Opposizione dell'ente all'atto di precetto su sentenza in materia previdenziale per illiquidità del titolo

Francesco Bartolini

inquadramento

L'art. 447 c.p.c. detta le norme necessarie a coordinare lo specifico regime dedicato alle controversie di lavoro, previdenziali e assistenziali con le regole disposte per le cause ordinarie in tema di esercizio delle azioni di opposizione avverso l'esecuzione. Le opposizioni introducono giudizi di cognizione: per i casi in cui essi hanno ad oggetto provvedimenti formatisi in esito alle controversie di previdenza e assistenza obbligatorie si è dovuto conciliare le norme ordinarie con quelle che per le dette controversie dispongono criteri diversi in ordine alla competenza del giudice ed allo svolgimento del processo. La formula che si propone riguarda l'opposizione proposta ad esecuzione non ancora iniziata.

Il d.lgs. n. 149/2022, di riforma del processo civile, non ha apportato modifiche alla disciplina delle opposizioni alle esecuzioni forzate nella matria del lavoro e della previdenza e assistenza obbligatorie. Il successivo d.lgs. n. 164/2024, di integrazione e correzione della riforma ha mdificato la disciplina della costituzione delle parti nel giudizio di cognizione del lavoro.

Formula

TRIBUNALE DI ....

RICORSO PER OPPOSIZIONE ALL'ESECUZIONE [1]

Procedimento di esecuzione forzata R. es. n. .... promosso da:

Sig. .... (C.F. ...., residente in ...., rappresentato e assistito dall'Avv. .... (C.F. ....; PEC ....) presso il cui studio in .... ha eletto domicilio, in atti generalizzati

CONTRO

INPS, sede di ...., elettivamente domiciliato presso la persona e lo studio del sottoscritto avvocato .... (C.F. ....; PEC .... [2] ), in ...., che lo rappresenta e assiste come da procura a margine.

Il sottoscritto avvocato, nell'interesse dell'INPS, quale opponente alla citata procedura esecutiva, espone quanto segue:

ESPOSIZIONE DEI FATTI

In data ...., il Sig. ...., già dipendente dell'impresa .... con mansioni di ...., ha fatto notificare un atto di precetto per il presunto credito di Euro ...., somma asseritamente dovutagli dall'ente predetto per indennità maturate per presunte patologie ....;

il precetto assume come titolo esecutivo la sentenza del tribunale di ...., giudice dott. ...., depositata il ...., in esito alla controversia in materia previdenziale promossa dallo stesso Sig. ...., n. R. reg. lav. ....;

È intenzione dell'esponente Istituto previdenziale di opporsi all'esecuzione per le ragioni di seguito indicate:

MOTIVI DI DIRITTO

il credito oggetto del titolo esecutivo non può essere considerato liquido e determinato in assenza dell'indicazione dei criteri che ne possono determinato l'ammontare, dei quali la citata sentenza non ha fatto cenno alcuno e che pertanto risultano non conoscibili.

L'art. 474 c.p.c. richiede, come è noto, che l'esecuzione forzata possa essere effettuata solo in base ad un titolo per un credito certo, liquido ed esigibile, presupposto che nella specie non sussiste.

Il provvedimento di condanna si limita a disporre che all'assicurato siano corrisposte le indennità dovute per legge, evidentemente diverse da quelle che risultavano dal conteggio proposto dall'ente: ma non è dato conoscere per quale ragione il computo dell'ente non sia stato accolto. In questa situazione il credito vantato non può dirsi liquido o certo, richiedendo al giudice dell'esecuzione una interpretazione del titolo non consentita nella sede esecutiva.

Tanto premesso

con il presente atto si propone opposizione all'esecuzione e, in osservanza degli artt. 618-bis e 615 c.p.c., si chiede la fissazione dell'udienza per la comparizione delle parti nella quale saranno rassegnate le seguenti conclusioni:

«Voglia l'adito tribunale, contrariis reiectis, dichiarare inefficace e illegittimo il precetto per nullità del titolo esecutivo. Con vittoria di spese oltre IVA e CPA».

L'esponente avvocato dichiara di voler ricevere le comunicazioni di cancelleria alla casella PEC o al numero fax sopra indicati.

Si dichiara che il presente procedimento è esente dal pagamento del contributo unificato.

Luogo e data ....

Firma Avv. ....

[1]Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (artt. 87 e 196-quater disp. att. c.p.c.).  Con il d.m. n. 110/2023 sono stati stabiliti i criteri da osservare per la redazione degli atti giudiziari e i limiti dimensionali da rispettare, con le relative eccezioni, nonché gli schemi informatici degli atti occorrenti per la loro elaborazione informatica.  L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare il proprio codice fiscale. Il d.lgs. correttivo alla riforma del processo civile, d.lgs. n. 149/2022, ha soppresso l'obbligo di indicazione del numero di fax.

[2]I professionisti tenuti all'iscrizione in albi ed elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (art. 196-septies disp. att. c.p.c.; 3-bis d.lgs. n. 82/2005).  In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale, e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv. con modif. in l. n. 111/2011.

commento

Principi generali

L'art. 447 c.p.c. dispone che le sentenze pronunciate nei giudizi relativi alle controversie nelle materie della previdenza e dell'assistenza obbligatoria sono provvisoriamente esecutive; e rinvia all'art. 431 per quanto riguarda le modalità e i presupposti della sospensione dell'efficacia provvisoria da chiedersi al giudice di appello e della stessa esecuzione forzata. A sua volta, l'art. 618-bis c.p.c. rinvia, per le opposizioni all'esecuzione e agli atti esecutivi, alla disciplina dettata per le controversie di lavoro. Ai giudizi di cognizione cui danno luogo le opposizioni si applicano pertanto le norme dettate dagli artt. 413 e ss. c.p.c. L'opposizione all'esecuzione può avere ad oggetto il titolo esecutivo ed essere quindi proposta prima che abbia inizio la procedura esecutiva: in questo caso essa apre direttamente la causa di cognizione per il merito. Se è formulata nel corso dell'esecuzione il ricorso va rivolto al giudice di questa e si pone la distinzione da farsi tra la competenza del giudice dell'esecuzione e quella del giudice per la causa di merito.

Resta fermo il principio secondo cui sono suscettibili di esecuzione forzata unicamente le sentenze che dispongono una condanna: condanna che nel contesto del rapporto di lavoro non può che essere una condanna al pagamento di una somma di denaro. Al di fuori delle statuizioni di condanna consequenziali, le sentenze di accertamento (così come quelle costitutive) non hanno l'idoneità, con riferimento all'art. 282 c.p.c., ad avere efficacia anticipata rispetto al momento del passaggio in giudicato, atteso che la citata norma, nel prevedere la provvisoria esecuzione delle sentenze di primo grado, intende necessariamente riferirsi soltanto alle pronunce di condanna suscettibili secondo i procedimenti di esecuzione disciplinati dal terzo libro del codice di rito civile (Cass II, n. 7369/2009).

Vale anche nelle controversie previdenziali il principio acquisito nelle controversie lavorative, per il quale la sentenza di condanna del datore di lavoro al pagamento, in favore del lavoratore, di un certo numero di mensilità, costituisce valido titolo esecutivo, che non richiede ulteriori interventi del giudice diretti all'esatta quantificazione del credito, solo se tale credito risulti da operazioni meramente aritmetiche eseguibili sulla base dei dati contenuti nella sentenza; se invece la sentenza di condanna non consenta di determinare le pretese economiche del lavoratore in base al contenuto del titolo stesso, in quanto per la determinazione esatta dell'importo sono necessari elementi estranei al giudizio concluso e non predeterminati per legge, o nel caso di sentenza di condanna generica, che rimandi ad un successivo giudizio la quantificazione del credito, la sentenza non costituisce idoneo titolo esecutivo ma è utilizzabile solo come idonea prova scritta per ottenere nei confronti del datore di lavoro un decreto ingiuntivo di pagamento per il credito fatto valere, il cui ammontare può essere provato con altri e diversi documenti. (Cass. sez. lav., n. 11677/2005). Se la sentenza di condanna non consenta di determinare le pretese economiche del lavoratore in base al contenuto del titolo stesso, con la conseguenza che per la determinazione dell'importo sono necessari elementi estranei al giudizio concluso e non predeterminati per legge, il creditore può legittimamente fare ricorso al procedimento monitorio, nel cui ambito la sentenza è utilizzabile come atto scritto, dimostrativo dell'esistenza del credito fatto valere, il cui ammontare può essere provato con altri e diversi documenti e nel cui ambito il creditore può dimostrare l'esigibilità del credito attraverso ulteriori prove attestanti, ex art. 634 c.p.c., la messa a disposizione della sua attività lavorativa a favore del datore di lavoro; né rileva, in senso preclusivo del procedimento d'ingiunzione, la provvisoria esecuzione delle sentenze prevista dagli artt. 431 e 447 c.p.c., la quale presuppone che il credito riconosciuto sia liquido e comunque determinabile alla stregua degli elementi contenuti nella stessa sentenza (Cass. n. 9132/2003).

Competenza

La competenza territoriale a decidere l'opposizione all'esecuzione, nelle materie indicate dagli artt. 409 e 442 c.p.c., proposta prima dell'inizio della medesima (art. 615, comma 1, c.p.c.), è determinabile in base alle regole dettate dall'art. 413, comma 2, c.p.c., perché l'art. 618-bis, primo comma, c.p.c., rinvia alle norme previste per le controversie individuali di lavoro, e non prevede una riserva di competenza del giudice dell'esecuzione, come invece dispone il secondo comma del medesimo art. 618-bis per l'opposizione all'esecuzione già iniziata o agli atti esecutivi. Né può ritenersi la competenza del giudice dell'esecuzione a decidere l'opposizione all'esecuzione non iniziata per effetto dell'art. 27, primo comma, c.p.c. – a norma del quale per l'opposizione all'esecuzione è competente il giudice dell'esecuzione – perché prima del suo inizio non è individuabile il luogo di essa, mentre il richiamo contenuto nella seconda parte dell'art. 27, comma 1, c.p.c., all'art. 480, n. 3, seconda parte, dello stesso codice – secondo il quale competente a decidere l'opposizione a precetto è il giudice dell'esecuzione, se il creditore procedente ha indicato, nel precetto, la sua residenza o ha eletto domicilio nel medesimo comune – perché quest' ultima norma non è riferibile al processo del lavoro (Così Cass. S.U. n. 841/2005, la quale ha precisato che nel caso di cessazione del rapporto di lavoro la competenza spetta al giudice nella cui circoscrizione si trova o si trovava al momento della cessazione il domicilio del lavoratore). In questo senso la giurisprudenza successiva (ad es., Cass. sez. lav., n. 20891/2009).

Cass. VI, n. 16222/2016; La competenza territoriale ha natura inderogabile e costituisce una condicio juris dell'esercizio dell'azione; il ricorrente non è tenuto all'indicazione specifica del giudice ritenuto competente, trattandosi di competenza funzionale che deve essere verificata d'ufficio, indipendentemente dalle deduzioni delle parti, non gravate sul punto da alcun onere probatorio (Cass. VI, ord., n. 8426/2019).

Forma dell'atto

Il rinvio operato dall'art. 618-bis alle norme previste dagli artt. 615 e 616, da applicare per le controversie individuali di lavoro, rende applicabili anche alle controversie in materia di previdenza e assistenza obbligatorie le disposizioni concernenti, in particolare, la forma dell'atto con il quale è proposta l'opposizione all'esecuzione. La forma è quella del ricorso, il cui contenuto è indicato dall'art. 414 c.p.c.

Procedimento

L'esecuzione richiede la titolarità di un credito certo, liquido ed esigibile. Nel procedimento non possono venire in considerazione profili cognitori per l'accertamento dell'esistenza dell'obbligazione (Cass. S.U., n. 19280/2018). Nel giudizio di opposizione all'esecuzione, il giudice può compiere nei confronti della sentenza esecutiva ex art. 431 c.p.c., posta alla base della promossa esecuzione, ed al pari della sentenza passata in giudicato, solo una attività interpretativa, volta ad individuarne l'esatto contenuto e la portata precettiva sulla base del dispositivo e della motivazione, con esclusione di ogni riferimento ad elementi esterni, e tale interpretazione è incensurabile in sede di legittimità ove non risultino violati i criteri giuridici che regolano l'estensione e i limiti del provvedimento esaminato e se il procedimento interpretativo seguito dai giudici del merito sia immune da vizi logici (Cass. sez. lav., n. 5049/2020; Cass. sez. lav., n. 13811/2013). Ulteriore condizione è che il giudice dell'opposizione non sovrapponga la propria valutazione in diritto a quella del giudice del merito (Cass. III, n. 10806/2020). Non sono ammesse domande nuove (Cass. III, ord., n. 9226/2022) e neppure è consentita l'integrazione, tanto meno se extratestuale, del titolo esecutivo quando è univoca la struttura del suo comando e quando gli ulteriori elementi potevano essere sottoposti al giudizio nel giudizio in cui quel titolo si è formato (Cass. III, n. 14234/2023; III, ord., n. 1942/2023).

Nel giudizio di cognizione promosso dal debitore con opposizione a precetto la delibazione della legittimità del precetto va condotta con riferimento alla situazione esistente al momento in cui l'atto è stato intimato; l'indagine sull'attuale esistenza del diritto della parte istante di procedere ad esecuzione forzata va effettuata attraverso la ricostruzione dei relativi rapporti fino al momento della decisione e, quindi, tenendo conto non soltanto dei pagamenti che l'opponente deduca e dimostri di aver fatto, pure in corso di causa, ma anche delle nuove ragioni creditorie che l'opposto abbia dedotto in via riconvenzionale (Cass. III, n. 27688/2021). Il debitore è comunque tenuto a rimborsare al creditore le spese sostenute per il pignoramento e ciò anche quando abbia provveduto al pagamento, se esso è effettuato dopo che il creditore ha consegnato l'atto all'ufficiale giudiziario per la sua notifica al debitore e al terzo pignorato (Cass. VI, ord., n. 9877/2021). La sopravvenuta caducazione del titolo esecutivo non determina ex se la fondatezza dell'opposizione e il suo accoglimento bensì la cessazione della materia del contendere per difetto di interesse (Cass. VI, ord., n. 1005/2020).

Alle opposizioni all'esecuzione non si applica la sospensione dei termini processuali nel periodo feriale (Cass. I, n. 10212/2019; Cass. I, n. 11317/2004).

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