Ricorso per incidente di esecuzione penale nei casi di sequestri/confische ex artt. 321 c.p.p. e 240-bis c.p.

Vincenza Di Cristofaro

inquadramento

Nel corso degli ultimi anni il legislatore continua a prediligere, tra gli strumenti di contrasto alla criminalità economica, il sequestro e la confisca. Non v'è ormai intervento nel settore economico nel quale il trattamento sanzionatorio attuato con le pene tradizionali non sia accompagnato dalla contestuale previsione di misure ablative. Il progressivo ricorso a tale strumento, se ha senza dubbio dimostrato di essere efficace sul piano del rafforzamento della finalità preventiva della risposta penale, pone tuttavia sul tappeto diverse questioni spinose, tra le quali spicca quella della tutela dei diritti del terzo estraneo al reato, che risulta essere, in definitiva, il soggetto maggiormente esposto agli effetti del provvedimento, sin dalla applicazione in sede cautelare della misura a ciò finalizzata (art. 321, comma 2, c.p.p.). Uno degli strumenti processuali attraverso cui si realizza la tutela del terzo estraneo al reato inciso dal provvedimento ablativo reale è l'incidente di esecuzione di cui all'art. 666 c.p.p.

Formula

TRIBUNALE ORDINARIO DI .... [1]

RICORSO PER INCIDENTE DI ESECUZIONE EX ART. 676 C.P.P.[2]

Per ...., C.F. ...., rappresentato e difeso dal difensore di fiducia Avv. ...., del Foro di ...., elettivamente domiciliato presso lo studio del difensore in .... (con richiesta di ricevere notificazioni e comunicazioni all'indirizzo PEC .... e al numero di fax ....).

PREMESSO CHE

– Con sentenza del Tribunale di .... del .... il Sig. .... veniva ritenuto colpevole del delitto di cui ....:

– con la predetta sentenza veniva anche disposta la confisca (ex art. 240-bis c.p.) delle quote societarie della Società .... s.a.s.;

– il Tribunale riteneva tali quote nella reale disponibilità dell'imputato anche se intestate per Euro .... alla Sig.ra ....;

– la Corte d'appello di .... e la Corte di Cassazione confermavano la statuizione contenuta nella sentenza di primo grado [3] ;

– le quote oggetto di confisca risultano essere di proprietà della Sig.ra .... (doc. ....);

– ciononostante la Sig.ra .... non è stata chiamata, nei trenta giorni successivi all'esecuzione del sequestro, dal tribunale ad intervenire nel procedimento (art. 23, commi 2 e 3 d.lgs. n. 159/2011) [4] ;

– è esclusa la possibilità per il terzo rimasto estraneo al giudizio di impugnare la sentenza nella quale sia stata disposta la confisca del bene essendo riconosciuto invece allo stesso la facoltà di esperire incidente di esecuzione al fine di ottenere la restituzione del bene soltanto dopo che la sentenza sia divenuta irrevocabile;

Ciò premesso e considerato, lo scrivente

CHIEDE

a Codesto Ecc.mo .... di .... di procedere alla restituzione delle quote di cui è titolare l'istante relative alla società .... s.a.s.

Si allegano in copia i seguenti documenti:

1. ....;

2. .....

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]Per la competenza occorre aver riguardo al disposto dell'art. 665 c.p.p.

[2]I diritti vantati dai terzi sul bene oggetto di confisca di qualunque natura, anche laddove oggetto di iscrizione o trascrizione anteriori alla confisca stessa, possono essere fatti valere esclusivamente mediante incidente di esecuzione dinanzi al competente Giudice penale e non in sede civile.

[3]In tema di misure cautelari reali, quando sia intervenuta una sentenza non irrevocabile di condanna, al terzo interessato è precluso fino alla formazione del giudicato di rivolgersi al giudice della cognizione per far valere i propri diritti sui beni in sequestro.

[4]La formula contempla l'ipotesi in cui il sequestro è disposto ai fini di una confisca ex art. 240-bis c.p.p. (confisca allargata) cui si applicano ai sensi dell'art. 104-bis disp. att. c.p.p. parte delle disposizioni del codice antimafia tra cui anche quelle relative al procedimento applicativo della misura di prevenzione.

commento

La tutela del terzo, titolare del bene oggetto del sequestro preventivo e, quindi, di confisca, è stata oggetto di un ampio dibattito.

Per un primo filone giurisprudenziale, il terzo, titolare del bene oggetto del sequestro preventivo e, quindi, di confisca, in quanto estraneo al procedimento penale, può esperire, nel corso delle fasi del giudizio di cognizione, solo il rimedio previsto dall'art. 263 c.p.p. Egli può presentare richiesta di restituzione al giudice procedente, che deciderà con ordinanza de plano, avverso la quale l'interessato può proporre opposizione. La procedura da applicare viene individuata, per via analogica, in quella di cui all'art. 676, comma 1, c.p.p. e art. 667, comma 4, c.p.p.

A fronte di tale orientamento si sono registrate pronunce che negavano invece al terzo la possibilità di esperire incidente di esecuzione nel corso dello svolgimento della fase di cognizione.

Le Sezioni Unite della Suprema Corte (Cass. pen. S.U., n. 48126/2017) hanno composto l'insorto contrasto ritenendo che non è consentito, in pendenza del processo di cognizione, instaurare la procedura dell'incidente di esecuzione, chiedendone la soluzione allo stesso giudice.

Le Sezioni Unite hanno escluso che, in pendenza del giudizio di cognizione, si possa instaurare un procedimento a questo “parallelo”, quale sarebbe quello instaurato con l'incidente di esecuzione: ciò per l'evidente possibile rischio di decisioni contrastanti assunte dal medesimo giudice, oltre al fatto che si tratterebbe di percorso procedurale anomalo in quanto la competenza del giudice dell'esecuzione è competenza funzionale, venendo l'incidente di esecuzione attivato per l'esecuzione e nell'esecuzione della sentenza irrevocabile.

L'attivazione dell'incidente di esecuzione nella sola fase sua propria non lascerebbe tuttavia il terzo privo di tutela, ad avviso della Corte, durante il corso del procedimento di cognizione. Perché questi potrebbe adire il tribunale del riesame ai sensi dell'art. 322-bis c.p.p., non solo nella fase delle indagini preliminari e fino alla pronunzia della sentenza di primo grado, ma anche dopo la sentenza non definitiva.

Dunque, secondo le Sezioni Unite, il terzo, rimasto estraneo al giudizio di cognizione può far valere il proprio diritto alla restituzione dei beni che gli sono stati cautelativamente sottratti a mezzo sequestro. Non può farlo impugnando il capo della sentenza che attiene alla confisca ex art. 579, comma 3 c.p.p., sia perché non è parte, sia perché egli non può stigmatizzare la confisca eventuale del bene (ma solo il diniego alla restituzione dello stesso, vincolato in base al provvedimento di sequestro). Può farlo, invece, mediante l'appello cautelare, che costituisce l'unico rimedio attivabile per contestare il vincolo gravante sui beni fino al passaggio in giudicato della confisca, momento a partire dal quale egli è legittimato a contestare il merito del provvedimento ablativo mediante la proposizione di apposito incidente di esecuzione.

D'altronde – osserva la Corte – l'appello al tribunale del riesame è rimedio di carattere generale per tutti i provvedimenti diversi da quello impositivo della misura. Qualora – conclude la Corte – al posto dell'appello cautelare sia proposto erroneamente l'incidente di esecuzione, lo stesso deve essere riqualificato correttamente come appello ex art. 322-bis c.p.p. e trasmesso al relativo giudice.

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