Modello di avviso di vendita relativo a bene sottoposto a sequestro ex art. 240 c.p.inquadramentoÈ tutt'altro che infrequente che, in vista della futura confisca, vengano sottoposti a sequestro preventivo beni soggetti con il passare del tempo ad usura e deterioramento. In tali casi la giurisprudenza (Cass. pen., n. 1916/2017) ha ammesso la possibilità per l'autorità giudiziaria di procedere, nonostante il provvedimento sia ancora in corso e non sia stata ancora disposta in via definitiva la confisca, alla vendita di tali beni (in tal caso giusta quanto disposto dall'art. 260 c.p.p.). FormulaTRIBUNALE ORDINARIO DI .... Proc. n. .... / .... AVVISO DI VENDITA RELATIVO A BENE SOTTOPOSTO A SEQUESTRO EX ART. 240 C.P. La cancelleria [1] della sez. .... dell'intestato Tribunale, in forza del provvedimento [2] del Giudice Dott. .... del ...., pone in vendita a trattativa privata tramite asta tra gli offerenti il bene di seguito descritto oggetto di sequestro preventivo ex art. 321 c.p.p. finalizzato alla confisca ex art. 240 c.p.: autovettura .... targa .... immatricolata nell'anno ....; Prezzo base .... €+ IVA. La vendita è disposta nello stato di fatto e di diritto in cui si trova il bene; eventuali vizi, anche se occulti, non potranno dar luogo ad un risarcimento, indennità o riduzione di prezzo, essendosi di ciò tenuto già tenuto conto nelle valutazioni dei beni. Eventuali adeguamenti dei beni posti in vendita alle norme di prevenzione e di sicurezza vigenti, così come alle norme di tutela ecologica ed ambientale e, in generale, alle norme vigenti, saranno a carico dell'acquirente stesso, sollevando la procedura da ogni responsabilità. CONDIZIONI DI VENDITA 1. Ogni offerente dovrà depositare la propria offerta ad un prezzo non inferiore a quello base, in busta chiusa entro le ore .... del giorno .... presso la cancelleria della sez. .... del Tribunale di .... via .... n. ..... L'offerta dovrà essere accompagnata da un assegno circolare non trasferibile intestato al “ .... ” a titolo di cauzione, pari al 10% del prezzo offerto; 2. gli offerenti, se persone fisiche in proprio, devono allegare copia del documento di identità in corso di validità e del codice fiscale; se invece agiscono nell'esercizio di imprese, devono allegare una visura camerale aggiornata; 3. la presentazione dell'offerta costituisce accettazione delle condizioni contenute nel presente bando di vendita: 4 qualora fossero presentate più offerte sarà effettuata una gara informale tra tutti gli offerenti, presso .... il giorno ...., alle ore ...., con prezzo base pari all'importo più alto tra quelli proposti; 5. della gara informale verrà redatto apposito verbale di vendita e al termine della suddetta gara, le somme come sopra depositate verranno restituite ai non aggiudicatari; 6. il pagamento del prezzo di aggiudicazione, dedotta la cauzione già versata, deve essere effettuato entro i successivi 10 (dieci) giorni mediante assegno circolare intestato a “ .... ”; 7. in caso di inadempienza di quanto sopra verrà dichiarata la decadenza dell'aggiudicatario, con conseguente trattenimento della cauzione; 8. avvenuto il pagamento del prezzo, il Giudice emetterà il Decreto di Trasferimento e l'autovettura verrà consegnata all'aggiudicatario che dovrà procedere al loro ritiro entro e non oltre 10 (dieci) giorni, lasciando completamente liberi i luoghi dove la stessa è custodita; 9. il presente avviso di vendita sarà pubblicato sul sito internet .....it; Luogo e data .... Dott. .... [1]Ai sensi dell'art. 83, comma 1, disp. att. c.p.p. la vendita delle cose indicate nell'art. 260, comma 3 c.p.p. è eseguita a cura della cancelleria o della segreteria anche a trattativa privata. [2]Quando il giudice decida di alienare il bene sottoposto a sequestro deve dare puntualmente conto delle ragioni che rendono necessario e opportuno procedere all'alienazione, mediante un giudizio di fatto coerentemente argomentato. commentoLa giurisprudenza ha quindi ammesso la possibilità per il Giudice di disporre la vendita di un bene sottoposto a sequestro preventivo, qualora non sia intervenuta la confisca in via definitiva, nel caso in cui il bene si usuri. A detta della giurisprudenza in tal caso troverà applicazione l'art. 260 c.p.p. La giurisprudenza ha ritenuto infatti che, dal momento che il sequestro del bene è inteso a consentire all'amministrazione di pervenire ad acquisire dal patrimonio del responsabile un valore pari al profitto che questi ha tratto dal reato, dopo l'esecuzione del provvedimento cautelare è conseguenziale che il giudice si adoperi per preservare il valore della cosa. In proposito, giurisprudenza ha precisato che il deterioramento da evitare non è quello della cosa ma quello del suo valore, poiché il concetto di deterioramento non deve essere inteso in un'accezione prettamente fisica ma in un senso comprensivo anche del deprezzamento del bene, cioè della perdita del suo valore intrinseco, secondo la definizione elaborata dalla giurisprudenza in materia di danneggiamento: qualsiasi modifica della cosa che diminuisce in modo apprezzabile il valore o impedisce anche parzialmente l'uso. Inoltre ritiene la giurisprudenza che al giudice che ha disposto la cautela reale è attribuito il potere di determinare una conseguenza che va ben oltre quella connessa naturalmente all'imposizione del vincolo coercitivo, perché si realizza il trasferimento, in capo al giudice, di uno dei contenuti del diritto di proprietà: la facoltà di disporre definitivamente di un bene e ciò tanto più quando il vincolo reale è strumentale alla confisca. Procedimento ex art. 260 c.p.c. Se le cose sottoposte a sequestro sono deperibili, l'Autorità giudiziaria può disporre che siano vendute o distrutte. Nel primo caso, si seguono le norme contemplate dal codice di procedura civile per il pubblico incanto o per la trattativa privata, modalità che, in ogni caso, cura la segreteria o la cancelleria (art. 83 disp. att.). Questi uffici si occupano anche della eventuale distruzione della cosa a meno che non venga a tal fine delegata la polizia giudiziaria che ha effettuato il sequestro. Nel concetto di cose deperibili si è soliti farvi rientrare non solo i beni suscettibili di alterazione e, cioè, di modificazione sostanziale o strutturale, ma anche quelle cose che per loro natura potrebbero risultare dannose o fastidiose per la salute pubblica. In genere, nell'ambito delle cose deperibili, sono state fatte rientrare anche quelle cose per le quali il non uso derivante dalla sussistenza del sequestro può determinare il deprezzamento economico della cosa, come accade nel caso di titoli azionari o di autovetture. La scelta tra la distruzione o l'alienazione, invero, potrà dipendere dal fatto che la cosa possegga o meno un valore economico, oppure abbia natura intrinsecamente pericolosa che precluda all'Autorità giudiziaria la possibilità di rimetterla in circolazione attraverso la vendita, o ancora che si tratti di bene la cui custodia comporti un notevole dispendio. In riferimento al progressivo intrinseco deprezzamento del bene, è possibile l'alienazione di autovettura in ragione del trascorrere del tempo che implica il deprezzamento della res (Cass. pen., n. 1916/2017). Il provvedimento con il quale l'Autorità giudiziaria dispone la vendita o la soppressione della cosa sequestrata dovrebbe assumere la forma di un'ordinanza per il giudice e di decreto motivato per il P.M., stando a quanto dettato dall'art. 263 c.p.p. con riguardo alla restituzione che, potrebbe, nel caso, trovare applicazione analogica. Così come, sempre in via di interpretazione per analogia, è possibile che gli interessati propongano opposizione a siffatto provvedimento. |