Memoria difensiva del titolare delle prestazioni a fronte dell'opposizione dell'ente all'atto di precetto su sentenza in materia previdenziale per illiquidità del titolo

Francesco Bartolini

Inquadramento

La proposizione dell'opposizione all'esecuzione non ancora iniziata dà luogo all'instaurazione di un giudizio di cognizione sul merito da trattarsi nelle forme delle controversie individuali di lavoro quando concerne pretese fondate sul rapporto di assicurazione obbligatoria. La difesa della parte convenuta avviene mediante il deposito di un atto conforme al dettato dell'art. 416 c.p.c. L'art. 618-bis stesso codice, infatti, rinvia alla normativa concernente le dette controversie per quanto riguarda le cause di opposizione all'esecuzione nelle controversie lavorative, alle quali rimanda, per la previdenza e l'assistenza obbligatorie, l'art. 442. Si considera di seguito il caso in cui viene introdotta la causa di merito, perché il ricorso è proposto prima dell'inizio dell'esecuzione. In questo caso la domanda apre direttamente la causa di merito davanti al giudice del lavoro. La parte convenuta deve costituirsi ai sensi degli artt. 416 e 417 c.p.c.

Formula

TRIBUNALE DI ...

MEMORIA DIFENSIVA [1][2]

nel procedimento di opposizione all'esecuzione promosso da:

INPS, sede di ..., rappresentato e difes o dall'Avv. ..., come in atti

CONTRO

Sig. ..., C.F. ..., residente in ..., rappresentato e difeso dal sottoscritto avvocato ... (C.F. ...; PEC ...) presso il quale è domiciliato, nella persona e nello studio ubicato in ....

Visto il ricorso per opposizione all'esecuzione non ancora iniziata notificato in data ... a richiesta dell'INPS, sede di ..., si costituisce in giudizio il Sig. ..., come in atti generalizzato, per contestare integralmente la pretesa dell'opponente e far dichiarare infondate le argomentazioni in fatto e in diritto esposte nell'atto di opposizione.

ESPOSIZIONE DEI FATTI

L'esecuzione forzata oggetto di opposizione è stata intrapresa sulla base della sentenza del tribunale giudice del lavoro di ... pronunciata all'udienza delli ... e depositata il ....

La pronuncia ha condannato l'INPS ... a riconoscere al Sig. ... le indennità dovute per legge conseguenti alla menomazione di cui ..., nell'ammontare da determinarsi dall'ente come previsto dai regolamenti oltre agli interessi maturati, alla rivalutazione monetaria e alle spese processuali.

Il dispositivo è stato notificato all'Istituto soccombente come titolo esecutivo ai sensi dell'art. 431 primo comma c.p.c. e nella stessa data è stato intimato precetto per il pronto pagamento di quanto dovuto conformemente alla citata decisione.

L'istituto ha proposto opposizione al precetto con atto in data ...

Tanto premesso, si osserva quanto segue.

MOTIVI DI DIRITTO

Con l'atto di opposizione parte opponente sostiene che il credito riconosciuto dal tribunale non può costituire titolo per l'esecuzione forzata in quanto non è liquido nel suo ammontare, per difetto di indicazioni sulle modalità del computo e sulle voci che ne hanno determinato l'importo.

Le suddette asserzioni sono totalmente infondate e in ogni caso non possono invalidare l'efficacia esecutiva del titolo in quanto per giurisprudenza costante il titolo esecutivo deve essere interpretato sulla scorta di tutti gli elementi disponibili acquisiti nel processo. Risulta in proposito che ....

Tanto riferito, con il presente atto si eccepisce, in fatto e in diritto:

...

...

Per quanto occorra si formulano sin d'ora le seguenti conclusioni: «Voglia l'adito tribunale respingere l'opposizione proposta dalla s.r.l. ... avverso l'esecuzione di cui in atti, con vittoria di spese ed onorari di processo».

Luogo e data ...

Firma Avv. ...

1. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale, e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50 d.l. n. 98/2011, conv. con modif. in l. n. 111/2011). Con il d.m. n. 110/2023, sono stati stabiliti i criteri da osservare per la redazione degli atti giudiziari e i limiti dimensionali da rispettare, con le relative eccezioni, nonché gli schemi informatici degli atti occorrenti per la loro elaborazione informatica.

2. Tutti gli atti del processo devono essere redatti in forma chiara e sintetica (art. 121 c.p.c.) e devono essere depositati esclusivamente con modalità telematiche (art. 87 e196-quater disp. att. c.p.c.). Con il d.m. n. 110/2023, sono stati stabiliti i criteri da osservare per la redazione degli atti giudiziari e i limiti dimensionali da rispettare, con le relative eccezioni, nonché gli schemi informatici degli atti occorrenti per la loro elaborazione informatica. In tutti gli atti introduttivi di un giudizio, compresa l'azione civile in sede penale, e in tutti gli atti di prima difesa devono essere indicati le generalità complete, la residenza o sede, il domicilio eletto presso il difensore ed il codice fiscale, oltre che della parte, anche dei rappresentanti in giudizio (art. 23, comma 50, d.l. n. 98/2011, conv. con modif. in l. n. 111/2011). L'art. 125 c.p.c. fa obbligo al difensore di indicare il proprio codice fiscale. Il d.lgs. correttivo alla riforma del processo civile, d.lgs. n. 149/2022, ha soppresso l'obbligo di indicazione del numero di fax. I professionisti tenuti all'iscrizione in albi ed elenchi hanno l'obbligo di dotarsi di un domicilio digitale iscritto nell'elenco dell'Indice nazionale dei domicili digitali dei professionisti e delle imprese (artt. 196-sepies disp. att. c.p.c.; art. 3-bis d.lgs. n. 82/2005).

COMMENTO

Principi generali

Il titolo esecutivo non si esaurisce nel documento giudiziario in cui è consacrato l'obbligo da eseguire, in quanto è consentita l'interpretazione extratestuale del provvedimento sulla base degli elementi ritualmente acquisiti nel processo in cui esso si è formato (Cass. sez. lav., ord., n. 5049/2020; Cass. III, ord., n. 10806/2020Cass. VI, n. 14356/2018; Cass. VI, n. 26567/2016).

Resta fermo il principio secondo cui sono suscettibili di esecuzione forzata unicamente le sentenze che dispongono una condanna: condanna che nel contesto del rapporto di lavoro non può che essere una condanna al pagamento di una somma di denaro. Al di fuori delle statuizioni di condanna consequenziali, le sentenze di accertamento (così come quelle costitutive) non hanno l'idoneità, con riferimento all'art. 282 c.p.c., ad avere efficacia anticipata rispetto al momento del passaggio in giudicato, atteso che la citata norma, nel prevedere la provvisoria esecuzione delle sentenze di primo grado, intende necessariamente riferirsi soltanto alle pronunce di condanna suscettibili secondo i procedimenti di esecuzione disciplinati dal terzo libro del codice di rito civile (Cass II, n. 7369/2009).

Vale anche nelle controversie previdenziali il principio acquisito nelle controversie lavorative, per il quale la sentenza di condanna del datore di lavoro al pagamento, in favore del lavoratore, di un certo numero di mensilità, costituisce valido titolo esecutivo, che non richiede ulteriori interventi del giudice diretti all'esatta quantificazione del credito, solo se tale credito risulti da operazioni meramente aritmetiche eseguibili sulla base dei dati contenuti nella sentenza; se invece la sentenza di condanna non consenta di determinare le pretese economiche del lavoratore in base al contenuto del titolo stesso, in quanto per la determinazione esatta dell'importo sono necessari elementi estranei al giudizio concluso e non predeterminati per legge, o nel caso di sentenza di condanna generica, che rimandi ad un successivo giudizio la quantificazione del credito, la sentenza non costituisce idoneo titolo esecutivo ma è utilizzabile solo come idonea prova scritta per ottenere nei confronti del datore di lavoro un decreto ingiuntivo di pagamento per il credito fatto valere, il cui ammontare può essere provato con altri e diversi documenti. (Cass. sez. lav., n. 11677/2005). Costituisce valido titolo esecutivo, che non richiede ulteriori interventi del giudice diretti all'esatta quantificazione del credito, solo se il credito risulti da operazioni meramente aritmetiche eseguibili sulla base dei dati contenuti nella sentenza; se invece - come sovente accade, non essendo sempre possibile individuare sulla base degli atti le componenti della retribuzione globale di fatto - la sentenza di condanna non consenta di determinare le pretese economiche del lavoratore in base al contenuto del titolo stesso, con la conseguenza che per la determinazione dell'importo sono necessari elementi estranei al giudizio concluso e non predeterminati per legge, il creditore può legittimamente fare ricorso al procedimento monitorio, nel cui ambito la sentenza è utilizzabile come atto scritto, dimostrativo dell'esistenza del credito fatto valere, il cui ammontare può essere provato con altri e diversi documenti e nel cui ambito il creditore può dimostrare l'esigibilità del credito attraverso ulteriori prove attestanti, ex art. 634 c.p.c., la messa a disposizione della sua attività lavorativa a favore del datore di lavoro; né rileva, in senso preclusivo del procedimento d'ingiunzione, la provvisoria esecuzione delle sentenze prevista dagli artt. 431 e 447 c.p.c., la quale presuppone che il credito riconosciuto sia liquido e comunque determinabile alla stregua degli elementi contenuti nella stessa sentenza (Cass. n. 9132/2003).

La facoltà di procedere sulla base del solo dispositivo della sentenza non è attribuita al datore di lavoro per i suoi crediti verso l'ente previdenziale. Il disposto degli artt. 431, 447 c.p.c. è stato infatti interpretato nel senso che il rinvio ad opera del secondo comma dell'art. 447 all'art. 431 implica l'estensione al lavoratore-assicurato della possibilità di procedere ad esecuzione sulla base del solo dispositivo ma non anche l'estensione della medesima possibilità anche al datore di lavoro creditore nei confronti di un istituto previdenziale (Cass. n. 2522/2000). Vige comunque il generale principio per cui il processo esecutivo iniziato senza essere preceduto dalla notificazione (espropriazione di immobili) o dalla valida notificazione del titolo esecutivo e/o dell'atto di precetto è viziato da invalidità formale, che può essere fatta valere con il rimedio dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. ord., n. 1096/2021).

La riforma del processo civile disposta dal d.lgs. n. 149/2022, non ha introdotto modifiche al giudizio di cognizione che si svolge dinanzi al tribunale del lavoro. Modifiche sono sopraggiunte, invece, con il d.lgs. n. 164/2024, di integrazione e correzione della riforma: il provvedimento ha soppresso dal primo comma dell'art. 416 l'onere di dichiarare la residenza o di eleggere un domicilio nel comune in cui ha sede il giudice adito, posto che la costituzione in giudizio deve avvenire tramite un difensore munito di PEC e di domicilio digitale; ed ha soppresso nel secondo comma la menzione della cancelleria quale luogo in cui effettuare il deposito della memoria difensiva, dato che attualmente tutti gli atti del processo sono depositati con modalità telematiche. L'art. 417, che disciplina la costituzione e la difesa personali delle parti, prevede attualmente che la parte, oltre a eleggere un domicilio, possa indicare un indirizzo di posta elettronica certificata risultante da pubblici elenchi o possa eleggere un domicilio digitale speciale.

Procedimento

La costituzione del convenuto, anche nelle cause di opposizione all'esecuzione in tema di controversie previdenziali, si effettua mediante un atto, redatto per iscritto, depositato telematicamente o consegnato direttamente in udienza. Se l'esecuzione forzata non ha ancora avuto inizio, nel giudizio di merito direttamente aperto dall'opposizione la costituzione della parte convenuta è tempestiva se viene effettuata con deposito telematico degli atti almeno dieci giorni prima dell'udienza di comparizione e trattazione. Se l'esecuzione è iniziata, il giudice di questa dispone la comparizione delle parti, se non è competente per il merito. In questo caso la difesa della parte contro la quale l'opposizione è proposta può avvenire con la sola comparizione e con un atto che rimette la formale costituzione in causa al momento in cui il processo è riassunto dinanzi al giudice di merito. La giurisprudenza ha infatti affermato che, ove l'esecuzione sia già stata iniziata, nella fase sommaria non si applicano ancora i termini perentori e le decadenze previste dall'art. 416 c.p.c. (Cass. sez. lav. n. 5049/2020; Cass. sez. lav., n. 13811/2013). Ulteriore condizione è che il giudice dell'opposizione non sovrapponga la propria valutazione in diritto a quella del giudice del merito (Cass. III, n. 10806/2020).

Nel giudizio di cognizione promosso dal debitore con opposizione a precetto la delibazione della legittimità del precetto va condotta con riferimento alla situazione esistente al momento in cui l'atto è stato intimato; l'indagine sull'attuale esistenza del diritto della parte istante di procedere ad esecuzione forzata va effettuata attraverso la ricostruzione dei relativi rapporti fino al momento della decisione e, quindi, tenendo conto non soltanto dei pagamenti che l'opponente deduca e dimostri di aver fatto, pure in corso di causa, ma anche delle nuove ragioni creditorie che l'opposto abbia dedotto in via riconvenzionale (Cass. III, n. 27688/2021). Il debitore è comunque tenuto a rimborsare al creditore le spese sostenute per il pignoramento e ciò anche quando abbia provveduto al pagamento, se esso è effettuato dopo che il creditore ha consegnato l'atto all'ufficiale giudiziario per la sua notifica al debitore e al terzo pignorato (Cass. VI, ord., n. 9877/2021). La sopravvenuta caducazione del titolo esecutivo non determina ex se la fondatezza dell'opposizione e il suo accoglimento bensì la cessazione della materia del contendere per difetto di interesse (Cass. VI, ord., n. 1005/2020).

Alle opposizioni all'esecuzione non si applica la sospensione dei termini processuali nel periodo feriale. V. Cass. I, n. 10212/2019; Cass. I, n. 11317/2004.

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