Atto di precetto su sentenza di condanna in favore del datore di lavoroinquadramentoL'art. 431 c.p.c. dispone che le sentenze che pronunciano condanna a favore del lavoratore per crediti derivanti dai rapporti di cui all'art. 409 stesso codice sono provvisoriamente esecutive. Il legislatore, nel momento in cui disponeva una normativa specifica per quelle controversie, intendeva tutelare il lavoratore con il fornirgli uno strumento che potesse servire a contenere i tempi della realizzazione della sua pretesa. Interventi successivi di modifica della normativa hanno attenuato in parte questo aspetto di protezione: anche la sentenza di condanna a favore del datore di lavoro fu dichiarata provvisoriamente esecutiva. E in seguito tutte le sentenze di primo grado sono divenute provvisoriamente esecutive (art. 282 c.p.c.). Formula
ATTO DI PRECETTO [1] Il sottoscritto avv. .... (C.F. ....; PEC ....) [2] del Foro di ...., quale rappresentante in giudizio, come da procura a margine, della s.r.l. .... (P.I. ...., C.F. ...., PEC ....), con sede in ...., in persona del suo amministratore sig. ...., per gli effetti del presente procedimento elettivamente domiciliato [3] presso la persona e nello studio dello scrivente, in .... PREMESSO che pronunciando nel procedimento n. Reg. lav. .... il tribunale giudice del lavoro di .... in accoglimento della domanda proposta dalla detta s.r.l. .... ha respinto il ricorso proposto dal suo ex dipendente .... ed ha pronunciato sentenza con cui ha condannato il detto Sig. .... a rimborsare alla convenuta vincitrice le spese di processo, liquidate in Euro ...., oltre le successive maturande e occorrende; ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 479, secondo comma, c.p.c., il titolo esecutivo è stato notificato al procuratore nelle forme di cui all'art. 170 c.p.c. in data ....; se ne omette pertanto la trascrizione, in osservanza dell'art. 480, secondo comma c.p.c. che è intendimento della società creditrice dare tempestiva esecuzione alla pronuncia, immediatamente esecutiva ai sensi dell'art. 431, quinto comma c.p.c.; tutto ciò premesso, la s.r.l. ...., come sopra rappresentata e difesa INTIMA alla s.r.l. ...., in persona del suo legale rappresentante pro tempore, di dare esecuzione alla sentenza .... e quindi di provvedere entro e non oltre dieci giorni dalla notifica del presente atto al mutamento della qualifica dovuto al Sig. .... e di corrispondergli la somma di Euro ...., a titolo di differenze retributive quantificate nella pronuncia, con riserva delle spese e degli interessi maturandi: con avvertenza che in difetto si procederà ad esecuzione forzata. Avverte la detta debitrice s.r.l. .... che può, con l'ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, porre rimedio alla situazione di indebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore. Ai sensi e per gli effetti dell'art. 480, comma 3 c.p.c., si elegge domicilio in ..... Luogo e data .... Firma Avv. .... [1]L'art. 121 c.p.c. dispone che tutti gli atti del processo siano redatti in modo chiaro e sintetico. Con il d.m. n. 110/2023, sono stati stabiliti i criteri da osservare per la redazione degli atti giudiziari e i limiti dimensionali da rispettare, con le relative eccezioni, nonché gli schemi informatici degli atti occorrenti per la loro elaborazione informatica. Il loro deposito e il deposito dei documenti ha luogo esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.). [2]L'art. 125 c.p.c. impone al difensore di indicare nel precetto il codice fiscale. A sua volta l'art. 3-bis d.lgs. n. 82/2005, fa obbligo ai professionisti tenuti all'iscrizione in albi o in elenchi di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese. [3]L'art. 480 richiedeva di inserire nel precetto la dichiarazione di residenza o l'elezione di domicilio della parte istante nel comune in cui aveva sede il giudice dell'esecuzione; in difetto le opposizioni al precetto si sarebbero dovute proporre davanti al giudice del luogo in cui il precetto era stato notificato e le notificazioni alla parte istante avrebbero dovuto farsi presso la cancelleria. Il d.lgs. n. 164/2024, correttivo al d.lgs. n. 149/2022 di riforma del processo civile, ha modificato il detto art. 480, il quale attualmente conferma la precedente disposizione e aggiunge che il precetto deve indicare, se è sottoscritto personalmente, in alternativa alla dichiarazione di residenza o all'elezione di domicilio nel comune in cui ha sede il giudice, l'indicazione di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o l'elezione di un domicilio digitale speciale. commentoPrincipi generali L'art. 431, comma 5 prevede ancora l'efficacia provvisoriamente esecutiva della sentenza favorevole al datore di lavoro pronunciata in esito alle controversie nelle materie relative al rapporto di lavoro subordinato. La disposizione è superata dalla normativa più generale introdotta con il testo dell'art. 282 sostituito dalla l. n. 353/1990 ma conserva il valore di un chiarimento per il regime speciale di cui alle controversie lavorative. Resta fermo il principio secondo cui sono suscettibili di esecuzione forzata unicamente le sentenze che dispongono una condanna: condanna che nel contesto del rapporto di lavoro è sempre una condanna al pagamento di una somma di denaro. Al di fuori delle statuizioni di condanna consequenziali, le sentenze di accertamento (così come quelle costitutive) non hanno l'idoneità, con riferimento all'art. 282 c.p.c., ad avere efficacia anticipata rispetto al momento del passaggio in giudicato, atteso che la citata norma, nel prevedere la provvisoria esecuzione delle sentenze di primo grado, intende necessariamente riferirsi soltanto alle pronunce di condanna suscettibili secondo i procedimenti di esecuzione disciplinati dal terzo libro del codice di rito civile (Cass. II, n. 7369/2009). L'art. 475 c.p.c. disponeva che le sentenze e gli altri atti dell'autorità giudiziaria, per valere come titolo per l'esecuzione forzata per la parte a favore della quale l'atto fu pronunciato, devono essere muniti della formula esecutiva ed essere spediti in forma esecutiva. La disposizione è stata sostituita dal d.lgs. n. 149/2022 (di riforma del processo civile) con altra secondo cui è richiesto attualmente che quegli atti siano rilasciati in copia attestata conforme all'originale, salvo che la legge disponga altrimenti. La sentenza di condanna del datore di lavoro al pagamento, in favore del lavoratore, di un certo numero di mensilità, costituisce valido titolo esecutivo, che non richiede ulteriori interventi del giudice diretti all'esatta quantificazione del credito, solo se tale credito risulti da operazioni meramente aritmetiche eseguibili sulla base dei dati contenuti nella sentenza; se invece la sentenza di condanna non consenta di determinare le pretese economiche del lavoratore in base al contenuto del titolo stesso, in quanto per la determinazione esatta dell'importo sono necessari elementi estranei al giudizio concluso e non predeterminati per legge, o nel caso di sentenza di condanna generica, che rimandi ad un successivo giudizio la quantificazione del credito, la sentenza non costituisce idoneo titolo esecutivo ma è utilizzabile solo come idonea prova scritta per ottenere nei confronti del datore di lavoro un decreto ingiuntivo di pagamento per il credito fatto valere, il cui ammontare può essere provato con altri e diversi documenti (Cass. sez. lav., n. 11677/2005). Costituisce valido titolo esecutivo, che non richiede ulteriori interventi del giudice diretti all'esatta quantificazione del credito, solo se il credito risulti da operazioni meramente aritmetiche eseguibili sulla base dei dati contenuti nella sentenza; se invece – come sovente accade, non essendo sempre possibile individuare sulla base degli atti le componenti della retribuzione globale di fatto – la sentenza di condanna non consenta di determinare le pretese economiche del lavoratore in base al contenuto del titolo stesso, con la conseguenza che per la determinazione dell'importo sono necessari elementi estranei al giudizio concluso e non predeterminati per legge, il creditore può legittimamente fare ricorso al procedimento monitorio, nel cui ambito la sentenza è utilizzabile come atto scritto, dimostrativo dell'esistenza del credito fatto valere, il cui ammontare può essere provato con altri e diversi documenti e nel cui ambito il creditore può dimostrare l'esigibilità del credito attraverso ulteriori prove attestanti, ex art. 634 c.p.c., la messa a disposizione della sua attività lavorativa a favore del datore di lavoro; né rileva, in senso preclusivo del procedimento d'ingiunzione, la provvisoria esecuzione delle sentenze prevista dagli artt. 431 e 447 c.p.c., la quale presuppone che il credito riconosciuto sia liquido e comunque determinabile alla stregua degli elementi contenuti nella stessa sentenza (Cass. n. 9132/2003). Vige comunque il generale principio per cui il processo esecutivo iniziato senza essere preceduto dalla notificazione (espropriazione di immobili) o dalla valida notificazione del titolo esecutivo e/o dell'atto di precetto è viziato da invalidità formale, che può essere fatta valere con il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. ord., n. 1096/2021). L'intimazione nel precetto di adempiere l'obbligo risultante dal titolo esecutivo non richiede, quale requisito formale a pena di nullità, oltre all'indicazione della somma demandata in base al titolo esecutivo anche quella del procedimento logico-giuridico e del calcolo matematico seguiti per determinarla (Cass. III, ord., n. 8906/2022; Cass. n. 4008/2013). L'avvertimento riguardante la facoltà di accedere a strumenti idonei a porre rimedio alla situazione di indebitamento ha la finalità di stimolare l'accesso a una delle procedure di composizione della crisi; tale accesso non è precluso dall'inizio o dalla progressione dell'esecuzione e pertanto l'omissione dell'avvertimento non determina nullità ma soltanto una irregolarità dell'atto di intimazione (Cass. III, n. 23343/2022). Il precetto contiene l'autoliquidazione delle spese e in proposito occorre tener conto della tariffa professionale vigente al momento della notificazione del precetto (Cass. III, ord., n. 14830/2023). L'avvertimento relativo alla possibilità di accedere a strumenti di rimedio al sovraindebitamento ha la finalità di stimolare l'accesso a una delle procedure di composizione della crisi; tale accesso non è precluso dall'inizio o dalla progressione dell'esecuzione e pertanto l'omissione dell'avvertimento non determina nullità ma soltanto una irregolarità dell'atto di intimazione (Cass. III, n. 23343/2022). Cass. III, n. 6662/2011 aveva affermato che l'avvertimento è previsto nell'interesse del debitore e che l'omissione pertanto produce la conseguenza di precludere l'assegnazione all'aggiudicatario che, se ugualmente disposta, è opponibile ai sensi dell'art. 617 c.p.c. Se il credito, di natura esclusivamente patrimoniale, è di entità economica oggettivamente minima, difetta l'interesse a promuovere l'esecuzione forzata (Cass. II, ord., n. 28077/2021; Cass. III, ord., n. 24691/2020). È contrario a buona fede l'instaurare, senza alcun vantaggio o interesse del creditore, più procedure esecutive in forza di diversi titoli esecutivi nei confronti del medesimo debitore: il giudice dell'esecuzione è tenuto a riunire i procedimenti (Cass. III, n. 6513/2023). Non è tuttavia preclusa al creditore la rinnovazione del precetto, sempre che non si chiedano spese, compensi e accessori del precetto precedente (Cass. III, ord., n. 12195/2023). Per Cass. III, ord., n. 12436/2021 il debitore esecutato può chiedere non solo l'accertamento dell'inesistenza del diritto del creditore di procedere esecutivamente ma anche la condanna dello stesso al pagamento dell'eccedenza rispetto al controcredito opposto in compensazione e, a sua volta, il creditore opposto può formulare domande riconvenzionali poiché, trattandosi di un ordinario giudizio di cognizione, trovano applicazione le regole generali in tema di cumulo oggettivo e di connessione. |