– rimborso spese generali (15%) Euro ....

– contributo Cassa Previdenza Avvocati (4%) Euro ....

– IVA (22%) sull'importo di Euro .... Euro ....

e per un totale di complessivi Euro ....

oltre agli interessi al saggio .... [14] dal .... al saldo e ad ulteriori compensi e spese occorrende.

AVVERTE

.... [15] che

– in mancanza di integrale adempimento entro il termine suindicato, si procederà ad esecuzione forzata [16] .

AVVERTE ALTRESÌ

Che il debitore può, ex art.480, comma 2 c.p.c., con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, porre rimedio alla situazione di sovraindebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore.

E che ai sensi del terzo comma dell'art. 480 c.p.c., il giudice competente per l'esecuzione è il Tribunale di ....

Luogo e data ....

Firma Avv. .... [17]

[1]Creditore.

[2]Difensore del creditore.

[3]Specificare: Giudice di Pace o Tribunale.

[4]Località.

[5]Pubblica Amministrazione debitrice.

[6]Creditore.

[7]Specificare le modalità di notificazione.

[8]Località.

[9]Pubblica Amministrazione debitrice.

[10]Indicare l'organo istituzionalmente deputato a rappresentare l'ente.

[11]Ai sensi dell'art. 480 c.p.c. il termine, fissato dall'intimante, non può essere inferiore a dieci giorni, salva l'esenzione dal termine ex art. 482 c.p.c., la quale consente di intimare l'adempimento “immediatamente”.

[12]Creditore.

[13]Creditore.

[14]Specificare: legale (o di legge); exd.lgs. n. 231/2002; contrattuale (ad esempio, Euribor + x%); ecc.

[15]Pubblica Amministrazione debitrice.

[16]Deve escludersi la necessità di avvertire la P.A. debitrice circa la possibilità di ricorrere alle procedure di sovraindebitamento, ai sensi della l. n. 3/2012, benché tale onere sia previsto sul piano generale dallo stesso art. 480, comma 2, ult. per. c.p.c.

[17]Difensore del creditore.

commento

Il precetto consiste nell'intimazione di adempiere l'obbligo risultante dal decreto ingiuntivo (ovvero, da altro titolo giudiziale) entro il termine indicato dal creditore nello stesso atto. Il termine non può essere inferiore a 10 giorni dalla notificazione del precetto, ma l'art. 642 c.p.c. consente al giudice di autorizzare l'esecuzione senza l'osservanza del termine ex art. 482 c.p.c.

Nel rinviare alle formule sul precetto in generale per gli ulteriori approfondimenti, occorre qui evidenziare che lo speciale spatium deliberandi di 120 giorni concesso alle amministrazioni dello Stato e agli altri enti pubblici non economici dall'art. 14 del d.l. n. 669/1996, conv. in l. n. 30/1997, deve necessariamente essere rispettato dal creditore, comportando ex lege una vera e propria sospensione dell'efficacia esecutiva del titolo, sicché la notifica del precetto effettuata prima dello spirare di tale termine dilatorio comporta l'inefficacia del precetto stesso (Cass. III, n. 6346/2011). Da quanto precede, la stessa giurisprudenza fa discendere che la reazione da parte della P.A. debitrice, rispetto ad una intempestiva attività del creditore (notifica del precetto prima del termine predetto, seguita o meno dallo stesso pignoramento) va qualificata come opposizione all'esecuzione ex art. 615 c.p.c., contestandosi il diritto del creditore stesso di procedere ad esecuzione forzata, sicché essa può essere proposta anche al di là del ristretto termine previsto dall'art. 617 c.p.c. per l'opposizione agli atti esecutivi (v. Cass. III, n. 7360/2009; nello stesso senso, Cass. IV, n. 4357/2010). L'art. 14, comma 1-bis d.l. cit., stabilisce poi che « .... gli atti di precetto nonché gli atti di pignoramento e sequestro devono essere notificati a pena di nullità presso la struttura territoriale dell'Ente pubblico nella cui circoscrizione risiedono i soggetti privati interessati e contenere i dati anagrafici dell'interessato, il codice fiscale ed il domicilio». La cennata disposizione prosegue con l'individuazione di un foro speciale per il pignoramento di crediti presso terzi ove il debitore sia un Ente o Istituto esercente forme di previdenza ed assistenza obbligatorie organizzati su base territoriale.

Rileva, infine, il disposto dell'art. 26-bis c.p.c. (inserito nel codice di rito dall'art. 19 del d.l. n. 132/2014, conv. in legge n. 162/2014, che ha anche rimodulato il precedente art. 26 e modificato dall'art. 1, commi 29 e 37, della l. 26 novembre 2021.), a mente del quale «Quando il debitore è una delle pubbliche amministrazioni indicate dall'articolo 413, quinto comma, per l'espropriazione forzata di crediti è competente, salvo quanto disposto dalle leggi speciali, il giudice del luogo dove ha sede l'ufficio dell'Avvocatura dello Stato nel cui distretto il creditore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede. Fuori dei casi di cui al primo comma, per l'espropriazione forzata di crediti è competente il giudice del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede».

Pertanto, il creditore ben può notificare il titolo esecutivo non solo presso l'articolazione periferica dell'ente, ma anche presso la sede centrale, ex art. 479, comma 2 c.p.c. (Cass. n. 15361/2011), mentre è tenuto a notificare il precetto e l'atto di pignoramento (che, si rammenta, anche nella forma del “presso terzi” exartt. 543 ss. c.p.c., è atto a struttura composta e plurisoggettiva, constando anche dell'ingiunzione di cui all'art. 492 c.p.c., di specifica competenza dell'ufficiale giudiziario) esclusivamente «presso la struttura territoriale dell'Ente pubblico nella cui circoscrizione risiedono i soggetti privati interessati». Deve poi evidenziarsi che, nonostante l'incerto richiamo operato – ai fini della delimitazione dell'ambito soggettivo di riferimento – dall'art. 26-bis, comma 1, all'art. 413, comma 5 c.p.c., per l'individuazione della nozione di P.A. dottrina e giurisprudenza fanno comunemente riferimento al disposto dell'art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165/2001 (v. Cass. n. 8172/2018).

Da quanto precede, emerge quindi che la ratio dell'art. 14, comma 1-bis, cit., non è (almeno, in parte qua) ravvisabile nell'esigenza di determinare il foro competente per l'espropriazione forzata di crediti in danno della P.A., bensì di concentrare la gestione degli atti, sul piano amministrativo, presso l'articolazione territoriale dell'Ente che – ratione loci – è competente, avuto riguardo alla residenza dei soggetti privati interessati. Pertanto, la nullità comminata da detta norma (da denunciare, ai sensi dell'art. 617 c.p.c., entro venti giorni dalla notifica) può concernere solo l'atto di precetto, ovvero l'atto di pignoramento, ma non già perché tendenti a radicare il procedimento presso il giudice dell'esecuzione non competente per territorio, bensì in quanto non notificati presso l'articolazione periferica dell'Ente, “legittimata” ex lege a ricevere detti atti.

Altra questione è, invece, quella della competenza per territorio per l'espropriazione di crediti in danno della P.A., che è appunto oggi regolata dall'art. 26-bis, comma 1 c.p.c., ove si stabilisce che è competente il tribunale del luogo in cui il terzo, debitor debitoris, ha la residenza, il domicilio, la dimora, ovvero (se persona giuridica) la sede, e ciò «salvo quanto disposto dalle leggi speciali». Queste ultime, nella sostanza (v. la già citata Cass. n. 8172/2018), regolamentano le ipotesi di pignorabilità dei crediti esclusivamente presso determinati cassieri o tesorieri (si veda, ad es., il disposto dell'art. 1-bis della l. n. 720/1984, istitutiva del servizio di tesoreria unica), così incidendo sulla individuazione del foro competente: da un lato (in via indiretta), mediante restringimento del novero dei terzi, e dall'altro (in via diretta), individuando specificamente ed esclusivamente (in deroga al criterio della sede) il foro del luogo del pagamento, ossia del luogo di espletamento del servizio secondo gli accordi fra la P.A. ed il cassiere o tesoriere (così la più volte citata Cass. n. 8172/2018).

Ci si è chiesti se il termine ex art. 14 d.l. n. 669/1996 sia da considerare sospeso nel periodo tra il 9 marzo 2020 e l'11 maggio 2020 per effetto dell'art. 83, comma 2 d.l. n. 18/2020 (come modificato – limitatamente alla proroga all'11 maggio 2020 – dall'art. 36 d.l. n. 23/2020), il quale – nell'ambito della legislazione d'emergenza volta al contenimento dell'epidemia da Covid-19 – dispone la sospensione del «decorso dei termini per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili e penali».

Il termine di 120 giorni è estraneo al processo esecutivo e, dunque, dovrebbe concludersi per l'inapplicabilità del citato art. 83; tuttavia, si deve osservare che esso presidia l'attività della pubblica amministrazione debitrice, in relazione alla quale si è rilevato che «la disposizione denunciata, accordando alle amministrazioni statali e agli enti pubblici non economici, attraverso il differimento dell'esecuzione, uno spatium adimplendi per l'approntamento dei mezzi finanziari occorrenti al pagamento dei crediti azionati, persegue lo scopo di evitare il blocco dell'attività amministrativa derivante dai ripetuti pignoramenti di fondi, contemperando in tal modo l'interesse del singolo alla realizzazione del suo diritto con quello, generale, ad una ordinata gestione delle risorse finanziarie pubbliche» (Corte cost. n. 142/1998) e ha lo scopo «di consentire alla P.A. di far luogo ad un adempimento da considerare spontaneo, senza dovere perciò sopportare le spese degli atti preparatori» (Cass. n. 590/2009).

Perciò, poiché la notificazione del titolo esecutivo implica l'avvio di un procedimento amministrativo volto al pagamento del debito dell'Amministrazione, il termine deve reputarsi sospeso ai sensi dell'art. 103, comma 1 d.l. n. 18/2020, il quale stabilisce che «ai fini del computo dei termini ordinatori o perentori, propedeutici, endoprocedimentali, finali ed esecutivi, relativi allo svolgimento di procedimenti amministrativi su istanza di parte o d'ufficio, pendenti alla data del 23 febbraio 2020 o iniziati successivamente a tale data, non si tiene conto del periodo compreso tra la medesima data e quella del 15 aprile 2020 [ora 11 maggio 2020, stante la proroga ex art. 37 d.l. n. 23/2020]».

Conseguentemente, che nel computo del termine di 120 giorni intercorrente tra la data di notifica del titolo esecutivo e quella del precetto non deve aversi riguardo al periodo tra il 23 febbraio 2020 e il 15 maggio 2020.

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