Atto di intimazione ex art. 2797 c.c.inquadramentoAnche nell'esecuzione su pegno la vendita deve essere preceduta – come nell'esemplificazione proposta – dall'intimazione al debitore a pagare il debito e gli accessori, corredata dall'avvertimento che, in mancanza di un tempestivo adempimento, si procederà alla vendita della cosa data in pegno. È evidente, anche in presenza di una “esecuzione privata” la funzione informativa dell'atto di intimazione al pagamento, che nelle esecuzioni c.d. ordinarie viene svolta dal precetto. Lo scopo processuale dell'atto è evidenziare con chiarezza al debitore quale sia l'ammontare del suo debito, in quel momento, di ovviare ad eventuali deficit informativi possibili tra creditore e debitore e dare un'ultima possibilità di ravvedimento. Formula
ATTO DI INTIMAZIONE EX ART. 2797 c.c. Per ...., in persona del legale rappresentante pro tempore, .... (nato/a a ...., il .... / .... / ...., C.F. ....), con sede legale in ...., via .... (c.a.p.: ....), Capitale Sociale Euro .... interamente versato, Codice Fiscale e numero di iscrizione al Registro Imprese di ....: .... e P.I.: ...., numero REA: .... – ...., (se persona fisica .... nato/a a ...., il .... / .... / ...., C.F. ...., residente in .... ( ....), via .... – c.a.p.: ....), rappresentato/a e difeso/a nel presente giudizio, giusta procura in calce al presente atto [1] , dall'Avv. .... (C.F. ....) presso il cui studio in ...., via .... (c.a.p.: ....) è elettivamente domiciliata/o PREMESSO CHE 1. l'intimante ha stipulato con il Sig. .... un contratto di finanziamento garantito da pegno sul bene mobile di proprietà del debitore costituito da ...., bene contestualmente consegnato al creditore ....; 2. Ormai dalla data .... è scaduto il termine per l'adempimento delle obbligazioni poste a carico del Sig. .... che, tuttavia, non ha provveduto al pagamento delle stesse; 3. A fronte del finanziamento concesso, l'intimante ha diritto di ottenere la somma complessiva di Euro ...., tenuto conto degli interessi convenzionali previsti in contratto [2] ; Tutto ciò premesso, ...., come in epigrafe rappresentato/a, difeso/a e domiciliato/a INTIMA al Sig. .... (nato a ...., il .... / .... / ...., C.F. ....) residente in .... ( ....), via ...., n. .... (c.a.p. ....) (se persona giuridica sostituire con .... (C.F. e P.I. ....), in persona del legale rappresentante pro tempore) di pagare all'istante, nel domicilio eletto, entro e non oltre il termine di cinque giorni dalla notifica del presente atto, la complessiva somma di Euro .... oltre interessi come per legge nonché di ritirare, sempre entro il predetto termine, il bene concesso in pegno, a spese e cura della proprietà, CON ESPRESSA AVVERTENZA che in difetto di quanto sopra ed in mancanza di tempestiva opposizione ovvero di rigetto della stessa [3] , si procederà alla vendita forzata del bene in oggetto. Luogo e data .... Firma Avv. .... PROCURA Delego a rappresentarmi e difendermi nel presente procedimento, in ogni fase e grado del medesimo, l'Avv. ...., eleggendo domicilio nello studio dello stesso in ...., via .... e conferendo al medesimo ogni più ampia facoltà di legge. Luogo e data .... Per autentica della sottoscrizione .... Firma Avv. .... [1]In realtà, come l'atto di precetto, l'intimazione ex art. 2797 c.c. è un atto stragiudiziale sicché la parte può anche sottoscriverlo personalmente senza il patrocinio di un difensore tecnico. [2]La S.C. ha chiarito che l'intimazione al pagamento può essere considerata completa solo se contiene l'indicazione del capitale, degli interessi dovuti, tasso e decorrenza, sul capitale nonché la quantificazione delle spese, evidenziando, altresì, che ha una funzione chiaramente simile al precetto e va rivolta al debitore o al terzo proprietario della cosa costituita in pegno (Cass. n. 1968/1977). [3]È incontroverso che il rimedio dell'opposizione all'intimazione del creditore pignoratizio ex art. 2797 c.c. possa essere utilizzato dal debitore sia per contestare vizi formali che di merito, ossia afferenti l'esistenza del credito o della garanzia (cfr. Cass. n. 27266/2008). Si tratta, infatti, di un giudizio di opposizione all'esecuzione (Cass. n. 5475/2020). commentoL'art. 2797 c.c. si fonda sul disposto dell'art. 2796 c.c. nella parte in cui stabilisce che «il creditore per il conseguimento di quanto gli è dovuto può far vendere la cosa ricevuta in pegno secondo le forme stabilite dall'articolo seguente». Il creditore pignoratizio, che detenga il bene concesso in garanzia, può soddisfare la propria pretesa economica, garantita dal pegno, con due modalità differenti: a) da un lato può instaurare un'esecuzione forzata ordinaria, anche senza eseguire il pignoramento visto che il bene, eventualmente oggetto di esecuzione è già da lui detenuto; b) dall'altro può, in alternativa, procedere all'esecuzione “privata” contemplata dall'art. 2797 c.c., che costituisce una forma di autotutela esecutiva a carattere negoziale (cfr. Cass. n. 6894/1987). In base a tale distinzione appare evidente che per intraprendere un percorso esecutivo nel primo caso sarà necessario la formazione di un titolo esecutivo, mentre nel secondo tale attività non sarà necessaria dovendo procedersi alla mera monetizzazione di un bene già in detenzione del creditore. La vendita del pegno viene inquadrata tra le forme di autotutela esecutiva perché nasce e si evolve a seguito della sola iniziativa del creditore pignoratizio anche se questo è sprovvisto di titolo esecutivo; il controllo giurisdizionale è solo eventuale atteso che il giudice dell'esecuzione può intervenire solo operando una cognizione di tipo incidentale quando e se il debitore proponga opposizione; il creditore quindi può procedere alla vendita senza alcuna autorizzazione da parte dell'autorità giudiziaria, tanto è vero che la stessa vendita si svolgerà a cura ed istanza del creditore che, all'esito della monetizzazione dei beni dati in pegno, può trattenere il netto dal ricavato della liquidazione. Presupposto per l'attivazione dell'autotutela esecutiva su base negoziale è che il creditore sia in possesso della cosa ricevuta in pegno, poiché in caso contrario, avrebbe prima dovuto esercitare le azioni a tutela del possesso o l'azione di rivendicazione, così come previsto dall'art. 2789 c.c. Come in tutte le ipotesi di escussione coattiva dei propri crediti anche nell'esecuzione privata la materiale monetizzazione dei beni in pegno deve essere preceduta – come nell'esemplificazione proposta – dall'intimazione a pagare il debito e gli accessori, con l'avvertimento che in mancanza di un tempestivo adempimento di quanto richiesto si procederà alla vendita della cosa data in pegno. Anche in presenza di una “esecuzione privata” l'atto di intimazione al pagamento svolge una funzione informativa. Scopo processuale dell'atto è evidenziare con chiarezza al debitore quale sia l'ammontare del suo debito, in quel momento, di ovviare ad eventuali deficit informativi possibili tra creditore e debitore e dare un'ultima possibilità di ravvedimento. Il creditore pignoratizio potrà procedere alla liquidazione del bene detenuto una volta che siano decorsi cinque giorni dalla notificazione dell'intimazione, purché il debitore non abbia già adempiuto o non sia stata proposta opposizione al termine concesso: invero, in caso di opposizione, la liquidazione del bene non potrà avvenire se non a seguito del passaggio in giudicato della sentenza conclusiva del giudizio di opposizione. Con la sentenza n. 5049/2022 le Sezioni Unite della Corte di cassazione hanno affermato, risolvendo la predetta questione, il principio in virtù del quale Il pagamento eseguito dal debitore successivamente fallito, nel periodo sospetto, così come determinato ex art. 67, comma 2 l.fall., ove si accerti la scientia decoctionis del creditore, è sempre revocabile anche se effettuato in adempimento di un credito assistito da garanzia reale ed anche se l'importo versato deriva dalla vendita del bene oggetto di pegno. |