Istanza per l'assegnazione “preventiva” di beni mobili pignorati ex art. 529 c.p.c.

Girolamo Venturella

inquadramento

La soddisfazione dei creditori può avvenire anche attraverso l'assegnazione forzata dei beni, in alternativa alla vendita in senso stretto. L'assegnazione realizza, tendenzialmente, una datio in solutum, ovvero una datio pro solvendo, a seconda che l'oggetto del pignoramento consista in una res ovvero in un credito [1]

[1]Indicare il titolo esecutivo di cui è munito il creditore procedente.

. La dottrina ha enucleato diverse forme di assegnazione: A) In primo luogo, la c.d. assegnazione satisfattiva, che si verifica quando il trasferimento della proprietà dei beni al creditore avviene ad estinzione del credito, senza necessità di alcun esborso da parte dell'assegnatario. In particolare, l'assegnazione è satisfattiva quando uno solo sia il creditore, ovvero se concorrano più creditori di pari grado e chiedano concordemente l'assegnazione, ai sensi dell'art. 505, comma 2 c.p.c. o ancora se essa sia chiesta dal creditore procedente che abbia sostenuto le spese del procedimento e sia titolare di diritto di prelazione prevalente su tutti gli altri. B) Si parla poi di c.d. assegnazione-vendita quando, ai sensi dell'art. 506, comma 1 c.p.c., essa viene disposta per un valore non inferiore alle spese di esecuzione e ai crediti aventi diritto di prelazione anteriore a quello dell'offerente. In tal caso, l'assegnatario è tenuto a versare il prezzo così determinato, ma egli rimane sempre creditore dell'esecutato, atteso che sul prezzo versato possono soddisfarsi solo i creditori concorrenti di grado a lui poziore. C) Infine, si parla di c.d. assegnazione mista quando il valore del bene assegnato sopravanza l'importo del credito dell'assegnatario (e degli altri creditori titolari di diritti poziori, se ve ne sono). In tal caso, questi è tenuto a versare il conguaglio, fino a concorrenza del valore del bene medesimo. Si ritiene che l'art. 509 c.p.c. – in tema di composizione della massa attiva da distribuirsi –, nel distinguere tra prezzo e conguaglio delle cose assegnate, faccia riferimento, rispettivamente, all'assegnazione-vendita e all'assegnazione mista.

Entro il termine di cui all'art. 501, il creditore procedente o un creditore intervenuto titolato devono presentare istanza di vendita o di assegnazione. L'istanza assume la forma di un ricorso, sottoscritto personalmente dalla parte o dal difensore munito di mandato (Cass. n. 5986/1985). Al ricorso deve essere allegato il certificato di iscrizione dei privilegi gravante sul bene, in assenza del quale non può essere disposta la vendita o l'assegnazione (Trib. Monza 22 novembre 1982). L'istanza di assegnazione può riguardare, a pena di inammissibilità, soltanto i titoli di credito o i beni aventi un valore risultante da listino di borsa (Trib. Modena 5 aprile 2013).

Formula

TRIBUNALE DI ....

Procedura esecutiva mobiliare n. .... / ....

promossa da “ .... ”

contro “ .... ”

Giudice dell'Esecuzione: Dott. ....

ISTANZA PER L'ASSEGNAZIONE DI BENI MOBILI PIGNORATI

EX ART. 529, COMMA 2 C.P.C.

Nell'interesse di .... nato a ...., residente in ...., via ...., n. ...., C.F. ...., rappresentato e difeso, come da procura in calce al presente atto, dall'Avv. ...., C.F. ...., ed elettivamente domiciliata presso e nel di lui studio in ...., via ....

PREMESSO CHE

– a ministero dell'Ufficiale Giudiziario presso il Tribunale di .... con verbale redatto in data .... è stato effettuato il pignoramento mobiliare in danno del debitore .... per la soddisfazione del credito vantato nei confronti di quest'ultimo dall'odierno istante in forza del titolo esecutivo costituito da .... [2];

– che tra i beni mobili pignorati di proprietà del debitore sono compresi titoli di credito ed altri beni mobili beni il cui valore risulta da listino di borsa (o di mercato) che vengono di seguito indicati: .... [3]

– che, quindi, il creditore istante intende chiedere l'assegnazione dei superiori beni mobili oggetto di pignoramento;

– considerato, infine, che è decorso il termine di cui all'art. 501 c.p.c.,

CHIEDE

che venga fissata l'udienza di comparizione delle parti per la determinazione, exartt. 507 e 529 c.p.c., delle modalità di assegnazione dei beni mobili sopra descritti e come sopra pignorati sino a concorrenza del credito vantato, oltre alle spese di procedura.

Con osservanza.

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[2]In questa sede si limiterà l'analisi alla sola assegnazione di cose mobili.

[3]Descrivere i titoli di credito ovvero i beni il cui valore risulta da listino di borsa o di mercato.

commento

A norma dell'art. 529 c.p.c., decorso il termine di cui all'art. 501, il creditore pignorante e ognuno dei creditori intervenuti muniti di titolo esecutivo possono chiedere la distribuzione del danaro e la vendita di tutti gli altri beni. Dei titoli di credito e delle altre cose il cui valore risulta dal listino di borsa o di mercato possono anche chiedere l'assegnazione.

L ‘istanza di assegnazione “preventiva” deve proporsi con ricorso, in luogo dell'istanza di vendita, da parte del creditore pignorante o di quelli intervenuti, dopo il termine di dilatorio di dieci giorni dal pignoramento, salva il caso di beni deteriorabili, a norma dell'art. 501 c.p.c.; successivamente il giudice dell'esecuzione fissa l'udienza per l'audizione delle parti ai sensi dell'art. 530 c.p.c. Al ricorso deve poi essere allegato il certificato d'iscrizione dei privilegi gravanti sui beni mobili pignorati. In mancanza, il giudice non può disporre l'assegnazione o la vendita, ma l'istanza, sebbene irregolare, è comunque idonea ad interrompere il termine di perenzione di cui all'art. 497 (Trib. Monza 22 novembre 1982).

L'istanza di assegnazione in discorso (definita, appunto “preventiva”, per distinguerla da quella “successiva”, proponibile solo in caso di diserzione del primo incanto, a norma dell'art. 538 c.p.c.) può essere proposta immediatamente in relazione ai titoli di credito e alle altre cose il cui valore risulta da listino di borsa o di mercato, in alternativa alla proposizione dell'istanza di vendita (art. 529, comma 2 c.p.c.).

Gli oggetti d'oro e di argento rimasti invenduti al primo incanto sono assegnati ai creditori per il valore intrinseco (art. 539 c.p.c.).

In dottrina è discussa la natura dell'assegnazione prevista dalla norma in commento. In particolare, per alcuni di assegnazione satisfattiva (Satta III, 281), per altri, invece, la si considera di duplice natura, vuoi satisfattiva, vuoi vendita (c.d. assegnazione vendita), cosicché si rende necessario regolare l'eventuale contrasto, nel caso di presentazione di istanza satisfattiva e di assegnazione-vendita, da parte di diversi creditori (Bonsignori, 174).

Il secondo comma della disposizione in esame limita la possibilità di richiedere l'assegnazione ai titoli di credito ed agli beni il cui valore risulta dal listino di borsa o di mercato.

È quindi inammissibile l'istanza di assegnazione di beni mobili pignorati non deteriorabili diversi da quelli contemplati dall'art. 529, comma 2 (Trib. Modena 5 aprile 2013, con riguardo ad una “vetrina-credenza”).

Sempre nella prassi si è invece ritenuto che poiché il mercato di autoveicoli consta di un vero e proprio listino di mercato, tanto che i prezzi medi di compravendita di autovetture usate sono pubblicati su varie riviste, il creditore procedente può chiedere, in alternativa alla vendita, l'assegnazione dell'autovettura pignorata (Trib. Ascoli Piceno 13 aprile 2008, in Dir. e lav. Marche, 2008, n. 1-2, 76).

Nell'ipotesi di assegnazione di un bene mobile diverso da quelli indicati dal comma 2 il provvedimento sarà nullo, senza che possa trovare applicazione la regola dettata dall'art. 2929 c.c., secondo cui la nullità degli atti esecutivi che hanno preceduto la vendita e l'assegnazione non ha effetto riguardo all'acquirente o all'assegnatario, regola che non è applicabile alle nullità che riguardino proprio la vendita o l'assegnazione, cioè quando si tratti di vizi che direttamente le riguardino ovvero ad esse obbligatoriamente prodromici (Cass. n. 27526/2014).

Il provvedimento di assegnazione, in quanto atto del processo esecutivo, può essere contestato mediante la proposizione dell'opposizione agli atti esecutivi e non già con i rimedi propri del processo di cognizione, come il ricorso straordinario per cassazione (Cass. n. 7166/1997).

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