Memoria di contestazione ex art. 549 c.p.c. nel caso in cui il rapporto di tesoreria sia gestito in regime di anticipazione di cassa

Alessandro Auletta

Inquadramento

L'istituto dell'anticipazione di cassa con riferimento agli Enti locali è regolato dall'art. 222, d.lgs. n. 267/2000 (c.d. TUEL).

A mente del primo comma dell'art. 222, cit., «il tesoriere su richiesta dell'ente corredata dalla deliberazione della giunta, concede allo stesso anticipazioni di tesoreria, entro il limite massimo dei tre dodicesimi delle entrate accertate nel penultimo anno precedente».

Avuto riguardo alla necessità di fronteggiare la crisi finanziaria degli Enti locali, il limite appena indicato è stato - nel corso degli ultimi anni, e con provvedimenti “temporanei” più volte “prorogati” - elevato da tre a cinque dodicesimi.

La Corte Costituzionale (Corte cost. n. 188/2014), nel valutare la compatibilità con l'art. 119 Cost. di una norma posta dalla Provincia autonoma di Bolzano che riconosceva all'assessore provinciale alle finanze la possibilità di avvalersi di altri istituti di credito, diversi dal tesoriere unico, per l'assunzione di anticipazioni di cassa, in misura illimitata e da contabilizzarsi nelle partite di giro, nel dichiarare la incostituzionalità di tale disposizione, ha sottolineato che «la regola aurea è pur sempre rappresentata dal divieto di indebitamento per spese diverse dagli investimenti, ragione per la quale i concetti di indebitamento e di investimento, necessari per scrutinare la legittimità di norme denunciate in riferimento a tale regola, devono essere univoci sull'intero territorio nazionale e, per questo motivo, la loro emanazione è di competenza dello Stato, anche in attuazione del principio unitario (art. 5 Cost.), dei poteri di coordinamento della finanza pubblica (art. 117, comma 3 Cost.), della tutela degli equilibri di bilancio (art. 81 Cost.), e dell'ordinamento civile (art. 117, comma 2 lett. l) Cost.)».

D'altro canto, anche la giurisprudenza contabile ha evidenziato che “non è conforme ai principi di sana gestione finanziaria l'utilizzo dell'anticipazione di tesoreria quale forma sistematica di finanziamento dell'ente, trattandosi di una forma di indebitamento a breve termine consentita solo per esigenze eccezionali e per far fronte a temporanei problemi di liquidità” (Corte Conti, Sardegna, n. 63/2012).

Deve quindi escludersi che il ricorso all'anticipazione di cassa sia stato “normalizzato” per effetto della sua disciplina ad opera dell'art. 222 TUEL.

Controversa è la questione se le somme di cui il Comune dispone in regime di anticipazione di cassa siano pignorabili (v. commento).

Formula

TRIBUNALE DI ... [1]

RGE N. ..., G.E.: DOTT. ...

ATTO DI CONTESTAZIONE EX ART. 549 C.P.C.[2]

Il Sig. ... nato a ..., il ..., C.F. ..., rappresentato e difeso, come da procura in calce (oppure, a margine), dall'Avv. ..., ed elettivamente domiciliato presso lo studio dello stesso in ..., via ...

RAPPRESENTA

1) di avere intrapreso una procedura esecutiva per espropriazione di crediti contro il Comune di ..., nei confronti dell'Istituto di credito tesoriere;

2) che in particolare il pignoramento fu notificato all'Ente debitore in data ... ed al terzo tesoriere in data ...;

3) che la procedura veniva iscritta al RGE n. ... ed assegnata al G.E. Dott. ...;

4) che il terzo ha reso la prescritta dichiarazione di quantità formalmente negativa, evidenziando che le somme giacenti sul conto intestato al Comune sono disponibili in regime di anticipazione di cassa ex art. 222 TUEL.

All'udienza del ... l'istante ha fatto istanza per contestare la suddetta dichiarazione ed il G.E. ha dato termine fino al ... per la notifica di un atto di significazione al debitore ed al terzo, fissando per la comparizione delle parti l'udienza del ....

Con il presente atto il Sig. ..., come sopra rappresentato e difeso, intende contestare ex art. 549 c.p.c. la dichiarazione di quantità resa dal terzo e, suo tramite, la delibera di impignorabilità adottata dall'Ente esecutato,

per i seguenti motivi:

a) le somme di cui l'Ente locale dispone in regime di anticipazione di cassa sono pignorabili, in quanto:

- la giurisprudenza ammette la pignorabilità dei crediti futuri ed inesigibili la cui emersione dalla dichiarazione di quantità può giustificare l'adozione di una ordinanza di assegnazione condizionata (Cass. n. 19501/2009), sempreché sia individuato il rapporto da cui tali crediti scaturiscono e non si tratti di una eventualità mera.

[b) eventuali altri motivi di contestazione];

Pertanto, tutto ciò premesso e considerato, l'istante

CHIEDE

che il G.E. voglia accertare:

a) la natura positiva della dichiarazione di quantità;

b) [eventuali altre domande];

e che conseguentemente il G.E. provveda all'assegnazione del credito pignorato, con condanna alla refusione delle spese di esecuzione.

Si allegano i seguenti documenti: ....

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. Indicare il Tribunale ove pende l'esecuzione.

2. Sulla individuazione della sede ove far valere vincoli di indisponibilità delle somme o porre questioni comunque connesse alla natura dei rapporti tra debitore esecutato e tesoriere, v. Trib. Napoli Nord 5 febbraio 2020.

Sulle caratteristiche dell'accertamento endo-esecutivo dell'obbligo del terzo v. Cass. n. 22123/2022.

COMMENTO

Pignorabilità delle somme detenute in regime di anticipazione di cassa: la tesi favorevole

Alla stregua di un primo orientamento pretorio, le somme in questione sarebbero pignorabili e quindi assegnabili, essenzialmente muovendo dal rilievo della riconosciuta pignorabilità dei crediti futuri o inesigibili (Trib. Napoli 12 aprile 2010/o.).

La tesi dottrinale che muove da una ricostruzione civilistica della fattispecie

Secondo una parte della dottrina la fattispecie sarebbe regolata dagli artt. 1842 e 1843 c.c. (Pucciariello, Espropriazione presso terzi e servizio di tesoreria: può essere apposto il vincolo ex art. 543 c.p.c. sulla somma rimessa dalla Regione sul conto corrente assistito da apertura di credito, in Riv. esec uz . forz ata, 2010, 963).

Ad avviso di tale dottrina, che parte da una remota pronuncia in senso inverso all'orientamento prima citato (Pret. Monza 3 marzo 1989), l'accreditato ha la disponibilità economica della somma ma non anche la disponibilità giuridica della stessa con la conseguenza che l'assegnazione resterebbe subordinata alla mera volontà del debitore esecutato e sarebbe, quindi, impossibile: «non è possibile sottoporre a pignoramento il credito futuro, eventuale e condizionato che l'accreditato vanterà nei confronti della banca quando eserciterà, se lo vorrà, il potere di esigere le somme messe a sua disposizione, perché la posizione giuridica attiva non appare in questo momento dotata di capacità satisfattiva futura».

Pertanto, se la chiave di lettura della questione è offerta (in un senso o nell'altro) dalla potestatività della posizione dell'accreditato, occorre notare che il diritto potestativo è, di norma, non cedibile; inoltre, la somma “anticipata” sarebbe impignorabile in quanto non solo temporaneamente inesigibile ma in quanto non dovuta, essendo la relativa debenza collegata all'esercizio di un diritto potestativo del debitore che non integra una condizione in senso tecnico ma un elemento costitutivo del tipo contrattuale di riferimento.

La tesi giurisprudenziale che esclude la pignorabilità delle somme detenute in regime di anticipazione di cassa

Secondo una diversa e più recente pronuncia (Trib. Napoli Nord 5 febbraio 2020), che muove da un inquadramento pubblicistico della fattispecie in esame, la questione va impostata tenendo conto di un profilo di carattere generale, concernente la inopponibilità al creditore pignorante, non solo degli atti dispositivi, ma anche dei fatti estintivi (i.e. atti con funzione solutoria) verificatisi successivamente alla notifica dell'atto di pignoramento ai sensi dell'art. 2917 c.c.

Per stabilire se le operazioni svolte in anticipazione di cassa siano o meno opponibili al creditore ai sensi della predetta disposizione è necessario verificare se le stesse (ed in specie se le rimesse attive sul conto intestato all'Ente locale) abbiano una funzione solutoria o ripristinatoria.

A tal fine rileva la disposizione contenuta nel d.m. 4 agosto 2009 che all'art. 4 prevede che «le anticipazioni effettuate agli enti ed organismi pubblici dai tesorieri, nei limiti previsti dalla normativa in vigore, in mancanza di disponibilità non vincolate nelle contabilità speciali in essere presso la Tesoreria dello Stato, devono essere estinte, a cura dei tesorieri, non appena siano acquisiti introiti non soggetti a vincolo di destinazione sul conto corrente bancario intestato agli enti e organismi pubblici, ovvero entro il giorno lavorativo successivo qualora gli introiti siano stati acquisiti sulla contabilità speciale presso la Tesoreria dello Stato».

La normativa regolamentare in esame si collega, peraltro, alla disposizione contenuta nell'art. 1, comma 4, della legge sulla tesoreria unica, secondo cui «il decreto ministeriale che, a norma del precedente secondo comma, stabilisce le condizioni, i criteri e le modalità di attuazione delle discipline previste dalla presente legge deve garantire agli enti ed organismi interessati la piena ed immediata disponibilità, in ogni momento, delle somme di loro spettanza giacenti in tesoreria nelle contabilità speciali fruttifere e infruttifere»; e ciò anche laddove le somme “di loro spettanza” siano state, in virtù del meccanismo di cui qui si discorre, anticipate dal tesoriere.

Consegue da quanto sopra che il meccanismo compensativo, in base alla prescrizione dell'art. 4, deve attuarsi immediatamente, in ragione della semplice giacenza, nella disponibilità dell'ente o all'organismo interessato, di somme idonee a far venir meno il debito contratto per effetto dell'anticipazione di cassa da parte del tesoriere.

Pertanto, la citata giurisprudenza afferma che:

- per gli Enti locali, l'art. 222 TUEL disciplina sia il procedimento diretto ad ottenere l'anticipazione che il limite massimo di anticipazione concedibile, ma nulla prevede in relazione alla pignorabilità delle somme concesse in anticipazione;

- le rimesse confluite sul conto intestato all'Ente, in quanto dirette in via prioritaria a ripristinare la disponibilità goduta dall'Ente stesso presso il proprio cassiere (e cioè a far tornare a coincidere saldo disponibile e saldo contabile), non sono pignorabili;

- altrimenti detto, non avendo tali rimesse natura solutoria, non se ne può affermare la inopponibilità al creditore pignorante ex art. 2917 c.c.;

- a tale soluzione può giungersi sia sulla scorta di una qualificazione “civilistica” del rapporto che lega l'Ente al proprio tesoriere e dell'anticipazione da parte di quest'ultimo (valorizzando, quindi, il disposto degli artt. 1842 e 1843 c.c.) sia – come a chi scrive appare preferibile – sulla scorta dell'esame della disciplina pubblicistica che riguarda recta via tale rapporto;

- in particolare, ponendosi da tale prospettiva relativamente all'inquadramento della fattispecie, va notato che tanto la disciplina contenuta nella legge sulla tesoreria unica (art. 1, comma 4) quanto quella regolamentare attuativa della prima (sia avuto riguardo al regolamento previgente che a quello attualmente in vigore) prevedono che, laddove un Ente goda di un'anticipazione di cassa, i flussi in entrata sul conto siano prioritariamente diretti a ripristinare la disponibilità e ciò sia in caso di introiti non soggetti a vincolo di destinazione che di introiti confluiti sulle contabilità speciali della Tesoreria dello Stato (ove, peraltro, tali somme non saranno in alcun caso pignorabili, stante quanto previsto dall'art. 1-bis, comma 4-bis della legge sulla tesoreria unica).

La giurisprudenza di legittimità ha chiarito che quando il conto acceso presso tesoriere presenti un saldo contabile negativo, la rimessa non costituisce autonomo bene aggredibile dal creditore pignorante (Cass. n. 9250/2020).

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