Opposizione del datore di lavoro all'atto di pignoramento per differenze retributiveinquadramentoL'art. 618-bis c.p.c. detta le norme necessarie a coordinare lo specifico regime dedicato alle controversie di lavoro con le regole disposte per le cause ordinarie in tema di esercizio delle azioni di opposizione avverso l'esecuzione. Le opposizioni introducono giudizi di cognizione: per i casi in cui essi hanno ad oggetto provvedimenti formatisi in esito alle controversie di lavoro si è dovuto conciliare le norme ordinarie con quelle che per le dette controversie dispongono criteri diversi in ordine alla competenza ed allo svolgimento del processo. Quando l'esecuzione è stata iniziata l'opposizione è proposta al giudice dell'esecuzione. FormulaTRIBUNALE DI .... ALL'ILL. MO SIG. GIUDICE DELL'ESECUZIONE RICORSO PER OPPOSIZIONE ALL'ESECUZIONE INIZIATA [1] nel procedimento di esecuzione forzata R. es. n. .... promosso da: Sig. .... (C.F. ....), residente in ...., rappresentato e assistito dall'Avv. .... (C.F. ....; PEC ....) [2] presso il cui studio in .... ha eletto domicilio CONTRO la s.r.l. ...., corrente in .... (P.I. ...., PEC ....), elettivamente domiciliata presso la persona e lo studio del sottoscritto avvocato .... (C.F. .... PEC .... ), in ...., che la rappresenta e assiste come da procura a margine, con il presente atto propone formale ATTO DI OPPOSIZIONE In proposito fa presente quanto segue ESPOSIZIONE DEI FATTI Il Sig. ...., come sopra generalizzato, ha prestato attività di lavoro dipendente per l'esponente società, con contratto a tempo indeterminato .... e con mansioni .... Il predetto è stato licenziato con lettera raccomandata recapitata il ...., dopo regolare tentativo di conciliazione con il sindacato di categoria .... Dopo il licenziamento lo stesso Sig. .... ha iniziato ad accampare pretese per asserite differenze retributive non percepite e asseritamente dovute in forza di una clausola del contratto collettivo per la quale .... La s.r.l. ha resistito alle pretese opponendo che Il tribunale predetto con sentenza letta in udienza in data .... ha condannato l'esponente società a versare al ricorrente la somma di Euro ...., oltre le accessorie occorrende e le spese di processo Avvalendosi del dispositivo della cennata sentenza, quale titolo esecutivo, il Sig. ...., ha notificato atto di precetto in data .... con intimazione a pagargli, entro giorni dieci dalla notifica, la complessiva somma di Euro ...., così da lui determinato l'ammontare della pretesa riconosciuta dal tribunale in sentenza In brevissimo ordine di tempo il medesimo precettante ha fatto notificare un atto di pignoramento a mezzo di atto ufficiale giudiziario in data ...., su beni reperiti nell'azienda in .... e così descritti ..... È intenzione dell'esponente s.r.l. .... di opporsi all'esecuzione per le ragioni di seguito indicate. MOTIVI IN DIRITTO In via pregiudiziale l'esponente eccepisce la mancata osservanza .... Sempre in via pregiudiziale si osserva che il pignoramento ha colpito beni strumentali per l'azienda, da essa non separabili e quindi non pignorabili perché .... Nel merito si deduce che le asserite differenze retributive in realtà non sono dovute, come sempre sostenuto dalla società, forte dei pareri ricevuti da .... In linea subordinata, ove fosse accolta l'interpretazione contrattuale sostenuta ex adverso si oppone che le pretese differenze retributive sono state comunque calcolate erroneamente .... .... ..... TANTO PREMESSO con il presente atto si formula OPPOSIZIONE ALL'ESECUZIONE INIZIATA e si chiede a codesto ill.mo sig. Giudice dell'esecuzione la fissazione dell'udienza di comparizione parti, in osservanza degli artt. 618-bis e 615 secondo comma, c.p.c., con conseguente trasmissione degli atti al Tribunale del lavoro dinanzi al quale si rassegneranno le seguenti conclusioni: Voglia l'adito tribunale, contrariis reiectis, dichiarare inefficace e illegittimo il pignoramento; dichiarare che nulla è dovuto al Sig. .... in quanto le asserite somme per differenze retributive ..... In subordine, riconoscere al predetto Sig. la minor somma .... Con vittoria di spese oltre IVA e CPA. Si dichiara che il presente procedimento è esente dal pagamento del contributo unificato. Ai fini dell'accoglimento del ricorso si chiede l'ammissione delle seguenti prove per testi, sui capitoli articolati e con i testi indicati ..... Si producono: ....; ..... Luogo e data .... Firma Avv. .... [1]L'art. 121 c.p.c. dispone che tutti gli atti del processo siano redatti in modo chiaro e sintetica (art. 121 c.p.c.). Il loro deposito e il deposito dei documenti ha luogo esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.). [2]In tutti gli atti introduttivi di un giudizio devono essere indicati le generalità complete, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011 conv. dalla l. 111/2011). L'art. 125 c.p.c. impone al difensore di indicare nel ricorso il codice fiscale; la stessa disposizione faceva obbligo di indicare anche il numero di fax. Questo obbligo è stato soppresso dal correttivo al d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile. Attualmente l'art. 3-bis d.lgs. n. 82/2005, fa obbligo ai professionisti tenuti all'iscrizione in albi o in elenchi di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese. commentoPrincipi generali L'art. 618-bis c.p.c. richiama, per le opposizioni all'esecuzione nell'ambito delle controversie in materia di lavoro, la disciplina generale delle opposizioni all'esecuzione per quanto concerne l'individuazione dei momenti in cui è consentita la loro proposizione e le fasi del procedimento che possono conseguire alla loro presentazione. L'opposizione all'esecuzione può avere ad oggetto il pignoramento ed essere quindi proposta dopo che con tale atto ha avuto inizio la procedura esecutiva: in questo caso l'atto di opposizione va proposto al giudice dell'esecuzione e la causa di merito, se riguarda materie attinenti al rapporto di lavoro subordinato, va condotta dinanzi al tribunale giudice del lavoro. La formula che si propone riguarda la fattispecie dell'esecuzione già iniziata. Competenza Per il giudizio di opposizione, nella sua fase cognitoria, devono seguirsi le norme dettate dal codice di procedura civile con riguardo alle controversie di lavoro. La specialità della materia riguarda, infatti, anche le cause di cognizione cui le dette opposizioni danno luogo. Per una applicazione in tema di esecuzione per crediti di lavoro da rapporti di diritto marittimo si veda Cass. VI, ord., n. 5725/2021. Il giudice dell'esecuzione investito della opposizione alla esecuzione per crediti di lavoro, già iniziata e da lui diretta, ove sia territorialmente competente per la causa di opposizione, deve provvedere alla istruzione della medesima e alla decisione indipendentemente dal suo valore, previo passaggio al rito del lavoro, secondo le disposizioni di cui agli artt. 426 e 616 c.p.c. (Cass. sez. lav., n. 21298/2014). Qualora detto giudice, negli uffici divisi in sezioni, disponga la rimessione delle parti dinanzi al collega del medesimo ufficio in funzione di giudice del lavoro non è necessaria la riassunzione della causa, non verificandosi in tale ipotesi la quiescenza del procedimento, atteso che la ripartizione delle funzioni tra giudice del lavoro e altro magistrato del medesimo ufficio giudiziario non pone un problema di competenza in senso proprio, attenendo invece alla ripartizione degli affari all'interno dell'ufficio (Cass. sez. lav. n. 6337/2003). Il provvedimento adottato dal giudice dell'esecuzione ai sensi dell'art. 616 o dell'art. 618 c.p.c., sia esso di prosecuzione innanzi a sé del procedimento di opposizione, sia esso di rimessione al giudice ritenuto competente, costituisce atto ordinatorio di direzione del processo esecutivo e non cognitivo in ordine alla individuazione del giudice competente a conoscere della causa, non ha contenuto decisorio implicito sulla competenza (vi sia stato o meno contrasto fra le parti in ordine al giudice competente) e, di conseguenza, avverso lo stesso non è proponibile la richiesta d'ufficio del regolamento di competenza (Cass. VI, ord., n. 8044/2020). Nel corso dell'esecuzione forzata la proposizione dell'opposizione lascia ferma la competenza del giudice per essa designato con riferimento ai provvedimenti che vengono assunti con ordinanza. Tali sono i provvedimenti semplicemente ordinatori e provvisori, essendo per tutto il resto competente il giudice del lavoro individuato conformemente all'art. 413 c.p.c. (v. in tal senso Cass. VI, n. 16222/2016; Cass. VI, n. 13601/2012; Cass. sez. lav., n. 3230/2010). La regola così dettata ha lo scopo di chiarire che ove sussista l'opportunità di siffatti provvedimenti essi appartengono ancora alla procedura esecutiva, senza che possano porsi questioni di diversa competenza nella causa di cognizione. La competenza territoriale per il giudizio di cognizione, ha natura inderogabile e costituisce una condicio juris dell'esercizio dell'azione; il ricorrente non è tenuto all'indicazione specifica del giudice ritenuto competente, trattandosi di competenza funzionale che deve essere verificata d'ufficio, indipendentemente dalle deduzioni delle parti, non gravate sul punto da alcun onere probatorio (Cass. VI, ord., n. 8426/2019). Forma dell'atto Il rinvio operato dall'art. 618-bis alle norme previste per le controversie individuali di lavoro rende applicabili le disposizioni concernenti, in particolare, la forma dell'atto con il quale è proposta l'opposizione all'esecuzione. La forma, quando l'opposizione è proposta ad esecuzione iniziata è quella del ricorso, ai sensi degli artt. 616 e 618 c.p.c. Procedimento La fase a cognizione sommaria davanti al giudice dell'esecuzione è tratta con il rito camerale, come disposto dall'art. 185 disp. att. c.p.c. (Cass. III, n. 3550/2013). L'introduzione del giudizio di merito nel termine perentorio fissato dal giudice dell'esecuzione, all'esito dell'esaurimento della fase sommaria di cui all'art. 615, comma 2, c.p.c., deve avvenire con la forma dell'atto introduttivo richiesta in riferimento al rito con cui l'opposizione deve essere trattata quanto alla fase di cognizione piena. Ne consegue che, ove la causa appartenga alla competenza per materia del giudice del lavoro e, ai sensi dell'art. 618-bis, comma 1 c.p.c., sia disciplinata dalle norme previste per le controversie individuali di lavoro, in quanto relativa ad esecuzione forzata promossa in base a provvedimenti emessi dal giudice del lavoro, il giudizio di merito va introdotto con ricorso da depositare nella cancelleria del giudice competente entro il termine perentorio fissato dal giudice dell'esecuzione (Cass. VI, n. 8874/2017; Cass. III, n. 27527/2014; Cass. III, n. 12055/2014). È ammessa la sanatoria ove l'atto introduttivo abbia la forma della citazione, salvo l'obbligo del tempestivo mutamento del rito (Cass. III, ord., n. 6237/2023). Se l'opposizione è proposta dopo l'inizio dell'esecuzione forzata non trova applicazione la disposizione dell'art. 415 c.p.c. ma quella dell'art. 168 c.p.c., che non prevede un termine dilatorio di comparizione (Cass. sez. lav., n. 11065/2004). Il procedimento conseguente all'opposizione è disciplinato, nella sua fase cognitoria, alle già ricordate disposizioni dettate dal codice di procedura civile per le controversie individuali di lavoro. La giurisprudenza ha affermato che, ove l'esecuzione sia già stata iniziata, nella fase sommaria non si applicano ancora i termini perentori e le decadenze previste per le domande riconvenzionali dall'art. 416 c.p.c. (v. in tal senso Cass. III, n. 17312/2015). Il rito del lavoro va osservato anche nel giudizio dinanzi al giudice del rinvio (Cass. III, ord., n. 38323/2021). Nel giudizio di opposizione all'esecuzione, il giudice può compiere nei confronti della sentenza esecutiva ex art. 431 c.p.c., posta alla base della promossa esecuzione, ed al pari della sentenza passata in giudicato, solo una attività interpretativa, volta ad individuarne l'esatto contenuto e la portata precettiva sulla base del dispositivo e della motivazione, con esclusione di ogni riferimento ad elementi esterni, e tale interpretazione è incensurabile in sede di legittimità ove non risultino violati i criteri giuridici che regolano l'estensione e i limiti del provvedimento esaminato e se il procedimento interpretativo seguito dai giudici del merito sia immune da vizi logici (Cass. sez. lav. n. 5049/2020; Cass. sez. lav., n. 13811/2013). Ulteriore condizione è che il giudice dell'opposizione non sovrapponga la propria valutazione in diritto a quella del giudice del merito (Cass. III, n. 10806/2020). Il debitore è comunque tenuto a rimborsare al creditore le spese sostenute per il pignoramento e ciò anche quando abbia provveduto al pagamento, se esso è effettuato dopo che il creditore ha consegnato l'atto all'ufficiale giudiziario per la sua notifica al debitore e al terzo pignorato (Cass. VI, ord., n. 9877/2021). La sopravvenuta caducazione del titolo esecutivo non determina ex se la fondatezza dell'opposizione e il suo accoglimento bensì la cessazione della materia del contendere per difetto di interesse (Cass. VI, ord., n. 1005/2020). Il provvedimento adottato dal giudice dell'esecuzione ai sensi dell'art. 616 c.p.c., sia esso di prosecuzione innanzi a sé del procedimento di opposizione, sia esso di rimessione al giudice ritenuto competente, costituisce atto ordinatorio di direzione del processo esecutivo e non cognitivo in ordine alla individuazione del giudice competente a conoscere della causa, non ha contenuto decisorio implicito sulla competenza (vi sia stato o meno contrasto fra le parti in ordine al giudice competente) e, di conseguenza, avverso lo stesso non è proponibile la richiesta d'ufficio del regolamento di competenza (Cass. VI, ord., n. 8044/2020). Per Cass. III, n. 10806/2020 ove il giudice dell'opposizione, all'esito della fase sommaria, erroneamente assegni alle parti, con l'ordinanza ex art. 616 c.p.c., un termine maggiore rispetto a quello di tre mesi previsto dall'art. 307, comma 3, c.p.c. per introdurre il giudizio di merito o riassumerlo davanti all'ufficio giudiziario competente, non incorre in decadenza la parte che instauri tale giudizio oltre lo spirare dei tre mesi, ma entro il termine in concreto assegnatogli, poiché la legge rimette al giudice di determinare un termine di decadenza entro un limite minimo e massimo, ma non fissa essa stessa un termine perentorio, sostitutivo di quello giudiziario. La Corte suprema (sez. III, ord., n. 21512/2021) ha affermato che nell'ambito di tutte le cosiddette “opposizioni esecutive”, il termine per la costituzione in giudizio della parte che introduca la fase di merito non subisce alcuna riduzione, essendo, pertanto, di dieci giorni dalla prima notificazione dell'atto di citazione. Tuttavia, la tardiva iscrizione a ruolo della causa non determina l'improcedibilità del giudizio, ma soltanto l'applicazione delle regole generali di cui agli artt. 171 e 307 c.p.c., assolvendo l'iscrizione a ruolo, mero adempimento amministrativo, la funzione di rimarcare l'autonomia della fase a cognizione piena rispetto a quella sommaria dell'opposizione. La giurisprudenza ha affermato che, ove l'esecuzione sia già stata iniziata, nella fase sommaria non si applicano ancora i termini perentori e le decadenze previste per le domande riconvenzionali dall'art. 416 c.p.c. (v. in tal senso Cass. III, n. 17312/2015). |